martedì 2 luglio 2024

L'Isola del Tesoro (manifatturiero)? Si chiama Valle Caudina | perle


L'Isola del Tesoro (manifatturiero)? Si chiama Valle Caudina | perle

Decine di lettrici e lettori ci segnalano un articolo di spessore apparso sull'edizione nazionale de Il Mattino a firma di Nando Santonastaso. Un vero e proprio schiaffo alla politica della Valle Caudina, incapace di guardare oltre i confini dei rispettivi paesi. Non ci stancheremo mai di lottare per portare avanti l'Idea Caudinista e questo "pezzo" ci spinge a continuare su questa strada.

Applausi e complimenti per il pezzo che riaccende i riflettori sulla Nuova Caudium, ma non per fatti di cronaca nera e/o affini. Questa volta le Eccellenze Caudine hanno conquistato visibilità, dopo tanto sudore. In un'era industriale, fatta di delocalizzazione e precariato, le aree interne restano spesso nel dimenticatoio, almeno fino alle campagne elettorali. L'Isola del Tesoro? Ci siete con i piedi sopra.

Buona lettura.

L'isola del tesoro, almeno nell'immaginario collettivo, è un mito lontano. Una favola da raccontare ai bambini. Eppure ce n'è una vera, proprio in Campania, a poco più di 50 chilometri da Napoli. Ma non nel Tirreno. Dall'altra parte: verso Est, nel mezzo delle montagne dell'interno. Seguendo il vecchio tracciato dell'Appia, la Regina Viarum dei romani, c'è un'isola senza mare, circondata com'è dal massiccio del Taburno e dalla montagna di Montevergine, tanto che per approdarvi dalla pianura napoletana è necessario rampicare sull'irta salita delle mitiche Forche Caudine. 

Superate le quali, in quel di Arpaia, si accede al nostro scrigno sconosciuto. Un incredibile tesoro manifatturiero, produttore di grande ricchezza, ignorato dalla grande maggioranza dei campani eppure composto da ben 318 imprese industriali attive (dato Istat 2021). Quest'isola del Tesoro si chiama Valle Caudina. 

E come in tutte le isole del tesoro qui la realtà supera la fantasia con aziende, come vedremo, che in mezzo alle montagne producono equipaggiamenti per le imbarcazioni marine o con imprenditori capaci di progettare e costruire case e residence di legno "made in Campania" vendute e montate, nello stupore generale, in Trentino o in Valle d'Aosta.

Già, perché in questo lembo di terra dove l'Irpinia si trasforma in Sannio e viceversa, nonostante l'isolamento (basti pensare alla chiusura da quasi quattro anni della linea ferroviaria regionale Napoli-Benevento) col passare degli anni si è formato un reticolo manifatturiero di grande spessore e di altissima qualità che ha ben poco da invidiare alle grandi province del Nord

Un esempio? In Valle Caudina lavorano nel settore manifatturiero oltre 3.000 persone, pari al 25% del totale dei lavoratori dipendenti della zona. Oltre il doppio rispetto ad un settore tradizionalmente forte in Campania come quello delle costruzioni che assorbe l'11% degli occupati. Non solo. In un recente studio presentato dall'economista Alessandro Leon del Centro Studi Cles, cui la Regione Campania ha affidato l'analisi del territorio in vista del lancio di un Master Plan di Valle, è stato messo in evidenza un dato importantissimo: nel decennio 2012/2021 gli addetti alle 318 imprese industriali Caudine sono aumentati del 13%. Un'espansione fortissima. 

Nello stesso periodo (vedi i dati della Camere di Commercio) una provincia industrialmente robustissima come quella di Bergamo ha visto diminuire il numero delle sue imprese manifatturiere del 18% mentre l'occupazione industriale nella provincia di Brescia è salita solo dell'1,2% nel decennio.

Ma chi sono i protagonisti di questo "miracolo ignoto" della manifattura Caudina? L'humus imprenditoriale di questa terra è evidente: la Valle Caudina vanta una tradizione "industriale" e logistica antichissima avendo fornito da sempre a Napoli il carbone da riscaldamento e il ghiaccio da raffreddamento prima dell'avvento dell'elettricità, del petrolio e del gas. Su questo substrato imprenditoriale nell'ultimo ventennio sono nate imprese medie e piccole bellissime e attivissime. 

Iniziamo dai casi più eclatanti. In piena montagna, dominato dalla luce della roccia Jedema Ianca (Pietra Bianca) di Pannarano, circondata da boschi di un verde intenso, spuntano i 26.000 metri quadri della FdF di Ferdinando de Falco, che ha portato il mare in mezzo ai monti visto sotto i castagni produce materiali obbligatori per la navigazione come pistole lanciarazzi e torce luminose. Come mai qui? Perché De Falco anni fa rilevò un'azienda che assemblava fuochi d'artificio con l'ambita licenza per lavorare materiali delicati come la polvere da sparo lontano da centri abitati. Fatto sta che ora la FdF assieme alla FdF Tek nella vicina Pietrastornina, non solo dà lavoro a una sessantina di persone ma esporta il 70% della sua produzione in Francia

Che dire della Wood Planner Bioedilizia dislocata nell'area industriale di Cervinara? Quest'impresa dà vita a case (ma anche a interi palazzi) in materiali prefabbricati in legno e strappa regolarmente commesse alla ben più blasonata concorrenza trentina e altoatesina. 

"Nel Nord restano sempre storditi quando vedono che montiamo le nostre strutture con metodi più efficienti dei loro", ride di gusto Felice Falco, titolare della Wood Planner. Ma nella Valle Caudina c'è un altro imprenditore del legno che si sta facendo strada: Maurizio Romano, titolare della Re Legno, sempre di Cervinara. Quest'azienda infatti è in grado di sfornare ben 400.000 cassettine di legno per il vino e l'olio. E' la seconda azienda italiana del settore battuta solo da una friulana. 

"Però la Ferrari di Trento - sottolinea Romano - ha scelto noi per le cassettine degli spumanti di maggior pregio". Un primato garantito da due stabilimenti dotati di robot Comau e digitalmente affidati a una ingegnera donna di appena 35 anni.

Fra le 318 industrie della Valle Caudina spiccano anche un paio di multinazionali tascabili.  Due sono specializzate nella componentistica automotive: la Sapa della famiglia Affinita e l'Adler del gruppo Scudieri. La prima dà lavoro a circa 700 persone nelle fabbriche caudine di Arpaia e Forchia ma sta attraversando un periodo di bassa attività per via del calo delle commesse Stellantis. Tuttavia Sapa ha le spalle larghe. E' presente in Cina e ha fabbriche in Spagna, Polonia e Estonia. Il gruppo è in grado di produrre 20.000 componenti d'auto al giorno e una macchina su cinque assemblata in Europa viaggia con almeno un componente fabbricato in Valle Caudina sulla base di un metodo di lavoro brevettato, lo "One-shot", in grado di ridurre del 40% i costi di produzione. 

L'Adler di Airola invece è specializzata in materiali compositi, tecnologicamente avanzatissimi perché leggeri e robusti, intorno ai quali vengono costruite le Maserati MC20, le Alfa Romeo fuoriserie, alcuni modelli Volvo e Jeep. Sempre ad Airola c'è poi un gioiellino industriale che sforna componenti per aerei ed elicotteri, la Laer aeronautical manufacturing. Il titolare si chiama Andrea Esposito, notissimo per la sua passione per la pittura contemporanea (i quadri sono esposti in tutti gli ambienti della fabbrica) ma anche perché è riuscito ad accaparrarsi un contratto da 100 milioni di euro in più anni con la Israel Aerospace Industry per la trasformazione in cargo di Boeing 777 nati per il trasporto passeggeri.  

Pochi passi sulla via Appia e poi, a poche centinaia di metri da Airola, si nota l'inconfondibile capannone di una delle più interessanti imprese della Valle, la Fin.Fer. Un'azienda partita da un sottoscala di 4 metri per 4 che ora impiega circa 250 dipendenti nelle lavorazione del ferro e nelle zincature. Fra i suoi clienti un colosso come la Snam. Il nostro viaggio nella manifattura Caudina si conclude a Montesarchio, ex principato nel XVII secolo, questa cittadina manifesta un discreto fervore manifatturiero. Fra i piccoli ecco spuntare la Vi.Ro. di Vincenzo Rotondi specializzata nella meccanica di precisione anche per importantissime aziende aeronautiche yankees

Come non citare infine la famiglia Mataluni con lo stabilimento dell'olio Dante e la bella fabbrica Be Packaging nonché la mitica Okite della famiglia Izzo. Quest'azienda, titolare di un brevetto che trasforma la polvere di marmo in piani di lavoro per le cucine (e non solo) vanta anche una filiale americana. Una curiosità che la dice lunga sulla tenacia dei Caudini: il fondatore di Okite, Luigi Izzo, chiamò l'azienda Seieffe per richiamare i sei figli.

Potrà sembrare strano ma la favola di questo scrigno manifatturiero campano sta rischiando di essere frenata dalla scarsità di manodopera qualificata: in Valle non si trovano giovani tecnici nonostante la disoccupazione. Per questo da aprile la Fondazione Bruno ha aperto ad Airola un ITS Academy in meccatronica presso il quale si stanno formando ventiquattro ragazzi diplomati. A ottobre dovrebbe partire un secondo corso per 50 giovani. 

All'industria Caudina serve nuova linfa. Questa bella favola manifatturiera, fatta di talento e di capacità di lottare nonostante l'isolamento infrastrutturale, può diventare un simbolo della riscossa dell'intero Mezzogiorno. (Il Mattino)

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immagini tratte dalla rete.


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