martedì 9 luglio 2024

EROTICA FUTURISTA - Scatole d’amore in conserva | CULTURA

Scatole d’amore in conserva

Per uno che i soldi li spendeva tutti comprando opere di giovani sconosciuti e finanziando iniziative incomprensibili per le mummie della cultura ufficiale, era indispensabile riciclare. Così Scatole d’amore in conserva, lo dice già il titolo, raccoglie cose già pubblicate, a parte un racconto e l’ultima parte dell’Autobiografia. Questo testo era già stato pubblicato nel 1920 ne Il delizioso pericolo e poi nel 1925 per la rivista Novella, sotto il titolo che lo definiva Caffeina d’Europa:

“A che pro presentarmi al pubblico? – Diranno i miei amici… Marinetti è presentato a tutti i pubblici d’Europa, che lo conoscono perfettamente in tutti i suoi svariati atteggiamenti, sorprendenti, spavaldi, temerari, ma sempre sinceri… Ringrazio le forze che presiedettero alla mia nascita e alla mia adolescenza, perché mi hanno, fino ad oggi, evitata una delle peggiori disgrazie che possano capitare: la Monotonia. Ebbi una vita tumultuosa, stramba, colorata. Cominciai in rosa e nero; pupo fiorente e sano fra le braccia e le mammelle color carbone coke della mia nutrice sudanese. Ciò spiega forse la mia concezione un po’ negra dell’amore e la mia franca antipatia per le politiche e le diplomazie al lattemiele”. (F.T. Marinetti, Scatole d’amore in conserva, Roma, Edizioni d’Arte Fauno, 1927; p. 8).

F.T. Marinetti

I racconti che seguono hanno in comune un certo disprezzo, appunto, per le complicazioni, e l’ironia corrode insieme alle abitudini del bel mondo i moralismi di ogni risma.

Una donna si fa sedurre da un uomo di colore e poi lo fa linciare; torna il lieto ricordo di tre amanti tedesche, ognuna con la sua specifica sensualità; un uomo vorrebbe comprarsi i favori della più bella donna d’Oriente, scoppia una rissa nello scompartimento di un treno, una allegra brigata di monaci si dedica a orge gastronomiche; in un albergo superattrezzato la bella gente di tutto il mondo va a contemplare beata scene di vera guerra, ben più avvincenti degli incontri di Rollerball.

La provocazione di Marinetti è all’insegna del tradizionalismo:

“Mi divertii due notti. Poi dissi ancora una volta: basta! E fui senza dubbio giudicato un uomo troppo semplice e brutale in amore, che non comprendeva le complicazioni“.

A questa semplicità corrisponde la perfetta rappresentazione del suo amore per la moglie Benedetta, nella tavola parolibera che si trova nel libro, un’equazione in cui la somma di Marinetti e Benedetta dà come prodotto Vittoria, la prima figlia nata il 28 giugno 1927: come si può dichiarare il senso di un autentico amore se non in questa sintesi? L’amore non è soltanto fare figli ma certamente i figli sono la realtà sensuale dell’amore, vicina al mistero della vita e della morte.

Il figlio nasce dall’amore e da nient’altro di deciso mai: “domani faccio un figlio”, “ho tanta voglia di diventare mamma”, queste sono cazzate mostruose per cui i figli nascono giocattoli.

Io preferisco l’equazione secca e sintetica di Marinetti, che lui intitola Autoritratto, significando con questo che Marinetti non era più Filippo Tommaso e basta ma Benedetta e Vittoria insieme, che lui non poteva più nemmeno immaginare la propria immagine divisa da quella della moglie e delle figlie (perché poi arriveranno anche Ala e Luce).

Ma per venire alle questioni bibliofile: il libro è cercato con la sua sovraccopertina perché è la prima icona pop nella storia dell’arte, anticipando Andrea Warhol di 35 anni. La bella scatola a colori sgargianti sta lì e potrebbe essere stata concepita negli anni Sessanta, con l’esplodere della Pop Art. Ma chi è l’autore? Pochissimi lo sanno.

C’è chi ha detto Ivo Pannaggi, e io fra quelli. No, Pannaggi è l’autore dei disegni (esclusa la tavola parolibera che è di Marinetti). C’è chi affidandosi alla dichiarazione al frontespizio ha detto Carlo Petrucci, e questa è una ingenuità. Petrucci, ultratradizionalista, è l’autore della copertina (quella che è uguale in tutti i volumi della collana, col fauno al centro su fondo beige) non della sovraccopertina.

Dunque chi è il creatore di questa immagine? Non un pirla qualsiasi: è il fiorentino Piero Bernardini, uno dei più importanti illustratori italiani, autore fra l’altro del logo stilizzato del Fauno Giallo che intitola la collana e si vede in copertina in alto a sinistra. Per la delizia degli eruditi non resta che l’indice:

  1. Autoritratto, versione definitiva dell’Autobiografia già apparsa ne Il delizioso pericolo (1920), e con il titolo Caffeina d’Europa in NOVELLA, Anno VII n. 1, gennaio 1925.
  2. Consigli a una signora scettica, già pubblicato con varianti ne Gli amori futuristi, 1922 col titolo Il nero.
  3. Cuori complicati, brano autobiografico tratto da Come si seducono le donne, 1917.
  4. Cacce arabe, già pubblicato ne Il delizioso pericolo col titolo Un ruffiano arabo.
  5. Matrimonio ad aria compressa, già pubblicato con varianti ne Gli amori futuristi col titolo L’uva matura.
  6. Una favolosa indigestione, brano tratto da Le roi Bombance, 1905
  7. Grande albergo del pericolo, inedito. (Arengario.it)


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