domenica 23 giugno 2024

GIOVANNI D'ONOFRIO, il ventunenne Caudino barbaramente assassinato 100 anni fa (e barbaramente dimenticato) | CAUDIUM

GIOVANNI D'ONOFRIO, il ventunenne Caudino barbaramente assassinato 100 anni fa (e barbaramente dimenticato)

Giovanni D'Onofrio, perse la vita nella Roma di cento anni fa, a seguito di un agguato a sfondo politico, uno dei tanti portato a temine dai banditi con il fazzoletto rosso al soldo dei movimenti anti-Nazionali. A recuperare questa memoria dolorosa, ma essenziale interviene Lo Schiaffo 321.

Era il 22 febbraio 1925 quando in uno degli Ospedali Capitolini il ventunenne Caudino venne baciato dalla Signora Morte. Giovanni nacque a Cervinara il 6 aprile 1903, come riportato negli elenchi tratti dal minuzioso testo "Per l'Italia. I Caduti per la causa nazionale (1919-1932)" a cura del Circolo Culturale Filippo Corridoni, edito nel 2002 dalle Edizioni Campo di Marte.

I dettagliati frammenti di Storia dell'importante testo ci conducono nei luoghi da cui il tempo e la negligenza hanno lavato via i segni di quegli anni tumultuosi e contraddittori, ricchi di vili agguati e di violenti attacchi portati a termine dai feroci antifascisti che spesso e volentieri volevano «dare una lezione» agli Italiani in Camicia Nera. Il 22 febbraio del '25 era la domenica di Carnevale e nel Circuito di Roma era iniziata la tre giorni dedicata alle sfreccianti automobili da corsa, evento messo in piedi per raccogliere fondi da donare agli Orfani dei Contadini Italiani deceduti nella Prima Guerra Mondiale.

Il giovanotto proveniente dalla Provincia di Avellino, purtroppo, fu gravemente ferito in un agguato tesogli da alcuni antifascisti. A causa delle profonde ferite riportate, Giovanni morirà in ospedale a Roma, tra atroci sofferenze, senza però mai perdere né il sorriso, né la fede nell'Ideale.

In quella precisa e dettagliata rassegna di 208 pagine, infatti, sono elencati – uno per uno – i più di 800 Italiani, che – tra il 1919 ed il 1932 – furono semplicemente trucidati o uccisi dai Socialisti Internazionalisti, dai Comunisti filo-Sovietici, dai farabutti legati alle Massonerie o dagli Anarchici italioti.

Ed oltre alle ben 769 succinte biografie di quei Caduti (sia nelle 92 province italiane che in Iugoslavia, Francia, Belgio, Lussemburgo, Stati Uniti e Argentina), la lettrice o il lettore potranno ugualmente trovare: i Caduti di Fiume, i Caduti del Teatro “Diana”, i Caduti di Empoli, i Carabinieri Caduti e gli altri Caduti fascisti fino al 1932, tra cui il Camerata Cervinarese.

In ogni caso, per evitare che le ignare ed abusate giovani generazioni del nostro triste e fazioso presente continuino inconsapevolmente a prendere per “oro colato” le numerose storpiature della realtà e/o le macroscopiche e partigiane falsità storiche propagate o diffuse dalla soggettiva ed arbitraria cinematografia antifascista (come la pellicola «Novecento» di Bernardo Bertolucci, ecc.); oppure, continuino a credere che il «Biennio Rosso» sia stato una semplice esagerazione della situazione, successivamente “gonfiata” e sfruttata ad usum delphini dalla propaganda fascista; o ancora che la «Marcia su Roma» abbia, in qualche modo, rassomigliato alla comica pagliacciata che traspare dalla forzata ed interessata caricatura dell’omonimo lungometraggio, interpretato, negli anni ’70, dai celebri Vittorio Gasmann ed Ugo Tognazzi, è sufficiente che le suddette giovani generazioni possano velocemente percorrere il significativo e telegrafico stralcio di «fascisti» assassinati come Umberto Penna, deceduto il Primo Ottobre 1927 a pochi chilometri dalla Valle Caudina, in circostanze tristemente simili a quelle che videro cadere il giovane Giovanni D'Onofrio

Umberto nacque a Benevento il 3 dicembre 1897, ma l'infame destino a soli trent'anni lo strappò all'affetto della famiglia. Penna restò gravemente ferito in uno scontro con alcuni antifascisti beneventani. Morì a causa delle botte tra stenti e dolori, senza mai perdere la fede nell'Idea, all’ospedale di Benevento.

Eppure la Storiografia di regime sembra aver dimenticato questi Martiri scomodi: non c’è traccia degli scontri che insanguinarono i rioni popolari e le piazze della Penisola, isole comprese. Nessun monumento ricorda i massacri perpetrati all'epoca dalle frange spietate e sanguinarie, aizzate e sovvenzionate dai nemici della Patria. Anzi, i luoghi sacri che vennero eretti per commemorare il sacrificio figlio dell'ideale giacciono volutamente nel dimenticatoio. 

Emblematica, a nostro avviso, la storia della base dell'obelisco Sallustiano, in copertina, scoperto nel 1589 in una vigna del cardinale Flavio Orsini situata a ridosso delle Mura Aureliane, nei pressi di Porta Salaria. Al momento del ritrovamento l’obelisco e il suo basamento erano parzialmente interrati, rotti in vari pezzi. Nel marzo 1733 il pontefice Clemente XII Corsini utilizzò l’obelisco abbandonato per innalzarlo di fronte alla nuova facciata della basilica di S. Giovanni in Laterano

La base dimenticata

Cinquant’anni dopo (1789) il monumento venne trasportato sul Pincio dove fu innalzato di fronte alla chiesa della Trinità dei Monti. Il basamento, invece, rimase nei giardini di Villa Ludovisi, dove venne presto dimenticato. Nel marzo 1843 alcuni operai della villa stavano scavando una fossa per collocare un albero quando comparve «uno smisurato cubo di granito rosso orientale»: era l’antico basamento dell’obelisco. Abbandonato di nuovo, nel marzo 1890 il blocco di granito fu finalmente, trasportato «dalla Villa Ludovisi al serbatoio comunale di via Volturno», dove rimase per altri trent’anni. 

Nel 1926 il «grande blocco di granito rosso del peso di 30 tonnellate» venne portato sul giardino del Campidoglio (tra Palazzo Senatorio e il Convento dell’Aracoeli) dove venne trasformato nell’Ara dei Caduti Fascisti, inaugurata il 28 ottobre di quell’anno, quarto anniversario della Marcia su Roma. Da quel momento in poi il giardino prese il nome solenne di Giardino dell’Ara. Il memoriale per i «Martiri della rivoluzione fascista» fu così posizionato sul colle più alto e rappresentativo di RomaDopo la caduta del Fascismo il blocco di granito fu spogliato delle sue decorazioni, finendo addirittura accantonato in un angolo del giardino. 

analisi

La storia non deve essere strumentalizzata dalla politica. Invece, è necessario portare lo "scontro culturale" sul piano della pacificazione nazionale. Lo ribadì l'anno scorso l'Onorevole Ignazio La Russa che citando Luciano Violante tornò a parlare di "pacificazione nazionale", invitando la Sinistra a "cominciare a guardare la storia anche con gli occhi degli altri". 

Cosa che accadde il 14 marzo 2001, quando Violante nell’Aula di Montecitorio tese la mano da Sinistra, ancora una volta, ai Vinti come Mirko Tremaglia, ex RSI, ex MSI e Ministro della Repubblica in quota Alleanza Nazionale: 

«Noi dobbiamo tramandare alle nuove generazioni i princìpi e gli ideali per i quali abbiamo combattuto, diversi tra noi, ma che tutti si identificano nella Storia del nostro Paese, come si identifica la sua vita».

Ricordate care lettrici e cari lettori de Lo Schiaffo 321 quando l'ex esponente del Partito Comunista Italiano fu eletto Presidente della Camera dei deputati, dopo la vittoria di Romano Prodi e dell'Ulivo alle elezioni politiche del 1996, il 10 maggio? 

Il suo discorso d'insediamento fu un appello alla riconciliazione tra le forze che, in merito alle vicende italiane del 1943, si richiamano alla resistenza e coloro che avevano aderito alla Repubblica Sociale Italiana. Questo fu il primo passo verso la pacificazione, l'unico veramente dettato dal kuore di Luciano Violante, che seppe – da presidente della Camera dopo il solenne giuramento sulla Costituzione – pronunciare parole nuove, senza sacrificare nulla della propria cultura politica di provenienza e di appartenenza.

Riflessioni

È questa la strada giusta. La pacificazione si ottiene depurando la storia da finalità politiche che dovrebbero esserle estranee. Giovanni D'Onofrio e gli altri compatrioti che hanno perso la vita per un ideale, qualsiasi esso sia, devono essere onorati, senza se e senza ma, con analisi a 360°, studio libertario, arene culturali e profonde riflessioni scevre da controproducenti manipolazioni di vario genere. 

Il rispetto per tutti i Caduti potrebbe rappresentare, davvero, un notevole ed intelligente passo in avanti per coloro che amano questa Terra, indipendentemente dalle ricette programmatiche da applicare per migliorarla e/o difenderla dalle solite speculazioni degli sciacalli di turno.

Intanto ricordiamo Giovanni D'Onofrio, invitando tutti gli interessati a contattarci. Cerchiamo notizie più approfondite sul suo brutale assassinio per ricostruire questo caso sepolto nel buio più assoluto; magari si potrebbe raccogliere materiale in merito e dar vita ad un libero dibattito aperto, dedicato alla vicenda ad un secolo esatto da quei tragici fatti di sangue (22.02.2025) che portarono lacrime e lutto in Valle Caudina.

Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo

immagini tratte dalla rete

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