Il 10 aprile 1991 Maurizio Parrella, giovane Caudino di Roccabascerana, perse la vita a bordo del Moby Prince, il traghetto che prese fuoco nella rada del Porto di Livorno in circostanze mai chiarite. Un incidente assurdo, uno scontro fatale con la Petroliera Agip Abruzzo, una strage senza precedenti.
La vita di centoquaranta persone venne carbonizzata senza che nessuno muovesse un dito. Il giorno dopo si contarono le vittime della strage, ma a distanza di trentatré anni per loro non c'è ancora giustizia. Testimone diretto di quella maledetta notte c'è solo un superstite, che non si dà pace da allora.
Tra valanghe di viscide polemiche, depistaggi, traffici illeciti e buchi neri di vario genere, l'Ustica del mare nel 2018 è tornata sotto le indagini della procura di Livorno e proprio ieri c'è stata una riunione della Commissione di inchiesta a Palazzo San Macuto. In audizione Andrea Romano, già presidente della Commissione nella XVIII legislatura. Previste in giornata una serie di eventi per tenere accesa la fiaccola del ricordo e per onorare la memoria di chi s'imbarcò verso una morte cruenta e misteriosa.
Oggi, nel lungo silenzio istituzionale della Nuova Caudium sull'agghiacciante vicenda, ricorre il 33esimo anniversario della strage del Moby Prince, la più grande sciagura della marineria civile italiana, che coinvolge direttamente la nostra Valle Caudina. La Redazione de Lo Schiaffo 321 si stringe al dolore delle Famiglie e urla giustizia per Maurizio e i 139 angeli scomparsi nel rogo più buio della storia d'Italya.
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