La Metafisica orientale*
René Guénon
Quinta Parte
La conoscenza metafisica, e la realizzazione che essa implica per essere veramente tutto ciò che dev’essere, sono perciò possibili dappertutto e sempre, perlomeno in linea di principio, e se tale possibilità venga considerata in certo qual modo in maniera assoluta; ma di fatto, praticamente ‑ se cosi si può dire ‑, e in un senso relativo, sono esse ugualmente possibili in qualsiasi ambiente e senza tenere il minimo conto delle contingenze?
Su questo punto saremo molto meno affermativi, perlomeno per quanto riguarda la realizzazione; e ciò ha la sua spiegazione nel fatto che quest’ultima, al suo inizio, deve assumere il suo punto di appoggio nell’ordine delle contingenze. Possono esistere condizioni particolarmente sfavorevoli, come quelle che presenta il mondo occidentale moderno, talmente sfavorevoli che un lavoro simile vi risulta pressoché impossibile, e potrebbe addirittura essere pericoloso intraprenderlo, in assenza di qualsiasi appoggio fornito dall’ambiente, e in una situazione circostante che può solamente contrastare e addirittura annullare gli sforzi di chi vi si dedicasse.
All’opposto, le civiltà che noi chiamiamo tradizionali sono organizzate in tal modo che vi si può trovare un aiuto efficace, aiuto che senza dubbio non è rigorosamente indispensabile, non diversamente da tutto quel che è esteriore, ma senza il quale è tuttavia assai difficile ottenere risultati effettivi.
Si tratta di qualcosa che va al di là delle forze di un individuo umano isolato, quand’anche tale individuo possieda le qualificazioni richieste; per cui non vorremmo incoraggiare nessuno, nelle presenti condizioni, a impegnarsi sconsideratamente in una simile impresa; e questo ci porterà direttamente alla nostra conclusione.
Secondo noi, la grande differenza tra l’Oriente e l’Occidente (e qui si tratta esclusivamente dell’Occidente moderno), la sola differenza, anzi, che sia veramente essenziale, giacché tutte le altre derivano da essa, è la seguente: dal lato dell’Oriente, conservazione della tradizione con tutto ciò che essa implica; dal lato dell’Occidente, oblio e perdita di questa tradizione; dalla parte del primo, conservazione della conoscenza metafisica; dalla parte del secondo, completa ignoranza di tutto quel che si riferisce a questo campo.
Tra civiltà che aprono alla loro élite le possibilità che abbiamo cercato di far intravedere, che le danno i mezzi più appropriati per realizzare effettivamente tali possibilità, e che, per lo meno a qualcuno, permettono in tal modo di realizzarle nella loro pienezza, tra queste civiltà tradizionali e una civiltà che si è sviluppata in un senso puramente materiale, come si potrebbe trovare una comune misura? E chi dunque – a meno che non sia accecato da non so qual partito preso ‑ oserà sostenere che la superiorità materiale compensa l’inferiorità intellettuale?
Diciamo intellettuale, ma intendendo con tale parola l’intellettualità vera, quella che non si limita all’ambito umano né all’ordine naturale; quella che rende possibile la conoscenza metafisica pura nella sua assoluta trascendenza. Mi sembra che basti riflettere un istante su queste domande per non aver dubbi o esitazioni sulla risposta che è il caso di darvi.
La superiorità materiale dell’Occidente moderno non è contestabile; né qualcuno la contesta, ma nessuno neppure gliela invidia. Sennonché occorre dire di più: di questo sviluppo materiale eccessivo, presto o tardi l’Occidente rischia di perire se non si riprende in tempo, e se non risolve di prendere seriamente in considerazione il «ritorno alle origini», secondo un’espressione in uso in certe scuole di esoterismo islamico.
Da diverse parti si parla molto, oggi, di «difesa dell’Occidente»; ma sfortunatamente si sembra non capire che è soprattutto contro se stesso che l’Occidente ha bisogno di essere difeso, che è dalle sue proprie tendenze attuali che provengono i principali e i più temibili di tutti i pericoli che lo minacciano realmente. Varrebbe la pena di meditare un po’ profondamente su queste ultime considerazioni, e non sarà mai troppo insistente l’invito a così fare che sia rivolto a tutti coloro che di riflettere sono ancora capaci.
È quindi su questo che terminerò la mia esposizione, felice se sarò stato capace, se non di far comprendere pienamente, almeno di aver fatto presentire qualcosa di quell’intellettualità orientale di cui l’equivalente in Occidente non si trova più, e di aver offerto una visione d’insieme ‑ per quanto imperfetta ‑ di quella che è la metafisica vera, la conoscenza per eccellenza, la quale è, come dicono i testi sacri dell’India, la sola che sia totalmente vera, assoluta, infinita e suprema.
Scritto da René Guénon
fine (5/5)
* Conferenza tenuta il 17 dicembre 1925 a La Sorbonne di Parigi tratto da Scienza Sacra.
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