Scioglimenti del PCI, storia del simbolo e declassamento ideologico. C’era una volta la sinistra in Italia. Una sola sinistra.
Quando nel 1921 Antonio Gramsci fondò il Partito Comunista Italiano (il Pci, il più grande partito comunista dell’Europa occidentale) non poteva immaginare quello che, in meno di un secolo, i suoi discepoli sarebbero stati in grado di combinare alla sua creatura tra scissioni e divisioni di idee, personaggi, temi e dinamiche in una caleidoscopica quantità di sfumature che a guardarle tutte insieme di rosso non hanno più nulla.
Il Partito Comunista Italiano
Era uno si diceva. Il PCd’I, il braccio politico della resistenza antifascista; il cuore rosso della nascita della Repubblica, il luogo in cui Palmiro Togliatti ha avuto modo di realizzare quella collaborazione con i moderati (anche cattolici) in nome della Repubblica. Anche quando De Gasperi ha deciso di estromettere le sinistre dal Governo il PCI è stato capace di fare opposizione, anzi è stato in grado di fare quel capolavoro politico del compromesso storico con la DC.
Certo, allora il segretario era Enrico Berlinguer, mica Matteo Renzi. Berlinguer, però, è morto prima di vedere la caduta del Muro di Berlino e la fine dei grandi comunismi europei e su quella sedia, mentre il concetto stesso di Comunismo si sgretolava davanti all’evidenza della storia, sedeva Achille Occhetto che non ha potuto che prenderne atto e, nel 1991, ha sciolto il PCI. E qui sono iniziati i guai della sinistra.
1991 – Lo spartiacque
Mentre infatti Occhetto e i moderati della nuova sinistra erano in cerca d’identità fondando il Partito Democratico della Sinistra (PDS) i nostalgici della falce e martello hanno seguito Armando Cossutta che ha fondato il Partito della Rifondazione Comunista in cui sono confluite tutte le correnti e le posizioni più a sinistra della sinistra come Democrazia Proletaria e Partito Comunista d’Italia. L’idea era proprio quella di opporsi allo scioglimento del PCI e quindi a tutte le posizioni moderate e centriste che avrebbe potuto assumere la sinistra.
1994 – “I progressisti”
Anno di elezioni politiche importanti il 1994. Il primo appuntamento elettorale dopo lo scioglimento del PCI. In campo le due forze maggiori della sinistra sono il PDS e il PRC che, insieme a Verdi, socialisti e partiti minori decidono di unire le forze e di presentarsi come I Progressisti nel tentativo di battere la neonata coalizione di Centro Destra guidata da Silvio Berlusconi. Non ce la fanno, ma il progetto de I Progressisti sarà alla base di quello che poi sarà l’esperimento politico de L’Ulivo. A causa della sconfitta politica entrambe le segreterie (PDS e PRC) cambiano e Massimo D’Alema succede ad Achille Occhetto, mentre un riottoso Cossutta lascia la poltrona a Fausto Bertinotti.
1996 – L’Ulivo e i Comunisti italiani
Dopo due anni la sinistra ha di nuovo occasione d’imporsi come maggioranza politica del paese e lo fa attraverso l’Ulivo ovvero il raggruppamento di forze riformiste moderatamente di sinistra e liberali teorizzato da Romano Prodi. E’ la prima volta che ex DC ed ex Comunisti corrono insieme. Il centrosinistra ha la maggioranza e Romano Prodi viene nominato Premier. Rifondazione Comunista decide di dare appoggio esterno alla maggioranza. E’ lo strappo. Cossutta e i suoi non possono accettare la svolta centrista di PRC e se ne vanno dando vita all’esperienza dei Comunisti Italiani il cui primo segretario è lo stesso Cossutta seguito da Oliviero Diliberto nel 2000. I temi sono quelli della bandiera rossa, dell’internazionale socialista, della lotta di classe e della rivoluzione operaia. Intorno ai Comunisti italiani convergono i delusi dal moderatismo di Bertinotti.
1998 – Nascono i Democratici di sinistra
Dall’esperienza dell’Ulivo e nella consapevolezza che tutte le anime della sinistra avrebbe bisogno di convergere in un unico contenitore per avere più forza politica nasce l’illuminazione dei Democratici di Sinistra. Si tratta del progetto di creare un unico partito di sinistra sul modello dei gradi partiti laburisti europei. Massimo D’Alema (nel frattempo succeduto a Prodi a Palazzo Chigi a causa della crisi di governo dovuto alla fine del sostegno esterno del PRC alla maggioranza) viene eletto presidente e primo segretario è Walter Veltroni. A lui, nel 2001, succederà Piero Fassino che resterà in carica fino allo scioglimento dei DS nel 2007. L’ideologia è quella socialdemocratica e riformista, il sogno è quello di creare un unico soggetto politico capace di racchiudere le sinistre italiane. Più che un sogno, un’utopia.
2001 – Il Correntone
Che i DS, da soli, non fossero in grado di mettere d’accordo tutti lo si è visto subito. La crisi del governo D’Alema con le successive dimissioni di Veltroni da segretario e l’elezione di Piero Fassino in vista delle imminenti politiche davano la cifra della necessità di ritrovare quell’unità appena acquisita e subito perduta. Ecco che ancora l’Ulivo diventa la casa madre di una sinistra, che però, esce sconfitta dal confronto col Centro Destra. E così, invece che trovare unità i moderati di sinistra acquistano frammentazione unendosi ai girotondini e ai movimentisti che proprio in quegli anni si affacciavano sulla scena politica nostrana. Persino gli stessi DS devono fare i conti con un Correntone interno centrale e frange dissidenti di aspiranti disertori.
2003-2004: L’Ulivo per le europee
In vista delle Europee del 2004 a rompere gli indugi è Romano Prodi che propone a tutti i partiti della coalizione di presentarsi sotto un unico simbolo, quello, appunto, dell’Ulivo. Oltre ai DS accettano la Margherita, SDI e i Repubblicani mentre ne restano fuori i Verdi, i Comunisti Italiani, l’Udeur e Rifondazione Comunista. Nasce così Uniti nell’Ulivo che un buon risultato alle europee del 2004.
2005-2006 Il Governo Prodi-bis
Visto il successo delle europee Prodi propone di creare una federazione di partiti dell’Ulivo. Nasce così l’esperienza dell’Unione, che si può considerare l’embrione del PD. Perché dopo le politiche del 2006, vinte a risicata maggioranza dal centro sinistra, i DS e gli altri si accorgono di essere più forti in gruppo unico che presentandosi per singoli partiti. E così inizia a sembrare a portata di mano l’idea che l’Italia, come le più grandi democrazie, possa offrire ai suoi elettori solo due grandi liste, quella dei laburisti e quella dei conservatori.
2007 – Nasce il PD
Con questa grande ambizione politica Fassino apre a Firenze il IV Congresso dei DS. La sua mozione è quella di superare i DS per costruire un unico grande partito di sinistra in grado di semplificare lo scenario politico italiano. Mentre Fassino parla ai suoi a Firenze Francesco Rutelli fa lo stesso con la dirigenze e la base della Margherita (nata nel 2002 come forza centrista e riformista cattolica) nel tentativo di dar vita al soggetto politico che si chiamerà Partito Democratico. Più semplice il compito di Rutelli che ha velocemente convinto i suoi del senso stesso del progetto del PD. Fassino, invece, tra correnti, correntoni e correntelle ha dovuto combattere non poco per far passare la sua mozione e poter brindare alla nascita del PD il 14 ottobre 2007. Primo segretario eletto è Walter Veltroni. Da subito il PD ha avuto il ruolo importante di sostenere il secondo Governo Prodi che, ad appena un anno dal suo insediamento, già faticava a reggere. Approfittando della momentanea debolezza del Centro Destra l’esecutivo guidato da Prodi e sostenuto dal neonato PD ha retto fino a gennaio 2008 crollando poi sotto i mancati accordi circa la riforma elettorale.
2008 – La frammentazione degli ex comunisti
E’ tempo di nuove elezioni politiche e, per la prima volta nella storia, il PD sceglie di stringere intese programmatiche e non ideologiche tagliando, di fatto, i ponti con i partiti più a sinistra che, a partire dal 2008, si frammentano in una costellazione di partitucoli che dovrebbero rappresentare la sinistra alternativa. Nascono così le esperienze di La Sinistra arcobaleno, la Federazione della Sinistra, L’altra Europa con Tsipras e Sinistra anticapitalista. Si tratta di soggetti politici che, lungi dall’avere rappresentanza parlamentare, finiscono solo per sottrarre voti alla sinistra. Nel frattempo il PD si allea con l’Italia dei Valori e perde le elezioni. Sconfitta ribadita anche alle successive regionali dopo le quali si apre l’Assemblea Nazionale. A un anno dalla nascita del PD è già crisi. La corrente Parisi chiede di cambiare tutto: dalla classe dirigente al programma politico, mentre la maggioranza del partito sceglie di aspettare le Europee per vedere cosa succede. E’ un bagno di sangue. In un anno il PD ha perso 7 punti. Veltroni si dimette. Bersani pensa di candidarsi, ma poi ci ripensa, restano in corsa l’ex Margherita Dario Franceschini e Arturo Parisi. Vince Franceschini: il Pd è sempre più centrista. Gli ex Ds sono in subbuglio.
2009 – L’anno di Bersani
Tra frondisti, pentiti e moderati in qualche modo arrivano le elezioni primarie e Pier Luigi Bersani viene eletto segretario. Questa volta a lasciare il partito sono gli ex Margherita, Rutelli in primis che fonda Cambiamento e Buongiorno.
2013 – Da Bersani a Renzi
Per un paio d’anni Bersani regge la segreteria del partito tra alleanze con l’Udc e sostegno esterno al Governo Monti, poi nel 2013 i ranghi vengono di nuovo stretti perché è tempo di elezioni politiche. Bersani stesso viene scelto come candidato premier del centro sinistra e le elezioni, seppur per pochi voti, le vince pure. Sale al colle, forma il Governo, ma dopo pochi mesi rimette il mandato perché il PD non è stato in grado, finito il settennato al quirinale di Giorgio Napolitano, di imporre in nome di Romano Prodi o in alternativa quello di Franco Marino. E’ l’aprile del 2013 e si apre l’ennesima frattura nella sinistra italiana. Bersani si dimette, arriva Epifani ma solo in attesa delle primarie di dicembre dove trionfa il “rottamatore”: Matteo Renzi, sindaco di Firenze. L’homo novus viene eletto segretario e per un attimo sembra che l’odore di chiuso della sinistra prenda una boccata d’ossigeno. Renzi ha la meglio su Gianni Cuperlo, Gianni Pittella, ma soprattutto su Giuseppe Civati che da lì a due anni (2015) sarebbe uscito dal PD fondando a sua volta un nuovo soggetto politico, Possibile, che andrà a far parte della galassia della sinistra nata sulle ceneri dei Comunisti del tempo che fu.
2014 – Da Letta a Renzi
Nel frattempo a Palazzo Chigi si è sistemato Gianni Letta che riceve il celebre “Stai tranquillo” da Renzi a mo’ di benedizione per un ricco futuro politico. Dura poco, perché il 13 febbraio dello stesso anno proprio Renzi propone una mozione di sfiducia a Letta e una settimana dopo accetta lui stesso l’incarico di formare un nuovo governo. Nella primavera dello stesso anno regionali e europee confermano l’entusiasmo degli elettori per Renzi che prende in mano il timone dell’esecutivo e conduce per un po’ la barca della cosa pubblica.
2016 – Il referendum costituzionale
Fa riforme Renzi, firma decreti e emette circolari a ritmo vorticoso; ci crede davvero nell’idea di poter cambiare il mondo e di renderlo un posto migliore e per questo mette mani anche alla nostra Costituzione; la riforma, cerca di superare il bicameralismo perfetto, prova a dar forma una sorta di presidenzialismo alla francese, ma fallisce. Il referendum confermativo del dicembre 2016 rimette il buon Matteo che voleva un mondo migliore con i piedi per terra e, di fronte al no della gente, Renzi gira i tacchi e torna a casa dimettendosi anche dalla segreteria del partito.
2017 – 2018- Liberi e Uguali
Nonostante la debacle politica, l’assemblea nazionale del Pd conferma Renzi alla segreteria in vista delle politiche del marzo 2018. La minoranza interna al partito però non ci sta e Bersani con Rossi e Speranza lascia il PD e fonda Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista. In vista delle elezioni politiche quelli di Art. 1 si alleano con Sinistra Italiana e Possibile (quello di Civati) creando la coalizione Liberi e Uguali per Pietro Grasso Premier. Nello stesso tempo la sempre più striminzita falange a sinistra della sinistra si organizza con l’esperimento politico di Potere al popolo che nasce dai Centri Sociali e ha come punti di riferimento Ferrero, la Carofalo e Acerbo. Alle politiche le due coalizioni della sinistra alternativa alla sinistra non superano la soglia del 5%, ma vanno a succhiare voti a un PD che a marzo le prende di santa ragione con Renzi che, ancora una volta, dà le dimissioni e sparisce (per il momento) dalla scena pubblica. La sedia che scotta della segreteria piddina è affidata ora pro tempore a Maurizio Martina. Nel marzo 2019 viene nominato segretario del PD Nicola Zingaretti.
Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete. Fonte: Eresia
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