Il 25 dicembre persi la patente. Il 26 dicembre persi la libertà. Il 27 dicembre 2022 persi la verginità.
EROTICAUDIUM #3
Mi chiamo Miriam Julia, ho 28 anni e tutti mi credono una ragazza modello, studiosa e timorosa di Dio: sono mezza Australiana, faccio parte dell'Azione Cattolica da quando avevo 7 anni, sono ex-volontaria nella Misericordia del mio piccolo paesino alle porte di Caserta da quattro anni, la domenica non manco mai ad una messa, eppure il mio Natale 2022, quello dell'anno scorso, fra canti, preghiere, calore familiare, buoni sentimenti e propositi per il nuovo anno, mi ha fatto scoprire la verità sul mio conto: sono una gran peccatrice, ma fidanzata!
Sì e vi spiego il perché. Chi mi conosce sa che ho sempre detto di voler arrivare vergine al matrimonio e quanto i miei genitori ci tengano a questo “traguardo”, più cattolici e bigotti di me, austeri e repressivi. Mi hanno cresciuta con il timore del sesso, facendomelo vedere come qualcosa di sporco, da evitare a tutti i costi, inscindibile dall’amore. E io ero convinta del fatto che mai e poi mai sarei finita per essere sopraffatta dagli istinti primordiali, concedendo le mie grazie al primo che passa. Povera illusa, povera scema, lurida ipocrita che non sono altro.
Ero ormai da tempo una Donna in carriera: avevo un lavoro che mi appassionava e che con il passare degli anni mi stava permettendo di guadagnare tanto, facendomi avere la vita agiata che molti desiderano. Inoltre, ero soddisfatta ed appagata, perché mi sentivo “arrivata” lì dove molte persone faticavano ad arrivare, comprese molte mie ex compagne di scuola e qualche parente stretto.
Praticavo la professione di rappresentante di prodotti dolciari e per questo avevo conosciuto in maniera più o meno capillare i gestori dei bar più rinomati della Campania e spesso anche i loro dipendenti. Di recente mi era capitato di concludere i miei affari con il gestore di un famoso bar della Valle Caudina, dove lavorava quello stesso barista che un po’ di tempo fa mi aveva corteggiata su Tinder riuscendo ad ottenere per ben due volte il mio mi piace. Sono sempre stata aperta in particolari occasioni, come il Natale. La sottoscritta non riesce a fare a meno di una platea di amanti. Concedersi virtualmente agli ammiratori, non è la stesa cosa di farlo dal vivo. In realtà sono restata illibata fino al 27 dicembre scorso, visto che non volevo scivolare nel peccato, non essendo fidanzata in Parrocchia o sposata in Chiesa. Giuseppe era il nome del barista interessante. Non fumava crack, non giocava a padel e detestava il gioco d'azzardo.
Giuseppe si ricordava molto bene di me: gli ero rimasta ('ngann come sospirava lui) impressa nella mente perché non eravamo arrivati al sodo ed in una nostra chiacchierata avvenuta casualmente alla cornetteria di Moiano, mi aveva confidato che dopo avermi quasi posseduta per quelle due fantastiche notti, non era più riuscito a trovare in tutta la Valle una femmina che lo avesse soddisfatto come avevo fatto io, pur non dandogliela. Mi disse, inoltre, che nella sua vita aveva avuto tantissime storie, diciamo erotiche, su Tinder e che le mie parole di quelle due notti gli avevano fatto ritornare nella mente proprio quell’erotismo arretrato, insomma quella voglia e quella stessa passione con cui avevamo fatto quell'incontro ravvicinato, con l’amore interrotto a metà. Sono una divoratrice di romanzi e fumetti. Sicuramente, tra i vostri libri riposti in libreria, c’è anche qualche storia d’amore impolverata. Vi invito a leggerla e magari a fantasticare sulla trama dell'opera. Io adoro leggere, sognare, fantasticare, volare, scrivere ed allora eccomi qui.
Ritornando al racconto, Peppone mi manifestò con tutta franchezza, la sua voglia di avere ancora una volta il mio splendido corpo tra le sue mani: la voglia di lambire con la sua lingua le mie antenne del piacere e quella di toccare la mia intimità sempre umida e potenzialmente pronta ad accoglierlo, erano irrefrenabili. Sono fiera di una cosa, lo voglio dire per essere precisa: mi lasciai andare, al cento per cento, solo dopo il fidanzamento ufficiale in famiglia e la serata a risiko in Parrocchia. Così dopo alcuni passaggi obbligati si poteva consumare senza rischiare le pene dell'Inferno. Decisi di concedermi, per quanto possibile, a lui con grande desiderio, visto che era ormai pronto al fidanzamento ufficiale: lo invitai per un assaggio a casa mia la sera della Vigilia di Natale, un'aperitrombata dopo la chiusura del bar dove lavorava a Montesarchio.
Giuseppe si presentò a casa mia puntuale con la sua motocicletta americana ed con una bottiglia del miglior rum cubano presa sul lavoro: ci accomodammo entrambi sulla spaziosa sella e sorseggiammo diversi bicchieri del gustoso rum, spettegolando sulle clienti e sui clienti della Valle Caudina, nascosti dietro ad un furgone della frutta.
Subito dopo mi concessi oralmente senza alcun pudore a lui che sapeva già come possedermi: conosceva le mie posizioni preferite e le mie voglie di sesso sfrenato quasi senza limiti. Si tolse i vestiti di dosso e si sdraiò sulla panchina della piazzetta nascosta dalle piante con ludovicovan eretto come un palo d’acciaio: mi sedetti su di lui e feci entrare il suo grande desiderio dietro me, godendo nella sensuale posizione dello smorza candela di Natale, lato b versione amatoriale. Rapporti del genere potrebbero più o meno essere visti come peccaminosi, ma secondo me non sono da considerare contro natura. In realtà secondo Zia Dolores sono contro natura perché ostacolano (e dunque snaturano) l'atto dal suo fine. La Chiesa si è espressa chiaramente sul punto:
"Senonché, non vi può esser ragione alcuna, sia pur gravissima, che valga a rendere conforme a natura ed onesto ciò che è intrinsecamente contro natura. E poiché l’atto del coniugio è, di sua propria natura, diretto alla generazione della prole, coloro che nell’usarne lo rendono studiosamente incapace di questo effetto, operano contro natura, e compiono un’azione turpe e intrinsecamente disonesta." (Pio XI, Casti Connubii, II)
In ogni caso era quella la nostra posizione preferita, dove lui tenendomi dai fianchi, mi faceva andare 'ncopp e sott' fino a riempirmi di impeto, con il rischio di essere visti. Dopo i nostri primi orgasmi, Giuseppe volle regalare alla mia farfallina ancora vergine, un dolce massaggio con la sua lingua, che muovendosi sinuosamente, fece irrigidire in maniera esemplare il bottoncino del piacere, regalandomi orgasmi infiniti. Per strada non c'era nessuno. Tutti a giocare a tombola, zicchinett' o a mercante in fiera.
La serata di intenso piacere, si concluse, però, senza penetrazione vaginale. Eppure stavo per cedere nella più tipica delle posizioni, dove io abbracciata a lui su quella stessa sella ero molto precaria, ma la promessa di resistere era ancora valida dentro me stessa. Non potevo rovinare tutto, assolutamente. Anche se lui mi fece godere come una pornodiva dell'est Europa, anche quella volta ero riuscita a salvare il salvabile, per la gioia dei miei genitori e di Papa Pio undicesimo.
il rapporto
Se è vero che il fine del rapporto sessuale è, ad un tempo, unitivo e procreativo, nel momento in cui si esclude in modo artificioso l'eventualità della procreazione, si sconfina nell'innaturale? Parimenti, nel momento in cui una delle due parti non è libera, subisce l'atto sessuale contro la propria volontà o viene usata come mero supporto su cui scaricare la propria libidine, senza ricevere attenzione né affetto, viene meno il fine unitivo e anche qua non è più “naturale”? Non era il mio caso, forse? Per quanto riguarda l’agognato (da alcuni) “manuale del fornicatore provveduto”, io dico: a che pro? A volte ci lamentiamo che la Chiesa vuole ingerirsi sotto le nostre lenzuola e poi, se non lo fa abbastanza, invochiamo l’emissione di un “kamasutra cattolico”? Ogni coniuge esamini la propria attività sessuale e si faccia due domande:
- vengo meno al fine procreativo?
- vengo meno al fine unitivo?
NATALE '22
Il giorno dopo era Natale ed io avrei voluto essere all'altezza della situazione, visto che ci sarebbe stata tutta la famiglia al completo, tra cui mia Zia Addolorata, una vera e propria estremista Cattolica, mancata suora per un pelo. Purtroppo, avevo saltato la consueta messa della mezzanotte alla quale avevo sempre partecipato in compagnia dei miei genitori e di quasi tutti i parenti. Durante il corposo pranzo di Natale convinsi i miei genitori a lasciarmi stare in pace: meglio una figlia a casa illibata, assente alla messa, che una ragazza svergognata e sverginata, prima del matrimonio. Anche zia Dolores, come la chiamo io, sorrise ed annuì. L'onore della famiglia prima di tutto e tutti.
REGALI
Scartai i regali ricevuti e donai sorrisi e felicità a tutta la Famiglia con scelte azzeccatissime. Papà era felice per la maglia di Maradona del Secondo Scudetto, a mamma presi un biglietto per un viaggio in Corsica con le amiche e a mio fratello regalai l'abbonamento annuale ad Only Fans. Ero riuscita ad onorare la sacralità della festa. Nel pomeriggio, sarei dovuta tornare in Valle Caudina a prendere Peppone che era senza macchina a San Martino dai cugini carnali, ma venni fermata ad un posto di blocco dei Vigili Urbani ad Arpaia e mi tolsero la patente per guida in evidente stato d'ebbrezza. Sarei andata in treno, ma non esistono più le corse Napoli-Cancello-Benevento. In effetti avevo esagerato con il rum la sera prima e a pranzo ero affogata nel vino bianco di Bonea. La Falanghina di quella zona è tra le migliori del mondo e nessuno da noi non riesce a resistere. Quando bevete non mettetevi alla guida. Non rischiate, non ne vale la pena per il vostro bene e per i vostri cari.
ETNA CAUDINO
Il buon vino Caudino scende giù come acqua fresca e sale come l'eruzione dell'Etna. Giuseppe quel giorno storico non lavorava e fortunatamente venne a prendermi barcollante sulla Nazionale, a due passi da dove si svolse la celebre battaglia delle Forche Caudine. Mentre eravamo in auto, mi accorsi che Giuseppe sembrava diverso rispetto al solito. Era molto sorridente, spiritoso e spigliato.
Padre di Cervinara, madre di Airola, in genere era una persona timida, riservata, schiva, uno che non fa mai domande stupide, invece, quel pomeriggio, non faceva altro che chiedermi di me, di come trascorressi il tempo libero, di quali fossero le mie passioni, se avevo avuto un ragazzo prima di lui e se ero pronta per il fidanzamento...
Ero sorpresa di questo suo cambiamento, ma pensai che questa sua loquacità fosse dovuta al classico clima alcoolico natalizio e ai conti in sospeso che avevamo. Mentre pensavo fra me e me cosa rispondergli, mi confessò di voler fare il fidanzato con me. Aveva bevuto qualche bicchiere di troppo e ciò gli aveva permesso di lasciarsi andare, manifestare il suo interesse nei miei confronti senza paranoie. Era stanco di essere un barista esemplare, visto da tutti come un esempio da seguire su Tinder per la serietà e l'omertà. Senza una persona da amare, nel bere e nel male, si vivacchia male nonostante il seguito sui social.
confessioni
Risi di fronte alle sue confessioni, pensando ad uno scherzo, ma quando finimmo per sbattere contro un albero di Natale capì che era tutto vero: aveva davvero bevuto e si era innamorato. Per fortuna quell’incidente non si rivelò particolarmente rovinoso, lui non si fece nulla, io mi slogai una caviglia, ma nonostante il dolore, non riuscì a fare a meno di ammirare stupefatta quell’enorme albero di Natale contro il quale eravamo andati a sbattere.
Era lì, gigantesco e tutto adornato nel centro della piazza del paese semideserta, un vero spettacolo a cui assistevo incantata come una cretina, ero come rapita, quando sentì il respiro di Peppino sul mio collo che palpandomi 'a mennona mi chiese se volessi vedere il suo di “albero”, che in quanto a bellezza non aveva nulla da invidiare. Palle di Natale comprese. Io ero in fiamme come il miglior Catuozzo di giù ai Casali di San Martino Valle Caudina. Per rispetto ai miei genitori non accadde nulla.
FIDANZATI
Infatti, solo da un annetto siamo fidanzati. Il 26 dicembre scorso alle ore 10 lui ebbe il coraggio di venire sobrio a casa mia a Maddaloni e chiese la mia mano in ginocchio a Mammà e Babbo. Dopo un iniziale sbandamento, tutto finì tra fiumi di schiuma di spumante causata dai bicchieri in plastica, esplosioni di "raudi" e "tricchi-tracchi" di mio zio Vecienzo detto "Ass 'e Spond", grandinate di strufoli pieni di miele biologico fatti a mano da Zia Angelina "a figlioccia r'o'migliazz" e morbidissimi roccocò ultimissima generazione presi a cascata a Napoli dal mitico Zio Gennar 'e Port' Capuan, rinomato esperto di dolci, che saluto con affetto. Tra l'altro lui mi ha aiutata nel cercare lavoro nel settore dolciario.
Infine, andammo tutti felici e contenti alla messa di Santo Stefano, personaggio venerato in memoria di Zio Stefanino "u'scienziat", deceduto durante i bombardamenti degli Inglesi e degli Americani in occasione dello sbarco a Salerno di ottanta anni fa. Tutti con una stecca di torrone bianco, rigorosamente senza nocelle, da far benedire come da tradizione.
finale
Il 25 dicembre persi la patente. Il 26 dicembre persi la libertà. Il 27 dicembre 2022 persi la verginità, ma vi racconterò tutto in un altro articolo. Posso solo anticipare che è successo in Valle Caudina. Ringrazio la Redazione de Lo Schiaffo 321 per darmi questo spazio, grazie al vice-direttore Gianni Vasco. Il racconto erotico eterosessuale rappresenta uno stimolo rivoluzionario in questi tempi fluidi e liquidi dove la Donna e l'Uomo stanno perdendo identità. Questo è un racconto di pura fantasia, ispirato a fatti realmente accaduti, ma tutelati dalle vigenti leggi sulla riservatezza. Qualsiasi riferimento a cose o persone è puramente casuale.
Scritto da Miriam Julia Marri
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