domenica 12 novembre 2023

DEMOCRAZIA E LA CRITICA DI ANTONIO GRAMSCI | politica

DEMOCRAZIA E LA CRITICA DI ANTONIO GRAMSCI

Nel mondo occidentale moderno la democrazia è ritenuta una forma di governo imprescindibile per lo sviluppo di una società nella quale è il popolo ad essere sovrano. Una parola, un concetto, però, che nella storia non ha sempre trovato giudizi positivi e ha subito una certa evoluzione nei secoli. Evoluzione che nell'età contemporanea è stata molto influenzata soprattutto dalle idee illuministe. Dalla fine del diciottesimo secolo alla prima metà del '900, il concetto di democrazia ha acceso, inoltre, forti dibattiti sul tipo di forma e su quanto potesse essere effettivamente un reale mezzo di potere per il popolo; oltre che per lo sviluppo di una nazione. 

Sono stati parecchi i pensatori che nei secoli hanno analizzato e trattato sapientemente l'argomento in vari modi: da Alexis de Tocqueville a Giangiacomo Rousseau; da Giorgio Sorel, Moisei Ostrogorski a Roberto Michels, Vilfredo Pareto e Gaetano Mosca. Anche Antonio Gramsci fu autore di vari scritti critici sulla democrazia. Ed è proprio di quest'ultimo che vogliamo riportare una parte interessante di un articolo che scrisse sul quotidiano «Avanti!» per la rubrica "Sotto la mole", uscito il 19 febbraio del 1916: 

«La democrazia è la nostra peggior nemica, è quella con la quale dobbiamo sempre essere pronti a fare a pugni, perché intorbida il limpido distacco delle classi, e vorrebbe quasi diventare le molle della carrozza che servono a far pesar meno sulle ruote il carico dei passeggeri e ad evitare gli scossoni che possono far ribaltare. Non che le conquiste democratiche non siano desiderabili, ma devono esserlo solo come mezzo e possibilità di più rapido sviluppo, e non già come fine ultimo della storia». 

«Devono insomma diventare -scriveva Gramsci - strumenti della lotta di classe e non motivi per sdilinquimenti ed abbracciamenti generali. Bisogna constatare che la propedeutica della guerra è fatta su motivi e su chiave democratica, e che la democrazia abusa un po' troppo di questa sua posizione per lanciare nell'arringo uomini che meglio starebbero nell'ombra, perché nulla essendo nessuna parola nuova possono dire, nessuna volontà fattrice di storia possono creare. A Torino c'è stato un vero diluvio di personalità e di personcine democratiche. Tutte le sciocchezze hanno detto, tutti i luoghi comuni. E ben farebbero i proletari a frequentare di più i ritrovi per conferenze. Ne ritrarrebbero lo stesso insegnamento che gli spartani traevano dalla vista degli iloti ubriachi».

Dalle parole del pensatore sardo, si può evincere una posizione assai critica nei confronti della democrazia. Il Giacobinismo fu inoltre un altro elemento che Gramsci ritenne responsabile di corruzione del pensiero democratico. A tal proposito scrisse: 

«Il giacobinismo è un fenomeno tutto borghese, di minoranze tali anche potenzialmente. Una minoranza che è sicura di diventare maggioranza assoluta, se non addirittura la totalità dei cittadini, non può essere giacobina, non può avere come programma la dittatura perpetua. Essa esercita provvisoriamente la dittatura per permettere alla maggioranza effettiva di organizzarsi, di rendersi cosciente delle intrinseche sue necessità, e di instaurare il suo ordine all'infuori di ogni apriorismo, secondo le leggi spontanee di questa necessità».

Per concludere, il termine democrazia e il suo significato - come detto precedentemente - sono mutati nel corso dei secoli, ed è innegabile che ci sia stata una certa "evoluzione" del concetto, che non qualifichiamo in termini positivi o negativi, ma che probabilmente non cesserà il processo di cambiamento negli anni a venire.

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete. Fonte: Venti di Storia - "Sotto la mole" vol.1 (1916-1918); -  Il Grido del Popolo, 26 gennaio 1918 (Scritti politici I)


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