sabato 2 settembre 2023

Un fascio di note. La Musica alternativa di Destra in Italia (vista da Sinistra) cap. 2 | POLITICA

Un fascio di note. La Musica alternativa di Destra in Italia (vista da Sinistra)
Pubblichiamo la seconda parte dell'analisi vista "non da Destra" che vede ancora una volta citare la Valle Caudina e Montesarchio, storica cittadina che ebbe l'onore di ospitare la prima edizione in assoluto per un appuntamento tutto dedicato alla Musica Alternativa verso la fine degli Anni Settanta.
Buona lettura.

2. La nascita di una canzone militante

Dopo le prime sperimentazioni musicali che rappresentano il punto di inizio di questo nuovo genere musicale, compresa l’esperienza di Leo Valeriano, nella seconda metà degli anni Settanta, la Musica alternativa di Destra conosce la sua stagione migliore. Così, essa inizia gradualmente, proprio in quel periodo, a trovare una sua identità: dalla pura reinterpretazione di musiche popolari, che appartengono, talvolta, alla tradizione, pian piano si passa alla canzone militante di Destra

Essa, nascendo con un ritardo di almeno dieci anni rispetto a quella di sinistra, rappresenta l’esternazione di una vera e propria “fede”, in cui buoni testi sono accompagnati da una musica “scarna” con l’utilizzo nella maggior parte dei casi della sola chitarra (18). I giovani neofascisti cantano durante le manifestazioni, nelle sezioni del Movimento Sociale Italiano o delle organizzazioni giovanili per “sfoderare” con la musica l’arma della militanza, ma anche per diffondere le speranze i sogni e le idee di un universo sconosciuto – e forse anche temuto – ai più.

Nella costruzione di un’alternativa politica e umana, i giovani di Destra provano il desiderio di produrre, creare, scrivere e cantare una propria musica. Il ragazzo di Destra, per certi versi, «canta e pensa le stesse cose di quello di sinistra» (19)

Si attacca la cultura di massa, la politica “politicante”, talvolta l’arco costituzionale, condendo queste critiche con le tematiche della mitologia, la tradizione, l’Europa.

I temi affrontati in queste canzoni sono legati alle cronache di quegli anni: gli scontri di piazza, la militanza, i propri compagni morti (20). Non mancano soggetti legati alla satira e all’ironia. Sono presenti anche temi come la disumanità della droga e il diritto alla vita contro l’aborto (21).

Inoltre, acquistano spazio anche le canzoni che si ispirano ai miti cavallereschi e guerrieri appartenenti al mondo del Medioevo fuso con quello nordico. Non a caso in tutto l’ambiente di Destra la musica celtica rappresenta una base quasi naturale.

Questa nuova canzone militante, come accennato, risente spesso delle esperienze della vita quotidiana e dell’impegno politico in quel particolare frangente storico, differente da quello vissuto dagli stessi militanti fascisti negli anni precedenti. Guido Giraudo degli Amici del vento, uno dei gruppi che si sviluppa in quegli anni, sostiene:

Non ci bastavano più quegli inni marzialeggianti e le canzoni fasciste del Ventennio e della RSI. Ci voleva una musica più vicina, più nostra per raccontare la nostra vita quotidiana di militanti, il nostro impegno politico, i nostri ideali, i nostri sentimenti di amore e di rabbia, i nostri sogni. Canzoni scritte più col cuore che con la testa, senza dimenticare l’ironia che solo per il fatto di essere di Destra portavano al sistema, all’Ultrasinistra, ai partiti e giornali democratici. Canzoni che in qualche caso fungevano da impegno politico vero e proprio (22). Un “traghettatore” che alimenta questo “passaggio” è Walter Jeder che, da autore di alcuni testi di Leo Valeriano, diventa animatore della milanese Radio University e presentatore di tutti i Campi Hobbit, raduni musicali di Destra (23)

Proprio grazie all’esperienza dei Campi Hobbit, che si tengono nel 1977 (Montesarchio n.d.r.), 1978 e 1980, i musicisti di questa area politica hanno l’occasione di incontrarsi, confrontarsi ed esibirsi sullo stesso palco, oltre che, nei momenti di approfondimento culturale, di discutere e di tracciare dei «percorsi comuni» ridefinendo la loro identità politica (24).

Nella diffusione della musica alternativa, inoltre, un ruolo importante è ricoperto dalle cosiddette radio libere, ossia delle emittenti legate alla Destra politica e autogestite dai militanti di area. Tra queste le più importanti sono, la già citata, Radio University a Milano, Radio Alternativa a Roma, Radio Inn a Perugia, Radio Sud a Napoli, Radio Conero ad Ancona, Radio Mantakas a Osimo, Radio Blitz a Torino, Radio Onda Europa a Verona. 

Nel 1976, si costituisce anche il Terzo polo, Centro nazionale di produzione radio, coordinato da Teodoro Buontempo, fondatore di Radio alternativa. Anche se le emittenti di Destra sono un centinaio, il tentativo di giungere ad un network in tutto il territorio nazionale, comunque, fallisce 25. In ogni modo, anche se manca un coordinamento organico e centralizzato, esse rappresentano una modalità per comunicare in maniera orizzontale e scambiare idee, programmi, cassette e dischi che spesso sono autoprodotti e quindi hanno scarse possibilità di essere diffusi, anche all’esterno dell’ambiente politico di provenienza, se non attraverso l’attività di queste radio.

Questa musica viene, comunque, pubblicizzata anche grazie a manifestazioni appositamente organizzate dal Fronte della Gioventù e dalle riviste di area “Dissenso” e “Candido”, che dedicano a essa delle speciali rubriche.

note

18 - Giuseppe de Grassi, Mille papaveri rossi. Storia d’Italia attraverso la canzone politica, Bologna, Thema, 1994, pp. 240-241. Sull’uso della chitarra come strumento “principe” utilizzato nella musica politica sia a destra che a sinistra, si veda Gianni Borgna, Il tempo della musica, Roma-Bari, Laterza, 1983, pp. 164-165.

19 - G. De Grassi, Mille papaveri rossi, cit., p. 244.

20 - Adalberto Baldoni, Il crollo dei miti. Utopie, ideologie e estremismi, dalla fine del “miracolo economico” alla crisi della Prima Repubblica, Roma, Settimo Sigillo, 1996, p. 269.

21 - Ibidem.

22 - Ibidem, p. 266. Il corsivo è nel testo.

23 - Le origini: dal cabaret a Hobbit, in Agenda 2007, cit., p. 33. Sui Campi Hobbit ci si permette di rimandare, fra gli altri, a Loredana Guerrieri, All’Hobbit, all’Hobbit… siam fascisti! in “Giornale di Storia Costituzionale”, n. 10, II semestre 2005 [ora anche in Marco Tarchi, La rivoluzione impossibile. Dai Campi Hobbit alla Nuova destra, Firenze, Vallecchi, 2009.

24 - C. Di Giorgi, I. E. Ferrario, Il nostro canto libero, cit., pp. 43-44.

25 - A. Baldoni, Il crollo dei miti, cit., pp. 197-198.

Le opinioni espresse nei contributi degli ospiti riflettono esclusivamente l'opinione del rispettivo autore e non corrispondono necessariamente a quelle della redazione de Lo Schiaffo 321. tratto da: Un fascio di note. La musica alternativa di destra in Italia, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 50, no. 5, dicembre 2020, doi:10.48276/issn.2280-8833.5381

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