La crisi del mondo moderno
Cap. 8 - L’invasione occidentale
Abbiamo detto che lo spirito di Massis è turbato dalla paura; la miglior prova è costituita, forse, dall’attitudine straordinaria, e perfino del tutto inconcepibile, che egli attribuisce ai suoi cosiddetti «propagandisti orientali»:
costoro sarebbero animati da un odio feroce nei confronti dell’Occidente, ed è per rovinarlo che si sforzerebbero di comunicargli le loro dottrine, vale a dire di fargli dono di ciò che loro stessi hanno di più prezioso, di ciò che costituisce in qualche modo la sostanza stessa del loro spirito!
A fronte di tutto quello che vi è di contraddittorio in una ipotesi siffatta, non ci si può impedire di provare un profondo stupore: tutta la tesi faticosamente imbastita crolla istantaneamente, e sembra che l’autore non se ne sia neanche accorto, poiché non vogliamo supporre che abbia avuto coscienza di una tale inverosimiglianza e che, per farla accettare ai suoi lettori, abbia semplicemente contato sul loro poco discernimento.
Non occorre riflettere né a lungo né profondamente per rendersi conto che, se vi fossero degli uomini che odiano così ferocemente l’Occidente, la prima cosa che essi farebbero è di conservare gelosamente le proprie dottrine per se stessi, esercitando tutti i loro sforzi per interdirne l’accesso agli Occidentali; e peraltro è proprio questo il rimprovero che talvolta è stato mosso agli Orientali, con una maggiore apparente ragione.
Tuttavia, la verità è ben diversa, gli autentici rappresentanti delle dottrine tradizionali non provano odio per nessuno e la loro riservatezza è dovuta ad un solo motivo: essi giudicano perfettamente inutile esporre certe verità a coloro che sono incapaci di comprenderle; ma non si sono mai rifiutati di comunicarle a coloro che, indipendentemente dalla loro origine, possiedono le «qualificazioni» richieste; ed è colpa loro se fra questi ultimi vi sono pochissimi Occidentali?
D’altra parte, se la massa degli Orientali, dopo aver per lungo tempo considerato con indifferenza gli Occidentali, ha finito con l’esser loro ostile, chi ne è responsabile? Forse quell’élite che, dedita alla contemplazione intellettuale, si tiene decisamente al di fuori dell’agitazione esteriore o piuttosto non ne sono responsabili gli stessi Occidentali, che hanno fatto di tutto per rendere odiosa ed intollerabile la loro presenza?
Basta porre la questione in questi termini, che sono quelli in cui va posta, perché chiunque sia in grado di darvi una risposta immediata; ed anche ammettendo che gli Orientali, i quali fino ad oggi hanno dato prova di un’incredibile pazienza, volessero infine essere padroni di se stessi, chi mai potrebbe pensare sinceramente di biasimarli?
Vero è che quando intervengono certe passioni, le stesse cose, a seconda delle circostanze, possono essere valutate in maniera molto diversa e perfino opposta: infatti, quando la resistenza ad una invasione straniera è attuata da un popolo occidentale, ecco che si chiama «patriottismo» e diviene degna di ogni elogio; mentre quand’è un popolo orientale a metterla in atto, viene chiamata «fanatismo» o «xenofobia» e non merita che odio o disprezzo.
D’altronde, non è proprio in nome del «Diritto», della «Libertà», della «Giustizia» e della «Civiltà» che gli Europei pretendono di imporre dappertutto la loro dominazione e pretendono di interdire a tutti gli uomini di vivere e di pensare diversamente da come vivono e pensano loro stessi?
Si converrà che il «moralismo» è veramente una cosa ammirevole, a meno che non si preferisca concludere molto semplicemente, come facciamo noi, che, salvo delle eccezioni tanto più onorevoli per quanto più sono rare, in Occidente non rimangono che due tipi di persone, entrambi assai poco interessanti: gli ingenui che si lasciano prendere da queste parole roboanti e che credono alla loro «missione civilizzatrice», incoscienti come sono della barbarie materialista nella quale sono immersi; ed i furbi che sfruttano questo stato d’animo per soddisfare i loro istinti di violenza e di cupidigia. In tutti i casi, una cosa è certa:
ed è che gli Orientali non minacciano nessuno e non pensano nemmeno di invadere l’Occidente in un modo qualsiasi; per il momento hanno troppo da fare per difendersi dall’oppressione europea che rischia di colpirli fin nello spirito; ed è veramente curioso vedere i loro aggressori atteggiarsi a vittime.
Questa precisazione era necessaria, poiché certe cose vanno dette; ma ci guarderemo dall’insistervi oltre, visto che la tesi dei «difensori dell’Occidente» è veramente troppo fragile ed inconsistente. Del resto, se nel citare Massis, per un momento ci siamo discostati dal riserbo che abitualmente osserviamo per ciò che concerne le individualità, è soprattutto perché egli rappresenta, nella circostanza, una certa parte della mentalità contemporanea, della quale occorre tenere conto in questo studio sullo stato del mondo moderno.
In che modo questo «tradizionalismo» d’ordine inferiore, strettamente limitato e incapace di comprendere, forse persino assai superficiale, potrebbe opporsi veramente ed efficacemente ad uno spirito con il quale condivide così tanti pregiudizi?
Dall’una parte e dall’altra si riscontra, all’incirca, la stessa ignoranza dei veri principi, lo stesso partito preso teso a negare tutto ciò che sorpassa un certo orizzonte, la stessa inettitudine a comprendere l’esistenza di civiltà differenti, la stessa superstizione del «classicismo» greco-latino. E una tale insufficiente reazione ci interessa solo per il fatto che è indicativa di una certa insoddisfazione di alcuni nostri contemporanei per lo stato presente delle cose;
peraltro, esistono altre manifestazioni della stessa insoddisfazione, le quali sarebbero suscettibili di spingersi più lontano se fossero ben dirette; ma, per il momento, si tratta di qualcosa di assai caotico, ed è molto difficile dire che cosa ne deriverà.
Tuttavia, a questo proposito, qualche previsione non sarà forse del tutto inutile; e dal momento che tali previsioni sono strettamente connesse col destino del mondo attuale, esse potrebbero servire contemporaneamente da conclusione per questo nostro studio, nella misura in cui è permesso trarre delle conclusioni senza fornire all’ignoranza «profana» l’occasione per attacchi troppo facili, sviluppando imprudentemente delle considerazioni impossibili da giustificare con i mezzi ordinari.
Noi non siamo di quelli che ritengono che tutto possa essere detto indifferentemente, almeno quando si lascia la dottrina pura per passare alle applicazioni; perché allora si impongono certe riserve e inevitabilmente si devono prendere in considerazione delle questioni di opportunità; ma queste riserve legittime, e perfino indispensabili, non hanno niente in comune con certe paure puerili che sono solo l’effetto di un’ignoranza paragonabile a quella di un uomo che, secondo la proverbiale espressione indù, «scambia una corda per un serpente».
Lo si voglia o no, ciò che dev’esser detto lo sarà nella misura richiesta dalle circostanze; né gli sforzi interessati degli uni né l’inconscia ostilità degli altri, potranno impedire che sia così; e, per altri versi, non sarà certo l’impazienza di coloro che, presi dalla precipitazione febbrile del mondo moderno, vorrebbero sapere tutto e subito che potrebbe fare in modo che certe cose vengano conosciute all’esterno prima di quando è opportuno;
ma questi ultimi, almeno, potranno consolarsi pensando che il ritmo accelerato degli avvenimenti darà loro indubbiamente una pronta soddisfazione; speriamo solo che, a quel punto, non abbiano a rimpiangere di non essersi sufficientemente preparati a ricevere una conoscenza che troppo spesso hanno cercato con molto più entusiasmo che con vero discernimento!
Scritto da René Guénon
Nessun commento:
Posta un commento