Gentile Redazione de Lo Schiaffo 321,
sono un vostro lettore che navigando in rete ha avuto il piacere di conoscervi. Per motivi familiari sono stato da poco a visitare un caro defunto e mi sono imbattuto nella tomba di un certo Oreste Abate, militante del Movimento Sociale Italiano assassinato per una partita di morra con un comunista. La storia è restata nascosta per molti anni. In rete ho trovato solo il seguente articolo di Pietro Cappelari, tratto dal numero 8 de “L’Ultima Crociata” uscito a Novembre del 2022, che vi invito a pubblicare sul vostro pimpante giornale moderno.
In sostanza, vi scrivo perché da tifoso milanista adoravo Ignazio Abate, mitico calciatore rossonero. Igna era il mio idolo calcistico e quel cognome mi è balzato subito agli occhi. Abate Ignazio ho letto che è originario della val Caudina, forse anche Abate Oreste lo fu? Ringrazio Lo Schiaffo 321 per l'eventuale spazio in rivista e chiedo apertamente: Vi risulta qualche ramo di parentela tra il povero missino ed il calciatore? ( Giuseppe G.)
LA STORIA
Nelle prime ore del 1° Ottobre 1950 veniva aggredito a Ciliverghe di Mazzano, in provincia di Brescia, il missino Oreste Abate. Oreste Angelo Stefano Abate, questo il suo nome completo. Era nato in questa piccola frazione il 18 Ottobre 1909. Fascista, combattente della R.S.I., prigioniero nel campo di concentramento di Coltano (Pisa), ritornato a casa era stato oggetto di continue discriminazioni, tanto che nessuno voleva assumerlo.
Costretto a condizioni di indigenza, aveva trovato nel costituendo MSI una comunità di amore e di affetti. Entrato nel mirino degli antifascisti per la sua fede politica mai rinnegata, aveva già subito una prima aggressione.
L'AGGUATO
La notte del 1° Ottobre 1950, come abbiamo detto, cadde in un agguato. Tutto era nato poche ore prima, il 30 Settembre, intorno alle 22,00, quando Abate aveva avuto un accesso diverbio con tale Orlando Tellaroni, militante del PCI di 19 anni, durante una partita di Morra (gioco vietato) nell’osteria Piovanelli, in via Conciliazione, a Ciliverghe.
Abate, che stava vincendo, aveva scherzosamente preso in giro il giovane comunista che, per tutta risposta, reagì brandendo una sedia e scagliandosi contro l’avversario. Solo l’intervento di alcuni avventori aveva evitato il peggio. Stante la pioggia, i due rimasero nei locali fino alle 2 del mattino. Tellaroni, però, non si era sentito soddisfatto della conclusione della lite, tanto che era stato avvistato nei pressi dell’abitazione del missino per chiudere, con spirito tutt’altro che pacifico la discussione.
La moglie di Abate, Amabile Bonini, venuta a conoscenza di quanto stava accadendo proprio dalla voce del giovane comunista che sostava nei pressi della sua abitazione, corse con degli amici a cercare il marito che, rientrando a tarda ora a casa, era di nuovo uscito. La donna riuscì a convincerlo a tornare immediatamente a casa e a non far degenerare la situazione. Tuttavia, appena giunto nei pressi della sua abitazione, il missino venne aggredito alle spalle, di sorpresa, dal Tellaroni che, presa una grossa pietra, gli fracassò il cranio (la squama del temporale e dell’occipitale destro).
l'AGONIA
Tuttavia, la ferita parve non grave. Abate, dopo un attimo di sbandamento, parve riprendersi e venne portato a casa a letto. Solo vero le 11 del mattino fu chiara la situazione di estrema gravità in cui versava il missino. Subito soccorso, Abate venne portato d’urgenza all’ospedale civile di Brescia, in Via Moretto n. 44. Morì dopo due giorni di agonia. Erano le 20,30 del 3 Ottobre 1950. Lasciava nell’indigenza una moglie e tre figli in tenerissima età. I Carabinieri arrestarono la sera stessa dell’aggressione il giovane comunista, ma la stampa cercò di depotenziare il fatto, confinandolo in articoli di cronaca secondaria (cfr. assassinato dai comunisti un iscritto al MSI, “Lotta Politica” a. II, n.42, 21 Ottobre 1950). L’omicidio fu subito derubricato da volontario a preterintenzionale, in quanto secondo i Giudici, non vi fu nel Tellaroni volontà omicida. Venne altresì esclusa la motivazione politica, essendo i due, comunque, stati visti giocare insieme amichevolmente, prima dello scoppio della lite.
L’8 Marzo 1951, il giovane comunista fu condannato a 10 anni di reclusione (di cui tre saranno poi condonati dall’amnistia e l’indulto stabilito con DPR n. 922 del 19 Dicembre 1953). Sebbene il delitto non fu politico l’eco della morte di Abate scosse la coscienza di molti fascisti bresciani che, fino ad allora, avevano esitato a schierarsi per timore di ritorsioni contro di loro e, soprattutto, le loro famiglie. Questo ennesimo atto di violenza contro un missino fu la classica goccia che fece traboccare il vaso:
dopo il tragico evento, i fascisti della zona decisero di passare all’azione e costituire ovunque fosse possibile sezioni del MSI, “casa comune” per difendersi dall’offensiva antifascista in atto (cfr. A. Baldoni, La Destra in Italia 1945-1969, Pantheon, 2000). Ad oltre cinque anni dalla fine della guerra, il clima stava finalmente cambiando e all’orizzonte v’erano i primi grandi successi del Movimento Sociale Italiano che, almeno fino al 1960, misero all’angolo l’antifascismo comunista.
ULTIMA CROCIATA
Tra l'altro proprio quel numero venne diffuso nello scorso novembre anche in Provincia di Avellino. La Redazione de “L’Ultima Crociata” presentò alla Gazzetta dell'Irpinia la pubblicazione che riesumava la triste vicenda. Di seguito il comunicato stampa, pezza d'appoggio a sostegno della misteriosa tesi che vede Abate, in un modo o nell'altro collegato alla Valle Caudina, visto l'alto numero di famiglia omonime in zona. Eppure, Ignazio Abate, campione capace di indossare la maglia della Nazionale di calcio quattro volte Campione del mondo, è figlio di una coppia tutta Caudina, con padre di San Martino Valle Caudina e madre di Cervinara.
In prima pagina - si legge nella nota de L'Ultima Crociata - ci saranno due importanti articoli che ci porteranno indietro nel tempo, in un passato purtroppo dimenticato. Narreremo della storia di Corinna Luchaire, la bellissima attrice, collaborazionista francese, lasciata morire dal proprio Governo e, soprattutto, parleremo dell’assassinio del Missino Oreste Abate, facendo per la prima volta luce su cosa avvenne quel 1° Ottobre 1950. All’interno, la cronaca delle attività in difesa della memoria dei nostri Caduti condotte in queste ultime settimane e le notizie riguardanti alcune spedizioni di ricerca patrocinate dalla Fondazione “Francesco Parrini”.
In un’epoca in cui sembra reato anche portare un fiore ai nostri Caduti, dobbiamo ricordare che ci fu un tempo in cui le istituzioni non dimenticarono la pietas e resero onore ai combattenti d’Italia. Aiutateci a difendere la nostra storia e la memoria dei nostri Caduti. Da 72 anni “L’Ultima Crociata” vive grazie ai vostri contributi! Abbonatevi e diffondete “l’ultimo giornale della Repubblica Sociale Italiana”.
Riflessioni
Prima di tutto siamo Noi a ringraziare il signor Giuseppe per l'invio della lettera elettronica e per averci dato altro pane per i nostri denti. Lo Schiaffo 321 è alla perenne ricerca di frammenti di storia Caudina, Irpina, Sannita e non solo. In questo caso il mistero Caudino potrebbe rivelarsi un semplice caso di omonimia, ma ci riserviamo di esprimere un giudizio sulla questione solo dopo aver scavato fino in fondo in questa triste storia assurda. Con "Igna" Abate probabilmente non ci sono legami di parentela, però vogliamo in ogni caso fare una ricerca approfondita in merito, oltre la pura casualità.
Il vile assassinio del militante Missino per mano comunista è restato fin troppo tempo sotto il tappeto lercio delle storie scomode e/o dei misteri irrisolti. L'eterna diatriba tra destra e sinistra è una piaga destinata ad una naturale ed inevitabile metamorfosi. Speriamo presto.
All'epoca dell'omicidio, settantatré anni fa, le tessere di partito scavavano dei profondi ed inespugnabili solchi tra la popolazione d'Italia. Purtroppo, quella violenza e quelle contrapposizioni post-belliche hanno strappato troppe vite innocenti, senza pietas, in fredde pozze di sangue ed hanno coinvolto migliaia di famiglie, sconvolte nell'esistenza dalle luci blu delle ambulanze o dei cellulari (non dei "cellulari" alias telefonini...).
Lo Schiaffo 321 ricorda il Caduto Oreste Abate, indipendentemente dalle radici di appartenenza. Detestiamo e combattiamo la classificazione dei Caduti in serie A e serie X. Tutto qui.
La Memoria non ha colori.
La Storia, spesso, sì.
Riposa in pace, Oreste!
Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo
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