sabato 30 settembre 2023
PINO GRAZIOLI in diretta dalla Valle Caudina. Famiglia Caudina ospita una signora napoletana in difficoltà | CAUDIUM
Il simpatico e irriducibile Pino Grazioli, noto personaggio televisivo, che incarna il giornalismo d'assalto armato di telefonino, è tornato in Valle Caudina non per denunciare degrado e affini, bensì per dare una speranza a Nonna Vanda, la pittoresca nonnina famosa in tutta Italia grazie alle dirette sui vari canali gestiti dal mitico Pino, sempre sul pezzo.
Le dirette del noto giornalista partenopeo vengono sempre seguite da migliaia di persone, con picchi d'ascolto da brividi. Se ieri i meno fortunati si affidavano alla politica sociale, oggi i social danno una mano concreta a chi ha bisogno di attenzioni. Basta un videomessaggio e Pino Grazioli vi ascolta. Da anni macina chilometri fiutando i casi più estremi di Napoli e provincia, senza disdegnare l'entroterra campano, un pozzo inesauribile per i collegamenti dal vivo. Da segnalare la collaborazione con l'animalista di punta, il combattivo Enrico Rizzi.
I protagonisti di questa favola moderna sono la signora Vanda, una povera donna in difficoltà, la vivace redazione di Pino Grazioli e Pino Grazioli stesso. Alla guida della sua auto si è fiondato a Cervinara per lasciare, in buone mani, la povera Vanda in cerca di sorrisi ed affetto, nonostante un caratterino sui generis.
NONNINA
Dopo un lungo viaggio la Nonnina 2.0 ha abbracciato la nuova famiglia calorosa, capace di accollarsi un personaggio scomodo, con tanti pregi e qualche difettuccio. Infatti, sono molte le persone che hanno sventolato la bandiera bianca, chiamando in fretta e furia il povero Pino, implorandolo di andare a riprendersi la vecchietta, capace di non perdere la pazienza e la speranza di vedere la Nonna Vanda al calduccio, specialmente con un inverno rigido alle porte.
L'ennesimo caso con persone in reali difficoltà, al limite del decoro, salvate dal mondo digitale di Grazioli, a nostro avviso, dovrebbe far riflettere le Caudine ed i Caudini. Potrebbero emergere, di prepotenza, le reali potenzialità di un territorio ricco di risorse, umane, geopolitiche ed etiche.
Un sorriso dalla Valle Caudina.
Grazie Pino Grazioli.
Benvenuta Nonna Vanda!
Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo
DAVIDE ZILLI - Il complottista (2019)
Artista: Davide Zilli
Brano: Il complottista
Anno: 2019
Elementi di complottologia – Prima parte | POLITICA
Definizione preliminare
La complottologia, com’è noto, è la ricerca della verità nascosta dietro le apparenze, il tentativo di far luce su ciò che è coperto da una qualche segretezza, naturale o artificiale, ovvero il cosiddetto “sollevare il velo di Maya”. È lo sforzo di andare oltre la fenomenologia e scoprire la realtà che precede, sottende, determina i fatti. Potremmo dire che la complottologia sta ai dati immediati della coscienza come l’eziologia sta ai sintomi. È quindi essenzialmente uno studio delle cause.
Origine ed etimologia
La complottologia nasce con l’uomo, costituisce il fondamento imprescindibile del suo pensiero. È espressione di un dubbio o sospetto originario sulla natura di ciò che sta all’origine degli eventi fisici e mentali. Da essa nascono la religione, la filosofia, la scienza, la psicologia. La parola viene presumibilmente da plot, intreccio, trama, disegno. Ha quindi una stretta affinità con le parole sanscrite sutra (filo) e tantra (trama), in quanto rappresentazione ideale di un ordito che unisce tra loro i vari elementi del reale.
Fondamento incerto
La complottologia si fonda sull’idea che tutto ciò che accade si possa spiegare individuandone l’origine, la ragione, il movente, il fine, ossia la sua causa in senso lato. ‘Causalità’ significa che una cosa si manifesta solo a determinate condizioni che la precedono. Tuttavia, è un concetto che accettiamo solo per ragioni pratiche, senza potercelo spiegare esattamente. Per capirlo dovremmo cercarne la causa. Ma così daremmo per scontato quello che dovremmo dimostrare, cadendo nel medesimo circolo vizioso in cui cadde Hume quando mise in dubbio il principio di causalità pensando fosse causato dall’abitudine.
Il limite
La complottologia abbraccia teoricamente ogni campo della realtà. Si ferma solo davanti al mistero dell’essere, in quanto non può scorgervi alcuna causa. Se infatti vi fosse qualcosa che precede l’essere e lo determina, questa causa sarebbe ancora un essere. L’ipotesi di una Causa sui, di un Essere che è origine e fine a se stesso, è perciò il limite ultimo della complottologia, ma anche ciò che le permette di evitare un regressus in infinitum.
Il metodo
La complottologia può essere ipotetica o dimostrativa, ossia basarsi su congetture o su prove evidenti. Per le sue operazioni si avvale di strumenti quali l’inferenza, la memoria, l’immaginazione, l’intuito, la credenza. Occorre distinguerla dalla paranoia, che ne rappresenta una degenerazione patologica. Il pensiero complottologico implica una scrupolosa indagine sui dati della realtà. Benché poggi sull’osservazione empirica, la deve necessariamente trascendere, poiché la mera percezione di oggetti fisici o mentali non ne chiarisce le cause e le ragioni.
Vizio di forma
La complottologia non è solo ricerca di risposte ma anche il saper porre le domande giuste. Prendiamo questo classico problema: “vien prima l’uovo o la gallina?”. Ovvero, è l’uovo che causa la gallina o viceversa? Alcuni sostengono che l’atto precede la potenza, e che quindi la gallina vien prima dell’uovo, altri sostengono il contrario. Si tratta qui di riconoscere un vizio di forma. Non possiamo chiedere semplicemente: “cosa viene prima?”. Prima e dopo sono infatti concetti relativi. Quindi, chiedendo “cosa viene prima?” dobbiamo specificare se intendiamo prima della gallina o prima dell’uovo. Nel primo caso la risposta sarà: la gallina. Nel secondo, l’uovo.
L’inconscio
Qual è il soggetto della complottologia? Si direbbe la nostra coscienza, che dall’osservazione dei fatti trae informazioni, associazioni mentali, conclusioni. Ma la moderna complottologia psicologica, riproponendo in fondo un certo pensiero magico-mitologico, immagina dietro la coscienza l’esistenza di forze cui dà il nome di Es, Super-Io, narcisismo, rimozione, sublimazione ecc. Queste forze determinerebbero inconsce spinte pulsionali o inconsci meccanismi di difesa che noi scambiamo per atti coscienti.
Il cervello
La complottologia neurologica, da parte sua, vede nella coscienza un effetto della chimica e dell’elettricità del cervello. Tali ipotesi sono in sé paradossali, in quanto rendono la coscienza un epifenomeno di cause inconsce, ossia una ‘coscienza incosciente’. Tuttavia, potremmo legittimamente rovesciare tale prospettiva e immaginare che l’inconscio sia un epifenomeno della coscienza, sedimento di atti coscienti ripetuti fino a diventare pulsioni, riflessi condizionati, strutture neuronali e sinapsi.
Oggetto della complottologia
Tutto può essere oggetto di esame complottologico. Qual è la causa del mondo? Cosa sta dietro i fenomeni naturali? Come nasce l’uomo? Questi sono i primi, fondamentali interrogativi cui la complottologia cerca di rispondere. Non meno cruciali sono i problemi connessi al male, alla sofferenza, alla malattia, alla morte, o i grandi temi storici, come la povertà, le guerre, le discriminazioni sociali ecc., spaziando dalle grandi cause metafisiche alle cause psicologiche e morali. Queste ultime vengono comunemente definite ‘responsabilità’ e possono riferirsi a gruppi di potere o a singoli individui: banchieri, speculatori, politici, ‘filantropi’ ecc.
Idealità e materialità
Nella sua ricerca delle cause la complottologia mostra storicamente due tendenze opposte. La prima, idealistica, attribuisce ai fenomeni della percezione e della ideazione cause immateriali: Dio, l’anima, le Idee, gli archetipi ecc. È una complottologia di natura essenzialmente ipotetica, ricchissima di argomenti logici, intuitivi e immaginativi. La seconda ha invece carattere materialistico, le basta supporre cause naturali. Pur implicando aspetti congetturali e immaginativi (ad esempio l’esistenza degli atomi) si basa prevalentemente su dimostrazioni sperimentali. Da lei nasce la nostra moderna metodologia scientifica.
Il benessere
Non dobbiamo pensare però che la complottologia sia mera aspirazione a un sapere teorico. Essa si prefigge, come ogni attività umana, di curare i mali dell’esistenza. La complottologia religiosa, che crede nell’anima, nei peccati e nel diavolo, proporrà rimedi morali e spirituali. La complottologia medica, che crede in virus, microbi, anomalie genetiche ecc., offrirà rimedi farmacologici. Vi sono però complottologi secondo i quali proprio la moralità è causa di sofferenza, e altri pensano siano proprio i medici e le medicine la principale causa di malattie e di morte (diceva Pitigrilli: «la medicina è l’arte di condurci con parole greche all’estrema dimora»).
La storia
Uno dei capitoli più misteriosi nella storia della complottologia è proprio la storia. Infatti, la storia si occupa di ciò che è passato, quindi di ciò che non esiste. Attraverso una ricostruzione della memoria, lacunosa e non sempre imparziale, si può descrivere ciò che è successo. Ma individuarne le cause è quasi impossibile. Le stesse ragioni che hanno influenzato la nostra storia personale ci restano in gran parte ignote. Come possiamo dunque presumere di conoscere le cause che hanno segnato il destino di nazioni e popoli interi? Per questo motivo la complottologia storica è intessuta di credenze, leggende, miti, di pregiudizi e opinioni incerte. Oppure di presunte certezze, dettate in realtà da convenienze e interessi particolari.
Dogmatismo
Questo introduce un tema di estrema gravità. La complottologia, nel suo sforzo di superare le apparenze, dovrebbe infatti essere incline al dubbio, pronta a sospettare anche di sé stessa. Purtroppo la nostra società ha invece sviluppato nel tempo una complottologia dogmatica – espressione di autorità sacerdotali, scientifiche e politiche – che rifiuta di porre in discussione i propri contenuti. È evidente che tali dogmatismi non hanno come fine la ricerca della verità – che anzi osteggiano – ma l’esercizio di un controllo sulle coscienze.
Scritto da Livo Cadè
Le opinioni espresse nei contributi degli ospiti riflettono esclusivamente l'opinione del rispettivo autore e non corrispondono necessariamente a quelle della redazione de Lo Schiaffo 321. fonte: Ereticamente*
*Ereticamente
“La visione del mondo non si basa sui libri, ma su di una forma interiore e su una sensibilità, aventi carattere non acquisito, ma innato. Si tratta essenzialmente di una disposizione e di un atteggiamento, non già di teoria o di cultura, disposizioni che non concernono il solo dominio mentale ma investono anche quello del sentire e del volere, informano il carattere, si manifestano in reazioni aventi la stessa sicurezza dell’istinto, danno evidenza ad un lato significato dell’esistenza. (…) Se la nebbia si solleverà apparirà chiaro che è la visione del mondo ciò che, di là da ogni cultura, deve unire o dividere tracciando invalicabili frontiere dell’anima: che anche in un movimento politico essa costituisce l’elemento primario, perché solo una visione del mondo ha il potere di cristallizzare un dato tipo umano e quindi di dare un tono specifico ad una data Comunità."
101 Storie Zen - 3. Ah sì? | SAGGEZZA
101 Storie Zen
3. Ah sì?
Il maestro di Zen Hakuin era decantato dai vicini per la purezza della sua vita. Accanto a lui abitava una bella ragazza giapponese, i cui genitori avevano un negozio di alimentari. Un giorno, come un fulmine a ciel sereno, i genitori scoprirono che era incinta. La cosa mandò i genitori su tutte le furie. La ragazza non voleva confessare chi fosse l'uomo, ma quando non ne poté più di tutte quelle insistenze, finì col dire che era stato Hakuin. I genitori furibondi andarono dal maestro. «Ah sì?» disse lui come tutta risposta.
Quando il bambino nacque, lo portarono da Hakuin. Ormai lui aveva perso la reputazione, cosa che lo lasciava indifferente, ma si occupò del bambino con grande sollecitudine. Si procurava dai vicini il latte e tutto quello che occorreva al piccolo.
Dopo un anno la ragazza madre non resistette più. Disse ai genitori la verità: il vero padre del bambino era un giovanotto che lavorava al mercato del pesce. La madre e il padre della ragazza andarono subito da Hakuin a chiedergli perdono, a fargli tutte le loro scuse e a riprendersi il bambino.
Hakuin non fece obiezioni. Nel cedere il bambino, tutto quel che disse fu: «Ah sì?».
101 Storie Zen
A cura di Nyogen Senzaki e Paolo Reps
Con il termine zen (禅) ci si riferisce a un insieme di scuole buddhiste giapponesi che derivano per dottrine e lignaggi dalle scuole cinesi del buddhismo Chán a loro volta fondate, secondo la tradizione, dal leggendario monaco indiano Bodhidharma. Per questa ragione talvolta si definisce zen anche la tradizione cinese Chán, ma anche le tradizioni Sòn coreana e Thiền vietnamita. Immagini tratte dalla rete. Fonte: Scienza Sacra
venerdì 29 settembre 2023
TERREMOTO IN VALLE CAUDINA - Caudium "balla" alle 19.03 con epicentro ad Arpaia. | CAUDIUM
Oltre ovviamente ad una Legge pensata specificamente per le esigenze di una zona fortemente a rischio come l'Irpinia o il Sannio, senza dimenticare la Valle Caudina.
riflessioni
Prevenire. Prevenire. Prevenire.
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I turisti pagavano chi mangiava è pasta - OCCHIO NERO
Un tempo i turisti pagavano i napoletani per mangiare spaghetti.
Ce lo racconta Andrea De Jorio nei suoi libri in cui descrive le usanze popolari napoletane verso la metà del XIX secolo.
I cittadini erano famosi per la tecnica del "mangiare la pasta alla napoletana", ovvero prendere con le mani un bel gruppo spaghetti e risucchiarli in un solo boccone per intero. Questa scena affascinava i turisti stranieri venuti in città e i napoletani ben pensarono di metterci su un business turistico. Davanti a ogni venditore ambulante di pasta era perennemente presente qualche scugnizzo o un poveraccio che, in cambio di qualche moneta e di un pasto offerto, era disposto a mangiare pasta "alla napoletana" facendo divertire il turista.
Insomma, se oggi c'è chi fa moralismi sulla passione per i video stupidi sui social, non è che nel passato le persone amassero intrattenimenti di maggiore qualità.
Anche Goethe rimase stupito dalla quantità di venditori di pasta che si trovano in giro per le strade di Napoli che, tra il primo e il secondo viaggio a Napoli gli sembravano aumentare di giorno in giorno, dopo pochi mesi. Non dobbiamo immaginare poi che la pasta dell'epoca avesse il sapore di quella nostra: in assenza di qualsiasi standard sanitario e di qualità di cottura e di conservazione, la pasta "take away" napoletana aveva un sapore acidulo. L'acqua era poi insaporita con grasso e frattaglie di maiale, come un brodo.
Quando si diffuse la fotografia, lo spettacolo diventò non molto diverso da quello che oggi ci si aspetta dai cellulari: i turisti venivano a Napoli a caccia dei "mangiamaccheroni" e i fotografi fecero una fortuna: uno dei più famosi fotografi a Napoli, Giorgio Sommer, allestiva nel suo studio finti set e pagava qualche monetina a barboni e miserabili per mimare scene "da osteria napoletana", che poi rivendeva ai turisti a caccia di souvenir.
Solo durante il Ventennio fascista arrivò uno stop al mercato degradante dei mangiamaccheroni: da Roma arrivò l'ordine del Ministero della propaganda di eliminare qualsiasi binomio tra maccheroni e napoletani, con sanzioni pesantissime ai fotografi che avessero cercato di fotografare napoletani che mangiano la pasta. (Storie di Napoli)
"Occhio Nero, oenne"
CAUDIUM e LA SACRA SINDONE - Bascetta «Gli Angioini nascosero il Sacro telo nell'imprendibile Caudium, che non è l'odierna Valle Caudina | PERLE
La Sacra Sindone venne nascosta nella vecchia Caudium? La clamorosa "perla" spunta fuori dal profilo pubblico di Arturo Bascetta, fondatore della prestigiosa casa editrice ABE.
quale Caudium?
Il noto editore, nonché giornalista d'assalto, afferma da tempo che la nostra Valle Caudina non è quella ufficiale, citata negli scritti di Virgilio, ospite di Cocceo nell'attuale Bonea. Sul finire degli anni Cinquanta del secolo scorso alcuni studiosi vennero da queste parti ed effettuarono un’ambiziosa campagna di scavi archeologici per riesumare gli inestimabili resti dell'antica Caudio, la bellicosa capitale dei Caudini, sepolti dal tempo.
Incredibilmente furono rinvenute alcune cisterne dell'epoca ed una statua custodita nel Museo Nazionale di Napoli, oltre a qualche frammento di vetro. Le strutture murarie riemerse vennero associate alla villa di Cocceio, l'importante architetto dell’Imperatore Romano Ottaviano Augusto. La storia della nostra Valle Caudina, alla luce delle ricerche Bascettiane, conosciuta nel mondo accademico anche per la celebre sosta di Orazio e Virgilio nel 37 avanti Cristo, è tutta da riscrivere?
Un nuovo e sonoro schiaffo alla Nuova Caudium che deve affrontare, periodicamente, i feroci attacchi revisionisti da parte di esperti del settore. Qualcuno sostiene che la reale collocazione dell'area, menzionata da Tito Livio per la celebre battaglia della Forche Caudine del 321 dopo Cristo, sia senza dubbio altrove nel Molisannio.
Secondo Bascetta la vera Caudium sarebbe collocata appunto in Molise, tra Isernia e Campobasso. Si parla quindi di una roccaforte inespugnabile nei secoli dei secoli. Questa caratteristica territoriale spinse gli Angioini nel 1300 a nascondere la Sacra Sindone esattamente dove sorgeva Caudium.
La clamorosa rivelazione, però, ha anche un precedente storico, altrettanto misterioso e poco conosciuto. La stessa Sacra Sindone, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, venne occultata presso l’Abbazia di Montevergine in provincia di Avellino, ad uno schioppo di chilometri dalla Valle Caudina. Mistero nel mistero perché il Regno d'Italia avrebbe impugnato le armi solo nel giugno 1940, mentre lo spostamento risale addirittura al 7 settembre 1939. Fu il futuro papa Paolo VI a contattare l’abate Ramiro Marcone per comunicargli la decisione visti i rischi di eventuali bombardamenti nemici. Poco dopo, il 25 settembre, la reliquia delle reliquie fu portata in Irpinia all'interno di una semplice cassettina. Il Sacro telo venne poi messo sotto l’altare del Coretto da notte del cenobio fino alla fine del sanguinoso conflitto.
Il termine "sindone" deriva dal greco σινδών (sindon) e indicava un ottimo tessuto di lino d'India. Anticamente il termine "sindone" era generico e non collegato alla sepoltura, ma oggi il termine è ormai diventato sinonimo del lenzuolo funebre di Gesù. Secondo la tradizione religiosa, la σινδών avrebbe avvolto il corpo del Cristo deposto nel sepolcro dopo la crocifissione. In Irpinia arrivò di nascosto ripiegata dentro una sacra cassa d’argento.
Riportiamo per le lettrici ed i lettori de Lo Schiaffo 321 le graffianti parole di Arturo Bascetta, come al solito senza fronzoli e senza peli sulla lingua. Ricordiamo, per la cronaca, che l'amico Arturo ha sfornato, in decenni di accurata e massiccia attività, centinaia e centinaia pubblicazioni a firma della casa editrice ABE. Per l'esattezza ben oltre 750.
«Anche la Sindone era Napoletana! Nel 1338 i Castigliani - scrive l'editore di ABE - invasero le coste e occuparono il Monte Reale della Valle Regale del Bosco Reale fra Salerno e Napoli, sul Monte Marcone dove sedettero la Vedova Regina Sancia nella vecchia reggia del Santissimo Salvatore delle monache di Santa Chiara facendo rinascere Partenope in Costiera, ad Atrani. La Sacra Sindone fu salvata dagli Angioini in ritirata che la nascosero sotto l'Arca Magna nel bosco delle tre Marie, a Santa Maria della Cripta del Monteregale vicino Santa Maria del Monteverdi fra Isernia e Campobasso, sui ruderi de luogo più imprendibile di tutti i tempi: Caudium».
«Ma il terremoto del 1348 - precisa Bascetta - distrusse quelle antiche Chiese di Campobasso site lungo il fiume delle Forche Caudine, fra Via Francigena e la Via Latina, attuale Molise. Tutto andava ricostruito iniziando con una prima Marca del Regno di Dio. Così il la Regina di Napoli scappò in Savoia e il Papa ad Avignone. Da qui elevò a Marchese d'Italia, in nome della Chiesa, Amedeo di Savoia che ebbe l'ordine di liberare dalle macerie il sacro telo e di portarlo al sicuro insieme alle carte nelle terre della Regina Giovanna, come si legge nei suoi diari. Perciò alla Sacra Sindone fu data nuova dimora in una Chiesa col nuovo nome di Santa Maria del Monte Regalis a Mondovì. Dunque, cari professori da 5000 euro al mese, avere scritto, fino ad oggi, un sacco di panzanate».
ETà DELLA PIETRA?
Questo nuovo mistero Caudino potrebbe far riemergere un importante pezzo di storia sacra, nascosto nei meandri del tempo e forse nelle Diocesi del territorio. Dove venne nascosto il telo dal valore inestimabile? In quale Caudium, quella presunta del Molise o quella "classica" situata in Valle Caudina?
Bascetta non usa mezze parole, anzi replica con durezza ad un commento scritto in totale antitesi con la tesi revisionista, ora al centro della discussione storiografica anche sulla Via Francigena. In passato abbiamo ospitato su queste colonne digitali alcuni punti di vista alternativi, naturalmente rispettando la diversità di vedute.
La storiografia, sia chiaro, è una delicata disciplina scientifica che si occupa della descrizione della storia e comprende tutte le forme di interpretazione, di trattazione e trasmissione di fatti e accadimenti della vita degli individui e delle società del passato storico. Chi ha messo in dubbio la linea bascettiana sulla reale collocazione geografica di Caudium, come era prevedile, si è beccato una secca risposta alla Bascetta:
«Siete rimasti all'Età della pietra, anzi, delle "pietre antiche", visto che in Valle Caudina, non ce n'è nemmeno una. In verità, prima del 1348, non c'era nemmeno una mulattiera. Tanto è vero che - sottolinea l'irriducibile scrittore - la Regina Isabella, nel 1501, dovette scendere fuori Benevento per imboccare, a dorso di mulo, la via di Tufara Valle, onde risalire per Arpaia e finalmente raggiungere Acerra, dove era attesa. Figurati cosa ci potesse essere prima del 1500. Non oso immaginare: acquitrini, paludi e cipolle, tante cipolle, coltivate nei campi di Airola.
Per quanto riguarda Vico (Montesarchio) e Bonea, sulla via di Sant'Agata e della Valle di Maddaloni, è un'altra storia che risale al Principato del 1093 su un'ex Vico e che non c'entra con l'Appia Antica, tantomeno con l'immaginaria Via Francigena dei Franchi (quelli della Villa Franca del Castello di Arechi II, vicario di Carlo Magno, in Castelvetere dei Magni, capitale dell'Apulia), fra le tombe romane e lungo il Candelaro, come attestano le carte, fino a raggiungere la Chiesa di Santa Sofia in Canosa (ex Civitate Regina vicaria imperiale dei Capetingi e già di Costantinopoli)».
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giovedì 28 settembre 2023
I DALTON - Ritorno a scuola, la prima evasione #23
martedì 26 settembre 2023
UNIONE DEI COMUNI CAUDINI - Airola, Arpaia, Bucciano, Bonea, Cervinara, Forchia, Moiano, Montesarchio, Pannarano, Paolisi, Roccabascerana, Rotondi e San Martino Valle Caudina a Napoli #16FRECCIATINECAUDINE
#16FRECCIATINECAUDINE
Invitiamo i Sindaci della Nuova Caudium ad essere compatti, attenti, elastici e realistici per poter costruire, almeno, una speranza di rinascita futura per il territorio, troppe volte dimenticato.
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