martedì 29 agosto 2023

René Guénon - La crisi del mondo moderno | Cap. 8 parte II - L’invasione occidentale


La crisi del mondo moderno

Cap. 8 - L’invasione occidentale

Cosa straordinaria: questo momento in cui l’Occidente invade tutto, è lo stesso scelto da certuni per denunciare, come un pericolo che li riempie di spavento, una pretesa penetrazione di idee orientali in Occidente; che sarà mai questa nuova aberrazione? 

Malgrado il nostro desiderio di attenerci a delle considerazioni di ordine generale, non possiamo esimerci dallo spendere almeno qualche parola a proposito della Difesa dell’Occidente pubblicata recentemente da Henri Massis, la quale costituisce una delle manifestazioni, fra le più caratteristiche, di questa condizione di spirito. 

Questo libro è pieno di confusioni e perfino di contraddizioni, e dimostra una volta di più come la maggior parte di coloro che vorrebbero reagire al disordine moderno siano poco capaci di farlo in maniera veramente efficace, poiché non conoscono molto bene neanche ciò che devono combattere. 

Talvolta l’autore nega di volersi richiamare al vero Oriente, e se effettivamente si fosse attenuto ad una critica delle fantasie «pseudo-orientali», vale a dire di quelle teorie puramente occidentali che sono state diffuse con delle etichette fuorvianti e che sono solo uno dei numerosi prodotti dello squilibrio attuale, non potremmo che approvarlo pienamente, tanto più che noi stessi abbiamo segnalato, ben prima di lui, il pericolo reale di questo genere di cose, al pari della loro inconsistenza dal punto di vista intellettuale. Ma, sfortunatamente, in seguito egli sente il bisogno di attribuire all’Oriente delle concezioni che non valgono certo più delle prime, e per far questo egli si basa su delle citazioni tratte da alcuni orientalisti, più o meno «ufficiali», nelle quali le dottrine orientali sono deformate fino alla caricatura, come accade ordinariamente; che ne direbbe se qualcuno usasse lo stesso procedimento nei confronti del Cristianesimo, pretendendo di giudicarlo in base ai lavori degli «ipercritici» universitari? È esattamente ciò che egli fa nei confronti delle dottrine dell’India e della Cina, con l’aggravante che gli Occidentali di cui invoca la testimonianza non hanno la minima conoscenza diretta di tali dottrine, mentre i loro colleghi che si occupano del Cristianesimo devono almeno conoscerlo in una certa misura, anche se l’ostilità nei confronti di tutto ciò che è religioso impedisce loro di comprenderlo veramente. 

Enrico Massis

D’altronde, con l’occasione, dobbiamo dire che talvolta abbiamo avuto delle difficoltà per far ammettere a degli Orientali che le esposizioni di tale o di tal altro orientalista derivano da una incomprensione pura e semplice e non da un partito preso cosciente e volontario, si pensi fino a che punto si percepisce in tali lavori quella stessa ostilità che è tipica dello spirito antitradizionale; e vorremmo chiedere volentieri a Massis se crede che attaccare la tradizione altrui sia la cosa più accorta per chi vorrebbe restaurarla nel proprio paese. 

Parliamo di accortezza perché, in fondo, tutta la discussione del Massis è condotta sul terreno politico; per noi che ci poniamo da un punto di vista del tutto diverso, quello dell’intelligenza pura, la sola questione che si pone è una questione di verità; ma questo punto di vista è indubbiamente troppo elevato e troppo sereno perché i polemisti vi possano trovare la loro soddisfazione, e dubitiamo perfino che, in quanto polemisti, la cura della verità possa occupare un gran posto fra le loro preoccupazioni.

Massis se la prende con quelli che chiama i «propagandisti orientali», espressione che contiene in se stessa una contraddizione, poiché lo spirito di propaganda, lo abbiamo già ripetuto più volte, è una cosa tutta occidentale; e basta questo per indicare chiaramente che in tutto ciò vi è dell’equivoco. In effetti, fra i propagandisti in questione noi possiamo distinguere due gruppi, di cui il primo è costituito da dei puri Occidentali: se non fosse indice della più deplorevole ignoranza delle cose dell’Oriente, sarebbe veramente comico vedere annoverati fra i rappresentanti dello spirito orientale dei Tedeschi e dei Russi; nei loro confronti l’autore esprime delle considerazioni di cui alcune sono molto giuste, ma perché non presenta chiaramente costoro per ciò che sono in realtà? 

In questo primo gruppo noi comprendiamo anche i «teosofisti» anglosassoni e tutti gli inventori delle altre sette dello stesso genere, la cui terminologia orientale è solamente una maschera destinata ad imporsi agli ingenui ed ai male informati, maschera che ricopre delle idee tanto estranee all’Oriente per quanto sono care all’Occidente moderno; d’altronde, costoro sono molto più pericolosi dei semplici filosofi, a causa delle loro pretese nei confronti di un «esoterismo» che non possiedono minimamente, ma che simulano fraudolentemente per attrarre tutti coloro che cercano qualcosa di diverso dalle speculazioni «profane» e che in mezzo al caos presente non sanno a chi indirizzarsi; 

noi ci stupiamo un po’ del fatto che Massis non ne parli quasi per niente. Quanto al secondo gruppo, vi si possono trovare alcuni di quegli Orientali occidentalizzati di cui parlavamo prima, i quali, ignorando al pari dei primi le vere idee orientali, non sarebbero certamente in grado di diffonderle in Occidente, ammesso che ne abbiano l’intenzione; del resto, lo scopo che costoro si propongono realmente è proprio l’opposto, poiché esso consiste nel distruggere queste stesse idee in Oriente e, al tempo stesso, nel presentare agli Occidentali il loro Oriente modernizzato, in accordo con le teorie che sono state loro insegnate in Europa ed in America; veri agenti della più nefasta di tutte le propagande occidentali, di quella che si volge direttamente all’intelligenza, è per l’Oriente che essi sono un pericolo e non per l’Occidente, di cui invece sono il riflesso. 

Per quanto riguarda i veri Orientali, Massis non ne nomina uno solo, e sarebbe stato ben difficile farlo, visto che sicuramente non ne conosce nessuno; l’impossibilità di citare il nome di un Orientale che non sia occidentalizzato avrebbe dovuto farlo riflettere e fargli comprendere che i «propagandisti orientali» sono del tutto inesistenti.

Peraltro, benché la cosa ci costringa a parlare di noi stessi, il che rientra assai poco nelle nostre abitudini, dobbiamo dichiarare formalmente che, a quanto ci risulta, non v’è nessuno che abbia esposto in Occidente delle idee orientali autentiche, salvo noi stessi; e noi lo abbiamo sempre fatto esattamente come l’avrebbe fatto ogni Orientale che fosse stato spinto dalle circostanze: 

vale a dire senza la minima intenzione di «propaganda» o di «volgarizzazione», e unicamente per coloro che sono in grado di comprendere le dottrine esattamente come esse sono, senza snaturarle col pretesto di metterle alla loro portata; e aggiungiamo che, malgrado la decadenza dell’intellettualità occidentale, coloro che comprendono sono ancora meno rari di quanto avremmo supposto, pur rimanendo evidentemente una piccola minoranza. 

Una tale iniziativa non è certo del genere di quelle immaginate da Massis, non osiamo dire per i bisogni della sua causa anche se il carattere politico del suo libro possa autorizzare una simile espressione, e per essere il più benevoli possibile, diciamo che egli le immagina perché il suo spirito è turbato dalla paura che scaturisce in lui dal presentimento di una rovina, più o meno prossima, della civiltà occidentale, e ci rammarichiamo che non abbia saputo vedere con chiarezza ove si trovano le vere cause che condurranno ad una tale rovina, nonostante talvolta riesca a dar prova di giusta severità nei confronti di certi aspetti del mondo moderno. 

Ed è proprio questo che rende continuamente oscillante la sua tesi: da un lato, non sa esattamente quali sono gli avversari che dovrebbe combattere, e dall’altro, il suo «tradizionalismo» lo rende parecchio ignorante circa l’essenza stessa della tradizione, che egli confonde chiaramente con una sorta di «conservatorismo» politico-religioso dell’ordine più esteriore.

Scritto da René Guénon

La crisi del mondo moderno

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