giovedì 31 agosto 2023
VALLE CAUDINA - Un Principe Azzurro Caudino per la cantante Arisa in cerca di marito: «Valuto proposte da soggetti a cui piaccia solo e da matti l’organo sessuale femminile» | perle
Arisa valuta proposte di matrimonio da soggetti sanissimi, massimo 45 anni, economicamente autosufficienti a cui piaccia solo e da matti l’organo sessuale femminile, in particolare il suo. C'è qualcuno che voglia svegliarsi al mattino con l'ex icona del mondo Lgbt+, al secolo Rosalba e aiutarla a vivere una vita piena, felice e soddisfacente, in completa armonia con Arisa, il suo alter ego artistico?
NEL BOSCO
Sembrerebbe che proprio di sì. Pare che da un bosco della Valle Caudina sia partita un'allettante richiesta di matrimonio per la famosa artista meridionale, al centro di polemiche anche per una sua presunta simpatia politica per il Presidente Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia. Da ogni angolo della Penisola, isole comprese, si avverte una nuova ventata di Eterosessualità, dopo anni di viscido bombardamento mediatico a senso unico e con la solita censura per le voci fuori dal coro. Rispettare le scelte personali in ambito sessuale nel 2023 è ovvio, imporle con le grida e l'intolleranza è, invece, alquanto squallido.
«Si offre “verità, corpo, anima, cervello” fedeltà se meritata e ottima cucina. Qualche sbalzo d’umore - dichiara l'originale Arisa - ma tutto risolvibile con un abbraccio e con la buona fede. Solo intenzioni serie. NESSUNA BUGIA. NO PERDITEMPO».
Rosalba Pippa classe 1982, da Pignola, paese di 6.500 anime in provincia di Potenza, potrebbe apprezzare davvero un Cavaliere della Valle Caudina, terra a due passi dalla Lucania. Secondo le voci di corridoio si tratterebbe di un simpatico giovanotto sulla quarantina di San Martino Valle Caudina, noto per essere follemente innamorato della cantante fin dai tempi in cui appariva impacciata e imbarazzata. Il Principe Azzurro Caudino in passato cantava in gruppi locali, prediligendo il Punk-Rock e frequentava i circoli della Fiamma Tricolore di Aenne. Il pretendente avrebbe scritto un paio di poesie dedicate a Rosalba, versi profondi ed irriverenti che potrebbero anche ispirare nuove creazioni da parte dell'ottima voce lucana.
Ricordiamo alle lettrici ed ai lettori de Lo Schiaffo 321 che Arisa ha lavorato umilmente e a testa alta come cameriera, cantante di piano bar, baby sitter, parrucchiera, addetta alle pulizie ed estetista fino a poche settimane prima del suo esordio a Sanremo. I primi passi nel mondo musicale risalgono al 1998 e da allora i successi sono stati talmente tanti da proiettarla tra le icone della musica italiana contemporanea.
«Siamo bombardati da cose negative. Spesso la reazione è rinchiuderci in noi stessi e non uscire di casa. L’amore invece è gratuito. Per amore - affermò in un'intervista - io potrei andare sulla luna e tornare in un solo giorno».
riflessioni
Di questi tempi appare più semplice arrivare sulla Luna che in Valle Caudina, vista l'assenza di treni e la solita atavica carenza di bretelle in asfalto percorribili da ogni dove.
Poco più di 130 chilometri da San Martino a Pignola, tuttavia, non possono fermare la favola nazionalpopolare che, ripetiamo, avrebbe un arcinoto personaggio della Valle come protagonista, tra l'altro pure favorito in base alle ultime notizie apparse in rete e ascoltate in pubblica piazza. Arisa è molto apprezzata perché rappresenta la favola del brutto anatroccolo che diventa cigno. Da sola, dopo un'esperienza lavorativa di tutto rispetto in Basilicata, tra mille ostacoli è riuscita ad emergere in un'area difficile, un po' come la nostra. Cittadine graziose con mentalità particolari, ma in fase di spopolamento a causa dell'inaudito flusso migratorio che sta rosicchiando anche la Nuova Caudium.
Intanto, seguiremo la vicenda e cercheremo di tenerVi informati sugli sviluppi di questa vicenda che ripropone il Maschio e la Femmina, la Donna e l'Uomo al centro della discussione nazionale e speriamo locale.
Cara Arisa, scegli il Principe Azzurro Caudino, non te ne pentirai!
Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo
Libertari ma di nome #goliardia
270 BIS - Ogni punto e ogni linea (2020)
Gruppo: 270 Bis
Brano: Ogni punto e ogni linea
Anno: 2020
mercoledì 30 agosto 2023
«Sono stato messo alla gogna!» Marcello de Angelis si dimette dall'incarico in Regione Lazio | OCCHIO NERO
Marcello de Angelis si è dimesso dall'incarico in Regione Lazio dopo la bufera politica nata per una sua affermazione, legittima a nostro avviso, legata all'infame Strage di Bologna e per il passato "scomodo".
L'ostilità verso l'ex Bandido, cervello, voce e cuore di un Mondo differente, aveva raggiunto livelli grotteschi già con la petizione digitale del Partito Democratico laziale che ne chiedeva la testa. Una vera e propria gogna 2.0, nata solo per togliere il lavoro e la dignità all'ex direttore del Secolo d'Italia e del mensile Area, per citare qualcosina della sua lunga carriera.
Quando poi hanno scavato nel passato dell'ex TP, qualche settima fa, lui ha anche preso le distanze da alcune canzoni, tanto da affermare di provare imbarazzo ed orrore in riferimento a quei pezzi scritti in gioventù, perché negli ultimi vent'anni ha radicalmente cambiato la visione della vita, dell'umanità e di se stesso. Parole chiare, ma scivolate nel nulla, soprattutto dopo le vibranti ed incisive le proteste partite da Israele e dalla Comunità ebraica Capitolina. La bufera è stata alimentata dal "caso Julleuchter", il 'candelabro Yule' acceso in occasione della festa del Solstizio d'inverno, che cade appunto il 21 dicembre data della pubblicazione della foto, al centro degli scontri a suon di messaggi digitali sulla rete internazionale.
Riportiamo, infine, per la rubrica l'Occhio Nero, la lettera integrale dove porge le dimissioni irrevocabili. Nella missiva ci sono spunti su cui riflettere. Oggi è stata trasmessa da de Angelis al Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, anche lui con un passato da militante del Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano.
«Prendo atto delle dimissioni di Marcello De Angelis dal ruolo di capo della comunicazione istituzionale della Regione Lazio. Lo ringrazio per il prezioso lavoro svolto finora e per il senso di responsabilità dimostrato", dichiara all'Ansa il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. "Così come ha la mia gratitudine - aggiunge - per aver messo al riparo l'istituzione che presiedo dalle inaccettabili strumentalizzazioni di queste settimane, pagando il prezzo per una canzone scritta 45 anni fa e rispetto alla quale ha manifestato pubblicamente tutto il suo imbarazzo e orrore. Testo, peraltro, già noto quando in passato aveva ricoperto ruoli come quello di parlamentare e direttore di testate».
"Posso testimoniare in prima persona l'evoluzione della personalità di de Angelis - dice ancora Rocca - Un percorso di maturazione, di autoconsapevolezza e di trasformazione interiore. Sicuramente tutto questo non può cancellare il suo passato, ma ha forgiato e continuerà a formare il suo presente e il suo futuro".
la lettera
«Egregio Presidente, dopo attenta riflessione, mi trovo nelle condizioni di dover fare una scelta di cui mi assumo tutta la responsabilità. Sono stato messo alla gogna per un post su Facebook in cui ho espresso perplessità su una vicenda giudiziaria sulla quale molti altri prima e meglio di me e in modo più autorevole si erano espressi in modo analogo.
Rivendico il diritto al dubbio e al dissenso anche se non posso negare di essermi espresso in modo inappropriato e per questo ho chiesto scusa.
Ho scatenato dure pressioni politiche contro l’istituzione che oggi rappresenti e pur nella consapevolezza che i tuoi avversari non hanno argomenti o la forza per importi le decisioni che auspicherebbero, la mia stessa coscienza è più forte e più legittimata di loro a chiedermi di fare un passo indietro. La mostruosa macchina del fango può stritolare chiunque e mi ha preso di mira mettendomi alla gogna e rovistando nella mia vita.
Ho pagato tragicamente per metà della mia esistenza per colpe che non avevo, ma non posso affrancarmi dall’unica cosa di cui mi sento vergognosamente responsabile: aver composto in passato un testo di una canzone che considero un messaggio di odio insensato nei confronti di esseri umani senza colpa, molti dei quali sono oggi miei amici e amiche, colleghi, vicini di casa, persone che apprezzo, ammiro, a cui voglio bene e persino miei familiari. Non so se potrò mai perdonarmi per questa cosa e non mi aspetto che lo facciano altri.
Non posso consentire che le mie responsabilità passate possano macchiare o offuscare lo straordinario lavoro che tante persone migliori di me stanno compiendo per il bene comune.
Ringrazio tutti i colleghi, molti appena conosciuti, che hanno voluto trasmettermi la loro vicinanza in questo difficilissimo momento, ma è con grande tristezza che ritengo che non ci sia altra scelta per me che riprendere la mia strada lontano da questa Istituzione nella speranza di chiudere i conti col mio passato e trovare il modo di riparare a qualunque mio passato errore.
Ti comunico pertanto le mie dimissioni con effetto immediato dall’incarico che mi hai voluto affidare, ringraziandoti della fiducia e sperando di aver dato al meglio il contributo professionale che ci si aspettava da me. Auguro alla Giunta e a tutto il consiglio e tutta la struttura di poter continuare al meglio il proprio lavoro con la dovuta serenità e col meritato riconoscimento». In fede, Marcello de Angelis.
"Occhio Nero, oenne"
martedì 29 agosto 2023
René Guénon - La crisi del mondo moderno | Cap. 8 parte II - L’invasione occidentale
Cap. 8 - L’invasione occidentale
Cosa straordinaria: questo momento in cui l’Occidente invade tutto, è lo stesso scelto da certuni per denunciare, come un pericolo che li riempie di spavento, una pretesa penetrazione di idee orientali in Occidente; che sarà mai questa nuova aberrazione?
Malgrado il nostro desiderio di attenerci a delle considerazioni di ordine generale, non possiamo esimerci dallo spendere almeno qualche parola a proposito della Difesa dell’Occidente pubblicata recentemente da Henri Massis, la quale costituisce una delle manifestazioni, fra le più caratteristiche, di questa condizione di spirito.
Questo libro è pieno di confusioni e perfino di contraddizioni, e dimostra una volta di più come la maggior parte di coloro che vorrebbero reagire al disordine moderno siano poco capaci di farlo in maniera veramente efficace, poiché non conoscono molto bene neanche ciò che devono combattere.
Talvolta l’autore nega di volersi richiamare al vero Oriente, e se effettivamente si fosse attenuto ad una critica delle fantasie «pseudo-orientali», vale a dire di quelle teorie puramente occidentali che sono state diffuse con delle etichette fuorvianti e che sono solo uno dei numerosi prodotti dello squilibrio attuale, non potremmo che approvarlo pienamente, tanto più che noi stessi abbiamo segnalato, ben prima di lui, il pericolo reale di questo genere di cose, al pari della loro inconsistenza dal punto di vista intellettuale. Ma, sfortunatamente, in seguito egli sente il bisogno di attribuire all’Oriente delle concezioni che non valgono certo più delle prime, e per far questo egli si basa su delle citazioni tratte da alcuni orientalisti, più o meno «ufficiali», nelle quali le dottrine orientali sono deformate fino alla caricatura, come accade ordinariamente; che ne direbbe se qualcuno usasse lo stesso procedimento nei confronti del Cristianesimo, pretendendo di giudicarlo in base ai lavori degli «ipercritici» universitari? È esattamente ciò che egli fa nei confronti delle dottrine dell’India e della Cina, con l’aggravante che gli Occidentali di cui invoca la testimonianza non hanno la minima conoscenza diretta di tali dottrine, mentre i loro colleghi che si occupano del Cristianesimo devono almeno conoscerlo in una certa misura, anche se l’ostilità nei confronti di tutto ciò che è religioso impedisce loro di comprenderlo veramente.
D’altronde, con l’occasione, dobbiamo dire che talvolta abbiamo avuto delle difficoltà per far ammettere a degli Orientali che le esposizioni di tale o di tal altro orientalista derivano da una incomprensione pura e semplice e non da un partito preso cosciente e volontario, si pensi fino a che punto si percepisce in tali lavori quella stessa ostilità che è tipica dello spirito antitradizionale; e vorremmo chiedere volentieri a Massis se crede che attaccare la tradizione altrui sia la cosa più accorta per chi vorrebbe restaurarla nel proprio paese.
Parliamo di accortezza perché, in fondo, tutta la discussione del Massis è condotta sul terreno politico; per noi che ci poniamo da un punto di vista del tutto diverso, quello dell’intelligenza pura, la sola questione che si pone è una questione di verità; ma questo punto di vista è indubbiamente troppo elevato e troppo sereno perché i polemisti vi possano trovare la loro soddisfazione, e dubitiamo perfino che, in quanto polemisti, la cura della verità possa occupare un gran posto fra le loro preoccupazioni.
Massis se la prende con quelli che chiama i «propagandisti orientali», espressione che contiene in se stessa una contraddizione, poiché lo spirito di propaganda, lo abbiamo già ripetuto più volte, è una cosa tutta occidentale; e basta questo per indicare chiaramente che in tutto ciò vi è dell’equivoco. In effetti, fra i propagandisti in questione noi possiamo distinguere due gruppi, di cui il primo è costituito da dei puri Occidentali: se non fosse indice della più deplorevole ignoranza delle cose dell’Oriente, sarebbe veramente comico vedere annoverati fra i rappresentanti dello spirito orientale dei Tedeschi e dei Russi; nei loro confronti l’autore esprime delle considerazioni di cui alcune sono molto giuste, ma perché non presenta chiaramente costoro per ciò che sono in realtà?
In questo primo gruppo noi comprendiamo anche i «teosofisti» anglosassoni e tutti gli inventori delle altre sette dello stesso genere, la cui terminologia orientale è solamente una maschera destinata ad imporsi agli ingenui ed ai male informati, maschera che ricopre delle idee tanto estranee all’Oriente per quanto sono care all’Occidente moderno; d’altronde, costoro sono molto più pericolosi dei semplici filosofi, a causa delle loro pretese nei confronti di un «esoterismo» che non possiedono minimamente, ma che simulano fraudolentemente per attrarre tutti coloro che cercano qualcosa di diverso dalle speculazioni «profane» e che in mezzo al caos presente non sanno a chi indirizzarsi;
noi ci stupiamo un po’ del fatto che Massis non ne parli quasi per niente. Quanto al secondo gruppo, vi si possono trovare alcuni di quegli Orientali occidentalizzati di cui parlavamo prima, i quali, ignorando al pari dei primi le vere idee orientali, non sarebbero certamente in grado di diffonderle in Occidente, ammesso che ne abbiano l’intenzione; del resto, lo scopo che costoro si propongono realmente è proprio l’opposto, poiché esso consiste nel distruggere queste stesse idee in Oriente e, al tempo stesso, nel presentare agli Occidentali il loro Oriente modernizzato, in accordo con le teorie che sono state loro insegnate in Europa ed in America; veri agenti della più nefasta di tutte le propagande occidentali, di quella che si volge direttamente all’intelligenza, è per l’Oriente che essi sono un pericolo e non per l’Occidente, di cui invece sono il riflesso.
Per quanto riguarda i veri Orientali, Massis non ne nomina uno solo, e sarebbe stato ben difficile farlo, visto che sicuramente non ne conosce nessuno; l’impossibilità di citare il nome di un Orientale che non sia occidentalizzato avrebbe dovuto farlo riflettere e fargli comprendere che i «propagandisti orientali» sono del tutto inesistenti.
Peraltro, benché la cosa ci costringa a parlare di noi stessi, il che rientra assai poco nelle nostre abitudini, dobbiamo dichiarare formalmente che, a quanto ci risulta, non v’è nessuno che abbia esposto in Occidente delle idee orientali autentiche, salvo noi stessi; e noi lo abbiamo sempre fatto esattamente come l’avrebbe fatto ogni Orientale che fosse stato spinto dalle circostanze:
vale a dire senza la minima intenzione di «propaganda» o di «volgarizzazione», e unicamente per coloro che sono in grado di comprendere le dottrine esattamente come esse sono, senza snaturarle col pretesto di metterle alla loro portata; e aggiungiamo che, malgrado la decadenza dell’intellettualità occidentale, coloro che comprendono sono ancora meno rari di quanto avremmo supposto, pur rimanendo evidentemente una piccola minoranza.
Una tale iniziativa non è certo del genere di quelle immaginate da Massis, non osiamo dire per i bisogni della sua causa anche se il carattere politico del suo libro possa autorizzare una simile espressione, e per essere il più benevoli possibile, diciamo che egli le immagina perché il suo spirito è turbato dalla paura che scaturisce in lui dal presentimento di una rovina, più o meno prossima, della civiltà occidentale, e ci rammarichiamo che non abbia saputo vedere con chiarezza ove si trovano le vere cause che condurranno ad una tale rovina, nonostante talvolta riesca a dar prova di giusta severità nei confronti di certi aspetti del mondo moderno.
Ed è proprio questo che rende continuamente oscillante la sua tesi: da un lato, non sa esattamente quali sono gli avversari che dovrebbe combattere, e dall’altro, il suo «tradizionalismo» lo rende parecchio ignorante circa l’essenza stessa della tradizione, che egli confonde chiaramente con una sorta di «conservatorismo» politico-religioso dell’ordine più esteriore.
Scritto da René Guénon
lunedì 28 agosto 2023
Dott.ssa Coccia: Organi e interiora di animali: integratori alimentari naturali | SALUTE
tratto da Alimenti e malattie, di Roberto Andreoli
I DALTON - Il cacciatore di taglie #22
sabato 26 agosto 2023
Denaro virtuale, dittatura totale: abbasso le carte di credito, viva i contanti | POLITICA
Denaro virtuale, dittatura totale: abbasso le carte di credito, viva i contanti
L'eliminazione del denaro contante, cioè del denaro vero, è un obiettivo strategico per un sistema che ha reso la democrazia una parola vuota e perfino ridicola. Altrettanto ridicolo è il pretesto della lotta all'evasione fiscale.
Un globalcapitalismo sull'orlo di una crisi strutturale epocale, e in piena crisi di nervi, cerca di sviluppare tutti i mezzi per incrementare il proprio dominio e trasformarlo in dominio assoluto. Il mezzo più efficace e "incruento" è l'eliminazione del denaro contante.
Abbiamo già visto, durante la rivolta dei camionisti e del popolo canadese contro il green-pass (detto pass vaccinale) come sia facile per un governo bloccare il denaro "virtuale" di chiunque: quello del nostro conto in banca è denaro "virtuale", astratto, che diventa concreto solo quando lo ritiriamo in banconote e monete. Con quelle banconote e monete siamo liberi di fare ciò che crediamo, siamo noi a controllare il loro utilizzo, mentre il denaro virtuale è fuori dal nostro controllo ed è nel controllo della banca, del governo in carica, delle cosiddette "autorità", ecc
Per questo il governo canadese ha potuto bloccare i conti dei camionisti ribelli, ha potuto bloccare il conto sul quale migliaia di persone versavano i loro soldi virtuali per aiutare i camionisti. Senza alcuna repressione violenta, ha potuto contrastare efficacemente un movimento di milioni di persone. Ma il denaro contante c'era ancora; ancora i canadesi potevano manifestare la propria solidarietà aiutando concretamente, con soldi veri, donati o prestati, chi altrimenti sarebbe stato reso miserabile e privo di ogni risorsa economica.
Il giorno in cui il denaro contante fosse eliminato, ogni opposizione al sistema potrebbe ugualmente venire eliminata senza colpo ferire, bloccando conti in banca e carte di credito. Ogni trasferimento di denaro verso chi fosse colpito perché si oppone al sistema imperante diventerebbe impossibile. Gli oppositori colpiti potrebbero mendicare solo cibo o indumenti, ridotti a vivere come quelli che una volta si chiamavano "barboni", e adesso, in tempi di imperante ipocrisia, chiamata "linguaggio politicamente corretto", vengono chiamati "senza fissa dimora". Come se avessero invece una dimora ambulante o varie dimore intercambiabili.
Torniamo agli oppositori in una dittatura di denaro virtuale: le loro attività lavorative, le merci da loro prodotte non potrebbero più venire pagate, e difficilmente si potrà tornare al baratto in una società di bollette elettriche, dell'acqua, del gas eccetera. Solo per citare alcune cose indispensabili ai più, e che si possono solo pagare e non barattare.
In sintesi: senza nemmeno bisogno del carcere, chi si opponesse al sistema potrebbe diventare in due e due quattro un prigioniero della miseria e dell'emarginazione.
Il Canada ci ha dimostrato che prevederlo non è fantascienza, è nella logica del sistema e spiega l'accanimento con cui tale sistema persegue l'obiettivo di eliminare il denaro contante. Ma questo è solo un aspetto del processo di soffocamento ed estinzione di ogni libertà.
Eliminare il denaro contante permetterebbe al globalcapitalismo di far fuori una volta per tutte e definitivamente tutte le attività economiche e lavorative che contrastino con esso o siano solo e semplicemente fuori dal suo controllo. Già oggi molte di queste attività sono fuorilegge o ai limiti della legge, benché si tratti di "cose buone e sante", utili e proficue per tutti.
Gli impedimenti, le regole assurde, gli obblighi insensati e la tassazione punitiva affliggono già tutte le piccole attività contadine, artigianali, commerciali, allo scopo ormai evidente di eliminarle.
Una volta tolto di mezzo il contante, sarebbe uno scherzo creare per esse altri obblighi impossibili da rispettare, e spazzarle via tutte in un colpo solo, molto democraticamente e legalmente. Dato che la legge non è mai stata così lontana dalla giustizia come oggi. La democrazia occidentale non è mai stata così lontana dalla libertà come oggi.
Ma già adesso ci sono milioni di piccole attività marginali, tollerate e che permettono la la sopravvivenza per milioni di persone, o almeno l'integrazione di magre risorse.
I piccoli contadini che vendono i loro prodotti "illegali" a vicini e compaesani; i pensionati che fanno piccoli lavori di riparazione o di manutenzione nelle case e nei giardini di vicini, amici, conoscenti; le portinaie che curano piante e accudiscono animali di chi va in vacanza; gli studenti universitari o liceali che danno lezioni di ripetizione ai ragazzini delle medie; i coltivatori diretti in (magra) pensione che vanno a potare le piante da frutto del cittadino con la seconda casa; gli artisti di strada; i piccoli artigiani-artisti dei mercatini artigiani...
Solo qualche esempio tra gli infiniti esempi di chi sarebbe subito eliminato assieme al denaro contante, poi toccherebbe agli altri. Un'organizzazione contadina come Genuino Clandestino non potrebbe più esistere, senza il denaro contante.
Non potremmo dare una mancia a lavoratori, come le cameriere, che certo non nuotano nell'oro; non potremmo nemmeno fare l'elemosina, senza il denaro contante. I poveri aumenterebbero mentre la compassione sarebbe illegale. Tutto in linea con la società disumana e alienata che lo sviluppo finale del globalcapitalismo produce.
Quanto al risibile pretesto della lotta all'evasione fiscale, basterebbe notare l'entusiasmo teatrale con cui i mediaservi hanno salutato la decisione europea di tassare le multinazionali del 15% dei loro profitti. Davvero un grande risultato! Almeno il risultato di farvi sapere che prima di questa decisione le multinazionali non pagavano niente o quasi niente, in qualche caso prendevano soldi dai governi. Perché le leggi e le regole fiscali avvantaggiano chi ha tanti tanti soldi.
Sapete che Paperon de' Paperoni scala dalle tasse anche le spese per il suo panfilo?
Comunque, visto che i poveri paperoni dovranno pagare il 15% dei loro miliarducci intascati ogni anno, l'Unione Europea ha chiesto ai paesi aderenti di togliere in cambio la digital tax, cioè la tassa sui profitti delle multinazionali dei "servizi digitali". Non sia mai che diventino poveri, e che gli tocchi vendere anche il panfilo (la "barca", dicono loro) da mezzo miliardo di dollari. Dunque, i guadagni miliardari, che fino a ieri non venivano tassati, da domani pagheranno il 15% di tasse.
Un momento, un momento! Non vale per tutte le multinazionali, no. Quelle, poverine, che non raggiungono i 750 milioni di euri l'anno di fatturato, e deve succedere tutti gli anni, mi raccomando!, non pagheranno questa esosa tassa.
Cosa ne dite voi, artigiani, bottegai, partite iva obbligate che siete in realtà lavoratori precari, piccole industrie che arrancate e non ricevete fondi del PNRR, e che tutti pagate più o meno il 40% di tasse sui vostri guadagni. Vedete, l'eliminazione del denaro contante non vi permetterà più di frodare il fisco. Come dite? Non potete frodarlo? Ah, qualcuno dice che non ha fatturato una somma di ben cinquecento, mille euri in un anno? Qualcuno duemila? Qualcuno centocinquanta? Delinquenti! E' colpa vostra, dicono, se il paese va in malora.
Mentre Bezos va in vacanza con due navi di proprietà e un elicottero e i nostri media dicono che ha la nave (yacht, la chiamano) ecologica. Scodinzolano, mentre lo dicono. Peccato che per costruirla, la nave, e anche l'elicottero, abbiano dovuto sventrare con le miniere un paio di province africane. Chissà se le spese per le sue navi, elicotteri, personale di bordo e d'alto bordo le scala dai guadagni di Amazon.
Come vedete, l'evasione fiscale è un'opinione, un'opinione che però diventa legge, dato che in questo sistema le leggi le dettano le multinazionali e i governi le scrivono sotto dettatura dei consiglieri globalcapitalisti. Che vogliono eliminare il denaro contante come vogliono eliminare ogni ostacolo sulla strada del dominio assoluto, che una volta, in tempi meno "politicamente corretti" ma più semanticamente corretti, si chiamava dittatura.
A questo punto, la semplice azione di pagare in contanti diviene resistenza alla dittatura, una resistenza certo non sufficiente ma fondamentale e indispensabile.
Scritto da Sonia Savioli
Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321".
Immagini tratte dalla rete. Fonte: soniasavioli.it
SITOGRAFIA
- https://www.investopedia.com/financial-edge/0512/how-large-corporations-get-around-paying-less-in-taxes.aspx
- https://www.we-wealth.com/news/aziende-e-protagonisti/aziende-e-protagonisti/multinazionali-ecco-come-evitano-di-pagare-le-tasse#:~:text=Le%20multinazionali%20per%20evitare%20di,nella%20giurisdizione%20dello%20stabilimento%20successivo.
- https://tg24.sky.it/economia/2023/03/09/yacht-jeff-bezos-barca-vela-piu-costosa-mondo
- https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-quanto-incassera-lo-stato-italiano-con-il-nuovo-sistema-di-tassazione-delle
venerdì 25 agosto 2023
Il Libro Perduto del Dio Enki - Tavoletta Nona - Parte Quarta | AUDIOLIBRO
Zaccaria Sitchin è stato uno scrittore azero naturalizzato statunitense.
È stato autore di molti libri sulla cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia, e sostenitore della "teoria degli antichi astronauti" come spiegazione dell'origine dell'uomo. Le speculazioni di Sitchin, basate sulla sua personale interpretazione dei testi sumeri, vengono considerate pseudoscienza e pseudostoria dalla comunità scientifica, rifiutate da scienziati, storici e accademici.
Inoltre le teorie e i libri di Sitchin sono stati fortemente criticati per ragioni quali la mancanza di conoscenze o studi specifici sull'archeologia mesopotamica e sulla storia del Vicino Oriente antico, congiunta ad una metodologia difettosa nello studio dei testi antichi sumerici, traduzioni errate di tali testi e affermazioni astronomiche e scientifiche che non corrispondono alla realtà.
Egli attribuisce la creazione dell'antica cultura dei Sumeri ad una presunta razza aliena, detta Elohim (in ebraico) o Anunnaki (in sumero), proveniente dal pianeta Nibiru nei testi Sumeri e in quelli Babilonesi Marduk, un ipotetico pianeta del sistema solare dal periodo di rivoluzione di circa 3600 anni presente nella mitologia babilonese. L'esistenza di corpi celesti oltre Nettuno, di grandi dimensioni è comunque tuttora oggetto di dibattito, specialmente dopo la scoperta di Sedna.
giovedì 24 agosto 2023
Non giocare con Pikachu #goliardia
PIZZA E ANANAS? Non in Valle Caudina #CIBO
In Valle Caudina la Pizza con l'Ananas è ancora un tabù.
Prima di tutto chiariamo una cosa, care lettrici e cari lettori de Lo Schiaffo 321: la pizza americana all'ananas non è statunitense, bensì Canadese con origini greche. Riportiamo alla Vostra attenzione una discussione culinaria sulle tradizioni locali, contaminate da influenze straniere. In una nota pizzeria della Nuova Caudium un pizzaiolo indigeno si è rifiutato di sfornare quella bestemmia fuori menù. Alcuni turisti, con il sorriso amaro, hanno rinunciato alla famigerata hawaiiana, tra le battute e le grasse risate dei parenti, in un primo momento a disagio per la clamorosa richiesta.
«Scusa paisà, è possibile avere una big Peezza con l'ananas? No, in Valle Caudina non serviamo la Pizza delle Hawaii, vedi o' mare fuori?». Questa la sintesi del simpatico siparietto.
Il malinteso si è risolto con una Margherita sublime, fatta come Tradizione comanda, tanto da scatenare l'entusiasmo dei turisti che ne hanno ordinata, addirittura, un'altra vista l'estrema digeribilità della prima sfornata e divorata in pochi minuti.
Per molti Caudini, invece, è impensabile abbinare degli ingredienti tanto diversi tra di loro e nelle “liti verbali” riguardanti il cibo di strada, il più delle volte, troviamo proprio la strana pizza rinfacciata come abominio supremo agli stranieri, figli degli emigranti di terza generazione.
LA LEGGENDA
Qual è la vera storia della pizza hawaiiana? Esiste un pizzaiolo che rivendica la paternità di questa pizza. L'eretico è Sam Panopoulos. Lui sostiene di averla creata all’inizio degli anni Sessanta per un ristorante canadese in Ontario, dove la pizza non era ancora molto popolare e Sam pensò di importarla, come narra la leggenda, dopo averla assaggiata durante un viaggio negli Stati Uniti. Decise, tuttavia, di personalizzarla abbinando l’ananas sciroppato al prosciutto cotto. Sebbene l’accostamento faccia storcere il naso ai “puristi”, l'ardito Panopoulos ha vinto la scommessa in cucina, vista la diffusione mondiale di questa pazza pizza alquanto stramba.
Inizialmente Panopoulos fu ritenuto un pazzo per tale insolito abbinamento tra gusto dolce e salato, potendosi rinvenire qualcosa del genere solo nella cucina ceca (ananas e prosciutto di Praga), in quella cucina cinese, in quella belga (polpette di Liegi), in quella persiana (pollo alle prugne) e in generale in quella europea del periodo rinascimentale. Ciononostante, la ricetta ebbe in seguito molto successo e da allora la pizza all'ananas e prosciutto cotto si è diffusa in tutto il mondo, tranne che in Valle Caudina.
L’invenzione ha creato dibattiti molto accesi, di portata internazionale – come quello tra il presidente islandese Guðni Thorlacius Jóhannesson e il canadese Giustino Trudeau – e probabilmente la diatriba non verrà mai risolta. Qualcuno, per ovviare al problema ed eliminare le critiche, ha pensato di riprodurla in formati gourmet, che possano renderla più appetibile. Il successo è tutto a favore della pizza hawaiiana, anche se gli italiani continuano a puntare il dito contro gli Stati Uniti. A questo punto è stata fatta chiarezza almeno sulla provenienza della ricetta, che è canadese, almeno secondo Daf.
RIFLESSIONI
La pizza hawaiana è una variante di pizza preparata di solito con una base di formaggio, tanto pomodoro e condita con pezzi di prosciutto e ananas sciroppato. Altre versioni possono prevedere anche peperoni misti, funghi, pancetta e altri ingredienti esotici. Ammiriamo la Resistenza Culinaria Caudina, una rarità in questa globalizzazione sfrenata che colpisce, soprattutto, le tavole e gli stomaci del Popolo Caudino.
Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo