All'ombra del Ponte sul Fiume Faenza, capolavoro semi-sconosciuto sul territorio Caudino, il 22 Marzo 1754 arrivarono l'architetto di fama mondiale, Luigi Vanvitelli ed il re Carlos Sebastián de Borbón y Farnesio, detto Carlo di Borbone, duca di Parma e Piacenza con il nome di Carlo I dal 1731 al 1735, Re di Napoli senza utilizzare numerazioni dal 1734 al 1759, re di Sicilia con il nome di Carlo III dal 1735 al 1759, e dal 1759 fino alla morte re di Spagna con il nome di Carlo III.
In Valle Caudina, come da protocollo vista la solenne cerimonia inaugurale, c'era anche l'affascinante Regina Maria Amalia di Sassonia. appartenente alla casata di Wettin. In quanto moglie di Carlo III di Spagna, venne incoronata regina consorte di Napoli e Sicilia, dal 1738 fino al 1759. In seguito la bella Maria Amalia divenne regina consorte di Spagna dal 1759 fino alla sua morte avvenuta nel 1760.
L'Acquedotto Carolino all'epoca fece arrivare le limpide acque delle Sorgenti Caudine del Fizzo dalle pendici del Monte Taburno fino ai monti di Caserta. Una quarantina di chilometri frutto di un lavoro lungo ed estenuante durato ben 16 anni, vista la difficile realizzazione di scavi, trafori e ponti attraverso territori composti per lo più di dura roccia. L'incredibile fatica del Vanvitelli è testimoniata dalle parole del grande Architetto, autore della mastodontica ed unica Reggia Reale di Caserta.
"L’acqua Felice, in tempo di Sisto V, fu condottata in Roma in 28 mesi, ma si attaccò foco per tutta l’estensione; io non lo posso fare, per ragione dell’assegnamento regolare - scrisse il Vanvitelli - che il Re à fatto. Io devo camminare sempre per monti di pietra e soltanto per ora ne traverso uno di tufo; la strada è più lunga e devo traversarne uno vicino coperto tutto di pietra viva; la cosa si dice con facilità, ma è molto difficile nell’eseguirlo e vi vuole del tempo per fare saltare all’aria il sasso".
Anche all'epoca la Valle Caudina era teatro di discussioni e di polemiche sulla reale possibilità della riuscita di un progetto fin troppo ambizioso pure se a portalo avanti c'era un certo Vanvitelli a dirigere. In pochi avevano fiducia nell'Architetto della Reggia che continuò ostinatamente a credere nel progetto, fintanto da invitare nell'allora Airola proprio il Sovrano del Regno di Napoli e la sua Regina, la futura prima donna anche dell'Regno di Spagna.
I tanti detrattori di Vanvitelli, sparsi ovunque, spinsero uno dei maggiori interpreti del periodo del Rococò e del Neoclassicismo, ad organizzare le delicate trasferte sopralluogo dei Sovrani sul trono per far vedere con i loro occhi e far toccare con nobile mano l'avanzamento oggettivo dei lavori e ragionare, ovviamente sul posto ed in sintonia con l'area interessata, sull'utilità del progetto con l'attenta analisi dei commenti pro et contro per poi decidere in autonomia sul da farsi. Tra le centinaia di inaugurazioni di rito, infatti, spicca la sublime visita Caudina di Sua Maestà Carlo, Re del Regno di Napoli. La piana d'Airola ospitò in maniera ineccepibile la consacrazione laica ed ufficiale del Ponte Nuovo sul fiume Faenza, l'attuale Isclero.
Ricordiamo alle lettrici ed ai lettori de Lo Schiaffo 321 che il 2 agosto 1754 Re Carlo conferì ad Airola il titolo di città come ricompensa formale per lo sfruttamento delle sorgenti di Bucciano, che all'epoca era un casale della stessa Airola. Un momento unico ed importante per tutta Caudium che donava al suo amato Sovrano una quantità incredibile di acqua. Fiero del capolavoro architettonico ed idrico realizzato il Vanvitelli scrisse le sue memorie per i posteri:
"Lo condussi al Ponte Nuovo sul fiume Faenza, dove tutta l’acqua feci cadere a caduta nel fiume istesso, ma sopra un arco laterale a quello di mezzo, sotto di cui il fiume passa. Restarono molto piacevolmente ammirati della quantità dell’acqua, come anche della costruzione del Ponte, sopra cui, benché non ancora terminato del tutto, vi avevo fatta inalzare la di loro inscrizione: Carolus et Amalia utr. Sic. Et Hier. Reg. Anno Domini MDCCLIII
Il tempo, la vista et ogni altro conferì a cotesto di loro piacere, che fu di mia somma consolazione. Indi le loro Maestà si avvicinavano, si allontanavano per godersi del bellissimo butto di acqua e la Regina si avvicinò tanto che n’ebbe qualche leggiero spruzzo. La quantità dell’acqua è consimile a quella di San Pietro in Montorio. Vollero poi vederla correre nel cunicolo, e la puoterono vedere perché una porzione ivi prossima rimaneva senza la volta sopra. Indi si portarono a riconoscere le sorgenti per vederle imbocare dentro"
La preziosa testimonianza vanvitelliana ci fa sognare, ad occhi aperti, quella splendida giornata Caudina dove tutto il Popolo della Valle era in festa per l'arrivo della Regina Amalia e del Re Carlo di Borbone. Quella data sancì la definitiva svolta nella realizzazione di un Acquedotto capace di percorrere ben 38 chilometri. Dal 1997 l'intera struttura Carolina è Patrimonio dell'Unesco, nonostante il tempo, i terremoti e l'usura dei secoli.
Vanvitelli, sarà legato per sempre alla vecchia Caudium grazie ai ricordi squisiti ed entusiasmanti, perché quel successo professionale mise a tacere tutte le malelingue dell'epoca. In molti dubitavano davvero della possibilità di portare a completamento con successo quella mastodontica e costosissima impresa, eppure l'ingegno meridionale riuscì a stanare il pessimismo da quattro soldi, come scrisse il genio delle costruzioni di suo pugno:
"Il tutto riuscì - esclamò Vanvitelli - con plauso e molti della Corte si disingannarono delle tante diverse ciarle, e fra questi non mancò qualchuno che dubitasse della durata dell’acqua, ma in vano, perché essendo le vene ancora magre, l’acqua in vece di scemare anderà a crescere quando viene la Primavera e l’Estate e soltanto cala nelli mesi di Decembre fino a tutto Febraro".
La massiccia opera d'alta ingegneria idraulica fece crescere tutto il territorio Caudino, che paradossalmente in questi ultimi giorni ha visto sfumare una nuova ghiotta occasione per riprendere il discorso comunitario e territoriale legato all'Unione dei Comuni Caudini, la famosa Città fantasma che dovrebbe dare speranze a questa Terra, martoriata da malapolitica, falcidiata dalla dilagante emigrazione e beffata dall'eterno disfattismo endemico dell'entroterra campano.
250 ANNI FA
Tuttavia, in occasione del 250esimo anniversario dalla scomparsa dell'architetto Luigi Vanvitelli, una parte della Valle Caudina ha consacrato la profonda spaccatura in seno all'Unione, a nostro avviso molto grottesca. Delusione per l'assenza degli altri Primi Cittadini Caudini e la presenza di peso, invece, del Ministero della Cultura e addirittura dell'Unesco. Peccato.
Il sindaco di Airola, Vincenzo Falzarano, il neo-sindaco di Bucciano, Pasquale Matera, il primo cittadino di Sant’Agata dei Goti, Salvatore Riccio, il sindaco di Arpaia, Pasquale Fucci ed il vice-sindaco di Moiano, Lucia Meccariello, hanno sorseggiato tutti insieme, in un'atmosfera esoterica, un simbolico tè settecentesco per onorare e riflettere sulla memoria del Maestro Vanvitelli, artista di calibro mondiale.
Proprio dove sorge lo storico Ponte Faenza si registra una manifestazione di successo per le sezioni dell'Innerwheel Club della Valle Caudina, di Caserta e della Terra di Lavoro. Le rotariane hanno messo in piedi una rievocazione/commemorazione molto curata e di elevato spessore culturale. Una giornata da incorniciare che ha visto i labari dei Rotary Clubs "Valle Caudina" e di "Sant’Agata de’ Goti" svettare spalla a spalla con gli attivisti della Pro Loco di Airola, da sempre impegnati in questo tipo di giornate legate al favoloso passato Airolano e Caudino. Da sottolineare il profondo legame con la Reggia di Caserta, rinsaldato dalla presenza del dottor Leonardo Ancona, responsabile Tutela e Valorizzazione del Bosco di San Silvestro e di tutto l'Acquedotto Carolino.
“Abbiamo contemplato Vanvitelli in questo luogo che dobbiamo riportare alla storia futura- commenta ai microfoni di Usertv la presidente dell’Innerwheel Club di Valle Caudina, Caterina Meccariello – riscoprendo la storia passata e la bellezza che salverà il mondo. Lo abbiamo fatto con una duplice finalità: gustare un tè per godere il piacere della compagnia e vivere un momento di contemplazione di un artista del passato e del presente.
L'associazione Fantasie d’Epoca di Napoli ha curato la minuziosa rievocazione storica, con tanto di costumi e parrucche di quei tempi, mente il gruppo Passi e Note ha coordinato per i balli, in un'area magica, ripulita e messa a lustro dai soci della Pro Loco e dai lavoratori della Comunità Montana del Taburno con tavole imbandite e affollate di personalità di spicco locali e non.
RIFLESSIONI
Non pianificare nemmeno una presenza meramente istituzionale per un evento del genere significa dire, quasi, addio ad una repentina rinascita popolare di un'entità Caudina che da qualche anno sta toccando livelli poco consoni alle potenzialità inespresse. Parliamo di un'area uniforme, ma strapazzata, delusa, sfruttata, illusa e a volte sterilizzata dai capoluoghi di provincia come Avellino, Benevento e Caserta. Quest'ultima città, mai come ora, sulla cresta dell'onda mediatica della Valle Caudina anche per la presentazione del primo lotto che dovrebbe collegare la frastagliata e complessa Nuova Caudium con Marcianise. Insomma, un passato che inorgoglisce, un presente che impensierisce ed un futuro che impietosisce.
Valle Caudina senza unità, senza futuro.
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