"Continuiamo così, facciamoci del male”: la celeberrima battuta di Nanni Moretti nel film Bianca, del 1982, rivolta a un commensale che non ha mai assaggiato la Sacher Torte, si adatta alla perfezione al surreale braccio di ferro tra gli ultras del Napoli e le istituzioni cittadine che sta caratterizzando (e rovinando) il clima di festa per il probabilissimo raggiungimento da parte della squadra azzurra del terzo scudetto.
A chi ha vissuto l'indescrivibile gioia dei primi due trionfi, tutto ciò sembrerà incredibile. Non ci soffermeremo sulla polemica, pure sacrosanta, sui prezzi dei biglietti, e neanche sulla lunare ipotesi di una festa a numero chiuso: quello che ci appare come una inutile forzatura, un “dispetto” controproducente, è l’assurdo e mai messo nero su bianco divieto di introdurre allo Stadio Diego Armando Maradona bandiere e striscioni.
Poche ore fa, i gruppi organizzati della torcida azzurra hanno annunciato che, a causa del protrarsi di questo divieto, domenica 2 aprile, in occasione della gara con il Milan, le curve resteranno in silenzio per tutta la durata dell’incontro, e sventoleranno vessilli e bandiere prima e dopo, all’esterno dell’impianto di Fuorigrotta. Il Maradona sarà uno spettacolo lugubre e silenzioso.
Altro che teatro: il Maradona (che Dio vi perdoni) sarà ancora una volta muto e grigio.
Il divieto di ingresso delle bandiere in uno stadio è un qualcosa di talmente assurdo da apparire irreale: nessuno è ancora stato in grado di spiegare quale sia l’obiettivo concreto di questa direttiva mai messa per iscritto, poiché se ciò fosse accaduto nessuno avrebbe avuto, immaginiamo, il coraggio di firmarla assumendosene le responsabilità. Si tratterebbe, stando a indiscrezioni, di una sorta di “castigo supplementare” per i disordini tra ultras di Roma e Napoli sull’autostrada, che si sono verificati lo scorso 8 gennaio.
Un castigo inflitto solo ai partenopei, che sarebbe dovuto durare due mesi, e che invece è stato prorogato fino a data da destinarsi. Un castigo che colpisce indiscriminatamente tutti i tifosi: ultras e non, adulti e bambini. Il divieto di introdurre bandiere in uno stadio è qualcosa di inedito nel panorama sportivo mondiale: mai, a nostra memoria, una norma così inutile ai fini della sicurezza e del rispetto della legalità era stata applicata, e probabilmente neanche immaginata.
Eppure, questo divieto resta, e finisce con l’alimentare tensioni. Preghiamo i nostri lettori di risparmiarci i giudizi moralistici: qui non si tratta di un provvedimento da ritenere giusto o sbagliato, ma solo e soltanto dannoso. Un divieto che rappresenta però un motivo di estrema frustrazione per tutti i frequentatori, abituali e non, dello stadio Maradona, mutilato di una parte essenziale del calcio, ovvero del tifo, del sostegno, dei colori sfavillanti che caratterizzano ogni impianto sportivo, grande o piccolo, del pianeta.
A chi giova tutto ciò? Non si sa. Quello che si sa è che se c’era un momento sbagliato per mortificare la passione, era proprio questo. Se c’era un momento sbagliato per dividere ciò che gli splendidi ragazzi della squadra e il mister Luciano Spalletti hanno unito, era proprio questo. Se c’era un momento sbagliato per soffiare sul fuoco delle proteste e delle contestazioni, era esattamente questo.
Secondo noi no, non ne vale assolutamente la pena. Cancellate, dunque, questo divieto mai scritto, fate in modo che le bandiere azzurre garriscano al vento della vittoria e lasciate esprimere questa tifoseria. Smontate, mattoncino dopo mattoncino, questo muro che si è voluto erigere tra tifosi e decisori.
Non continuiamo così. Non fatevi ancora del male.
ULTRAS LIBERI ...ULTRAS LIBERI ...ULTRAS LIBERI!!
Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete. Fonte: #UltrasEgradinate
Nessun commento:
Posta un commento