GIUSVA - La vera storia di Valerio Fioravanti (e il Campo Hobbit in Valle Caudina nel 1977)
«Io non sono mai stato fascista. Sono stato anti-antifascista, che è una cosa molto diversa. L'ho detto anche ai giudici: cercate una fotografia, una sola, in cui mi si veda fare il saluto fascista. Non ce ne sono»
FIORAVANTI
Era un bambino prodigio, il figlio de “La famiglia Benvenuti“, il più amato sceneggiato della tv italiana negli anni Sessanta. Sarebbe diventato - si legge su Tempi - il più temuto terrorista di destra. Per la prima volta un film-documentario d’autore ricostruisce la storia di Giuseppe Valerio Fioravanti, sullo sfondo di un Paese che dal “boom” economico passò troppo rapidamente alle esplosioni vere e proprie e alla violenza estrema degli anni Settanta.
Una storia cattiva, spietata e senza lieto fine, raccontata in un documentario che ha il ritmo di un film d’azione, accompagnato da un libro che ne approfondisce i temi e le questioni più controverse. Francesco Patierno è l’autore di un docu-film in uscita a settembre, “Giusva – La vera storia di Valerio Fioravanti”, che accompagnerà un libro (Sperling&Kupfer) composto da quattro saggi di Luca Telese, Andrea Colombo, Nicola Rao e lo stesso Francesco Patierno.
«È una storia importante da ricordare – ha dichiarato Patierno – anche perché è una storia per certi versi pedagogica. Fioravanti e Mambro sono forse gli unici ad aver fatto un percorso di integrazione reale, lento e graduale. Parlando con poliziotti, carabinieri e magistrati che hanno avuto a che fare con loro, mi sono accorto che c’è stata da parte loro una certa capacità di elaborare il giudizio».
PATIERNO
Nato a Napoli nel 1964, Patierno ha diretto più di duecento tra spot pubblicitari, filmati istituzionali e documentari. «Credo di aver affrontato la storia in maniera molto equilibrata – prosegue il regista – non ho edulcorato il passato ma ho cercato di sistemarlo in un contesto che cercasse di far capire di più la violenza di quegli anni. Anni di una particolare ferocia che i ragazzini di oggi non conoscono. Valerio Fioravanti, per sua stessa ammissione, non era fascista, ma ha fatto il fascista. E’ come se avesse deciso di stare dalla parte dei neri perché i neri erano una minoranza, era per lui come mettersi dalla parte del più debole. Nel documentario si trasmette quindi anche la casualità dell’appartenenza».
Un approccio che ricorda quello di “Storia nera” (Cairo editore) scritto nel 2007 dal giornalista Andrea Colombo (ex militante di Potere Operaio, ex editorialista de Il Manifesto, ex portavoce di Rifondazione comunista al Senato) insieme con Fioravanti e Francesca Mambro, i due esponenti dei Nar condannati per la strage di Bologna del 2 agosto 1980. Colombo si era convinto studiando le carte processuali dell’innocenza dei due.
Campo Hobbit
All'interno del documentario ci sono le immagini inedite, almeno per noi, del Campo Hobbit di Montesarchio. Addirittura le riprese vennero fatte con macchinari all'avanguardia per l'epoca. La vita del primo Campo Hobbit, incredibilmente a colori, rendono il documentario una testimonianza unica anche per la Valle Caudina.
Sui personaggi del passato lasciamo il giudizio ai posteri. Magari loro vedranno la verità sul periodo più nebuloso del dopoguerra italiano, a nostro avviso. In ogni caso, NESSUNO di NOI era a BOLOGNA! GIUSTIZIA PER LE VITTIME DELLE STRAGI.
Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo
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