domenica 30 aprile 2023

Le operaie silurano l’armocromia di Schlein: “Elly? E chi è?” | politica

Le operaie silurano l’armocromia di Schlein: “Elly? E chi è?”

Stamattina leggi Antonio Polito sul Corriere della Sera e capisci che ai piani alti della sinistra, s’intende tra gli intellettuali e giornalisti sostenitori del partito, stanno facendo di tutto per trasformare la “gaffe” dell’armocromia di Elly Schlein in una grande intuizione comunicativa. Poi sfogli le pagine del Corsera di Torino e capisci perché da tempo ormai i dem non abbiano più davvero alcun contatto con i lavoratori, con gli operai, diciamo con la “classe di riferimento” di un tempo. Un cronista infatti è andato di fronte ai cancelli di Mirafiori a chiedere cosa ne pensassero della tonalità pastello-inverno di Elly e l’80% di loro ha risposto con un secco: Elly Schlein? E chi è?”.

Certo, 20 operai intervistati non fanno un campione necessariamente rappresentativo. Però una indicazione la danno eccome. Primo appunto: per le operaie giovani, quelle che in teoria sarebbero il target della prima leader donna di un grande partito dem, la Schlein potrebbe tranquillamente essere una nuova concorrente del Gf Vip. Va un po’ meglio tra le lavoratrici più vicine alla pensione. Nina, operaia di 58 anni, nel suo scetticismo spera che Elly possa “risvegliare la sinistra” che da tempo ormai non si occupa “di politica industriale, occupazione e stipendi”. 

Speranza vana, signora Nina. Lo si è capito dalle prime uscite del segretario, più interessata ai diritti Lgbt che al lavoro, più incline a sposare la battaglia ambientalista che quella operaia. E lo ha capito Mary, 49 anni, convinta che se vuoi avvicinare i lavoratori, gli operai, la massa popolare, forse l’intervista a Vogue non è il migliore degli inizi. 

“Io certamente non userei i miei soldi” per l’armocromista “neanche se avessi il suo stipendio”, spiega Mary. E il motivo è semplice: altrimenti diventa evidente “che il suo status quo è diverso da chi vorrebbe rappresentare”.

Scritto da Giuseppe De Lorenzo

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". 

Immagini tratte dalla rete. Fonte: nicolaporro.it


sabato 29 aprile 2023

Milano Burning - storia di Sergio Ramelli | documentario

Milano Burning - storia di Sergio Ramelli
Documentario su Sergio Ramelli - militante del Fronte della Gioventù ucciso a Milano negli anni '70 - prodotto dal CDRC per una regia di Paolo Bussagli, con il contributo del Ministro della Gioventù Giorgia Meloni. Un'ora e mezza di filmato, con interviste, tra gli altri, a Guido Giraudo, Gianluigi Melega, Paola Frassinetti, Guido Salvini, Leo Siegel, Massimo Anderson e con oltre 15 minuti di ricostruzioni tridimensionali.

SERGIO RAMELLI PRESENTE! 29 APRILE 1975/2023

SERGIO RAMELLI PRESENTE! 
29 APRILE 1975/2023


 

SERGIO RAMELLI! CARLO BORSANI! ENRICO PEDENOVI!

SERGIO RAMELLI! 
CARLO BORSANI! 
ENRICO PEDENOVI! 

 

René Guénon - La crisi del mondo moderno | Cap. 7 parte I - Una civiltà materiale


La crisi del mondo moderno

Cap. 7 - Una civiltà materiale

Da tutto ciò che precede, ci sembra risulti già chiaramente che gli Orientali hanno pienamente ragione allorché rimproverano alla civiltà occidentale moderna di essere solo una civiltà materiale: è proprio in questo senso che essa si è esclusivamente sviluppata e, da qualunque punto di vista la si consideri, ci si trova sempre in presenza di conseguenze più o meno dirette di tale materializzazione.

Tuttavia, è necessario completare quanto abbiamo detto in proposito, e spiegare innanzi tutto i diversi significati con cui può essere assunto un termine come quello di «materialismo», poiché, anche se noi lo impieghiamo per caratterizzare il mondo contemporaneo, vi saranno di quelli che, non credendosi affatto dei «materialisti» pur pretendendo di essere molto «moderni», non mancheranno di protestare e di convincersi che si tratta di una vera calunnia; una messa a punto, dunque, si impone, al fine di dissipare a priori tutti gli equivoci che potrebbero sorgere in proposito.

È assai significativo che il termine stesso di «materialismo» dati solo dal XVIII secolo; esso venne inventato dal filosofo Berkeley, che se ne servi per designare le teorie che ammettono l’esistenza reale della materia; è appena il caso di dire che non si tratta certo di questo, dato che tale esistenza non è minimamente in causa. Un po’ più tardi, lo stesso termine assunse un significato più ristretto, quello che da allora ha conservato: esso indica una concezione in base alla quale non esiste nient’altro che la materia e ciò che da essa deriva; ed è il caso di notare la novità di una tale concezione, cioè il fatto che essa è essenzialmente un prodotto dello spirito moderno e che corrisponde, dunque, ad almeno una parte delle tendenze proprie di esso[1]. 

Ma è soprattutto in un’altra accezione, molto più ampia e tuttavia molto chiara, che noi intendiamo parlare di «materialismo»: tale termine infatti rappresenta tutta una condizione di spirito che, di per sé, è indipendente da ogni teoria filosofica, mentre la concezione prima esposta non rappresenta che una sola delle sue tante manifestazioni. Questa condizione di spirito è quella che consiste nel dare, più o meno coscientemente, la preponderanza alle cose di ordine materiale ed alle preoccupazioni ad esse connesse, sia che queste ultime conservino ancora una certa apparenza speculativa oppure che siano puramente pratiche; e non si può contestare seriamente che in realtà è proprio questa la mentalità dell’immensa maggioranza dei nostri contemporanei.

Tutta le scienza profana che si è sviluppata nel corso degli ultimi secoli non è altro che lo studio del mondo sensibile, in cui essa è esclusivamente rinchiusa ed i cui metodi non sono applicabili che a questo solo dominio; ora, questi metodi sono proclamati «scientifici» ad esclusione di tutti gli altri, il che equivale col negare ogni scienza che non si riferisca alle cose materiali. 

Tuttavia, fra coloro che la pensano così, e perfino fra coloro che si sono dedicati in modo particolare alle scienze in questione, ve ne sono molti che rifiuterebbero di dichiararsi «materialisti» e di aderire alla teoria filosofica che porta questo nome; ve ne sono perfino di quelli che fanno volentieri professione di fede religiosa e la cui sincerità non può essere messa in dubbio; ma la loro attitudine «scientifica» non differisce sensibilmente da quella dei materialisti dichiarati. 

Si è spesso discusso, dal punto di vista religioso, se la scienza moderna dovesse essere denunciata come atea o come materialista, e in genere la questione è stata posta malamente; è certo che questa scienza non fa espressamente professione di ateismo o di materialismo e che si limita ad ignorare certe cose per partito preso, senza pronunciarsi nei loro confronti con una negazione formale, come fanno questi o quei filosofi; ne consegue che, per quanto la riguarda, si può solo parlare di un materialismo di fatto, di ciò che noi chiamiamo volentieri materialismo pratico; ma in tal modo il male è forse ancora più grave, poiché è più profondo e più esteso. 

Un’attitudine filosofica può essere qualcosa di molto superficiale, perfino tra i filosofi «di professione»; per di più, vi sarebbero di quelli che indietreggerebbero di fronte alla negazione, ma che invece si adattano di fronte alla completa indifferenza; ed è questa la cosa più temibile, poiché, per negare un qualcosa occorre sempre pensarci, per poco che sia, mentre invece in questo caso si finisce col non pensare più in alcuna maniera. 

Quando si vede una scienza esclusivamente materiale che si presenta come la sola scienza possibile, quando gli uomini sono abituati ad ammettere come fosse una verità indiscutibile che non può esserci della conoscenza valida al di fuori di quest’ultima, quando tutta l’educazione data a questi uomini tende ad inculcare loro la superstizione di questa scienza, cosa questa che costituisce propriamente lo «scientismo»: com’è possibile che tali uomini non siano praticamente dei materialisti, e cioè che tutte le loro preoccupazioni non siano volte verso la materia?

Per i moderni, niente sembra esistere al di fuori di ciò che si vede e si tocca, o quanto meno, anche se essi ammettono teoricamente che possa esistere qualcos’altro, si affrettano poi a dichiararlo, non solo sconosciuto, ma «inconoscibile», il che li dispensa dall’occuparsene. 

Tuttavia, vi sono anche di quelli che cercano di farsi un’idea di un «altro mondo», ma dal momento che per far questo ricorrono all’immaginazione, essi se lo configurano sul modello del mondo terrestre e vi trasferiscono tutte le condizioni d’esistenza proprie di quest’ultimo, ivi compresi lo spazio ed il tempo e perfino una sorta di «corporeità»; 

noi abbiamo presentato altrove degli esempi particolarmente sorprendenti di questo genere di rappresentazioni grossolanamente materializzate, quando abbiamo parlato delle concezioni degli spiritisti; ma, se questi erano dei casi estremi, in cui un tale carattere è esagerato fino alla caricatura, sarebbe un errore credere che lo spiritismo e le sette con esso più o meno apparentate abbiano il monopolio di questo genere di cose. 

Del resto, in maniera più generale, l’intervento dell’immaginazione nei domini in cui essa non può apportare alcunché, e che dovrebbero esserle interdetti, è un fatto che dimostra molto chiaramente l’incapacità degli Occidentali moderni ad elevarsi al di sopra del sensibile; molti non riescono ad operare alcuna differenza fra «concepire» ed «immaginare», ed alcuni filosofi, come Kant, arrivano perfino a dichiarare «inconcepibile» o «impensabile» tutto ciò che non è suscettibile di rappresentazione. Di modo che, tutto ciò che si chiama «spiritualismo» o «idealismo» è, molto spesso, nient’altro che una sorta di materialismo trasposto; e ciò è vero non solo per quello che noi abbiamo chiamato «neo-spiritualismo», ma anche per lo stesso spiritualismo filosofico, nonostante esso si consideri come l’opposto del materialismo. 

A dire il vero, spiritualismo e materialismo, intesi nel senso filosofico, non possono comprendersi l’uno senza l’altro: essi sono semplicemente le due metà del dualismo cartesiano, la cui separazione radicale è stata trasformata in antagonismo; e da allora, tutta la filosofia oscilla fra questi due termini senza essere in grado di superarli. 

Lo spiritualismo, a dispetto del suo nome, non ha niente in comune con la spiritualità; la sua disputa con il materialismo non può che lasciare perfettamente indifferenti coloro che si pongono da un punto di vista superiore e che si accorgono che questi contrari sono, in fondo, prossimi ad essere dei semplici equivalenti, e la cui pretesa opposizione, su molti punti, si riduce ad essere una volgare disputa sulle parole.

Scritto da René Guénon

La crisi del mondo moderno

mercoledì 26 aprile 2023

Chernobyl, nel buio degli anni luce | documentario


 Speciale SuperQuark 

#Chernobyl, nel buio degli anni luce

Dott.ssa Coccia: Ritmi biologici e crononutrizione | SALUTE

Ritmi biologici e crononutrizione
  Dott.ssa Cristina Coccia, biologa nutrizionista. Autrice di saggi sulla demografia e la salute della popolazione italiana e di articoli divulgativi per siti web e riviste.

COMUNITÀ MILITANTE CAUDINA 321 | volantino


 

26 APRILE #goliardia

26 APRILE #goliardia



LA REGOLA DELL’INGANNO - Come e perché nasce il Movimento Sociale Italiano? #perle

LA REGOLA DELL’INGANNO 

Come e perché nasce il Movimento sociale italiano?

Riceviamo un'interessante segnalazione e pubblichiamo un articolo apparso in rete qualche giorno fa, un vero e proprio "schiaffo" da analizzare e studiare senza paraocchi.

Buona lettura.

Nel mese di dicembre del 1946 i plotoni di esecuzione fucilavano ancora fascisti condannati dalle Corti di assise straordinarie ma, miracolosamente, in quel mese si costituisce a Roma un gruppo politico che si richiama alla Repubblica Sociale Italiana, che ne rivendica addirittura l’eredità ideale, politica, etica, che pochi mesi più tardi si trasformerà in partito politico subito definito, da allora ad oggi, neofascista. In realtà, come la documentazione storica dimostra, il Movimento Sociale Italiano nasce nell’ambito di un’operazione politica dell’antifascismo cattolico e finanziario, avallata dai servizi segreti americani.

Duplice l’obiettivo perseguito da Democrazia cristiana, Vaticano, Confindustria, servizi segreti americani: frenare l’afflusso dei reduci della Repubblica Sociale Italiana verso i partiti di sinistra, in particolare il Partito Comunista Italiano, e contribuire alla riunificazione all’interno delle Forze armate che si erano divise fra il Regno del Sud e la Repubblica Sociale Italiana.

L’antifascismo politico cattolico, quello clericale, quello industriale e finanziario, nonché gli Alleati avevano già, in Italia, un nemico interno rappresentato dal Pci: potevano costituire un secondo nemico, questa volta di stampo neofascista? La storia dice di no.

Fiamma Francese del 1941

Come il simbolo del Movimento Sociale Italiano riproduce quello del Movimento Sociale Francese da cui trae parte della struttura organizzativa e, soprattutto, la finalità, di origine transalpina è anche la visione politica e storica del partito, che interpreta la costituzione della Repubblica Sociale Italiana (e i francesi quella della Repubblica di Vichy) con la teoria dello scudo e della spada.

Ovvero, gli italiani non si divisero l’8 settembre 1943 fra Regno del Sud e Repubblica Sociale Italiana ma rimasero sostanzialmente uniti per fare fronte al nemico tedesco dinanzi al quale si divisero solo formalmente per ragioni tattiche: gli uni combattendo a fianco degli Alleati sotto le insegne sabaude, gli altri frenando e sabotando l’impegno militare germanico sotto i fasci littori di Benito Mussolini.

Nello sforzo di distinguersi dai fascisti, i Missini inventano l’esistenza di una “Salò tricolore” contrapposta alla “Salò nera”, facendo confluire nella prima i buoni italiani non ideologicamente schierati che vivono nei territori della Repubblica del Nord, adoperandosi per trovare un accordo con le formazioni partigiane autonome, monarchiche, liberali e democristiane in attesa che la guerra finisca, e relegando i fascisti nello schieramento che identifica il fascismo con l’Italia e si batte a fianco dei tedeschi.

Non a caso nelle sedi del Msi le uniche foto esposte sono quelle di Benito Mussolini, Junio Valerio Borghese e Rodolfo Graziani, gli altri, iniziando da Alessandro Pavolini, segretario del Partito Fascista Repubblicano, sono rimossi dalla memoria storica dei Missini.

E la guerra civile? Colpa esclusiva dei comunisti, che con proditorie uccisioni di esponenti fascisti e attacchi alle truppe tedesche hanno innescato quella spirale di rappresaglie che ha travolto migliaia di italiani- Il tentativo della dirigenza missina di presentarsi come l’altra faccia della Resistenza, lo “scudo” contro il nemico teutonico, fallisce perché per raccogliere i voti della propria base la deve ingannare fingendosi fascista, coerente con gli ideali della Repubblica dell’onore, ostentando saluti romani e fedeltà parolaia ad un passato che di fatto ha già ripudiato.

Oculata fu, da parte dei burattinai, la scelta dei dirigenti del Msi: Pino Romualdi, a disposizione dei servizi segreti americani fin dal 1944; Biagio Pace, informatore della struttura clandestina dei carabinieri dall’8 settembre 1943 al 6 giugno 1944; Arturo Michelini, che non aveva mai aderito alla Rsi; Augusto De Marsanich, funzionario del Banco di Roma, inviato dalla direzione della banca a Milano, quindi aderente per obbligo alla Rsi; Giorgio Almirante, mai processato per collaborazionismo in forza, evidentemente al decreto dell’agosto 1945 che garantiva l’impunità a coloro che avevano condotto il doppio gioco durante la Repubblica Sociale Italiana.

Il Movimento Sociale Italiano non ha mai rappresentato la continuità con il Fascismo Repubblicano subito tradito da Pino Romualdi, quando nel mese di luglio del 1946, sul giornale dei Fasci di azione rivoluzionaria, finanziati dai servizi segreti americani, dettò la strategia che il futuro partito e le organizzazioni collaterali avrebbero adottato per l’intero dopoguerra: porsi all’avanguardia nella lotta contro il comunismo per riconquistare i favori della borghesia.

Benito Mussolini, nel corso di un ultimo incontro con un giornalista gli aveva detto: “la rovina dell’Italia è stata la sua borghesia” e, sempre lui, aveva invitato i fascisti a confluire, a guerra conclusa, nel Partito socialista di unità proletaria di Pietro Nenni, all’epoca antiborghese, anticapitalista, anticlericale. Di quale continuità con il fascismo repubblicano parliamo?

Se eredità del fascismo la dirigenza missina ha fatta propria è quella del fascismo “legge e ordine” di Dino Grandi e dei “traditori” del 25 luglio 1943, per i quali il fascismo a quel punto rappresentava la “fazione” da sacrificare per salvare la Nazione.

È giunta l’ora di farla finita con il fascismo e i fascisti che caduti dinanzi al cancello di una villa a Giulino di Mezzegra e sulla piazza di Dongo il 28 aprile 1945, appartengono alla storia e non alla cronaca politica attuale.

Quello che io ho definito tanti anni fa il “polo occulto” della politica italiana ha adottato l’inganno come regola, inganno reso possibile da avversari politici che hanno posto sempre l’accento sulle manifestazioni esteriori e non sulla politica del Msi.

È giunto il momento di denunciare la truffa e presentarli per quelli che sono: borgatari romani di destra che oggi, al governo, fanno l’esatto contrario di quello che avevano promesso nelle campagne elettorali. Conviene dire la verità anche agli antifascisti perché se ora i fascisti sono al governo vuol dire che loro sono dei falliti che hanno governato per decenni per farsi poi sconfiggere dai loro nemici.

Non è così. Lo sappiamo.

L’antifascismo ha vinto anche con il Msi che, come si è vantato Giulio Caradonna, ha trasformato i giovani giacobini della Rsi in ragazzi di destra. E destra e fascismo sono contrapposti. Il compito assegnato dall’antifascismo, nel mese di dicembre del 1946, è stato quindi assolto e il premio alla fine è arrivato. Oggi i Missini si chiamano “Fratelli d’Italia” ma ricordiamoci che anche Caino era un fratello.

Scritto da V. Vinciguerra

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete. Fonte: andreacarancini.it


martedì 25 aprile 2023

SottoFasciaSemplice - Perseo (1999)

SottoFasciaSemplice - Perseo

Gruppo: SottoFasciaSemplice

Brano: Perseo

Anno: 1999

PARTENIO IN FESTA - Esplode la stagione dell'accoppiamento per il Bufo Bufo. Avvistati Rospi Smeraldi Europei | AMBIENTE

Centinaia di rospi in festa

La Primavera accompagna la stagione degli accoppiamenti per tantissimi rospi Irpini, pronti a sgranchirsi le zampette dopo un lungo e rigido letargo invernale. Quest'anno oltre al Bufo Bufo, il rospo comune del Partenio, c'è da festeggiare il ritorno dello spettacolare Bufo Viridis, meglio conosciuto come Rospo smeraldino europeo per i suoi caratteristici colori. La segnalazione della sua anomala presenza è giunta in questi giorni grazie alle immagini pubblicate dall'Osservatorio Meteorologico di Montevergine.  

Lo Smeraldino, a differenza dell'abitudinario Bufo Bufo, non tende a frequentare sempre lo stesso ambiente acquatico per riprodursi. Generalmente lo si trova nell'Europa continentale, in Asia e nel Nord America. In Irpinia la sua presenza non è caratteristica, visto che è limitata al Friuli-Venezia Giulia, al Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e al Trentino-Alto Adige.

In queste splendide giornate i rospi stanno dando vita al processo di riproduzione vicino a corsi d'acqua, pozze o stagni. La meta preferita resta l'affollatissimo e "bollente" Laghetto Campo Maggiore, anche denominato Campo Mercogliano di Montevergine. In uno dei luoghi più belli della Verde Irpinia, situato a 1406 metri, le simpatiche schiere di rospi gracchianti fecondano le femmine. Le centinaia di maschi fanno il loro dovere aggrappandosi alle ascelle delle femmine, visibilmente più grandi, per "consumare" il cosiddetto amplesso ascellare.

SMERALDINO
L'Associazione mercoglianese per la salvaguardia dell'Osservatorio Meteorologico di Montevergine ha immortalato alcuni frangenti di un fenomeno che rende il Partenio davvero unico. 
In passato solo gli Escursionisti Caudini della Cervinara Trekking avevano lanciato un grido d'allarme per la tutela di questo patrimonio dal valore inestimabile:

«Queste foto, che abbiamo scattato nella giornata di ieri - si legge nella nota dell'Osservatorio - presso Campo Maggiore di Mercogliano, documentano uno dei fenomeni naturali più belli da osservare sul Partenio, quello della migrazione degli anfibi negli ambienti acquatici per scopi di riproduzione. 

Nelle foto, è possibile ammirare sia il rospo comune sia il rospo smeraldino, le specie di anfibi che in questo periodo animano le acque del laghetto di Campo Maggiore. A fare sfondo a questo meraviglioso spettacolo della Natura, un’aria dolce e molto gradevole, dal sapore primaverile».

RIFLESSIONI

Il rospo smeraldino europeo, simpatico anfibio anuro della famiglia Bufonidae, è velenoso come tutti rospi. Il latte di rospo prodotto è una sostanza tossica irritante solo per le mucose tipo gli occhi e la bocca. Il vero pericolo per il Partenio non è il famigerato “latte di rospo”, noto come bufotenina con tanto di effetti allucinogeni per l'uomo e la donna, bensì la diffusa imbecillità dei presunti esseri umani su due o quattro ruote, pronti a devastare queste fantastiche aree naturali con fuoristrada o motociclette. 

Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo



LEGGI LO SCHIAFFO 321!


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mercoledì 19 aprile 2023

CAUDIUM UNITA? Mancano i Caudini... | CAUDIUM


CAUDIUM UNITA? 
Mancano i Caudini...
La Valle Caudina, per quanto riguarda la realizzazione pratica dell'Unione dei Comuni, ha problemi, carenze e difetti ben noti; sono questioni strutturali di cui i Caudini per primi – comuni cittadini, accademici di piazza, pseudo-esperti di vita e studiosi da tastiera, perfino la stessa classe politica – si lamentano regolarmente. 
Eppure, i problemi restano e sembrano impossibili da sradicare. 
È possibile che ciò si spieghi, almeno in parte, con la circostanza che la società civile nel complesso sia migliore rispetto all’apparato politico-istituzionale.


Insomma, i Caudini vivono (male) senza Caudium. Sì, proprio i Caudini docg, quelli più dinamici nel loro rispettivo paese, gli stessi che farfugliano di possedere un grande potenziale inespresso, ma non emerso a causa della mancanza di un'unica struttura politico-amministrativa, coordinata da tutti i Sindaci della Valle e a totale servizio del Popolo Caudino
In Valle Caudina, però, si assiste allo stravolgimento radicale della sintesi attribuita a Massimino D’Azeglio, per cui al momento dell’unità si era fatta l’Italia, ma andavano, a quel punto, fatti gli italiani. 
Qui mancano i Caudini, altroché. Addirittura utopica quella realtà umana conosciuta come (fantomatico) Popolo di Caudio. Tutto qui, c'è poco di ribadire e molto da ridere. Siamo piuttosto di fronte a un circolo vizioso, per cui i limiti della società civile Caudina sono legati ad un doppio filo con quelli del sistema Napolicentrico e dell'arretratezza delle zone interne della Penisola. Mancano all'appello le Caudine ed i Caudini e non solo Caudium. Sia chiaro.
PEPPINO DE RITA
Si può riflettere, in questa prospettiva, su una tesi che ha proposto Peppino De Rita, tra i maggiori interpreti della società italiana: ha sostenuto che gli italiani, Caudini compresi, hanno una propensione alla mediocrità. 
In effetti che ai Caudini capiti di lasciarsi andare a una esistenza mediocre, in ambiti diversi della loro vita, non è una novità degna di nota. 

RIFLESSIONI

Tutti abbiamo un ruolo molto importante da giocare, almeno sulla carta delle buone intenzioni. Pensiamo al contesto in cui ci troviamo, di economie globalizzate alla ricerca di forme di “autonomia territoriale strategica”: 
è fondamentale aprire la strada a una fase di crescenti sovvenzioni nazionali per edificare una nuova organizzazione, efficiente in ambito sanitario, occupazionale e turistico, senza tralasciare l'attenzione verso il mondo  ricreativo e culturale. I politici devono garantire interventi strutturali esclusivi per le imprese Valle Caudina, messe in enorme difficoltà dal Covid e dalla Guerra tra stati dell'ex Unione Sovietica.
Sarebbe un vero successo per l’economia Caudina bloccare lo spopolamento con un massiccio investimento pratico e capillare su tutto il territorio della Nuova Caudium. Una delocalizzazione inversa per ripopolare un'area che perde pezzi e guadagna pazzi a causa, soprattutto, dell'emigrazione verso altri lidi per motivi lavorativi ed esistenziali.

Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo




 

martedì 18 aprile 2023

MALNATT - In Faccia Al Mondo Ostile (2012)

Malnatt - In Faccia Al Mondo Ostile  

Gruppo: Malnatt

Brano In faccia al mondo ostile

Anno: 2012

 

Le oscure origini del grande ripristino di Davos #1 | POLITICA

Le oscure origini del grande ripristino di Davos 

È importante capire che non c'è una sola idea nuova o originale nella cosiddetta agenda del Great Reset di Nicola Schwab per il mondo. Né la sua agenda della Quarta Rivoluzione Industriale è sua o la sua affermazione di aver inventato la nozione di Stakeholder Capitalism un prodotto di Schwab.

Nicola Schwab

Nicola Schwab è poco più di un abile agente di pubbliche relazioni per un'agenda tecnocratica globale, un'unità corporativista del potere corporativo con il governo, comprese le Nazioni Unite, un'agenda le cui origini risalgono all'inizio degli anni '70, e anche prima. Il Grande ripristino di Davos è semplicemente un progetto aggiornato per una dittatura distopica globale sotto il controllo delle Nazioni Unite che ha richiesto decenni di sviluppo. Gli attori chiave erano Davide Rockefeller e il suo protetto, Maurizio Strong.

All'inizio degli anni '70, probabilmente non c'era una persona più influente nella politica mondiale del defunto Davide Rockefeller, allora ampiamente conosciuto come presidente della Chase Manhattan Bank.

Creare il nuovo paradigma

Alla fine degli anni '60 e all'inizio degli anni '70, i circoli internazionali direttamente legati a Davide Rockefeller lanciarono una stupefacente schiera di organizzazioni d'élite e think tank. Questi includevano il Club di Roma; il 1001: A Nature Trust, legato al World Wildlife Fund (WWF); la conferenza della Giornata della Terra delle Nazioni Unite a Stoccolma; lo studio del MIT, Limits to Growth; e la Commissione Trilaterale di Davide Rockefeller.

Circolo di Roma

Nel 1968 Davide Rockefeller fondò un think tank neo-malthusiano, The Club of Rome, insieme ad Aurelio Peccei e Alessandro King. Aurelio Peccei, era un alto dirigente della casa automobilistica Fiat, di proprietà della potente famiglia italiana Agnelli. Gianni Agnelli della Fiat era un intimo amico di Davide Rockefeller e un membro dell'International Advisory Committee della Chase Manhattan Bank di Rockefeller. Agnelli e Davide Rockefeller erano amici intimi dal 1957. Agnelli divenne un membro fondatore della Commissione Trilaterale di Davide Rockefeller nel 1973. Alessandro King, capo del programma scientifico dell'OCSE, era anche consulente della NATO. [1

Quello fu l'inizio di quello che sarebbe diventato il movimento neo-malthusiano "le persone inquinano".

Tommaso Malthus

Nel 1971 il Club di Roma pubblicò un rapporto profondamente imperfetto, Limits to Growth, che prevedeva la fine della civiltà così come la conoscevamo a causa della rapida crescita della popolazione, unita a risorse fisse come il petrolio. Il rapporto ha concluso che senza cambiamenti sostanziali nel consumo di risorse, "il risultato più probabile sarà un declino piuttosto improvviso e incontrollabile sia della popolazione che della capacità industriale".

Era basato su false simulazioni al computer di un gruppo di informatici del MIT. Affermava l'audace previsione: "Se le attuali tendenze di crescita della popolazione mondiale, dell'industrializzazione, dell'inquinamento, della produzione alimentare e dell'esaurimento delle risorse continuano invariate, i limiti alla crescita su questo pianeta saranno raggiunti entro i prossimi cento anni". Era il 1971. Nel 1973 Nicola Schwab, nel suo terzo meeting annuale dei leader aziendali di Davos, invitò Peccei a Davos per presentare Limits to Growth ai CEO aziendali riuniti.[2]

Nel 1974, il Club di Roma dichiarò coraggiosamente: "La Terra ha il cancro e il cancro è l'uomo". Quindi: "il mondo sta affrontando una serie senza precedenti di problemi globali interconnessi, come la sovrappopolazione, la carenza di cibo, l'esaurimento delle risorse non rinnovabili [petrolio-noi], il degrado ambientale e il cattivo governo". [3] 
Hanno sostenuto che, è necessaria una ristrutturazione "orizzontale" del sistema mondiale sono necessari cambiamenti drastici nello strato normativo - cioè nel sistema di valori e negli obiettivi dell'uomo - per risolvere crisi energetiche, alimentari e di altro tipo, cioè cambiamenti sociali e sono necessari cambiamenti negli atteggiamenti individuali se si vuole che avvenga la transizione verso la crescita organica. [4]

Nel loro rapporto del 1974, Mankind at the Turning Point, il Club di Roma ha inoltre affermato:

La crescente interdipendenza tra nazioni e regioni deve quindi tradursi in una diminuzione dell'indipendenza. Le nazioni non possono essere interdipendenti senza che ciascuna di esse rinunci o almeno non riconosca dei limiti alla propria indipendenza. Ora è il momento di elaborare un piano generale per una crescita sostenibile organica e uno sviluppo mondiale basato sull'allocazione globale di tutte le risorse finite e su un nuovo sistema economico globale. [5]

Questa è stata la prima formulazione dell'Agenda 21 delle Nazioni Unite, dell'Agenda 2030 e del Grande ripristino di Davos del 2020.

Scritto da F. Guglielmo Engdahl

Guglielmo Engdahl è consulente e docente di rischio strategico, è laureato in politica alla Princeton University ed è un autore di best-seller su petrolio e geopolitica. È ricercatore associato del Centro di ricerca sulla globalizzazione (CRG). Sentiti libero di ripubblicare e condividere ampiamente gli articoli di Global Research.


NOTE

[1] Biografie di 1001 membri del Nature Trust, Gianni Agnelli , accessibili in http://www.bibliotecapleyades.net/sociopolitica/sociopol_1001club02.htm

[2] Nicola Schwab, Il World Economic Forum: un partner nel plasmare la storia – I primi 40 anni: 1971 – 2010, 2009, World Economic Forum, p. 15, https://www3.weforum.org/docs/WEF_First40Years_Book_2010.pdf

[3] Citato da Club of Rome Report, Mankind at the Turning Point, 1974, citato in http://www.greenagenda.com/turningpoint.html

[4] Ibid.

[5] The Club of Rome, Mankind at the Turning Point, 1974, citato in Brent JessopMankind at the Turning Point – Parte 2 – Creating A One World Consciousness  consultabile in http://www.wiseupjournal.com/?p =154