La crisi del mondo moderno
Non è nostra intenzione, in questo studio, occuparci in modo particolare del punto di vista sociale; esso ci interessa solo indirettamente, perché non è altro che un’applicazione assai lontana dei principi fondamentali, ragion per cui non è certo in questo dominio che, in ogni caso, potrebbe aver inizio un raddrizzamento del mondo moderno.
In effetti, tale raddrizzamento, se fosse intrapreso così alla rovescia, vale a dire partendo dalle conseguenze piuttosto che dai principi, mancherebbe necessariamente di una base seria e sarebbe del tutto illusorio; non ne potrebbe derivare alcunché di stabile e ci sarebbe da rifare tutto incessantemente, poiché si sarebbe trascurato di intendersi innanzi tutto sulle verità essenziali.
È questo il motivo per il quale non ci è possibile accordare alle contingenze politiche, perfino dando a questo termine il suo significato più ampio, un valore diverso di quello di semplici segni esteriori della mentalità di un’epoca; ma, sotto questo aspetto, non possiamo passare del tutto sotto silenzio le manifestazioni del disordine moderno nel dominio sociale propriamente detto.
Come dicevamo prima, nello stato attuale del mondo occidentale, nessuno si trova più nel posto che gli compete normalmente in ragione della propria natura; è questo che si intende quando si dice che le caste non esistono più, poiché la casta, intesa secondo il suo vero significato tradizionale, non è altro che la stessa natura individuale con l’insieme delle speciali attitudini che essa comporta e che predispongono ciascun uomo a compiere tale o tal altra funzione determinata.
Dal momento che l’accesso ad una qualunque funzione non è più sottomesso ad alcuna regola legittima, ne deriva inevitabilmente che ciascuno sarà indotto a fare una qualsiasi cosa, e spesso la cosa per la quale è meno qualificato; il ruolo da lui svolto nella società verrà determinato, non dal caso, che in realtà non esiste, ma da ciò che può dare l’illusione del caso, vale a dire dal groviglio di ogni sorta di circostanze accidentali; mentre quello che vi interverrà di meno sarà proprio il solo fattore che dovrebbe contare in un caso del genere, e cioè le differenze di natura che esistono fra gli uomini.
La causa di tutto questo disordine sta nella negazione di queste stesse differenze, che comporta la negazione di ogni gerarchia sociale; e questa negazione, inizialmente, era forse appena cosciente e più pratica che teorica, dal momento che in realtà la confusione delle caste ha preceduto la loro completa soppressione, o, in altri termini, dal momento che ci si è confusi sulla natura degli individui prima ancora di giungere a non tenerla in alcun conto; ma, in seguito, tale negazione è stata eretta dai moderni in pseudo-principio, col nome di «uguaglianza».
Sarebbe troppo facile dimostrare che l’uguaglianza non esiste affatto per la semplice ragione che non potrebbero esserci due esseri che, ad un tempo, fossero realmente distinti e completamente simili fra loro sotto tutti gli aspetti; e sarebbe altrettanto facile trarre tutte le conseguenze assurde che derivano da quest’idea chimerica, in nome della quale si pretende di imporre dovunque una completa uniformità: per esempio somministrando a tutti un identico insegnamento, come se tutti fossero ugualmente atti a comprendere le stesse cose, e come se per fargliele comprendere fosse possibile usare con tutti indistintamente gli stessi metodi.
D’altronde, ci si può chiedere se non si tratti di «apprendere» piuttosto che di «comprendere» veramente, vale a dire se, nella concezione tutta verbale e «libresca» dell’insegnamento attuale, non si sia sostituita la memoria all’intelligenza, concezione che peraltro ha solo in vista l’accumulo di nozioni rudimentali ed eteroclite ed in cui la qualità è interamente sacrificata alla quantità; cosa questa che si verifica dappertutto nel mondo moderno, per delle ragioni che spiegheremo completamente in seguito: insomma si tratta della dispersione nella molteplicità.
E a questo proposito ci sarebbero molte cose da dire circa i misfatti dell’«istruzione obbligatoria»; ma non è questo il luogo per insistervi ulteriormente, e, per non uscire dai limiti che ci siamo posti in questo studio, ci dobbiamo accontentare di segnalare di sfuggita questa speciale conseguenza delle teorie «egualitarie» come uno degli elementi del disordine che oggi sono così numerosi che non è possibile pensare di enumerarli tutti senza ometterne qualcuno.
Scritto da René Guénon
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