I sostenitori dell’itanglese tendono spesso a contraddirsi. Non è inusuale che nella stessa frase neghino il fenomeno, o lo minimizzino, per poi però anche dire che è un’ottima cosa, bella, moderna, inevitabile, e «comune a tutte le altre lingue». Analizziamo una a una le gemme più tipiche alla fiera dell’anglomania.
16. La difesa della lingua è un sintomo di autarchia e di nazionalismo.
RISPOSTA: Quindi la Francia, la Spagna, la Germania, la Catalogna, i Paesi Baschi, l’Irlanda, il Canada, il Galles dove esistono politiche (di spettro e di tipo diverso, ovviamente) di difesa della lingua sono tutti Paesi nazionalisti, autarchici e cattivi. Seriamente, non si dovrebbe banalizzare la distruzione e il dolore che ha portato il nazionalismo nella storia mischiandolo con situazioni con cui nulla ha a che vedere.
Difendere una parte integrale della storia, della cultura, e del proprio patrimonio, la lingua appunto, non ha nulla a che vedere con il nazionalismo. Gli italiani hanno manifestato e protestato a tutti i livelli, nel passato recente, per preservare le proprie mozzarelle, il prosecco e la pizza, tra tante altre cose. Nessuno si sognerebbe di associare tali proteste al nazionalismo. Si difende, appunto, l’importanza di patrimoni storici nazionali.
Iniziare a parlare e a scrivere in creolo, come se l’Italia fosse una ex colonia come il Bangladesh, la Nigeria o Belize, non è la nostra idea di antinazionalismo, sinceramente, né è il permettere con totale ignavia che milioni di utenti di servizi pubblici, di ospedali, delle poste, dell’INPS, delle telecomunicazioni, restino tagliati fuori da una comunicazione chiara e semplice, che o vengano addirittura confusi o fatti sentire in difetto.
Ancora meno antinazionalista è l’avallare che contratti di lavoro in Italia, con clausole tecniche e informazioni fondamentali per la tutela dei lavoratori, vengano sempre di più firmati – come sta avvenendo – in una lingua che non tutti conoscono alla perfezione.
E per finire, che alle già presenti disuguaglianze si aggiunga quella attraverso la quale famiglie abbienti e con i mezzi necessari consentano ai loro figli di ottenere una buona padronanza dell’inglese, aumentando il divario (anzi, il gap) con chi non se lo possa permettere, non sa tanto di progressista. La battaglia per una comunicazione chiara e trasparente dovrebbe essere appoggiata da tutti, destra, sinistra, centro, nord, sud, est e ovest. Altro che nazionalismo.
Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete.
Fonte: https://campagnapersalvarelitaliano.com/favole-itanglomani/
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