“Faccetta nera” al GFV. Come le formule del politicamente corretto e della cancellazione della cultura - si legge su Il Giornale - hanno dato forma a una tale idiozia consumistica da trasformare dei poser (gente attenta a mettersi tutto il giorno in posa) in produttori di contenuti.
“Faccetta nera, bell’abissina...”, il ritorno di un grande classico della polemica italica. Canticchiata in zona trucco prima della diretta nella Casa del Grande Fratello Vip, in onda sulle reti Mediaset, metterebbe a rischio gli spettatori italiani. Che abbiano votato in massa Meloni grazie a momenti culturali di tale fattezza!? Per i giornali di sinistra è andata proprio così (sic!).
Faccetta Nera è il motivo più famoso e canticchiato dal Ventennio ad oggi, insieme a Giovinezza e All'armi siam Fascisti. Il testo celebrò la colonizzazione dell’Abissinia, attuale Etiopia. Infatti, la canzone fa riferimento alla campagna italiana per la creazione di una provincia dell'Impero Italiano in Africa orientale. Per la cronaca le battaglie nel Continente Nero iniziarono ben quarant’anni prima dell'arrivo delle Camicie Nere. Fu un patriota mazziniano ed esponente della Sinistra storica, figura di spicco del Risorgimento: Francesco Crispi da Ribera, città delle arance.
Il Che Guevara della Rivoluzione siciliana del 1848 fu l'ideatore ed il massimo sostenitore della spedizione dei Mille, alla quale partecipò insieme alle camicie rosse. Inizialmente mazziniano, si convertì agli ideali monarchici nel 1864. Anticlericale e ostile allo Stato Pontificio, dopo l'unità d'Italia fu quattro volte presidente del Consiglio: dal 1887 al 1891 e dal 1893 al 1896. Nel primo periodo fu anche ministro degli Esteri e ministro dell'interno, nel secondo anche ministro dell'interno. Fu il primo meridionale a diventare presidente del Consiglio.
Crispi sostenne tuttavia una dispendiosa politica coloniale in Africa che, dopo alcuni successi, portò alla disfatta di Adua del 1896, evento che portò alla fine della sua carriera politica. Il suo avversario politico principale fu Giovanni Giolitti che lo sostituì alla guida del Paese.
Il fascismo riprende in mano il tutto, declinandolo come una guerra di liberazione, verso popolazioni di colore, oppresse da un regime arretrato e spietato. La guerra, vittoriosa, sarà stigmatizzata come invasione dagli inglesi e porterà a sanzioni economiche contro l’Italia, ad un raffreddamento delle relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna, a vantaggio di quelle italo-tedesche. Con la conseguenza di avvicinare i due regimi, all’epoca in aperto contrasto (si pensi alla Conferenza di Stresa del 1935), introducendo le leggi razziali in Italia nel 1938 firmate dal Re Vittorio Emanuele III.
"Da notare - si legge su Il Mondo - che gli inglesi non solo possedevano l’impero più vasto della storia dell’umanità e lo avevano spremuto, secondo i principi dello sfruttamento mercantilista, causando la rivolta delle colonie americane, ma avevano un chiaro conflitto di interessi, poiché controllavano tutti i territori circostanti l’Etiopia. Da che pulpito arriva la predica! Faccetta Nera riprende il tema della guerra di liberazione, vi aggiunge una componente di italico latin-lover e si spinge ad auspicare una vere a propria integrazione razziale".
A denunciare Ruccione per plagio furono Vincenzo Raimondi, un musicista dilettante e l'attore Gustavo Cacini "un comico poveraccio d'avanspettacolo con arie da Giggi er bullo", come lo ricordò nella sua autobiografia l'attore Paolo Stoppa. I querelanti chiesero al pretore di Roma il sequestro conservativo della canzone dimostrando che la frase musicale "Faccetta nera – bella abissina – aspetta e spera che già l'ora s'avvicina" risultava identica a quella di un loro lavoro precedente, intitolato La vita è comica, che recitava "La vita è comica – presa sul serio – perciò prendiamola davver poco sul serio! – La vita è comica – ognun lo sa – perciò prendiamola davver come ci va". Il magistrato accolse il ricorso e i nomi di Cacini e Raimondi vennero aggiunti nei crediti del brano accanto a quello di Renato Micheli.
FACCETTA BIANCA
In pochi conoscono, invece. Faccetta bianca. Canzonetta interessante, scritta e musicata dal duo Nicola Macedonio ed Eugenio Grio parlava di una ragazza che saluta sul molo il fidanzato legionario in partenza per l’Africa Orientale Italiana. Una faccetta alternativa, inedita, scomoda e da focolare domestico, contrapposta alla più famosa e formosa "Faccetta nera", non molto gradita alle Donne italiane dell'epoca per i troppi accenti di ammirazione per la "bella abissina".:
Faccetta bianca quando ti lasciai quel giorno al molo, là presso il vapore e insieme ai legionari m’imbarcai, l’occhio tuo nero mi svelò che il core s’era commosso al par del core mio, mentre la mano mi diceva l’addio!
FACCETTA rossa
Benito Mussolini odiava Faccetta nera, aveva addirittura tentato di farla bandire, secondo la critica antifascista di qualche anno fa. La stessa fazione che oggi attacca la giovane Micol, ieri si esprimeva così in merito: "Emblematica - si legge su L'internazionale - è la scena contenuta nel docufilm di Dagmawi Ymer Va’ pensiero, dove un gruppo di mamme canta la nota canzonetta a Mohamed Ba, mediatore culturale e attore senegalese. Ba ha appena lavorato in classe, proprio sugli stereotipi, con i figli di queste signore. Quando le sente cantare quasi non ci crede. È sconcertato e triste. Tenta di spiegare che Faccetta nera è una canzone del ventennio, ma le signore non ascoltano, perse nel ritmo indiavolato dello zumpapà. Quella canzone gli piace, provano quasi un gusto trasgressivo nel cantarla e continuano imperterrite, incuranti di ferire i sentimenti di Ba.
Ma chi la canta sa cosa significa? Sa da dove viene quella canzone? Com’è nata? Capisce tutti i riferimenti? Personalmente considero Faccetta nera un paradosso italiano. Ogni anno, quasi sempre d’estate o all’inizio dell’autunno, scoppia una polemica che la riguarda. O perché la cantano o perché qualche professore (di recente è successo con delle suore) la fa ascoltare in classe ai ragazzi. E giù fiumi di inchiostro che oscillano dall’aperta condanna all’ammiccamento solidale. E tutto si perde in un bla bla che spesso ci lascia indifferenti. Il video della canzone è disponibile in rete in varie versioni e basta fare un giro turistico tra i commenti su YouTube per capire che chi la canta non sa la sua storia. Oggi però, ed è qui il paradosso, il regime è ricordato proprio attraverso questa canzone che detestava.
riflessioni
L'ennesimo cortocircuito della Sinistra dalla Faccetta Rossa. Da una parte si critica il concetto di Faccetta Nera Italiana, dall'altra si tenta di sbeffeggiare senza logica un messaggio definito ambiguo, che distrugge lo stereotipo stesso. Il capital-razzismo angloamericano, in realtà, è il vero regista occulto di questo ennesimo caso basato sul nulla, prodotto esemplare del Regime del Nulla.
Basta razzismo.
Basta antifascismo.
Micol libera di cantare!
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