Indagando le cause nascoste della prima (e poi anche della seconda) guerra mondiale. Pellicano oltre a raccontare le riunioni segrete di magnati della cosiddetta “alta Finanza” per complottare la guerra in Europa, ci documenta che finanche la preparazione e la regia dell’assassinio del principe ereditario austriaco erano state organizzate negli Usa dalla setta terrorista segreta della “Mano Nera” che era una filiazione massonica guidata dal colonnello serbo Dragutin Dimitrievich, questa setta nata negli Usa tra immigrati serbi, era sostenuta e pilotata a Chicago da finanziatori americani occulti, ce ne parla nel suo diario intimo il fantomatico “colonnello” House, eminenza grigia israelita, implicato anche in tanti successivi complotti.
La Mano Nera pianificò il casus belli, della Prima Guerra Mondiale, l’assassinio del Principe ereditario dell’Impero austroungarico, arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e armò l’attentatore Gavrilo Princip e diversi altri, Pellicano ci documenta che dopo l’arresto di Princip e di un suo complice, l’Impero austroungarico chiese alla Serbia di assumersi le proprie responsabilità per l’attentato, ed avendo questa negato ogni addebito, l’Impero austroungarico dichiarò guerra alla Serbia. L’Impero russo, che si considerava protettore dei popoli slavi nei Balcani, mobilitò le sue truppe alla frontiera con l’Impero austroungarico, ma l’interessato, amico dei banchieri di Wall Street, guerrafondaio, ministro della Guerra russo Grigorij Jakovlevič Sokol'nikov, senza averne neppure parlato con lo Zar, diede l’ordine di mobilitazione delle truppe anche alla frontiera con la Germania, allargando così la guerra localizzata tra Austria e Serbia anche alla Germania; ne restò coinvolta l’Europa intera e fu la Prima Guerra Mondiale.
I plutocrati della Consorteria di Wall Street e della City riuscirono a tenere separati e nemici lo Zar e il Kaiser, evitando così la costituzione di un polo industriale europeo, intimamente collegato con le enormi disponibilità di materie prime dell’impero dello Zar; ma, essendosi, poi, lo Zar rifiutato di lasciarsi asservire dai banchieri “d’assalto” di Wall Street, e della City di Londra, (sia pure rinunziando soltanto alla sovranità monetaria per delegarla ad una Banca Centrale privata, come avevano già ottenuto i banchieri d’affari in molti altri Stati), questi estroversi banchieri si risolsero a finanziare la Rivoluzione d’Ottobre per arrivare ugualmente a conquistare le ricchezze minerarie dell’Impero russo, come infatti nel tempo è avvenuto.
Si voleva ottenere una nuova classe dirigente nella quale sarebbe stato più facile, per loro, inserire una nomenklatura infiltrata da parecchi elementi massoni, ebrei, socialisti e “comunisti” a libro paga dei banchieri di Wall Street. Anche se. invece, le cause immediate esposte per giustificare i finanziamenti sono servite a mascherare di ragioni ideali i loro prestiti (che, oltre tutto, sono risultati poi anche pagati con i dovuti interessi, oltre a consentire la continuazione di rapporti di affari privilegiati).
Il testo di questo esclusivo volume ci documenta particolareggiatamente la partecipazione dei banchieri e le loro mascherature ideologiche, arrivando a trovare delle espressioni socialistiche nella Bibbia e ci furono perfino banchieri che non esitarono a indossare i panni di “bolscevichi americani", come furono chiamati, pur senza nulla togliere alle loro attività di affari; e quando capitò vestirono i loro finanziamenti anche della sete di vendetta per i pogrom che ancora avvenivano in Russia. Ma, per la verità, quel che più concretamente avvenne, già con la Prima Guerra Mondiale i capitalisti di affari transnazionali stavano ottenendo, oltre il disfacimento degli imperi centrali d’Europa e la dissoluzione della società feudale terriera nell’Impero zarista, perfino la riduzione dell’Impero inglese:
un notevole passo in favore del capitalismo mondialista. Tuttavia il risultato più ambito e producente per la Cupola del grosso captale di affari, fu la conquista economica che capovolse i rapporti con la vecchia Europa, divenuta irreparabilmente debitrice di Wall Street e dell’economia americana.
Al finanziamento dei rivoluzionari parteciparono i più potenti finanzieri ebrei: i Warburg, i Gunzburg, gli Schiff [21] e i Kahn, i Rockefeller, ma anche Max Breitung, Jerome H. Hanauer, il banchiere svedese Olof Aschberg e i Gugenheim; [22] tutti membri della B’nai B’rith.
In questo suggestivo libro rivelatore di tanti fatti e misfatti nascosti, di tante avventure, di tante occulte regie, in realtà vengono indagati anche i retroscena dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, che attesero bene che le nazioni europee si rovinassero e si massacrassero senza sosta in un conflitto annientatore, per intervenire al tavolo della pace soltanto a cose fatte, con la loro potenza militare ed economica fresche e intatte, anzi moltiplicate. Il loro intervento fu valutato non ulteriormente procrastinabile anche per evitare il pericolo della impossibilità di restituzione dei prestiti di guerra ottenuti dai belligeranti più disastrati.
Un particolare non deve essere trascurato e invece dobbiamo valutarlo con estrema attenzione, il fatto che i sionisti pretesero dalla Gran Bretagna in difficoltà, di far entrare gli Stati Uniti in guerra in aiuto dell’Inghilterra soltanto se quella avesse promesso la Palestina per far rinascere nel dopoguerra un “focolare nazionale ebraico”; e la Gran Bretagna promise la Palestina con la “Dichiarazione Balfour”. Noi oggi possiamo facilmente riconoscere, col senno del poi, la Palestina come uno dei punti nevralgici più armati per la valutazione storica di questa vicenda.
La Gran Bretagna, quando era intervenuta in guerra, proclamando di farlo disinteressatamente, soltanto per difendere il ”poor Belgium”, aveva costituito un rigoroso blocco navale, inserendovi non solo armi e munizioni, ma anche tutte le altre merci, di cui, le convenzioni internazionali permettevano invece ai belligeranti l’importazione; la strategia del blocco navale subì nel 1911 un radicale inasprimento, voluto dal venerabile (?) massone e Primo Lord dell'Ammiragliato Winston Churchill. Pertanto il criminale blocco navale, ottenne di ridurre alla fame gli imperi centrali, causando milioni di morti tra la popolazione civile per fame e per malattie causate dagli stenti, specialmente vecchi, bambini e donne.
All'illegalità del blocco, il Reich rispose con la «guerra da corsa», condotta nel rispetto delle norme internazionali, col fine di ostacolare l'approvvigionamento dell'Inghilterra. Ma la minaccia dei sommergibili tedeschi, tanto efficace da ridurre dell’ottanta per cento l’attività della navigazione intorno alle isole inglesi, era condotta da una ben modesta flottiglia di non più di una ventina di U-Boote. Inoltre il numero dei battelli in missione contemporanea si riduceva spesso a sole due unità, per i tempi di avvicinamento dalle basi di partenza e per i tempi di riparazioni, manutenzione e allestimento.
Tuttavia la propaganda dell’Intesa era ovviamente univoca e manichea. I Tedeschi erano “gli Unni”, la loro guerra era barbara e la lotta dell’Intesa era la Crociata della “Libertà contro la barbarie teutonica”.
Grande scalpore sollevò, poi, nel maggio 1915, l’affondamento del transatlantico Lusitania, che stava collegando Nuova York con l’Inghilterra con un grosso carico di munizioni che esplosero pochi minuti dopo il siluramento, aprendo enormi falle all’acqua. La nave aveva imbarcato passeggeri anche americani. La tragedia conseguente fu pompata dai giornali e dalla radio; fu anche affisso un suggestionante manifesto che raffigurava una madre fra le onde che sollevava disperatamente il suo bambino piangente.
La propaganda dilagò sui media neutrali e dell’Intesa, che speravano di strumentalizzarla per farne un casus belli onde ottenere l’entrata in guerra degli Usa. Se ne fa ancora un gran parlare da certi storici che hanno dimenticato che il transatlantico Lusitania, non solo era carico di munizioni, ma era anche armato con un cannone da 152 millimetri, capace di affondare al primo colpo qualsiasi sommergibile, per cui doveva essere considerato una nave da guerra ausiliaria.
Addirittura se ne fece una false flag, per l’entrata in guerra degli Usa; ma Wall Street ritenne che i belligeranti europei non si fossero ancora sufficientemente straziati e collassati. D’altra parte le forniture di armi, munizioni aerei e altri generi, vettovaglie, alimenti ecc. costituivano fortissimi guadagni e generavano anche l’urgenza della concessione di altrettanto forti prestiti, largamente concessi dalle usuraie banche di affari statunitensi dietro forti interessi. Ma, tant’è lo scalpore gonfiato all’epoca dura ancora al punto che qualche “storico” distratto è convinto ancora oggi, che gli Stati Uniti siano entrati in guerra per l’indignazione provocata dall’affondamento del Lusitania.
Fino a che punto fosse giunto l’incancrenimento dell’odio, lo dimostra il brano di questa lettera scritta all'amico Ezra Pound, nel maggio 1915, dall'inglese Enrico Gardier-Brzeska:
“Avevamo una decina di prigionieri, quando abbiamo saputo dell'affondamento del Lusitania; dopo una decina di minuti di discussione con i sottufficiali, li abbiamo ammazzati col calcio dei fucili. Alcuni soldati tedeschi che si erano arresi, strisciavano sulle ginocchia. Tenevano in mano, sopra le teste, fotografie di una donna o di un bambino. Ma li abbiamo uccisi tutti”.
Si attese quindi il momento “opportuno”, ma si dovette resistere ancora esasperatamente finché due anni dopo, il 19 marzo, fu affondato un altro transatlantico, il Vigilantia, con tutto il suo equipaggio. Nessuno riuscì a salvarsi per le enormi falle aperte dallo scoppio delle munizioni imbarcate; non fu difficile allora per il Presidente Wilson ottenere l'approvazione da parte del Congresso per una partecipazione diretta nel conflitto. Era il 2 aprile del 1917.
Renzo Pellicano ci relaziona ancora sui particolari romanzeschi del viaggio di Lev Trotskij sulla nave finlandese “Kristiania Fjord” con altri 275 compagni rivoluzionari di vertice e con molto cospicui finanziamenti, oltre ad esponenti del mondo industriale americano (di cui è stata nascosta l’attività preliminare a rapine di sconfinati beni del sottosuolo, avvenute in seguito, negli anni 1990, in Russia). Trotskij & C. raggiunsero appunto in Russia Lenin, il quale era già arrivato per via terra, attraversando incredibilmente perfino la linea del fuoco nel famoso “vagone piombato”.
tratto da: Controstoria Futura
fonte: I.S.S.E.S. - Istituto di Studi Storici Economici e Sociali Napoli
parte: quinta
note:
[21] Jakob Schiff, nell’ aprile 1918 ebbe a dichiarare pubblicamente che grazie al suo appoggio finanziario la rivoluzione russa era riuscita.
[22] Cfr. Joaquin Bochaca, La finanza e il potere, Edizioni di Ar, Padova, 1982, p. 49. Epiphanius, Massoneria e sette segrete, cit., pp. 285 – 291.
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