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lunedì 31 ottobre 2022
MABELLO - "Per amore della verità". Salta il protocollo d'intesa, firmato il 17 gennaio, con la Città di Cervinara? | DECORO
"Per amore della verità". L'associazione Mabello afferma che non è stato riconosciuto nulla di quanto detto e firmato con il Sindaco Lengua di Cervinara. Intanto, l'associazione continua a lottare per gli animali, anche se la somma promessa e mai vista - si legge in rete - "non gli avrebbe cambiato la vita, però avrebbe fatto attraversare qualche mese più spensierato. Ma va bene così, l'importante è che si sappia la verità, in rispetto della nostra dignità". In realtà la Cittadina Caudina sarebbe ancora convenzionata solo con un'associazione di Altavilla Irpina.
ACCORDO CASTRATO?
Dalla bacheca digitale l'associazione Mabello, oltre alle attività di volontariato quotidiane, si portano i seguaci a conoscenza del lungo silenzio sul tanto atteso il protocollo d'intesa tra il Comune di Cervinara e l'associazione per la prevenzione del randagismo, nonché la protezione degli animali sul vasto territorio Cervinarese e non. Ad inizio 2022 sembrava tutto risolto, tra sorrisi rilassati e foto di circostanza, per immortalare l'importante passo in avanti. Evidentemente qualcosa non è andato per il verso giusto.
Per le lettrici ed i lettori de Lo Schiaffo 321, tuttavia, riportiamo l'amaro sfogo integrale degli animalisti Caudini che chiariscono alcuni aspetti fondamentali sul volontariato dedicato "ai pelosi" di Cervinara.
Buona lettura.
Facciamo una piccola premessa: quando si danno dei messaggi sbagliati, tanto accade. Dunque, precisiamo per trasparenza che la nostra piccola associazione, non ha convenzioni con nessun Ente pubblico. L'unico ente con il quale abbiamo un accordo di partenariato nel contrasto al randagismo è il Comune di Montesarchio. Partenariato, ovvero collaborazione non CONVENZIONE! scaduto tra l'altro nel mese di luglio.
Entusiasti e commossi accogliamo l'invito, anche perché ci occupiamo di numerosi animali ed emergenze quotidianamente, siamo in autonoma e lenta costruzione di un piccolo rifugio a norma, la somma "promessa" era in tutto di 4000 euro, in due semestri di 2000 euro l'uno, faccio presente Mabello spende MENSILMENTE somme pari o superiori di sole cure veterinarie e per effettuare numerose sterilizzazioni al fine di contrastare concretamente il randagismo.
In otto anni, nonostante noi, non fossimo tanto diversi da te, essendo VOLONTARI, abbiamo soccorso, sterilizzato e adottato migliaia di animali. Senza mai poter contare su di te!Sulle tue forze, sulla tua intelligenza, sulla tua persona.In otto anni nessuno, Comune compreso, ci ha mai trovato un posto dove poter appoggiare gli animali che tu e migliaia di persone simili a te ci hanno Segnalato.Ci siamo ritrovati ogni angolo delle nostre case, giardini, terreni sommersi da anime salvate, dovendoci poi adeguare alle leggi, dovendo poi indebitarci fino al collo per costruire un rifugio che deve rispondere a delle leggi con paletti ben precisi che hanno un costo indecifrabile! Perché in questi otto anni, siamo stati in tutto e per tutto degli abusivi! Rischiando pene severe.
Riflessioni
Il Fronte Animalista Caudino continua ad essere abbastanza frazionato in Valle. Molte persone sono impegnate sullo stesso versante associazionistico, ma le diverse realtà in campo hanno altri tempi, per spirito di abnegazione, esperienza e perseveranza. Poche settimane fa ad Airola, ad esempio, le attiviste si lasciarono andare ad un duro sfogo pubblico, sempre a causa delle continue segnalazioni non coperte da adeguate risorse finanziarie.
Eppure, una crescita in positivo, almeno sulla stragrande maggioranza dell'area Nuova Caudium, è innegabile. Pochi anni fa il mondo animale era letteralmente abbandonato a se stesso, senza prospettive e con storie da far accapponare la pelle. Il potenziale per migliorare c'è. Non disperdiamolo.
Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo
Storia, pregiudizi e Forche Caudine: «pura follia bloccare in due punti la gola di Arpaia» | CAUDIUM
Un pregiudizio è una “opinione errata perché concepita non per conoscenza precisa e diretta del fatto o della persona, ma sulla base di voci e opinioni comuni, tale da condizionare fortemente la valutazione, e da indurre quindi in errore”.
Se esaminiamo le tante ipotesi finora fatte sulla localizzazione delle Forche Caudine, risulta evidente che hanno come comune denominatore un pregiudizio che le discosta decisamente dal pensiero di Tito Livio: poiché l’esercito Romano ha percorso la Via Appia-Traiana per raggiungere Luceria, è lungo questo percorso che vanno cercate le Forche.
Il più categorico è stato sicuramente Teodoro Mommsen che, dopo aver inopinatamente spostato il punto di partenza da Caiatia sul Volturno a Calatia lungo l’Appia, sentenziò:
“Per arrivare in tempo non si poteva prendere che una via, là dove in continuazione della via Appia fu poscia costruita la via romana che da Capua, per Benevento, sbocca verso l’Apulia”!
Eppure non è assolutamente così sia perché gli exploratores non avrebbero mai scelto per impiantare un castrum un sito privo della vitale acqua… Romani apud flumen castra ponunt… requisito fondamentale per dissetare migliaia di uomini e centinaia di animali al seguito (Psuedo Hyginus – De munitionibus castrorum), poi perché Livio lo scrive chiaramente: “Duae ad Luceriam ferebant viae”.
Individuare i due percorsi significa individuare il punto ove ci sono le Forche Caudine. Importante, inoltre, è pure capire il significato del toponimo Furculas Caudinas. Esaminiamo i due punti, partendo dal significato di Furculas Caudinas.
- «Furculas»- plurale di “furcŭla”, l’osso biforcuto presente negli uccelli a forma di V. Come toponimo Furculas indica delle gole con pendii ripidi e scoscesi, a forma di V., che spesso portano a valichi montani. Sono tanti i toponimi “composti” che indicano strade che attraversano zone con tali caratteristiche “forca d’Acero, Forcella Staulanza…”.
- «Caudinas» perché ubicate e/o accessibili dalla pianura campana abitata dai Caudini.
Per Livio le vie per andare da Calatia a Luceria erano due «Duae ad Luceriam ferebant viae ». Quali erano? La prima “altera praeter oram superi maris“ era la nota, conosciuta e sicura via utilizzata per andare verso il mare Adriatico (Superum) e che, una volta ristrutturata, diventerà la Via Traiana. Aveva però un difetto per le esigenze dei romani: era “longior-più lunga”. L’“altera per Furculas Caudinas, invece, era brevior -più corta”. Due percorsi distinti e separati che non ammettono confusione: “..altera”, “o l’una, o l’altra” e che danno una certezza: il percorso “brevior” era alternativo alla Via Traiana ed attraversava una zona detta Forche Caudine.
Tutta la vicenda si basa sugli interessi contrastanti di Romani e Sanniti: gli uni volevano guadagnare tempo per evitare di arrivare a Lucera troppo tardi, gli altri volevano dare ai milites una sonora lezione visto che stavano sottraendo loro sia i vitali pascoli intorno al Volturno, sia quelli Pugliesi controllabili appunto da Lucera.
Teatro della vicenda
L’esercito Romano era accampato in un castrum a Caiatia, probabilmente in quel «CASTRA ANNIBAL» che troviamo sulla Tavola Peutingeriana lungo il Volturno proprio a valle di Caiatia. E’ evidente che trattasi di un Castrum Romano passato poi nella memoria collettiva come Castrum Annibale perché, come per il Ponte di Annibale a Cerreto Sannita, sulle Forre del Titerno, fu fatto dai Romani ma detto di Annibale perché di li sarebbe passato.
I sanniti erano invece accampati «circa Caudium», cioè «pressappoco nei pressi» di Caudium o del territorio Caudino, sotto il comando di Gaio Ponzio, uomo «valente, coraggioso e colto». Il problema era: come battere un esercito più forte e ben organizzato? Affrontare i Romani in campo aperto sarebbe stato un suicidio! Occorreva studiare una «trappola perfetta» nella quale attirarli, un terreno non adatto alle loro capacità, e poi intrappolarli in gole selvagge.
“Telesinus” non poteva non conoscere palmo palmo la sua zona, per cui l’Embratur (condottiero) dell’esercito sannita, studiò la mossa giusta per dare scacco matto ai romani: mosse come pedine dei finti pastori che si fecero catturare ed “estorcere” notizie preziose (per i Sanniti, ovviamente!):
1- Attenti, la vostra preziosa alleata Lucera è stata accerchiata da tutti i Sanniti che stanno per conquistarla;
2- Se volete fare prima per evitare che capitoli, lasciate stare la conosciuta e sicura Via Superi Maris e, attraversando le Furculas Caudinas, tagliate attraverso i monti che non sono presidiati come al solito dai Pentri che sono accorsi in massa a Lucera. Una via “brevior” che vi consentirà di arrivare prima.
Poiché i tempi di marcia di una legione romana erano di 3-4 miglia al giorno, accorciare anche di una decina di miglia significava arrivare in soccorso dei preziosi alleati 3-4 giorni prima! Gli argomenti proposti furono irresistibili per l’esercito Romano che si avviò lungo il Volturno, per imboccare la scorciatoia furbamente suggerita.
Ma come individuare questo percorso più breve per Lucera? Quale era questa “aliam viam brevior” rispetto alla Via del mare? Se la via più breve tra due punti è la retta, basta tracciarne una tra Calatia (quella che sia!) e Luceria per vedere che…si taglia il Tifernum Mons, il Matese, lungo le Gole del Titerno!
Sono queste delle tipiche valli a forma di “furcula”, accessibili dalla pianura Caudina antistante Faicchio, e attraversate da un tratturo a tratti scavato nella roccia “cavam rupem” che collegava, attraverso Pietraroja e Terravechia di Sepino, la Pianura Campana-Caudina con quella Dauna. Un percorso facile da raggiungere: bastava risalire prima il Volturno e poi il Titerno, ma normalmente superprotetto, da Monte Pugliano a Monte Cigno, trattandosi della porta di accesso al territorio Pentro.
Attraversare queste gole leggendo il testo di Livio, sembra di essere accompagnati da una guida del TCI. Le coincidenze sono veramente imbarazzanti. Il tutto sotto dei monti dai quali le rocce cadono facilmente giù, allora come oggi, senza alcuna necessità (ma come avrebbero fatto?) per i Sanniti...
Anzi, per i Pentri, di portarle prima su per poi spingerle giù per eseguire ben due blocchi contemporaneamente, “saeptas deiectu arborum saxorumque ingentium obiacente mole invenere…”. Operazione praticamente impossibile, come dice l’esperto militare ing. Flavio Russo:
“pura follia pensare che sia stato possibile bloccare in due punti la gola di Arpaia e sconfiggere l’esercito Romano nella pianura antistante….”
Il capolavoro dell’astuto condottiero “telesino” fu instradare un esercito organizzato per la pianura in uno stretto sentiero tra due gole che fossero pure ad una certa distanza tra loro e facilmente bloccabili con massi fatti cadere dall’alto. Costretti a camminare in fila indiana, i Romani furono intrappolati senza poter applicare le loro tattiche di guerra! Il resto…è storia conosciuta!.
Scritto da Renzo Morone
Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete.
Fonte: https://www.vivitelese.it/2017/10/storia-pregiudizi-forche-caudine/
FAVOLE ITANGLOMANI - 20 baggianate itanglesi demistificate una ad una (7/20) | CULTURA
I sostenitori dell’itanglese tendono spesso a contraddirsi. Non è inusuale che nella stessa frase neghino il fenomeno, o lo minimizzino, per poi però anche dire che è un’ottima cosa, bella, moderna, inevitabile, e «comune a tutte le altre lingue». Analizziamo una a una le gemme più tipiche alla fiera dell’anglomania.
7. L’italiano si sta arricchendo grazie agli anglicismi.
RISPOSTA: L’italiano non si sta arricchendo. Al contrario, si sta appassendo. Una lingua che smette di creare, adattare, tradurre è una lingua che non è affatto in buona salute. In altre parole, «oggi la nostra lingua appare come un dispositivo, pensiamo ad un cellulare, che non riceva più gli aggiornamenti; questo con il tempo sarà destinato ad essere abbandonato» (Francesco Ricciardi, 2020). Basta guardare i numeri: «il 50% dei neologismi del nuovo Millennio sono anglicismi puri» (Antonio Zoppetti, 2019).
Il fenomeno linguistico sviluppatosi in Italia durante la pandemia del COVID-19 negli anni 2020 e 2021 è la prova più spettacolare. Lockdown, hub, caregiver, cluster, droplet, drive-in Covid, drive-through Covid, green pass, vaccine Manager, No Vax, No Mask, No Paura Day, booster, waning, long Covid, checkpoint temperature, il «Recovery». Sono tutti concetti, alcuni pseudoanglicismi da commedia, che che si sono imposti nel giro di cinque minuti sull’italiano.
Uno sguardo alla Spagna, e le parole sopra descritte erano – e rimangono – confinamiento, centro vacunal, distancia de seguridad, autocovid, certificado verde, director del plan de vacunación, antivacuna, antimascarillas, dosis de reuerzo, [inmunidad] menguante, Covid largo, control de temperatura, fondo de recuperación, ecc.
Mentre le parole tiramisù, lasagna, pizza si incorporarono al lessico inglese (ma anche tedesco, spagnolo e francese) senza sostituire nulla (nel caso specifico, furono piatti importati, che non avevano un equivalente locale), la valanga di green, news, brand, lockdown, team, red carpet, editing, outfit, ready to eat e make-up tende a rimpiazzare equivalenti italiani perfettamente validi rendendoli uno ad uno sempre più obsoleti.
Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete.
Fonte: https://campagnapersalvarelitaliano.com/favole-itanglomani/
domenica 30 ottobre 2022
La famiglia Benvenuti - Puntata 4 (1968)
ROBERTO STALLONE - 'A Lavannarella (1996)
Artista: Roberto Stallone
Brano:'A Lavannarella
Anno: 1996
BRUCIA 300mila euro e percepisce il RDC - Il "reddito è cosa diversa dal gioco" e dunque il fatto non sussiste: assolta. Polemiche in Irpinia | politica
Il "reddito è cosa diversa dal gioco" e dunque il fatto non sussiste.
Con questa motivazione il tribunale di Avellino ha assolto una 37enne residente nel capoluogo irpino che dal 2019 percepiva il reddito di cittadinanza nonostante nello stesso anno avesse movimentato con carte prepagate una somma di trecentomila euro su tutti i tipi di scommesse e giochi on line. La notizia è apparsa sulle colonne digitali dell'Ansa, per poi fare il giro d'Italia.
L'accanita giocatrice, che nel frattempo ha rigiocato e perso tutte le somme vinte, aveva contestualmente percepito 12.600 euro dall'Inps. La tesi sostenuta dall'avvocato Danilo Iacobacci, difensore della donna, secondo la quale le vincite provenienti da giochi non costituiscono reddito è stata accolta dal collegio giudicante presieduto da Sonia Matarazzo, a latere Pierpaolo Calabrese e Michela Eligiato, che ha assolto l'imputata dal reato di acquisizione fraudolenta di erogazioni pubbliche. Resta in discussione la restituzione, come chiede l'Inps, delle somme percepite con il reddito di cittadinanza. Forte della sentenza dei giudici di Avellino, la donna, difesa in sede civile dall'avvocato Fabiola De Stefano, ha presentato opposizione - chiude la nota ANSA.
RIFLESSIONI
Il problema dilagante del gioco d'azzardo in Campania ha radici antiche, ma le nuove tecniche digitali per spillare danaro è arrivato a livelli incredibili. La cattiva applicazione del Reddito di Cittadinanza è sotto gli occhi di tutti. Purtroppo, in pochi hanno utilizzato il cervello. Quello lo si usa a rate.
Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo
SITOGRAFIA
https://www.mn24.it/avellino-sentenza-shock-gioca-on-line-300-mila-euro-e-percepisce-rdc-assolta/
http://www.primativvu.it/avellino-irpina-gioca-300-mila-euro-e-percepisce-il-rdc-assolta/
Le Forche Caudine? Anche nel 1885 fecero tremare Roma | perle
Le Forche Caudine? Un vivace e turbolento periodico letterario, politico e satirico.
La vecchia storia di Caudium ispirò un fogliaccio dell'Ottocento post-unitario, con una tiratura nazionale tra le migliori nell'Europa dell'epoca. La rivista battagliera dedicata alla "nostra" battaglia del 321 avanti Cristo, purtroppo, durò appena due anni. Le migliaia di lettrici e di lettori ebbero tra le mani le colonne cartacee più polemiche e abbastanza turbolenti della nuova Italia, nata almeno sulla carta burocratica da pochissimo. Infatti, il primo scandalo degno di nota portò alla prematura, ma necessaria chiusura de Le Forche Caudine.
Le Forche Caudine fu fondato da Pietro Sbarbaro, ottimo giornalista, sociologo e deputato repubblicano. Noto esponente del Partito Repubblicano Italiano ed agitatore della corrente contro Guerrazzi, fu sempre contrario alla politicizzazione delle nascenti società operaie in chiave Marxista. Il forcaiolo caudino fu destituito nel 1872 all'Università di Modena per ragioni prettamente politiche. Nel 1874 ottenne la cattedra di diritto amministrativo a Macerata; ma fu nuovamente allontanato dalla cattedra, dopo l'ennesimo processo politico.
TARANTELLE
Dal 1878 insegnò scienza della pubblica amministrazione nell'Università di Napoli ed è in questa occasione che sbocciò l'amore per la Valle Caudina. In quel periodo il direttore avrebbe riscoperto la storia delle Forche Caudine, tanto da voler dedicare all'evento un giornale di spessore, aggressivo, battagliero, ironico e pronto a tutto al costo di 10 centesimi a settimana.
Sbarbaro fu clamorosamente destituito dall'ateneo partenopeo dall'onorevole Guido Baccelli ministro dell'istruzione in persona nel 1883. Dopo le tarantelle in Campania si dedicò esclusivamente al giornalismo d'inchiesta, sfogando la rabbia verso le ingiustizie. Diresse con slancio "Le Forche Caudine", esponendosi a calunnie, querele, arresti. Nonostante tutto e tutti fu eletto nel 1886 e e rieletto nel 1889 come deputato per il collegio di Pavia.
Lo spirito dei guerrieri Caudini si era impossessato della sua penna. La veemenza delle sue polemiche gli valse un processo per diffamazione, la chiusura de Le Forche Caudine e la condanna al carcere.
Partito da posizioni di sinistra democratica, organo di denuncia della dilagante corruzione del boom economico edilizio di fine secolo, finì su posizioni moraliste protofasciste denunciando in particolare, con netto anticipo, gli scandali collegati alla Banca Romana. Il giornale si mise in evidenza soprattutto per la perseveranza nella ricerca della verità nel malaffare italiano e per la sua incorruttibilità. Attaccò duramente deputati "venderecci", ministri con "frasario da libertini", scrocconi e cortigiani, persino signore presentate come "sgualdrine".
A determinare la fine del giornale Le Forche Caudine fu proprio una clamorosa inchiesta sui sospetti movimenti di denaro intorno alla Banca Romana, scandalo che poi determinerà la caduta del governo di Giovanni Giolitti e l'arresto di Costanzo Chauvet, direttore de Il Popolo Romano e uno dei più duri oppositori di Sbarbaro. Per dirla con un’espressione assai cara a Carlo Emilio Gadda, “quer pasticciaccio brutto della Banca Romana” esplose come una bomba sulla gaudente Roma Umbertina di fine secolo.
Le Forche Caudine, in breve tempo, calamitò su di sé le accuse dell'intera classe politica, con convergenze tra destra e sinistra. Fu proprio una denuncia per diffamazione, legata alle inchieste sulla Banca Romana, a far finire in carcere il direttore Sbarbaro. La misteriosa morte in carcere, a soli 55 anni nel 1893, potrebbe rientrare a tutti gli effetti tra i primi misteri del Bel Paese.
Quella battaglia etica e giornalistica di fine Ottocento, quasi Novecento, terminò poco dopo il duro colpo messo a segno dalla penna calda di Sbarbaro. Visto il clima ormai ostile, figlio dello scandalo della Banca Romana Vaticana, arrivò la definitiva cessazione delle pubblicazioni e la successiva condanna al dimenticatoio perenne o quasi.
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IL CIBO DEL FUTURO. Siamo ciò che mangiamo, cosa diventeremo? | Intervista a Roberto Pecchioli | CIBO
Siamo ciò che mangiamo, cosa diventeremo?
Addio a pasta, carne, formaggio, ma anche a prodotti tipici e regionalismi. Il menù che ci stanno per servire le élite di Davos è molto diverso: più nutriente forse, ma ben poco appetitoso e, ovviamente, senza identità.
Roberto Pecchioli ci introduce ai progetti alimentari dell'Agenda 2030, mentre il tessuto sociale viene lacerato e distratto da altre priorità.
La vera libertà è non dovere mai chiedere scusa? | POLITICA
La vera libertà è non dovere mai chiedere scusa?
NO, LA VERA LIBERTÀ E RIFIUTARSI DI CHIEDERE SCUSA PER NON DOVERLO FARE PER SEMPRE.
Avevo forse 14 anni quando misi piede per la prima volta in una sede del Movimento Sociale Italiano e forse subito, o comunque poco dopo, divenni aderente del Fronte della Gioventù.
L’ho vissuto tutto, quel mondo, dentro e fuori dal “partito”, quando il Movimento era in vita e dopo il suo vile assassinio. Mentre mi stava stretto (per via di quella “destra nazionale”) e poi quando “obtorto collo” bisognò ammettere che “ci mancava”. Messo più volte all’indice dai “guardiani dell’ortodossia” perché mi allontanavo “dall’Idea” (sì proprio quella!) al punto da essere definito talvolta “un comunista”, mi sono ritrovato nel giro di due giorni (tanto durò il congresso di Fiuggi) ad essere “nostalgico”, anche a detta di certuni ex ortodossi che intanto staccavano cimici dal bavero, nascondevano camice, riponevano libri nei cartoni e…cominciavano…a scusarsi.
Di tutto quel mondo c’è una cosa però che rimane limpida ed adamantina: la conoscenza e la frequentazione delle Ausiliarie e dei Combattenti della Repubblica Sociale Italiana.
In un mondo che era dichiaratamene “anti” proprio per loro, hanno vissuto con la dignità dei forti, non hanno mai incurvato la schiena davanti a nessuno, hanno speso il loro tempo per testimoniare ma soprattutto per essere d’esempio. Le regole democratiche le hanno rispettate tutte!
Mentre oggi qualcuno si scusa per “mostri” che altri materializzano e fa i salamelecchi promettendo per il futuro di essere un “buon democratico”, quelle Donne e quegli Uomini (che erano Fascisti sul serio!) hanno per tutta la vita vissuto nell’alveo delle leggi e delle regole della democrazia, sono stati eletti nelle istituzioni a vari livelli, hanno dato vita a quel Movimento Sociale con una logica talmente democratica che alla fine se lo son fatti addirittura portar via, snaturare, massacrare.
Quel Movimento, così com’era, rappresentava un'oscillazione altalenante tra il 6 ed il 10% degli Italiani!
Allora lo dico: se a 14 anni sono entrato nella sede del MSI, a 51 posso garantire che sarò per sempre democratico quanto le Ausiliarie ed i Combattenti della Repubblica Sociale Italiana.
Se altri vogliono seguitare a scusarsi facciano pure, facciano pure finta di credere che qualcuno ci creda alle loro scuse, che qualcuno le consideri una cosa seria e non solo un mezzo per tenerli sotto schiaffo, che ci sarà mai il giorno in cui potranno non prostrarsi, che finirà il tempo della sottomissione culturale e politica e soprattutto...che in questo modo potranno mai “vincere”.
I tempi inducono a pensare che ciò che vuole veramente una buona parte del popolo non è gente sottomessa e arrendevole. Non è gente che si scusa. Sarebbe peraltro anche inutile vincere se alla vittoria dovesse poi seguire una “resa senza condizioni” in termini concreti, per reiterata sudditanza.
Si osservi anche cosa è rimasto del partito passato alla storia solo come ex MSI e del suo unico capo indiscusso ridotto ad un vecchio fallito (in termini politici ed umani, non certo economici).
Le percentuali dei sondaggi oscillano, ma quel che serve è gente con la schiena dritta. E quelli con la schiena dritta sono liberi solo se non devono in eterno chiedere scusa.
Scritto da Pino Missino
Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de "Lo Schiaffo 321". Immagini tratte dalla rete.
Fonte:https://www.fenice-europa.eu/index.php/storia/la-nostra-storia/496-la-vera-liberta-e-non-dovere-mai-chiedere-scusa
sabato 29 ottobre 2022
MARIO ZICCHIERI, per non dimenticare gli "anni di piombo" | documentario
Il 29 Ottobre si svolge la commemorazione in onore di Mario Zicchieri, giovane militante del FdG vittima di un attentato omicida davanti la storica sezione dell'MSI in via Gattamelata a Roma.