SENZA pubblicità
Artista: Laura Pausini
Brano: La solitudine.
Anno: 1993
Il clima d'odio pseudodemocratico, per fortuna, non ha attecchito questa volta. Anzi, la bile fuoriuscita dagli organi di (dis)informazione schierati ha, paradossalmente, favorito la voglia di "fare quadrato" in un momento difficile per una galassia che ha una profonda radice comune, seppur con tante diramazioni distinte e ben separate, ma in questo frangente, per una volta, assolutamente non in antitesi. Messe nel dimenticatoio le divergenze, restano le convergenze. Chiaro?!
La censura del nostro comunicato stampa, ad esempio, era una fin troppo prevedibile conferma alle nostre certezze in un clima surreale di caccia alle streghe nere. Con il ghigno beffardo siamo andati a votare, invitando Donne e Uomini a gustare la sensazione di cambiare pagina. Dal 1993 ad oggi si completa, per molti, un cerchio, capace di racchiudere mille strade diverse di migliaia di Cuori Neri e Veri, capaci di compattarsi a difesa della Patria. Il cerchio e la croce della base militante, emigranti compresi, si fondono nell'essenza del 25 settembre 2022.
Il pericolo anti-libertario post-fascista c'è, ma solo nelle menti disabitate delle anime sinistre e antinazionali, prive di progettualità sociale e di interesse verso la politica al servizio del Popolo. Entità rosse pronte, altresì, ad emulare un mondo globalizzato e frutto del becero mondialismo. Burattin*!
-di avere un coprifuoco?-di mostrare una tessera?-dei razionamenti?-di essere discriminati se contro il regime?-di perdere il posto di lavoro se non allineati?
Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo
Artista: Domanico Mattia
Brano: Ma...perché io non becco
Anno: 1981
Abbiamo bisogno di cibo!Abbiamo oltre trenta cuccioli e innumerevoli adulti.Vanno bene anche crocchette che non usate perché magari non piacciono ai vostri cuccioli.Qui non si hanno vizi. Se volete e potete, Vi saremo grati.Si usano mediamente due sacchi da venti kg al giorno, senza sprechi. Grazie di cuore. (Mabello Associazione Italiana Protezione Animali ODV)
IBAN IT65U0538775720000002626070INTESTATO A: Associazione Protezione Animali Mabello OnlusBIC/SWIFT BPMOIT22XXXC.F. 92094400642PUOI DONARE A NOI IL TUO5x1000⤵️:Codice fiscale da inserire nella dichiarazione dei redditi 👇92094400642
Documentario sulla strage di Alcamo Marina del 27 gennaio 1976. All'interno gli intrecci tra Mafia, servizi segreti e la Gladio trapanese, le indagini dei magistrati, l'assassinio di Ilaria Alpi e le rivelazioni dei pentiti di Mafia. Presenti le dichiarazioni dei vertici Gladio nazionali e le ripercussioni dell'organizzazione Gladio stay behind in Italia.
Importanti rivelazioni sull'organizzazione sono state rese note da Antonino Arconte ex agente Gladio noto con il nome in codice G-71.
Qui, al minuto 01:15:40, potete ascoltare una sua deposizione testimoniale, avvenuta a Trapani il 10 aprile 2013, nell'ambito del processo per l'omicidio di Mauro Rostagno.
I Carabinieri avevano sospetti - si legge sull'edizione meridionale del Corriere della Sera - su uno dei venditori presenti alla mostra, un 70enne che è stato arrestato e colpito con Pagano dall’obbligo di dimora. I militari ipotizzavano in particolare che l’anziano commerciante d’arte vendesse reperti archeologici antichi sottobanco. Così, quando hanno visto che parlava e scambiava degli oggetti con un’altra persona, appunto il 64enne sovrintendente Pagano, è partito il blitz. I due sono stati prima arrestati in flagranza e poi raggiunti dalla misura dell’obbligo di dimora emessa dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura.
I beni culturali costituiscono l’identità di un popolo, minare il patrimonio archeologico, storico e artistico di una nazione significa infliggere a quest’ultima una ferita permanente, producendo danni di assoluto rilievo ben al di là della materiale perdita delle opere sottratte alla fruibilità delle genti, indispensabili alle generazioni future per meglio comprendere il filone storico, culturale e sociale da cui provengono.Il patrimonio culturale, quindi, quale espressione più alta del popolo che lo ha creato, va tutelato da tutti i cittadini. Per comprendere l’importanza dell'immenso patrimonio storico - artistico nazionale bisogna risalire all'eredità che ci hanno lasciato le grandi civiltà del passato. Non solo quella romana, indubbiamente la più importante, ma anche: gli Etruschi, i Sabini, gli Apuli, i Volsci, i Sanniti, i Dauni, gli insediamenti greci nell’Italia Meridionale (Magna Grecia) gli Elymi, etc., passando attraverso le grandi dominazioni barbariche dei Visigoti, gli Ostrogoti, i Longobardi e le influenze orientaleggianti (bizantina e araba), sino a giungere agli Stati pre-unitari, senza tralasciare il Rinascimento, epoca particolarmente ricca di artisti di valenza mondiale. Queste straordinarie testimonianze hanno reso l'Italia, oltre che la nazione più ricca in tutti i campi dell'arte nelle sue più varie espressioni, anche l'unica nel mondo con la più alta densità di beni culturali per chilometro quadrato, tanto da essere considerata un museo a cielo aperto.
Queste non sono parole mie ma l’introduzione alla raccolta di normative per i beni culturali scritta dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e consultabile sul gruppo Lo Schiaffo 321 alla sezione documenti.Allora io continuo a chiedermi come sia possibile che tutte le istituzioni coinvolte, Comune di Moiano, Provincia di Benevento, Comunità Montana del Taburno, Ministero delle belle Arti e senza minore responsabilità, tutti i cittadini consapevoli possano lasciare in uno stato di abbandono e degrado ciò che anche la legge obbliga a tutelare.
A tal riguardo risulta dubbio anche il comportamento degli stessi “esperti” inviati dal ministero sul luogo del ritrovamento, in effetti si sono comportati così come tutti i tombaroli che hanno nel tempo razziato il territorio, tutti noi abbiamo almeno una volta sentito di ritrovamenti ai piedi del Taburno nel territorio tra Moiano e Sant’Agata, nessuno di noi sa cosa sia stato trovato, infatti i tombaroli cercano la tomba, ne prelevano il contenuto e rinterrano, proprio come hanno fatto gli inviati dal ministero, hanno prelevato i preziosi reperti (per portarli chissà dove con l’assoluta mancanza di interesse del comune di Moiano) prelevato gli intonaci con i preziosi affreschi, senza nemmeno preoccuparsi di scavare tutto intorno alle tombe, questo con un motivo evidentissimo: dato che è certa la presenza di una necropoli Sannita di grandi dimensioni, i tombaroli non hanno interesse a che ciò diventi di interesse del Ministero in quanto non potrebbero più avere a disposizione un serbatoio di tesori, chi è andato per conto del ministero sul luogo si è dimostrato “disponibile” con chi aveva il solo interesse di portare avanti il cantiere senza perdite di tempo. (qui il testo integrale)
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Il Dhammapada - Versi della Legge (pāli, in sanscrito Dharmapada o anche Udānavarga), a volte tradotto come Cammino del Dharma, è un testo del Canone buddhista conservato sia nel Canone pāli (nel Khuddaka Nikāya del Sutta Piṭaka uno dei tre “canestri” del Tipitaka), sia nel Canone cinese (dove prende il nome di Fǎjùjīng, 法句經, e si trova nella sezione del Běnyuánbù), sia nel Canone tibetano (dove prende il nome di Ched-du brjod-pa'i choms, si trova sia nel Kanjur che nel Tanjiur). Questa opera è formata da 423 versetti raccolti in 26 categorie.
Si ignora il nome dell'autore, o meglio del compilatore, del Dhammapada non è possibile fissare se non molto approssimativamente la data della sua composizione, che risale all'epoca della formazione del canone Theravada, nel III secolo a.C.
Nonostante sia particolarmente venerato dalla scuola Theravāda, il Dhammapada viene letto anche da molti buddhisti appartenenti a scuole Mahāyāna, ed è molto popolare in ogni ambito del buddhismo. Dai tempi antichi fino ad oggi, il Dhammapada è stato considerato l'espressione più sintetica della dottrina del Buddha.
Vyāsa Audioletture
CMC 321: sosteniamo Fratelli d'Italia e giorgia meloni per le elezioni del 25 settembre 2022
La Comunità Militante Caudina 321 ufficializza il sostegno a Fratelli d'Italia in occasione dell'imminente tornata elettorale del 25 settembre 2022 e chiama a raccolta i militanti ed i simpatizzanti in Valle Caudina e gli emigranti nel resto d'Italia:
«Invitiamo tutta la Comunità, di ieri e di oggi, ad andare a votare Fratelli d'Italia alla Camera e al Senato – dichiarano i caudini agli organi d’informazione territoriale - per dare fiducia alle ultime forze nazionali in questo momento difficile per la Patria intera».
La Cmc321 ha le idee chiare in vista delle prossime elezioni: «
«Mettere la croce sulla Fiamma Tricolore ha essenzialmente un sapore romantico per Noi. Sotto quel simbolo sono Caduti, purtroppo, tantissimi giovani durante gli anni di Piombo, vittime di una vile strategia della tensione che calpestò la sovranità nazionale e divise ancora una volta gli italiani. Quella Fiamma rappresenta un legame indissolubile con i Nostalgici del Futuro. In questi mesi di analisi politica - sottolinea il direttivo - abbiamo apprezzato la volontà di vittoria della base post-missina e delle generazioni orfane di Alleanza Nazionale, spinte dallo spirito patriottico sia sul versante Sannita, grazie all'impegno di Domenico Matera, sia in Irpinia con una Federazione Provinciale in crescita qualitativa, indipendentemente dagli ultimi sondaggi che vedono FdI ovunque in testa».
Questa volta, senza tentennamenti, vogliamo dare una mano ad un mondo con cui condividiamo non solo lutti e tragedie, ma anche la speranza nel domani con valori e principi comunitari. Quel domani che appartiene a Noi, oltre i punti programmatici, le scelte internazionali, le correnti. le linee, le ombre e gli alleati in campo. Il 25 settembre metteremo la croce su quel simbolo di libertà e amore che dal 1946 contraddistingue gli Italiani Patrioti: la Fiamma Tricolore, ieri del Movimento Sociale Italiano, oggi di Fratelli d'Italia».
Il direttivo della
Comunità Militante Caudina 321
Volendo separare radicalmente le scienze da ogni principio superiore, col pretesto di assicurare loro l’indipendenza, la concezione moderna toglie ad esse ogni significato profondo e perfino ogni vero interesse dal punto di vista della conoscenza, e così facendo non fa che introdursi in un vicolo cieco, dal momento che le confina in un dominio irrimediabilmente limitato[1].
Peraltro, lo sviluppo che si effettua all’interno di questo dominio non è certo un approfondimento, come immaginano certuni; esso resta invece del tutto superficiale e si sostanzia in quella dispersione nei dettagli che abbiamo già segnalato, nonché in un’analisi tanto sterile quanto penosa; ed un tale sviluppo può proseguire indefinitamente senza che si avanzi di un sol passo nella via della vera conoscenza.
Ma in effetti, gli Occidentali, in genere, una scienza siffatta non la coltivano certo per se stessa: ciò che loro hanno soprattutto in vista non è certo una conoscenza, foss’anche di ordine inferiore, quanto le applicazioni pratiche che possono derivare da tale scienza, e per rendersi conto che le cose stanno effettivamente così basta vedere con quale facilità la maggior parte dei nostri contemporanei confonde scienza ed industria, e quanto sono numerosi coloro per i quali l’ingegnere rappresenta il tipo stesso dello scienziato; ma ciò attiene ad un altra questione che tratteremo in seguito.
La scienza, nel costituirsi alla maniera moderna, non ha perduto solo in profondità, ma anche, per così dire, in solidità, poiché, mentre prima il ricollegamento ai principi la faceva partecipe della loro immutabilità, nella misura in cui lo permetteva il suo stesso oggetto, adesso invece, confinata esclusivamente nel mondo del cambiamento, non vi si trova più niente di stabile, nessun punto fisso ove possa appoggiarsi; non partendo più da alcuna certezza assoluta è solo ridotta a delle probabilità e a delle approssimazioni o a delle costruzioni puramente ipotetiche che sono solo opera della fantasia individuale.
Di modo che, anche quando può accadere accidentalmente che questa scienza giunga, per vie traverse, a certi risultati che sembrano accordarsi con alcuni dati delle antiche «scienze tradizionali», si avrebbe sicuramente torto se si pensasse ad una conferma di questi ultimi, conferma di cui essi non hanno alcun bisogno; ed equivarrebbe col perdere il proprio tempo se si volessero conciliare punti di vista così totalmente differenti o se si volesse stabilire una concordanza fra i dati delle «scienze tradizionali» e delle teorie ipotetiche che, forse, in qualche anno finiranno con l’essere interamente discreditate.
In effetti, per la scienza attuale, le cose di cui si tratta non possono che appartenere al dominio delle ipotesi, mentre invece, per le «scienze tradizionali» esse erano ben altro e si presentavano come delle conseguenze indubitabili di verità conosciute intuitivamente, quindi infallibilmente, nell’ordine metafisico.
D’altronde, credere che una teoria possa essere provata dai fatti, è una singolare illusione tipica dello «sperimentalismo» moderno, mentre invece, in realtà, gli stessi fatti possono sempre essere ugualmente spiegati tramite parecchie teorie diverse fra loro; ed alcuni promotori del metodo sperimentale, come Claudio Bernard, hanno riconosciuto che i fatti possono essere interpretati solo con l’aiuto di «idee preconcette», senza le quali resterebbero dei «fatti bruti», sprovvisti di ogni significato e di ogni valore scientifico.
Dal momento che abbiamo parlato dello «sperimentalismo», ne approfittiamo per rispondere ad una domanda che potrebbe sorgere in proposito: perché le scienze propriamente sperimentali hanno ricevuto, nella civiltà moderna, uno sviluppo che non hanno mai avuto in altre civiltà?
Il fatto è che queste scienze sono quelle del mondo sensibile, quelle della materia, e sono anche quelle che permettono delle applicazioni pratiche più immediate; ne consegue che il loro sviluppo, accompagnandosi a ciò che potremmo chiamare la «superstizione del fatto», corrisponde esattamente alle tendenze specificamente moderne, mentre invece le epoche precedenti non trovavano dei motivi sufficienti per applicarvisi al punto da trascurare le conoscenze d’ordine superiore.
Sia chiaro che non è affatto nostra intenzione dichiarare illegittima in se stessa una conoscenza qualsiasi, foss’anche di ordine inferiore; ciò che è illegittimo è solo l’abuso che si verifica allorché delle cose del genere finiscono con l’assorbire tutta l’attività umana, come si può constatare ai giorni nostri.
Si potrebbe anche pensare che in una civiltà normale, delle scienze costituite con un metodo sperimentale, possano essere, esattamente come le altre, collegate ai principi e provvisti anche di un reale valore speculativo; e in effetti, se questa possibilità sembra non sia stata attuata, è perché l’attenzione è stata rivolta preferibilmente verso un altro versante, e anche perché, quando si fosse presentata la necessità di studiare il mondo sensibile nella misura in cui poteva essere interessante farlo, i dati tradizionali permettevano di interpretare in maniera migliore questo studio per mezzo di altri metodi e da un altro punto di vista.
Dicevamo prima che una delle cose che caratterizzano l’epoca moderna è lo sfruttamento di tutto ciò che era stato trascurato fino ad oggi, considerato come avente un’importanza troppo secondaria perché gli uomini vi potessero dedicare la loro attività, ma che tuttavia doveva essere sviluppato prima della fine di questo ciclo, poiché queste cose hanno il loro posto fra le possibilità chiamate a manifestarsi; in particolare, è questo il caso delle scienze sperimentali apparse in questi ultimi secoli.
Vi sono anche alcune scienze moderne che rappresentano veramente, nel senso più letterale, dei «residui» di antiche scienze, oggi incompresi: si tratta della parte inferiore di queste ultime, che, isolatasi e staccatasi dal resto in un periodo di decadenza, si è grossolanamente materializzata ed è servita poi da punto di partenza per uno sviluppo del tutto diverso, in un senso conforme alle tendenze moderne e tale da sfociare nella costituzione di scienze che non hanno realmente più niente in comune con quelle che le hanno precedute.
Per esempio, è falso dire, come si fa abitualmente, che l’astrologia e l’alchimia sono diventate rispettivamente l’astronomia e la chimica moderne, benché in questa opinione vi sia una parte di verità dal punto di vista semplicemente storico, parte di verità che è esattamente quella che abbiamo appena indicata: se le seconde derivano effettivamente dalle prime, in un certo senso, non è certo per «evoluzione» o «progresso», come si pretende, bensì per degenerazione; e questo richiede ancora qualche spiegazione
Per prima cosa, bisogna rilevare che l’attribuzione di diversi significati ai due termini di «astrologia» e «astronomia» è cosa relativamente recente; presso i Greci questi due termini erano impiegati indifferentemente per designare l’insieme dei due ambiti a cui oggi si applicano. Sembra dunque, a prima vista, che si tratti ancora di una di quelle divisioni causate dalla «specializzazione» ed operatasi in quelle che originariamente erano parti di un’unica scienza; ma in questo caso vi è qualcosa di particolare: mentre una di queste parti, quella che rappresentava l’aspetto più materiale della scienza in questione, ha preso uno sviluppo indipendente, l’altra è invece sparita del tutto.
E ciò è talmente vero che oggigiorno non si sa che cosa fosse con esattezza l’antica astrologia, mentre coloro stessi che hanno provato a ricostituirla hanno prodotto solo delle vere contraffazioni, sia nel volerne fare l’equivalente di una scienza sperimentale moderna, introducendovi le statistiche ed il calcolo delle probabilità, cose queste derivate da un punto di vista che non poteva in alcun modo essere quello dell’antichità o del Medio Evo, sia dedicandosi esclusivamente al ripristino di un’«arte divinatoria» che non fu altro che una deviazione dell’astrologia in via di sparizione, e nella quale si potrebbe vedere, tutt’al più, un’applicazione alquanto inferiore e fin troppo poco degna di considerazione, come è ancora possibile constatare in seno alle civiltà orientali.
Il caso della chimica è forse ancora più chiaro e più caratteristico, e l’ignoranza dei moderni nei confronti dell’alchimia è, quanto meno, altrettanto grande che quella nei confronti dell’astrologia. La vera alchimia era essenzialmente una scienza d’ordine cosmologico e, al tempo stesso, era applicabile all’ordine umano in virtù dell’analogia esistente fra il «macrocosmo» ed il «microcosmo»;
inoltre, essa era costituita espressamente allo scopo di permettere una trasposizione nel dominio puramente spirituale, il che conferiva ai suoi insegnamenti un valore simbolico ed un significato superiore, e ne faceva uno dei tipi più completi di «scienze tradizionali».
Ciò che ha dato vita alla chimica moderna, non è certo questa alchimia, con la quale essa non ha in fondo alcun rapporto, ma una sua deformazione, una deviazione nel senso più rigoroso del termine; deviazione causata, forse fin dal Medio Evo, dall’incomprensione di certuni che, incapaci di penetrare il vero significato dei simboli, presero tutto alla lettera e, credendo che si trattasse solo di operazioni materiali, si diedero ad una sperimentazione più o meno disordinata.
Furono costoro, che gli alchimisti definivano ironicamente «soffiatori» e «bruciatori di carbone», i veri precursori degli attuali chimici; ed è così che la scienza moderna venne edificandosi: con l’ausilio degli avanzi delle scienze antiche, con i materiali da queste rigettati ed abbandonati agli ignoranti ed ai «profani». Aggiungiamo anche che i sedicenti rinnovatori dell’alchimia, presenti fra i nostri contemporanei, da parte loro non fanno che proseguire tale deviazione, e le loro ricerche sono così lontane dall’alchimia tradizionale, quanto quelle degli astrologi lo sono dall’antica astrologia; ed è questo che ci permette di affermare che le «scienze tradizionali» dell’Occidente sono veramente andate perdute per i moderni.
Noi ci limitiamo a questi pochi esempi, ma sarebbe facile presentarne ancora degli altri, tratti dagli ambiti più diversi ed in grado di dimostrare sempre la stessa degenerescenza. Si potrebbe far vedere come la psicologia, così com’è intesa oggi, vale a dire come lo studio dei fenomeni mentali come tali, non sia altro che un prodotto naturale dell’empirismo anglosassone e dello spirito del XVIII secolo, e che il punto di vista a cui corrisponde era così trascurabile per gli antichi che, se talvolta capitava loro di doverla considerare incidentalmente, non avrebbero comunque mai pensato di farne una scienza particolare; per loro, tutto quello che poteva esserci di valido lo si trovava trasformato ed assimilato entro dei punti di vista superiori.
In tutt’altro settore, si potrebbe anche far vedere come le matematiche moderne rappresentino, per così dire, solo la scorza della matematica pitagorica, e cioè la sua parte puramente «esoterica»; perfino l’antica concezione dei numeri è divenuta assolutamente inintelligibile peri moderni, perché, anche in questo caso, la parte superiore della scienza, quella che le forniva con il suo carattere tradizionale un valore propriamente intellettuale, è totalmente sparita; e questo caso è paragonabile, per molto versi, a quello dell’astrologia.
Ma non possiamo passare in rassegna tutte le scienze ad una ad una: sarebbe piuttosto fastidioso; pensiamo di averne detto abbastanza per far comprendere la natura del cambiamento da cui sono derivate le scienze moderne, cambiamento che è tutto l’inverso di un «progresso» ed è una vera regressione dell’intelligenza.
Ritorneremo quindi a delle considerazioni d’ordine generale sul ruolo rispettivo delle «scienze tradizionali» e di quelle moderne, e sulla differenza profonda che esiste fra la vera finalità delle une e delle altre.
Scritto da René Guénon.