Voce Narrante di E. Camponeschi
Illustrazione di copertina di Dora Po'
Voce Narrante di E. Camponeschi
Illustrazione di copertina di Dora Po'
Zaccaria Sitchin è stato uno scrittore azero naturalizzato statunitense.
È stato autore di molti libri sulla cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia, e sostenitore della "teoria degli antichi astronauti" come spiegazione dell'origine dell'uomo. Le speculazioni di Sitchin, basate sulla sua personale interpretazione dei testi sumeri, vengono considerate pseudoscienza e pseudostoria dalla comunità scientifica, rifiutate da scienziati, storici e accademici.
Inoltre le teorie e i libri di Sitchin sono stati fortemente criticati per ragioni quali la mancanza di conoscenze o studi specifici sull'archeologia mesopotamica e sulla storia del Vicino Oriente antico, congiunta ad una metodologia difettosa nello studio dei testi antichi sumerici, traduzioni errate di tali testi e affermazioni astronomiche e scientifiche che non corrispondono alla realtà.
Egli attribuisce la creazione dell'antica cultura dei Sumeri ad una presunta razza aliena, detta Elohim (in ebraico) o Anunnaki (in sumero), proveniente dal pianeta Nibiru nei testi Sumeri e in quelli Babilonesi Marduk, un ipotetico pianeta del sistema solare dal periodo di rivoluzione di circa 3600 anni presente nella mitologia babilonese. L'esistenza di corpi celesti oltre Nettuno, di grandi dimensioni è comunque tuttora oggetto di dibattito, specialmente dopo la scoperta di Sedna.
La maggior parte delle persone percepisce che c'è qualcosa che non funziona nell'economia mondiale, ma pochi comprendono che è in atto la grande truffa della storia mondiale. I soldi muovono grandi ingranaggi del potere e le varie implicazioni che il denaro esercita sulla nostre società possono cambiare intere esistenze.
Mai nella storia dell'umanità così tante persone sono state depredate da un élite spietata e, tutto questo grazie alla grande truffa del sistema bancario con la complicità delle istituzioni. (MDZ)
La settima posizione del Kamasutra Caudino è dedicata alla Cittadina della Valle più grande e tra le più ricche di storia: l'amazzone di Montesarchio, appunto, dove la Donna Caudina comanda a letto, come una guerriera senza freni.
Ma innanzitutto, qual è l’origine del nome di questa posizione? Care lettrici e cari lettore dovete sapere che nell’antichità la Amazzoni erano un popolo di Donne guerriere. Tra mito e realtà, queste donne hanno fatto molto parlare di loro, suscitando numerose fantasie erotiche. Vestigia di questa leggenda in cui le donne prendono il potere sugli Uomini, nella posizione dell’Amazzone di Montesarchio la Donna diventa artefice del proprio piacere e domina l’Uomo montesarchiese mettendosi su di lui, come un cavaliere sul proprio cavallo. Praticata fin dall’antichità, la posizione dell’Amazzone di Montesarchio è conosciuta anche con il nome di «posizione di Andromaca». Infatti la sposa di Ettore, l’eroe dell’Iliade di Omero, era solita praticare questa posizione.
Si consiglia la visione ad un pubblico maturo e goliardico.
AMAZZONE DI MONTESARCHIO
Andando al sodo, in questa posizione l’Uomo è disteso supino con le gambe ravvicinate. La Donna si adagia su di lui e inizia a cavalcarlo, muovendo il corpo secondo il movimento e l'inclinazione che preferisce. Per variare il ritmo e la profondità della penetrazione puoi usare i piedi come appoggio o portare il busto all’indietro facendo leva sulle braccia. Posizione comoda per entrambi e facile da mettere in pratica, nell’Amazzone di Montesarchio è la Donna a comandare, mentre l’Uomo, immobilizzato dal corpo della femmina, viene cullato dai movimenti ritmici che lei esegue. Il maschietto ha le mani libere per stimolare il seno ed il clitoride, bevendo del buon vino Caudino.
Se l’Amazzone di Montesarchio piace tanto alle Donne, un motivo c’è, ed è che questa posizione favorisce l'orgasmo vaginale. Infatti, affinché una posizione favorisca il piacere femminile, bisogna che il pene stimoli la zona del punto G, invece che il fondo della della vagina, come ad esempio nella posizione del missionario.
Nell’Amazzone di Montesarchio del Kamasutra Caudino i due protagonisti sono uno di fronte all’altra e la penetrazione è un po’ di sbieco e profonda. La zona anteriore della vagina viene quindi sollecitata dai movimenti, rendendo questa posizione particolarmente propizia alla stimolazione del punto G e quindi all’orgasmo femminile. Ecco svelato il segreto della posizione dell’Amazzone di Montesarchio!
Un altro vantaggio dell’Amazzone di Montesarchio è che, essendo la Donna a dettare il ritmo dei movimenti, il piacere maschile aumenta più progressivamente: sarà quindi una posizione da privilegiare soprattutto se il tuo lui tende a divorare i peperoni imbottiti di Cirignano.
Posizione #1 - SCESA R'ARPAJA | Kamasutra Caudino
Posizione #2 - APPONTA BONEA | Kamasutra Caudino
Posizione #3 - CARRIOLA D'AIROLA | Kamasutra Caudino
Posizione #4 - FORCA DI FORCHIA | Kamasutra Caudino
Posizione #5 - CANDELA ALLA CERVINARESE | Kamasutra Caudino
Posizione #6 - ROTANDO ROTONDI | Kamasutra Caudino
Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo
Artista: Daniele Serra
Brano: Amba Alagi
Anno: 1936 (vinile)
Don Saverio Caporaso, sacerdote nato a Cervinara nel 1907, si distinse durante la Seconda Guerra Mondiale come cappellano militare al seguito delle CC.NN. in Etiopia.
Il religioso Cervinarese partecipò in prima linea nelle falangi che combatterono nella leggendaria difesa di Amba Alagi, una montagna nella regione del Tigrè, precisamente nell'odierna Etiopia settentrionale. I "sacerdoti con le stellette", come Don Saverio, racchiudevano in loro la duplice identità di religiosi e di militari, donando ai Camerati l'affetto ed il sostegno, necessari per affrontare i tanti momenti di difficoltà di un conflitto. Punto di riferimento e di aggregazione per ufficiali, truppe e prigionieri, dopo la guerra in Africa continuò a combattere per il Popolo in ginocchio dopo la sconfitta.
Don Saverio aveva studiato con successo nel Seminario di Benevento e si affiliò alla Congregazione di San Gaspare del Bufalo, meglio conosciuta come la Congrega del Preziosissimo Sangue. Nel 1931 prese i voti e divenne prima sacerdote e poi missionario. In Terra d'Africa il religioso Caudino partecipò alla seconda celebre battaglia dell'Amba Alagi insieme ai settemila uomini in divisa, tra cui un battaglione di mitraglieri, un reggimento di artiglieria con 40 cannoni da 65/17 ed un reggimento di fanteria. Dall'altra parte della barricata c'erano. invece, i nemici della perfida Albione, numericamente superiori, ma non moralmente, né tantomeno come coraggio.
I soldati britannici erano circa quarantamila di cui oltre la metà anglo-indiani e ed il resto abissini, pari a sedicimila unità, sei volte le truppe dell'Esercito Italiano. Inoltre, a sostegno dell'azione bellica c'era una divisione indiana, un raggruppamento di brigate sudafricane, vari reparti indigeni e si unì a loro anche un gruppo di guerriglieri etiopici. Insomma, la situazione non era delle migliori per il Cappellano Cervinarese pronto a difendere l'Impero.
Nel 1941, durante la Seconda guerra mondiale, di fronte alla travolgente avanzata dei britannici nell'Africa Orientale Italiana, il Viceré d'Etiopia Amedeo di Savoia aveva dato alle sue truppe l'ordine di proseguire la lotta nei ridotti dell'Amba Alagi, del Galla Sidama e dell'Amhara. Le truppe italiane rimaste al comando di Amedeo di Savoia si ritirarono da Addis Abeba per riorganizzarsi sulle montagne dell'Amba Alagi, mentre il Galla Sidama era difeso dal generale Pietro Gazzera e l'Amhara dal generale Guglielmo Nasi. Gli italiani abbandonarono Addis Abeba il 5 aprile e la città venne occupata dagli inglesi il giorno dopo.
Il 17 aprile del 1941 il duca d'Aosta si asserragliò con settemila uomini sull'Amba Alagi fortificandola. L'Amba Alagi è un monte alto circa 3.000 metri che fa parte di una catena montuosa formata da nove monti; nei pressi della catena montuosa si trova la strada che da Dessiè porta al nord e attraversa la catena tramite il passo Alagi, dal nome del monte che lo domina.
Gli inglesi ebbero l'ordine di inseguire gli italiani ed occupare la loro posizione. Dopo tre giorni di marcia, rallentata dai numerosi tratti di strada distrutti e dalle resistenze italiane, il 22 aprile gli inglesi espugnarono la città di Dessiè, a sud dell'Amba Alagi. Alla fine del mese la situazione cominciò a complicarsi per gli italiani che si trovano senza rifornimenti, con le truppe indiane provenienti dall'Eritrea ai piedi dell'Amba guidate dal generale Cunningham, che prese il comando delle forze inglesi in Kenya e nel 1941 occupò la Somalia italiana. Ad aprile dello stesso anno, dopo essere entrato ad Addis Abeba, provocò la resa degli italiani ad Amba Alagi concordata da Amedeo d'Aosta. Dopo la guerra, Cunningham, promosso generale il 30 ottobre 1945, tornò in Medio Oriente come Alto Commissario per la Palestina e la Transgiordania dal 1945 al 1948 quando il mandato britannico in Palestina scadde e Israele fu proclamato stato indipendente.
La Battaglia
Nei primi di maggio del 1941 crebbe la pressione dei britannici, ma il 3 maggio gli italiani respinsero un duplice attacco inglese: mentre un reggimento avrebbe fatto da diversivo muovendosi verso est, verso il passo Falagà, un battaglione avrebbe guidato l'attacco al massiccio centrale; entrambi gli attacchi furono respinti dagli italiani.
Il 4 maggio gli inglesi riuscirono a occupare tre cime della catena grazie all'intervento dell'artiglieria. Il giorno successivo riuscirono a occupare un'altra cima, ma non arrivarono oltre per l'efficace fuoco di sbarramento operato dalle mitragliatrici italiane. Nel silenzio della notte gli inglesi riuscirono a risalire l'Amba e ingaggiarono battaglia; nel frattempo un altro gruppo di inglesi approfittò dello scontro per occupare un altro monte.
Poi, l'arrivo di nuovi rinforzi inglesi consentì loro l'occupazione della nuova cima. La montagna successiva fu conquistata dopo altri due attacchi il 14 maggio. Rimase "sotto il Tricolore" soltanto l'Amba Alagi, area già tristemente famosa per la prima infausta battaglia avvenuta durante la guerra di Abissinia nell'acrocoro etiope. Il 7 dicembre 1895 il presidio italiano comandato dal maggiore Pietro Toselli, composto da poco più di duemilatrecento uomini tra nazionali ed indigeni, venne assalito da circa trentamila abissini; nello scontro, le forze italiane vennero completamente annientate.
La resa di Amba
Gli eroici militari italiani, anche questa volta inferiori sia per numero che per mezzi e rimasti in pratica senza più acqua e viveri, si dovettero infine arrendere ai nemici britannici: ciò avvenne il 17 maggio 1941 dopo una strenua e ardita resistenza e per questo gli italiani ottennero l'onore delle armi, reso non solo in omaggio all'alto appartenente della Casa Reale italiana, ma a tutti i combattenti, compreso don Saverio di Cervinara.
Da sottolineare la fedeltà degli Ascari. Infatti, poco prima della resa, il Duca d'Aosta autorizzò gli ufficiali a lasciar tornare nei propri villaggi le truppe indigene. A fronte di tale autorizzazione gli abbandoni non furono superiori alla quindicina di casi, come risulta dai Bollettini del Servizio Informazioni Militare conservati presso l'Archivio Centrale di Stato di Roma, rubricati sotto l'anno 1941. Nell'immaginario collettivo post-bellico gli Italiani appaiono come un popolo poco incline al sacrificio per la Patria.
Un'etichetta che puzza di propaganda nemica. Pochi sanno che alcune truppe italiane, ad esempio, condussero una guerriglia nei deserti eritrei e nelle foreste etiopi fino alla resa incondizionata del governo italiano agli Alleati nel settembre 1943.
la Prigionia
Don Saverio Caporaso fu fatto prigioniero degli inglesi e segregato come guida spirituale nei campi di prigionia in Kenya. A testa alta continuò a resistere e a chiedere giustizia per i Camerati. Anzi, l'eroe dimenticato, più volte fu costretto ad alzare la voce contro i "vincitori", che offendevano la dignità umana dei nostri combattenti, che pur avevano strappato l'onore delle armi alle soverchianti formazioni inglesi. Anche in preghiera, Don Saverio si sentì sempre militare e fieramente italiano.
Tornerà a Cervinara solo nel 1947 per poi trasferirsi a Cardito di Napoli, dove giunse dopo gli anni Cinquanta. L'irriducibile Cervinarese fu Rettore di una Chiesa, docente di religione, creatore e direttore della Casa del Fanciullo, che intitolò a sua padre Andrea Caporaso.
A Cardito il sindaco pro-tempore, l'industriale Francesco Giugliano, gli cedeva uno spazio ricco di rovi, ricettacolo di talpe e serpi — una volta accoglieva le dirute strutture del macello comunale — su cui don Caporaso farà sorgere il suo Istituto. Oltre il modesto "libretto" al portatore, su cui giacevano somme al di sotto dei due milioni di vecchie lire, don Caporaso fu un grosso organizzatore per un largo lancio di propaganda, che utilizzò per raccogliere offerte e contributi per far fronte alle spese occorrenti per elevare la superba costruzione. Quando giungeva a Cardito, aveva già un suo passato dignitoso, vissuto in varie località, dove aveva saputo operare nel campo di una illuminata organizzazione filantropica (Albano, Benevento, Rimini, Ancona, Napoli e altri centri).
Il Bollettino Diocesano di Aversa, - si legge sul sito del Comune partenopeo di Cardito - in occasione della morte (16 giugno 1984), nel numero di novembre -dicembre, disegnava di don Caporaso un profilo documentato. Infatti, concependo la vita come missione, era vissuto non per sé ma per gli altri, in gioiosa donazione. In quell'assolata giornata del 16 giugno 1984, a dare l'estremo saluto al vecchio prete — supremo attestato di stima, di riconoscenza, di ammirazione al sacerdote, al soldato, all'educatore — sarà il popolo di Cardito, accorso nella «Casa del Fanciullo»; più tardi, nel trigesimo, sarà presente anche il Vescovo Gazza di Aversa, che, con la folla orante, nella Chiesa di San Biagio, volle pregare per il suo sacerdote.
Nell'atrio della Casa del Fanciullo (ora, sede della r S.M.S., che accoglie la popolazione scolastica di Carditello) una lapide "ricorda e celebra il prete-costruttore; nel cimitero consortile, una disadorna marmorea tomba ne accoglie il frale, nell'attesa della risurrezione dei giusti."
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Così Rotando Rotondi, ciascuno il visaggio Drizzava a me (Dante); il foco, che tratto aggio Degli occhi di Criseida e del visaggio. (Boccaccio).
Questa posizione trae ispirazione da Boccaccio ed è decisamente complessa. Rotando Rotondi richiede una buona muscolatura per entrambi, in particolare per le braccia della donna. Viste le polemiche di qualche giorno fa, rinnoviamo l'appello al buonsenso e all'elasticità mentale su argomenti che vengono trattati con simpatia e non con volgarità. Ribadiamo, alle lettrici ed ai lettori de Lo Schiaffo 321 che gli argomenti trattati sono destinati ad un pubblico maturo e vaccinato. Pure se scaduto da un bel po'ed è sempre più inutile sulle varianti ignoranti.
Si consiglia la visione ad un pubblico maturo e goliardico
ROTANDO ROTONDI
La Donna rotondese parte da sdraiata su un fianco, sollevandosi con il braccio sinistro e tenendo polpacci, piedi e caviglie sul materasso. L'uomo la supporta tenendola per il bacino e, sollevandole la gamba destra la penetra. Nonostante sia molto difficile da eseguire, è una posizione che promette una penetrazione profonda e un orgasmo esplosivo.
Il tocco di classe, capace di rendere unica nel suo genere questa posizione è la roteazione della donna in un vortice di piacere da rendere un'esperienza unica e coinvolgente per la coppia che sceglie la posizione dedicata alla cittadina Caudina di Rotondi, ultimo baluardo della Provincia di Avellino.
Da segnalare il profondo legame con la tradizione de "Ciuccio di fuoco". La leggenda locale narra che le coppie più focose, Campizze comprese, possano liberare i propri istinti proprio quando esplode il suggestivo spettacolo pirotecnico che si tiene il 26 dicembre. Le urla di piacere vengono simbolicamente nascoste dal trambusto e dai festeggiamenti per o'Ciccio di Fuoco.
Rotando Rotondi brucia molte calorie ed è indicata la cucina rotondese per recuperare le energie e continuare le effusioni, necessarie in questo momento macchiato da guerre e conflitti. Il miglior piatto adatto alla posizione Rotando Rotondi è senza ombra di dubbio la pasta e fagioli con le cozze "Apponta Bonea", con tanto peperoncino Cervinarese, preparata in netto anticipo e consumata molto riposata. Pasto da gustare con un paio di bottiglie di Falanghina Caudina, magari dopo un lungo ed esaltante rapporto sessuale al fresco del Partenio, grazie ad una posizione adatta a chi adora fare sesso in piedi e per molto tempo! Sesso sì, ma non a letto purtroppo, vista la penuria di spazi per esplicare in libertà le pulsioni Caudine, costrette il più delle volte ad accontentarsi di scomode automobili in posti impensabili, tra cui i dintorni isolati nei paraggi del Santuario della SS Stella! Posizione da sperimentare subito in luoghi sicuri e lontani da occhi indiscreti. Ricordate che un po' di originalità non fa mai male, ma le acrobazie necessitano di tranquillità e sicurezza!
Posizione #1 - SCESA R'ARPAJA | Kamasutra Caudino
Posizione #2 - APPONTA BONEA | Kamasutra Caudino
Posizione #3 - CARRIOLA D'AIROLA | Kamasutra Caudino
Posizione #4 - FORCA DI FORCHIA | Kamasutra Caudino
Posizione #5 - CANDELA ALLA CERVINARESE | Kamasutra Caudino
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È stato autore di molti libri sulla cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia, e sostenitore della "teoria degli antichi astronauti" come spiegazione dell'origine dell'uomo. Le speculazioni di Sitchin, basate sulla sua personale interpretazione dei testi sumeri, vengono considerate pseudoscienza e pseudostoria dalla comunità scientifica, rifiutate da scienziati, storici e accademici.
Inoltre le teorie e i libri di Sitchin sono stati fortemente criticati per ragioni quali la mancanza di conoscenze o studi specifici sull'archeologia mesopotamica e sulla storia del Vicino Oriente antico, congiunta ad una metodologia difettosa nello studio dei testi antichi sumerici, traduzioni errate di tali testi e affermazioni astronomiche e scientifiche che non corrispondono alla realtà.
Egli attribuisce la creazione dell'antica cultura dei Sumeri ad una presunta razza aliena, detta Elohim (in ebraico) o Anunnaki (in sumero), proveniente dal pianeta Nibiru nei testi Sumeri e in quelli Babilonesi Marduk, un ipotetico pianeta del sistema solare dal periodo di rivoluzione di circa 3600 anni presente nella mitologia babilonese. L'esistenza di corpi celesti oltre Nettuno, di grandi dimensioni è comunque tuttora oggetto di dibattito, specialmente dopo la scoperta di Sedna.
Artista: Raffaella Carrà
Brani: Felicità tà tà / Il guerriero
Anno: 1974 (vinile)
La vigna di Dioniso: vite, vino e culti in Magna Grecia
Culti dionisiaci e rituali funerari tra poleis magnogreche e comunità anelleniche
La relazione si propone di esaminare alcuni esempi tratti dalla documentazione funeraria che, rispetto ad una generica evocazione nel corredo tombale del sistema del consumo del vino, connotano, con una più specifica valenza di segno, pratiche, spazi, credenze legate alla sfera del culto dionisiaco, inteso nell’accezione ampia di azione volta a istituire un rapporto diretto e personale con il dio.
In questa dimensione l’evocazione dell’Alterità legata al mondo di Dioniso fornisce alla comunità antica un formidabile paradigma culturale per superare la morte attraverso l’iniziazione a una condizione diversa, secondo una dialettica complessa che investe il rapporto tra individuo e dimensione ‘politica’ e al cui interno prende corpo lo sviluppo di dottrine escatologiche che trasformano la concezione dell’Aldilà e del destino oltremondano.
Delle dinamiche di questo processo la relazione si propone di prendere in esame modalità e livelli, sforzandosi di distinguere articolazioni e salti di qualità: in questo tentativo, per esplicitare i dispositivi concettuali, si farà ricorso ad un approccio diacronico e di carattere comparativo, estendendo l’analisi alla documentazione etrusca ed enucleando tre nodi tematici e, al tempo stesso, cronologici:
1. L’irruzione divina: il caso della tomba 168 di Pitecusa
2. Il simposio arcaico e altre iniziazioni
3. La cité initiée e i misteri
1.L’irruzione divina: il caso della tomba 168 di Pitecusa
La rifunzionalizzazione nel dispositivo funebre del sistema del simposio è riconoscibile nell’eccezionale contesto della tomba 168 di Pitecusa, databile nel terzo quarto dell’VIII secolo a.C. La sepoltura presenta, come è noto, una serie di ‘anomalie’ che esprimono lo statuto eccezionale del morto: l’incinerazione applicata ad un adolescente e la deposizione all’interno del corredo di quattro crateri che, associati alla ‘coppa di Nestore’, evocano la pratica del simposio come sistema complesso fondato sull’integrazione tra consumo del vino e canto (1).
A questo proposito occorre ricordare la prospettiva delineata da O. Murray che, nel testo della coppa pitecusana e nel capovolgimento irriverente che in esso si opera della morale omerica, riconosce i segni dell’avvenuta introduzione del simposio sdraiato di origine orientale: secondo lo studioso, addirittura, Pitecusa potrebbe essere il luogo (o, forse meglio, uno dei luoghi) dove si è verificata la sua trasmissione in Occidente, favorita dal contatto tra Greci e Orientali (2).
Ma, come ha recentemente sottolineato B. d’Agostino, nel caso della tomba 168 c’è un elemento in più, in quanto sul piede di uno dei crateri è dipinta la dedica che richiama una componente divina in rapporto al vaso al centro della circolazione del vino:
attraverso questa evocazione il sistema del corredo si carica di ulteriori, complessi significati, alludendo ad una dimensione che supera la morte nella cornice del simposio (3) (fig. 1).
Questa lettura può essere ulteriormente suffragata da un documento contemporaneo alla tomba 168, costituito da uno scarabeo in pietra inseribile nel Lyre-Player Group 4, rinvenuto nella necropoli di Monte Vetrano nel comune di Salerno:
si tratta di un esteso insediamento collinare sorto nella seconda fase della Età del Ferro in rapporto all’abitato villanoviano di Pontecagnano, a controllo del guado che, dalla sponda destra del fiume Picentino, immetteva nel territorio del centro protourbano (5).
Sullo scarabeo è raffigurata una scena di danza intorno ad una grande anfora montata su sostegno, cui partecipano tre ballerini accompagnati da un suonatore di lira, un flautista e due donne (6) (fig. 2).
Ballerini e musici sono nudi: il danzatore principale succhia il liquido contenuto nell’anfora attraverso una canna ricurva, secondo una tecnica diffusa in ambito orientale, mentre il flautista suona in equilibrio su una sola gamba, sollevando a squadra l’altra per accogliere sotto di sé una donna accovacciata; gli altri danzatori sono raffigurati con le gambe flesse e le braccia piegate ad angolo o distese lungo il corpo. Una danza sull’onda dell’ebbrezza, imperniata sull’anfora alcolica collocata al centro della scena: sono evidenti le analogie con l’iconografia greca del komos, ma, al tempo stesso, l’incidenza della mediazione orientale, che traspare emblematicamente nella tecnica di aspirare la bevanda con la cannuccia.
Dietro la scena incisa sullo scarabeo di Monte Vetrano si intuisce il funzionamento di un intreccio complesso di apporti e interazioni, di cui non è possibile precisare uno in fondo dinamiche e componenti e, in questo senso, occorre sottrarsi alla tentazione di identificare immediatamente la danza intorno all’anfora con il cerimoniale del Marzeah descritto dalle fonti, di cui pure si è valorizzata l’incidenza in Occidente (7):
troppo ampia è l’autonomia che l’iconografia manifesta rispetto alla descrizione contenuta nei testi per istituire connessioni realmente cogenti.
Per contestualizzare la portata della scena si possono, piuttosto, richiamare alcuni contesti funebri in cui, come nella tomba 168 di Pitecusa, l’evocazione del consumo del vino assume assai precocemente uno specifico rilievo: si ricordi, innanzitutto, la tomba 79 di Toumba, del secondo quarto del IX secolo, nel cui ricchissimo corredo figurano due crateri monumentali e una grattugia di bronzo rinvenuti nel riempimento della fossa (8).
Ad essa può aggiungersi la tomba 111 di Monte Vetrano, ugualmente ad incinerazione entro calderone di bronzo, databile entro il terzo quarto dell’VIII secolo a.C. e pertinente ad una deposizione indigena di genere femminile per il ricorso di una fusaiola di impasto e una fibula a sanguisuga di bronzo: all’interno del calderone, danneggiato dalle arature moderne, è stato recuperato un frammento combusto di coppa “a hevrons”, evidentemente deposta (forse in pezzi) al momento della cremazione (9).
Attraverso molteplici traiettorie la dimensione del vino serve già in questa fase molto antica ad esorcizzare la morte, evocando l’esperienza privilegiata dell’ebbrezza; in un momento non molto successivo, all’inizio del VII secolo a.C., nel Kerameikos di Atene è attestato l’uso di cremare in tomba defunti deposti su tavola lignea o, a volte, su kline, con presenza di tralci di vite tra il materiale combusto: come sottolinea giustamente A. M. D’Onofrio, “i giacigli di tralci di vite….appaiono, dunque, vere e proprie stibades”, come quelle che nell’iconografia di età arcaica caratterizzano il simposio di Dioniso e dei suoi recumbenti (10).
Scritto da Luca Cerchiai
La vigna di Dioniso: vite, vino e culti in Magna Grecia
ATTI DEL QUARANTANOVESIMO CONVEGNO DI STUDI SULLA MAGNA GRECIA
TARANTO 24-28 SETTEMBRE 2009
fonte: Istituto per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia - Taranto MMX
(1) Nizzo 2007, pp. 33-36, ha recentemente messo in dubbio l’unità del corredo della tomba 168,ma è impossibile non condividere lo scetticismo di ridgWay 2009, per l’affidabilità del contesto, delle procedure di scavo e documentazione e, paradossalmente, delle “anomalie”, che non hanno bisogno di essere normalizzate.
(2) Murray 1994.
(3) D’agostino 2003, p. 213 nota 17: “ il defunto … aveva certamente un ruolo di carattere religioso; ridgWay 2009, p. 445: “…the occupant of “Tomba 168” had enjoyed a special status of some kind, derived perhaps from his family connections or from a particular ability or heroic achievement of his own”. La lettura ex the o– si trova in Bartone K, Buchner 1995, n. 44, pp. 177 sgg., che pensano a una dedica votiva ricollocata in tomba.
(4) Lo scarabeo è inseribile in un ristretto gruppo di esemplari di eccezionale qualità orari esaminato da Rizzo, 2008-09, pp. 136-39, cui si aggiunga anche Rizzo 2007.
(5) Per un quadro aggiornato delle scoperte cfr. Cerchiai, Rossi, Santoriello in corso di stampa.
(6) Cerchiai, Nava 2008-09
(7) Murray 1994; Menichetti 1992. Sul Marzeah cfr., da ultimo, miralles maciá 2007.
(8) PoPham, lemos 1987 (T. 79 A, shaft fill , tavv. 77, 106); PoPham, Lemos 1995; Lemos 2003.
(9) Cerchiai, Rossi, Santoriello in corso di stampa (A. Rossi).
(10) D’onofrio 1993, pp. 146-53
ADDIO 940mila €uro?
Colpo di coda del Movimento 5 Stelle di Montesarchio che ha diffuso un comunicato stampa al vetriolo in settimana. Al centro della polemica, in questo caso, c'è la possibilità di bruciare quasi un milione di euro destinati ai lavori di efficientamento energetico per l’adozione di soluzioni tecnologiche per la riduzione dei consumi energetici dell’impianto di pubblica illuminazione.
«Una doccia gelata - si legge nella nota diffusa - si è abbattuta sul nostro Comune in quanto è stato avviato il procedimento amministrativo per la revoca di due finanziamenti di €. 90.000 per l’anno 2020 e di €. 180.000 per l’anno 2021, per i lavori di efficientamento energetico per l’adozione di soluzioni tecnologiche per la riduzione dei consumi energetici dell’impianto di pubblica illuminazione perché dai riscontri operati dal Ministero dell’Interno attraverso i report generati dal sistema di monitoraggio è emerso che non risultano Cup associati ai citati finanziamenti e nessuna opera è stata classificata su BDAP ai fini del contributo».
La nota continua così: «Tale informazione doveva essere compilata, a cura del RUP responsabile dell'opera, sul sistema informativo monitoraggio gare (SIMOG) dell'ANAC e in sede di creazione del predetto CIG per lavori, il comune beneficiario doveva indicare ed associare il codice unico di progetto (CUP) identificativo dell'intervento oggetto di finanziamento.
Ci auguriamo che entro il termine di 15 giorni potrà essere presentata idonea documentazione e delle motivate controdeduzioni per ottenere la revoca del provvedimento. La stessa procedura è stata avviata per i Comuni di San Martino Valle Caudina per €. 100.000, Cervinara €. 210.000, Rotondi per €. 210.000 e Pannarano per €. 150.000 per un totale complessivo di quasi 1 milione di €uro.
Questo dimostra che in questo momento storico in cui è possibile attingere ingenti risorse del PNRR non ci si può affidare alla superficialità, per cui le possibilità di successo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza passano in buona parte dalla capacità che le amministrazioni pubbliche dimostreranno nel saper presentare e attuare i progetti.
Gli Enti Locali, purtroppo, spesso non sono nelle condizioni di poter sfruttare al meglio queste opportunità per carenze finanziarie e di organico. Solo un lavoro di squadra può risultare incisivo per dare una svolta epocale al nostro territorio.
Invitiamo, pertanto, il Presidente della Città Caudina, Enzo Pacca Sindaco di Pannarano, ad avviare un confronto in sinergia con tutte le forze politiche, convocando con urgenza il Consiglio dell’Unione che veda finalmente coinvolti, come prevede lo Statuto, tutti i rappresentanti dei consiglieri di maggioranza ed opposizione dei 13 Comuni.
Ci auguriamo che gli Enti abbiano già utilizzato le risorse del Fondo per la progettazione territoriale, incluso nel Decreto Infrastrutture. Una misura innovativa a sostegno degli Enti Territoriali per promuovere bandi rivolti a professionisti (per esempio, architetti, ingegneri, progettisti...) che dovrebbero elaborare e presentare progetti in ambito urbanistico o di innovazione sociale».
RIFLESSIONI
In realtà c'è il tempo per rimediare e non bruciare quasi un milione di euro per la Nuova Caudium, specialmente in questi strani giorni, tra guerre energetiche e crisi perpetue in cui annaspa il proletariato nazionale. In pratica, solo l'Unione dei Comuni Caudini potrebbe mettere la parola fine a questa situazione frazionata e grottesca. La presa di posizione dei Pentastellati sarà profetica, oppure è un'episodio amministrativo comune a tutte le case comunali della Valle?
Sembra quasi che i politici abbiamo interesse a mantenere questa situazione paludosa ed infestata da zanzare spietate. Il discorso politico comunitario mescolerebbe tutti gli assetti. Immaginate un Sindaco Caudino e tredici dipartimenti che prenderebbero il posto delle giunte comunali poco redditizie e ancorate a linee politiche superate, architettate dall'alto, senza ascoltare le reali esigenze dal basso.
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