Le Forche Caudine vinsero la Palma d’Oro?
Sì, al Salone dell’Umorismo di Bordighera nel 1967 grazie alla geniale intuizione firmata Enzo Tortora.
Tortora fu una delle migliori "penne" d'Italia ed utilizzò la storia della nostra Terra per intitolare il suo primo splendido saggio goliardico e pungente dedicato allo spettacolo italiano degli anni Sessanta.
Oggi la figura di Tortora viene ricordata per la vergognosa vicenda giudiziaria, capace di infangarne la carriera. Il giornalista Enzo fu una colonna della televisione nazionale, scrittore e conduttore di programmi di successo come la Domenica Sportiva, Bada come parli, Il Gambero ed infine il mitico Portobello. Le dichiarazioni mendaci di alcuni pentiti e la pesca a strascico della magistratura nella lotta alla malavita, lo fecero finire dietro le sbarre scatenando polemiche, appelli e raccolte firme per la sua Libertà. Il 17 giugno 1983 Enzo Tortora fu tratto in arresto con la terribile accusa di traffico di stupefacenti e associazione a delinquere di stampo camorristico. Ingiustamente condannato e successivamente assolto con formula piena, morì ad appena 59 anni precisamente il 18 maggio 1988 nella sua casa di Milano, qualche mese dopo l'amara soddisfazione per l'assoluzione.
L'ideatore di Portobello fu una grande conoscitore della realtà parallela, quella dietro lo schermo delle Tv e le quinte degli studi televisivi. Riuscì ad immortalarla con l'inchiostro del suo libro “Le Forche Caudine”, celebre raccolta di racconti e appunti goliardici, cinici, ironici e sarcastici su quel mondo che dovette lasciare per cause di forza maggiore.
A primo impatto, ovviamente, il titolo del libro sembra legato all'amara tarantella tra carcere, tribunale e plotone d'esecuzione mediatico. Quella macchia sulla pelle di un incolpevole, ahinoi, resta ancora come esempio di malagiustizia. Tortora si schierò politicamente con il Partito Radicale di Marco Pannella, che lo candidò alle elezioni europee quando era agli arresti domiciliari. Venne eletto in Europarlamento dove si dedicò alla difesa dei diritti umani e civili. Politicamente era vicino al Partito Liberale Italiano, ma poi aderì al partito della Rosa nel Pugno divenendone il Presidente. La scelta fu spiegata dalla sua affermazione, capace di eliminare qualsiasi dubbio in merito:
«Ero liberale perché ho studiato, sono radicale perché ho capito»
Negli anni Settanta scrisse anche sul giornale anticomunista Resistenza Democratica, fondato da Edgardo Sogno, punzecchiando con stile il "dittatore-attore Fidel Castro" provocando qualche mal di pancia nell'area comunista, molto influente e diffusa in quelle annate.
La maxi-inchiesta si concluse con 856 arresti eseguiti contemporaneamente in 33 province italiane. Tra gli ammanettati spiccano i nomi di Antonio Sibilia, presidente dell'Unione Sportiva Avellino, di Renato Vallanzasca, di Pierluigi Concutelli e di Sante Notarnicola, oltre a politici e pregiudicati vari. Tanti di questi personaggi vennero assolti inseguito e risarciti dallo Stato.
In rete abbiamo scovato questo simpatico articolo che porta l'attenzione su di un particolare tecnico, un piccolo mistero datato 1967:
A spasso per Roma può capitare di imbattersi, magari durante le cosiddette calde “ottobrate romane”, in piccoli misteri che però stimolano il nostro intelletto e talvolta l’amor proprio. In compagnia del fido E. P. compagno di varie cacce, e inviato speciale in quel di Porta Portese, troviamo alla Libreria Coliseum di via Teatro della Valle una copia in perfetto stato de Le Forche Caudine di Enzo Tortora. No, non si tratta del racconto della triste vicenda del noto presentatore di Portobello; il titolo lo potrebbe quasi lasciar supporre. Bensì di un simpatico libretto dell’editore Bietti di Milano in cui Tortora si diverte, secondo il suo inconfondibile stile, a prendere bonariamente in giro i divi del momento (siamo nel 1967), e cioè Mina, Celentano, Gaber, Rita Pavone, Gigliola Cinquetti ecc.
Scorrendo la disponibilità sui portali internet – anche per avere una conferma della disponibilità del titolo – ci imbattiamo in altre due copertine dello stesso libro, per lo stesso editore e stampate nello stesso anno, il 1967. Tra l’altro, quasi ogni libraio o venditore è convinto che la “sua copia” sia la prima edizione, praticamente infischiandosene di quelle degli altri. E devo dire che, allo stato attuale, è arduo potersi pronunciare in maniera definitiva in materia.
Non ci sono elementi, o non ne ho visti di rilevanti, che possano mettere in fila – cronologicamente parlando – le tre edizioni. La galleria fotografica che segue presenta le tre copertine nell’ordine cronologico più probabile:
L'analisi su Le Forche Caudine di Enzo Tortora è tratta da Cacciatore di libri, uno spazio digitale molto interessante che offre segnalazioni, spunti, riflessioni e consigli per gli acquisti di libri ingialliti dal tempo.
"Il nostro è un occhio - si legge nella presentazione - sempre puntato sul mercato dei libri usati, fuori catalogo, rari e particolari. Seguiamo le principali manifestazioni e fiere italiane del settore, i mercatini abituali e le librerie antiquarie e dell’usato, segnalando edizioni pregiate e libri meritevoli di attenzione. Non siamo venditori di libri e questo non è un sito di vendita. In noi convivono scienza e fede".
Cerchiamo quelle edizioni dimenticate, passate inosservate, neglette. Vogliamo dare voce a chi voce non ha mai avuto. Consideriamo il libro un’entità immateriale, che scavalca il tempo, soverchia le epoche, percorrendo i secoli e vivendo la storia - affermano i CDL..
I libri sopravvivono di gran lunga a tutte quelle figure che li hanno partoriti, all’autore, all’editore, allo studioso che per una vita li ha analizzati. Piano piano restano da soli, nel flusso del tempo. Consapevoli di essere custodi di entità immortali, viviamo della loro luce riflessa.
Qualche spiegazione? Ripeto. Difficile averne di chiare e incontrovertibili. Ho l’impressione che l’edizione di 180 pagine possa essere la prima. Meno pagine di testo (anche se, va detto, il formato è diverso), una copertina più “primitiva”, l’appartenenza a una collana diversa (Il picchio, contro Humor). Nell’anno 1967 la Bietti mise in commercio oltre 100 libri. La collana Humor era diretta da Carlo Silva. Così come la collana Il picchio. Altra stranezza. La Libroteka di Trento ed E.P. di Roma mi confermano, separatamente, che c’è una sovraccoperta in acetato trasparente a protezione della copertina telata dell’edizione Humor (immagine n. 2 della galleria fotografica). A quanto sembra, però, la quasi totalità delle copie in vendita ne sarebbe sprovvista.
Le Forche Caudine non è stato mai ristampato (in forma di libro) dal 1967. Tuttavia, nell’estate del 2017, la rivista di umorismo e satira Buduàr, mensile online che si sfoglia come un giornale, lo ha riproposto a puntate. Ricordo che i racconti-ritratti di Enzo Tortora pubblicati sul libro erano a loro volta originariamente apparsi sulla rivista di arte, scienze e lettere La Parrucca (1953-1965), che aveva Montanelli, Tortora, Arbasino, Erba, Raboni tra i collaboratori. Sull’argomento è obbligatorio leggere il saggio Storia di una rivista inesistente: La Parrucca, di Alvaro Strada (Milano, Viennepierre, 2005).
Quello di Tortora è un libro ormai reperibile - si legge su afnews.info - soltanto su qualche bancarella, ma che viene ripresentato, cinquant’anni dopo la sua uscita, in tutta la sua freschezza e inaspettata attualità dai curatori della rivista Buduàr, che hanno ottenuto la gentile ed entusiastica autorizzazione della figlia Silvia Tortora. Questo libro ce lo fa riscoprire nella sua veste più autentica, quella di un obiettivo professionista dell’informazione, che guardava e giudicava con divertita ironia e critica pungente i personaggi e le situazioni del mondo dello spettacolo degli sfavillanti anni ’60.
Nel lontano 1967, probabilmente, nessuno della Valle Caudina ringraziò Enzo Tortora per la menzione storica quando ricevette la Palma d’Oro per la Letteratura Umoristica da Cesare Perfetto, in occasione della Premiazione del XX Salone Internazionale dell’Umorismo al Palazzo del Parco di Bordighera. Lo facciamo noi de Lo Schiaffo 321 a distanza di cinquantacinque anni:
Grazie Enzo!
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