Dimitri Sursock fu il Duca di Cervinara per soli diciassette anni, grazie al titolo nobiliare concessogli nel 1943. Morì scapolo a Roma in un freddo 10 di gennaio del 1960. Il Duca di Cervinara, sconosciuto ai più, era il fratello della Principessa Isabelle Colonna, detta la “Regina Supplente”, l’”Arcipapessa” e la “Quinta Colonna" per la sua posizione influente nella società europea del secolo scorso.
Dimitri ricevette l'onore di essere nominato Duca della cittadina Cervinarese durante la terribile Seconda Guerra mondiale. Cresciuto in una famiglia nobile e potente, conosciuta per il piglio di ferro combinato con la grazia ed il gusto del vicino oriente francese.
I Sursock appartenevano all’alta borghesia, quella colta e sicura di sé. In pratica erano di una ricca famiglia di banchieri libanesi immersi nella tradizione ed il lustro della più autentica nobiltà romana. Due anime che si fusero perfettamente, ma non hanno mai incontrato quella "famosa" Cervinara, nominata da tutti e visitata da pochi.
Il Duca di Cervinara e la sorella frequentavano solo Capi di Stato, teste coronate, alti prelati, nobili di fede papalina, finanzieri e banchieri. Valletti in polpe, “alzate di vermeil da lasciare sbalorditi”, un regno tanto perfetto, bello ed ovattato, si narra, da sembrare surreale ed in cui, per contrasto, si son cercate spesso di definire “strade alternative della storia”.
Come quando, durante il fascismo, proprio qui il Conte Galeazzo Ciano organizzava piani ed incontri per una pace separata dell’Italia con la Gran Bretagna o negli anni Settanta l’aristocrazia si riuniva per dimostrare la propria fedeltà al Pontefice nel caso dello scisma di Lefebvre.
Dimenticato nel suo regno, fu tuttavia ricordato per la singolare figura di amatore d'arte Dimitri Sursock aveva riunito nella sua casa londinese di Cumberland Place una sceltissima raccolta di quadri, mobili ed oggetti d'arte, in prevalenza francesi del XVIII secolo, spesso provenienti da celebri collezioni, sempre, comunque, di eccezionale qualità.
Con atto di illuminata munificenza egli legava per testamento la maggior parte dei dipinti di sua proprietà ad una galleria romana da indicarsi ad opera di suo nipote il Principe Aspreno Colonna. Questi, consapevole dell'importanza del lascito, designava nella Galleria Nazionale di Palazzo Barberini l'Istituto romano che per la ricchezza e la varietà delle sue collezioni in continuo, progressivo incremento gli apparve il più adatto ad ospitarlo.
Non facile tuttavia si prospettava il trasferimento della collezione a Roma per gli imponenti oneri di cui la collezione stessa, data la grande entità del valore delle opere, era passibile da parte del fisco inglese. È merito personale di quell'infaticabile realizzatore che è Emilio Lavagnino (alla cui notorietà e al grande prestigio del quale egli gode va attribuita per gran parte la felice scelta della Galleria Nazionale di Palazzo Barberini come sede della Collezione del Duca di Cervinara) di aver saputo superare i gravi ostacoli di natura amministrativa che comportava la presa di possesso del lascito, inserendo la sua personale azione nelle lunghe e difficili trattative che hanno visto seriamente impegnate autorità inglesi e italiane:
Uffici dei nostri Ministeri della Pubblica Istruzione e degli Affari Esteri e la nostra rappresentanza diplomatica a Londra da un lato e i competenti Uffici diplomatici e fiscali inglesi dall'altro.
Solo nella primavera del 1962 la collezione poteva finalmente essere trasferita a Roma dove i dipinti venivano sottoposti ad una accurata pulitura (che ha rivelato il freschissimo stato di conservazione della quasi totalità di essi, una volta liberati dalla coltre di vecchie vernici ingiallite) e quindi esposti, dal 10 luglio successivo, in Palazzo Venezia in attesa della loro definitiva sistemazione in Palazzo Barberini.
La grandissima importanza del lascito e il conseguente cospicuo arricchimento che esso comporta del patrimonio artistico nazionale risiedono nell'essere il nucleo principale della raccolta (oltre ad una tavola giovanile di Bartolomeo Montagna, due stupende tele di Francesco Guardi e due vedute di Bernardo Bellotto di eccezionale qualità) costituito di dipinti dei maggiori pittori francesi del XVIII secolo (Lancret, Boucher, Fragonard, Hubert Robert, ecc.) vale a dire dei protagonisti di una delle più grandi stagioni dell'arte europea quasi del tutto assenti dalle nostre collezioni nazionali o presenti solo con qualche opera sporadica e che d'altronde sarebbe stato oggi altrimenti impossibile di acquisire alle pubbliche raccolte, dati l'estrema rarità sul mercato e gli altissimi prezzi raggiunti dalle loro opere.
Anche se il numero dei pezzi non è molto elevato, la qualità quasi sempre superba dei dipinti (per la maggior parte provvisti delle cornici originali) e il loro perfetto stato di conservazione, la risonanza dei nomi degli autori (manca purtroppo Watteau) sono tali da fare del lascito del Duca di Cervinara una sorta di sceltissimo florilegio - unico in Italia - del secolo d'oro della pittura francese antica, la cui presenza nella Galleria Nazionale di Palazzo Barberini rappresenterà un sensibile aumento del prestigio di questo importante Istituto.
Dimitri aveva collezionato arte italiana e francese del diciottesimo secolo che Cervinara avrebbe potuto custodire o esporre, almeno per rendere onore al titolo nobiliare del Duca e regalare a questa terra un'opportunità unica e irripetibile. Per le lettrici ed i lettori de Lo Schiaffo 321 riportiamo l'elenco integrale delle opere:
1) Bartolomeo Montagna: "Madonna col Bambino" (tempera su tavola).
2) Francesco Guardi: "Il canale della Giudecca" (olio su tela).
3) Francesco Guardi: "Paesaggio fantastico" (olio su tela).
4) Bernardo Bellotto: "Veduta della vecchia Dresda" (olio su tela).
5) Bernardo Bellotto: "Veduta del Castello imperiale di Schlosshof" (olio su tela).
6) Antoine Le Nain: "Les petits chanteurs" (olio su tela).
7) Nicolas Lancret : "Le faucont" - (olio su rame).
8) Nicolas Lancret: "Le rendez-vous" - (olio su tavola).
9) Nicolas Lancret: "Portrait de famille" (olio su tavola).
10) Nicolas Lancret: "Le persan et la statue" (olio su tela).
11) Nicolas Lancret: "Le feu" (olio su tela).
12) François Boucher: "La petite jardinière" (olio su tela).
13) François Boucher: "Le matin"- (olio su tela).
14) François Boucher: "Le soir" (olio su tela).
15) Jean-Honoré Fragonard: "Annette à vingt ans" (olio su tela).
16) Hubert Robert: "Le débarcadère" - (olio su tavola).
17) Hubert Robert: "Le canal" - (olio su tavola).
18) Hubert Robert: "La fontaine monumentale" (olio su tela).
19) Hubert Robert: "Moine prechant dans les ruines" - (olio su tavola).
20) Hubert Robert: "Ponte con lavandaie" (olio su tela).
21) Hubert Robert: "La Maison Carrée de Nimes" (olio su tavola).
22) Hubert Robert: "Fontaine et architecture" (olio su tela).
23) Jean-Baptjste Greuze: "Ritratto di fanciulla" (olio su tela).
24) J. Frederic Schall: "Le perroquet" (olio su tela).
25) J. Frederic Schall: "L'amant caché ou le chien indiscret" (olio su tela).
26) Louis-Leopold Boilly: "La fere du Grand Père" (olio su tela).
Oh-là-là, la jardinière!
Il tesoro del Duca di Cervinara poteva a trasformare la storia artistica della Valle Caudina e non solo. A Cervinara sarebbe potuto sorgere un museo di calibro internazionale e di valore inestimabile. Una terra baciata dalla storia e dall'arte che davvero avrebbe vissuto di luce propria.
Ora il tesoro si trova incredibilmente in un museo pubblico italiano, precisamente nell'incantevole Palazzo Barberini. Proprio lì spicca la preziosa raccolta Cervinarese di opere del Settecento francese, di cui fa parte la deliziosa “Piccola giardiniera” di Francesco Boucher. Nel 1958 Dimitri, Duca di Cervinara - cognato di un Colonna - collezionista di arte francese, nel testamento espresse la volontà di donare la maggior parte dei dipinti a una galleria romana a scelta del nipote Aspreno Colonna.
Il nipote del Duca di Cervinara individuò nella neonata Galleria di Palazzo Barberini la sede ideale ad accoglierli per sempre, anziché rendere, magari, il Palazzo Marchesale di Cervinara lo scrigno di pietra di un tesoro artistico da far rabbrividire gli esperti del settore.
Il Duca Dimitri donando alla "sua terra" alcune di quelle perle dell'arte francese e nazionale avrebbe scritto a caratteri cubitali il suo nome nella storia di Cervinara, come benefattore artistico e creatore di una città d'arte unica, ricca di capolavori.
Chissà che faccia avrebbero fatto i signorotti paladini della severità e del fisco inglese per ottenere il trasferimento delle opere in Valle Caudina. All'epoca solo grazie all’impegno di Emilio Lavagnino - già eroico “signore dei monumenti” nostrano e protagonista fondamentale della riforma dei musei romani - i dipinti, nel 1962, giunsero finalmente a Roma.
In quell'anno vide la luce il Catalogo della mostra tenutasi a Roma nella Galleria Nazionale, Palazzo Barberini. L'attento Emilio Lavagninio pubblicò le 26 tavole in bianco e nero, riproducendo minuziosamente il tesoro del Duca di Cervinara che porta le firme di Bernando Bellotto, Luigi Leopoldo Boilly, Franço Boucher, Gianni Onore Fragonard, Giambattista Greuze, Francesco Guardi, Nicola Lancret, Antonio Le Nain, Bartolomeo Montagna, Umberto Robert e Federico Schall. Restano tanti punti interrogativi e qualche mistero da risolvere sulla storia Duca di Cervinara, l'ultimo aristocratico Caudino di spessore.
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