giovedì 31 marzo 2022
Energia, elettricità e magnetismo | documentario (2009)
René Guénon - La grande parodia o la spiritualità alla rovescia - Audiolettura 5/5
La grande parodia o la spiritualità alla rovescia
xXxIx capitolo
tratto da Vyāsa Audioletture
mercoledì 30 marzo 2022
Il Presidente Vladimiro Putin | documentario (2019)
Video documentario che descrive ciò che ha fatto il Presidente Russo Vladimiro Putin. Come ha portato la Russia fuori dalla crisi, come ha ricreato una grande Nazione, sviluppato l'economia russa e fatto rientrare la Russia a pieno titolo tra le maggiori potenze militari ed economiche. Putin ha portato la Russia da una delle peggiori situazioni disastrate ad un alto livello di competitività economica e di influenza mondiale, il tutto in poco tempo e con grande impegno personale. Putin si è dimostrato il più grande statista dell'era "moderna".
MOLISANNIO - Il Molise conteso tra Valle Caudina, Abruzzo, Lazio, Moldaunia, Adriatico e Sannio | POLITICA
MOLISANNIO?
In Molise pensano all'unione con Abruzzo e Lazio, Foggia, Marche e all'Adriatico.
Le strategie macroregionali dell'Unione europea sono quadri politici che consentono ai paesi situati nella stessa regione di contrastare e risolvere i problemi o di sfruttare meglio il potenziale che hanno in comune (ad esempio inquinamento, navigabilità, concorrenza commerciale mondiale e così via). Così facendo, i paesi usufruiscono di una cooperazione rafforzata avente l'obiettivo di affrontare le problematiche in modo più efficace di quanto non avrebbero fatto individualmente.
Le strategie macroregionali dell'Unione possono essere sostenute dai fondi UE, compresi i Fondi strutturali e d'investimento europei.
Per aumentare le probabilità di successo delle strategie macroregionali dell'UE, i partner coinvolti (Stati membri, regioni, comuni, ONG ecc.) devono basare le proprie azioni su alcuni principi chiave: un partenariato pertinente, un meccanismo di collaborazione appropriato, un buon coordinamento delle misure legate alle politiche e alle rispettive fonti di finanziamento, nonché un elevato spirito di cooperazione tra i vari paesi e settori della macroregione.
Abruzzo+Lazio+Molise
Nel 2017 la rivoluzionaria proposta di Pier Ernesto Irmici, presidente del Comitato Macroregioni ed un ex Consigliere regionale del Lazio, eletto in quota Pdl con il listino Polverini, riuscì a mettere insieme Molise, Abruzzo e Lazio con una proposta di legge di iniziativa popolare platonica, che si può intravedere solo nella struttura e nei rapporti stretti tra i parchi nazionali d’Abruzzo Lazio e Molise.
“La nuova macroregione dovrebbe essere a statuto speciale, e al suo interno ci sarà la Provincia autonoma di Roma Capitale. Il modello – sottolineava il presidente del Comitato promotore – è già previsto nella nostra Costituzione, ed è quello del Trentino Alto Adige, che ha due province autonome”. La proposta di legge popolare è stata depositata in Cassazione. Il progetto della macroregione Lazio Abruzzo Molise, che vedeva tra i promotori il molisano Maurizio Tiberio, fu condiviso e sostenuto dal consigliere comunale di Campobasso Pietro Montanaro, perché, dichiarò, può rappresentare un’occasione di sviluppo per il Molise.
“La revisione dell’assetto istituzionale del nostro Paese sarà sicuramente nell’agenda del prossimo governo – ha spiegato Montanaro. – Dunque la strada che sarà intrapresa sarà quella che condurrà dritta alla creazione delle macroregioni. Credo che per il Molise sia vantaggioso aggregarsi all’Abruzzo, con cui condivide storia e tradizioni e con il Lazio che ha dalla sua parte i grandi numeri e quindi un peso politico considerevole.
Di macroregioni si parla da tempo – ha proseguito il consigliere comunale – ma presto dalla fase del dibattito si passerà a quella della concretizzazione dei progetti. Allora è meglio organizzarsi, prepararsi e presentare una nostra proposta anziché subire scelte calate dall’alto. Questo è il momento giusto per farlo. L’iniziativa di Tiberio e degli altri promotori che fanno parte del comitato nazionale va appoggiata con convinzione. Per il Molise è forse l’ultima occasione che rimane per non scomparir e conservare la propria identità, messa fortemente a rischio”.
Riepiloghiamo: tutti vogliono smembrare il Molise con varie ipotesi, dando per scontato che l'identità molisana sia poca cosa. Ora è riesplosa l'idea Molisannio, che sta creando scaramucce mediatiche tra esponenti politici in provincia di Benevento.
foggia+Molise:moldaunia
Prima del Covid, invece, tenne banco la proposta Moldaunia dell'ing. Amodeo per unire unire la mortificata provincia di Foggia al Molise. Ci sono stati incontri dove vennero illustrate le radici storiche e le prospettive di sviluppo legate al progetto che prevede il passaggio dell'intera provincia di Foggia dalla giurisdizione regionale della Puglia a quella del Molise. Ovviamente senza Benevento e la Valle Caudina.
Di mollare e far tramontare il sogno di unire il Molise alla Daunia, l'ing. Gennaro Amodeo sembra non aver alcuna intenzione - si leggeva su Foggiatoday. Lo conferma l'incontro di ieri a Campobasso tra il presidente del Consiglio regionale del Molise Salvatore Micone e una delegazione del movimento che da anni lotta per l'accorpamento, costituita oltre che da Amodeo anche dal dott. Pierangelo Marano, dalla prof.ssa Luisa Andaloro e dal sig. Fabio Mucelli. Durante l'incontro sono state illustrate le radici storiche e le prospettive di sviluppo legate al progetto che prevede il passaggio dell'intera provincia di Foggia dalla giurisdizione regionale della Puglia a quella del Molise, "unica via per ridare dignità e futuro ad una regione che langue e ad una provincia mortificata". Per il movimento Moldaunia così facendo il Molise avrebbe un peso rappresentativo maggiore anche in virtù e la nuova Regione un ruolo strategico tra le regioni limitrofe dell'Abruzzo, Lazio, Campania, Lucania e restante della Puglia.
Molise+abruzzo+marche
Nel 2013 la stampa si scatenò sulla proposta di fusione tra Marche, Abruzzo e Molise in una sola “macroregione” adriatica. In realtà per non fare confusione con quella “Adriatico-Ionica” (che riguarda regioni italiane croate albanesi) costituita dall’Unione Europea, sarebbe stato più giusto chiamarla, all'epoca, Regione Medio Adriatica o “Marca Adriatica” come la battezzarono gli esperti della Fondazione Agnelli all’inizio degli anni Novanta.
Molise+coste adriatiche
Da Termoli, piccola cittadina molisana, partì il progetto di Euroregione Adriatica che poi negli anni si è trasformata in Euroregione Adriatica e Ionica.
Quello che occorrerebbe è di capitalizzare la rete dei rapporti interadriatici già attivata negli anni proiettandola verso un più vasto contesto strategico, che tenga conto di più fattori dominanti, geopolitici ed economici. Tutto questo visto che c’è un rischio concreto dell’emarginazione del sistema Adriatico rispetto alle nuove dinamiche che si annunciano lungo alcune direttrici rilevanti:
quella che tende a connettere l’area baltica con il Mar Nero; quella che lega il Mar Nero con il Mediterraneo orientale attraverso il Polo Egeo; ed infine i futuri flussi lungo l’asse sud est-ovest del Mediterraneo, caratterizzati dai trasporti energetici e commerciali. Il sistema Adriatico può diventare la salvezza dei Balcani e i Balcani possono rivelarsi la salvezza del sistema Adriatico. È un paradosso. Ma risponde a una logica funzionale. Infatti, se l’Adriatico vuole comunicare con il Baltico non può che passare attraverso i Balcani. Lo stesso vale se l’Adriatico intende connettersi al Mar Nero. Tutto ciò deve essere garantito attraverso un sistema di sicurezza che punti ad arginare la criminalità organizzata e i traffici illegali. Qualcosa di nuovo si sta muovendo ancora una volta dal Molise per mobilitare il circuito adriatico comprendente camere di commercio, le autorità portuali, università, Macroregione ed Euroregione, per attivare una nuova geometria di contatti economici, rafforzati da rapporti culturali e da pratiche di good governance. Si tratta in particolare di ridisegnare una strategia spaziale proiettata in direzione delle aree stimolate dalle prospettive di allargamento comunitario.
Il polverone mediatico di questi ultimi giorni ha visto al centro delle polemiche l'idea di Molisannio, sommersa toni decisamente alti tra le opposte fazioni e/o le lotte intestine ai fronti Polisanniti. Resta il fatto che la gente ha bisogno di risposte concrete, non di proposte obsolete e difficilmente realizzabili, soprattutto se si guarda la questione a trecentosessanta gradi, valutando con attenzione pro e contro.
Lo Schiaffo 321 è "contro" l'idea di MoliSannio, ribadendo la necessità di mettere in gioco l'Unione dei Comuni Caudini, percorso politico concreto già avviato, seppur in salita e rallentata dall'indubbia lentezza amministrativa, condita dalla macchinosa burocrazia.
Caudium ai Caudini!
Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo
MALNATT - La Canzone Del Coraggio (2012)
Gruppo: Malnatt
Album: In faccia al mondo ostile
Brano: La Canzone Del Coraggio
Anno: 2012
martedì 29 marzo 2022
Il Signore degli Anelli (Audiolibro) - La Compagnia dell'Anello - LIBRO II - Capitolo 2 - Parte 4
IL GRANDE ZELENSKY - Il nuovo eroe dell'Olimpo occidentale | PERLE
L'Olimpo d'Occidente accoglie oggi un nuovo eroe: il Grande Zelensky! Sublime artista e geniale stratega, l'angelo d'Ucraina combatte il perfido Zar Vladimiro. Armiamoci e partiamo: la guerra è l'unica sanificatrice del mondo! #CinegiornaleLeuropeista
lunedì 28 marzo 2022
LO SCHIAFFO AGLI OSCAR #goliardia
DDT - Stalagmite (2018)
Brano: Stalagmite
Anno: 2018
Quando Montesarchio e la Valle sognavano con Sting | CAUDIUM
Caudium jazz fu il capolavoro politico, amministrativo, artistico e culturale della Città di Montesarchio, all'epoca guidata dal Sindaco Enrico Striani con l'irrefrenabile Riccardo Limongi dietro le quinte del magnifico palinsesto che entrò nella storia della musica dal vivo di Provincia.
In Piazza Umberto I riecheggiano ancora le tre annate spettacolari di Caudium Jazz che l'amministrazione riuscì a mettere in piedi. Ben tre eventi di calibro internazionale con tre ciliegine sulla torta da far invidia a qualsiasi evento musicale d'Europa: Sting, Ray Charles e Pat Metheny.
Dopo i grandissimi successi dell'Estate Sammartinese di Gianni Raviele fu la Montesarchio di Super Siani ad essere incoronata regina della musica in Valle Caudina e non solo. In molti hanno addirittura sognato per due nomi che avrebbero quintuplicato il pubblico. Infatti, circolavano voci affidabili anche su altri clamorosi concerti con Madonna e Paolo Davide Hewson, conosciuto come Bono Vox degli U2. Jim Morrison ed Elvis Presley erano già deceduti, se no li avremmo visti, ascoltati e vissuti da vicino.
Tutta la Valle Caudina ne beneficiava sotto tutti i punti di vista. Come memoria storica, però, abbiamo trovato nell'archivio di La Repubblica un articolo che sarebbe da diffondere in tutti i Consigli Comunali della Nuova Caudium.
Buona lettura.
STING IN VALLE
Racconta il sindaco di Montesarchio che è stato facile convincere Sting - si legge nel celebre articolo che sancì la crescita della Valle Caudina agli occhi di tutta l'Italia:
«Ci siamo incontrati a Milano, abbiamo chiacchierato un po' e lui mi ha detto che gli sarebbe piaciuto aprire qui il suo tour italiano, si è molto appassionato alla storia del nostro paese».
Probabile che Enrico Striani, primo cittadino da cinque anni e mezzo, abbia ottimi argomenti di conversazione se negli ultimi tre anni è riuscito a portare qui anche altre due stelle di prima grandezza del firmamento musicale mondiale: Ray Charles e Pat Metheny. Ma non deve essere questo il motivo. Anche perché - mentre gli operai montano il palco - in piazza Umberto I si sussurra che ci sarebbero trattative per ingaggiare anche Madonna e gli irlandesi U2, reduci da tournée che hanno registrato centinaia di migliaia di fan a concerto. Grossi nomi per arricchire un calendario di concerti jazz che d'estate richiama in paese migliaia di spettatori.
La ragione deve essere un'altra. E i numeri di questo accogliente paese della provincia di Benevento aiutano a capire: negli ultimi cinque anni la popolazione è cresciuta da 11.300 a oltre 14.500 abitanti.
Non perché ci sia stata un'impennata demografica ma perché è finita, o quasi, la fuga degli uomini e delle donne che fino a metà degli anni Ottanta andavano altrove per trovare lavoro (qualcuno è addirittura tornato). Lungo le strade si nota subito un'alta densità di negozi e istituti di credito, banche locali e nazionali. Altro dato che svela ricchezza rispetto a un'area media del Mezzogiorno d'Italia.
E in pochi chilometri quadrati ci sono più di 300 posti letto distribuiti in alberghi con molte stelle (la vicina Benevento ne ha meno della metà); almeno cinque discoteche attrezzate; cinque scuole medie superiori e uno sproporzionato numero di bar, pub e ristoranti.
Se a questo si aggiunge una fierezza rara dimostrata da un qualsiasi ragazzino appena uscito da scuola pronto ad improvvisarsi cicerone spiegando nei dettagli la storia del paese, della sua terra, si capisce perché Montesarchio abbia convinto Sting e i diecimila spettatori che sin da stamattina raggiungeranno il paese per partecipare a questo avvenimento musicale.
Arriveranno da tutta la regione, ma anche da altre aree, soprattutto da Lazio, Puglia, Basilicata e Calabria: già ieri, in paese, c'erano turisti stranieri provenienti da Napoli e dalla Costiera venuti apposta in Valle Caudina per il concerto. E non solo saccopelisti, secondo la tradizione dei grandi raduni per i concerti di rockstar.
«Montesarchio è già una meta turistica - spiega il sindaco - ma stiamo lavorando per migliorare ancora. È per questo che partecipiamo ad un progetto finanziato dall'Unione europea e accettiamo confronti internazionali come quello che ci ha appena proposto il console svizzero: un gemellaggio con Zurigo».
Di svizzero, almeno sulla carta, hanno predisposto il piano antitraffico che stasera dovrà fronteggiare i diecimila fans di Sting: le auto e i pullman saranno parcheggiati a valle del centro antico in un piazzale di oltre centomila metri quadrati (per chi non volesse fare una passeggiata, ci saranno le navette).
Gli ospedali della zona sono già in stato di allerta, sono pronte cinque ambulanze (di cui una dotata di sala di rianimazione) e numerosi volontari assisteranno il pubblico. Bar e ristoranti sono pronti a sfamare il doppio delle persone a prezzi popolari. Pattuglie speciali della Polstrada assisteranno agli svincoli gli automobilisti in arrivo dalle autostrade.
Mentre per Sting si legge su La Repubblica dell'epoca- che arriverà oggi pomeriggio dalla Toscana dove possiede un casale - è stato allestito un camerino nel Centro sociale e ascolto del paese. L'ex Police non ha fatto richieste da divo. Subito dopo il concerto lui ripartirà per la Toscana.
Per Montesarchio il bilancio della serata sarà un'altra medaglia. Costo dell'avvenimento a carico del Comune: 380 milioni più Iva.
Sting, pseudonimo di Gordon Matthew Thomas Sumner (Wallsend, 2 ottobre 1951), è un cantautore, polistrumentista e attore britannico, che ha esordito come membro dei Police per poi intraprendere una carriera solista di successo. Le sue influenze musicali includono rock, jazz, reggae, sophisty-pop, musica classica, new-age, steampunk e worldbeat. Come cantante solista e membro dei Police, nella sua carriera Sting ha ricevuto 17 Grammy Awards, 3 Brit Awards, un Golden Globe e un Premio Tenco.
È stato inoltre candidato 4 volte per l'Oscar alla migliore canzone nel 2001, 2002, 2004 e 2017 per i film Le follie dell'imperatore, Kate & Leopold, Ritorno a Cold Mountain e Jim: The James Foley Story. Sting ha venduto in totale oltre 100 milioni di dischi nel mondo tra Police e carriera solista. A Montesarchio, in Valle Caudina, aprì il tour italiano del Terzo millennio.
Sempre su La Repubblica il commento sul perché dell'insolita scelta Caudina rispetto a realtà, sulla carta, più appetibili. Invece, l'organizzazione Caudina fu impeccabile, tanto da spingere l'artista inglese ad una prova di spessore, molto alla mano, fino a chiacchierare, in italiano e sorridente, con gli oltre diecimila presenti in Piazza Umberto I.
"Perché Sting a Montesarchio e non altrove? Noi avevamo l' unica data dell' artista per il sud e le isole: abbiamo pensato di privilegiare Montesarchio per la sensibilità dimostrata negli ultimi anni dall' amministrazione di quel Comune, con cui abbiamo organizzato già due festival estivi con ospiti come Pat Metheny e Ray Charles.
Il concerto di Sting servirà da anteprima alla terza edizione, che andrà sotto il nome di Caudium 2000". Ma il feeling tra il musicista britannico e la cittadina Caudina non nasce oggi.
"Sting - racconta Marin a la Repubblica - sa benissimo che cos' è il Sannio, è perfettamente informato sulla storia di quei luoghi, sui giacimenti archeologici, sul progetto del Museo del Sannio. Il 18 gennaio scorso il sindaco Striani e l'assessore alla cultura Compare si sono messi in macchina, hanno raggiunto Milano e, dopo aver acquistato regolarmente il biglietto, hanno assistito al concerto di Sting.
Dopo lo spettacolo c'era una lunga fila nei camerini, ma il musicista ha ricevuto soltanto Striani e Compare: verrò a suonare da voi, ha promesso. Arriverà a Montesarchio il giorno prima dello show, visiterà il Sannio. Un artista così non si può mettere in una tenda o in un palasport qualunque, intorno a un suo spettacolo bisogna costruire una serie di eventi, di incontri, di occasioni. Se un piccolo centro come Montesarchio dimostra più sensibilità e disponibilità di un capoluogo, perché non deve essere premiato?"
Sul sito ufficiale del celebre cantante c'è una sezione dedicata all'evento:
L'ex Police - si legge su Sting.com - ha conquistato i 10mila che hanno affollato Montesarchio con due ore di concerto. Dal rock-reggae al pop algerino tutti i colori della sua musica. Con una band eccezionale. ''Come suonare in maniera straordinaria il Rock'': bisognerebbe un trattato sul live che Sting ha tenuto, l'altra sera, in piazza Umberto I a Montesarchio e studiare a tutti coloro che cercano di affacciarsi sul mondo della musica.
Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo
domenica 27 marzo 2022
I DALTON - I Dalton scappano in Italia #1
Il Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante (1982) | POLITICA
Registrazione audio dell'intervista al Segretario del Movimento Sociale Italiano, l'onorevole Giorgio Almirante (MSI).
Tratto dall'archivio digitale di Radio Radicale del 14 gennaio 1982.
Lo strano omicidio del giornalista Mino Pecorelli, fondatore dell'Osservatore Politico | documentario
CHIAVE DI MILOT - Scovato il vandalo. Attesa per la Chiave di Montevergine | DECORO
Le opzioni sulla nuova collocazione della mastodontica opera artistica sono svariate. Bassissima la percentuale che vede un ritorno nel posto originario, ossia ai piedi di Montevergine. La logica spingerebbe verso altri lidi Irpini sotto la tutela della Provincia con sede ad Avellino, ma nessuna ipotesi è da escludere.
L'opera potrebbe addirittura anche cambiare suolo nazionale ed andare in Ucraina, terra sconvolta dalla guerra. Scarse, infine, le probabilità di vedere la Chiave di Milot dirottata in Palestina, Cina o in Valle Caudina.
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破裏拳ポリマ- Hariken Porimā (1974)
FRANCESCO MANCINELLI - Rivisitazione della canzone “Generazione ’78” | INTERVISTE
UNA GENERAZIONE A PERDERE
Francesco Mancinelli, Generazione ’78
Questa rivisitazione della canzone “Generazione ’78” con l’autore Francesco Mancinelli è molto interessante. Dall'analisi del famoso testo esce fuori un'intervista che tocca tutta la storia dei Cuori Neri, dal 1943 ad oggi. In rosso, i versi della canzone; in grassetto, le domande di Stefano Pantini e di seguito le risposte.
E ti svegli una mattinae ti chiedi cosa è stato
rigettare i tuoi pensieri
sulle cose del passato
d- Quando ti sei immerso nei tuoi pensieri ed hai cominciato a ripensare al passato, ed a mente fredda a rivalutare delle scelte di allora ?
r- Il brano è stato composto tra la primavera e l’estate del 1983, mentre facevo il servizio militare; il passato era ancora “presente”, infatti stavamo da poco uscendo dagli anni di piombo e le galere erano piene di nostri militanti. Il partito (l’allora MSI-DN) si pavoneggiava con le campagne sulla pena di morte, doppia per i nostri camerati; Rauti era serenamente rientrato nella segreteria nazionale a fianco di Almirante ( dejà vu’ già visto nel 1969 ) ed il cuib militante di Londra stava elaborando i primi documenti di orientamento e di sopravvivenza. A mente fredda c’è poco da rivalutare. Piuttosto non pensavo che sarebbe andata a finire tutto dopo 25-30 anni, nella cloaca putrescente post-ideologica e trasformistica. Allora, quando scrissi Generazione '78 era tutto già finito, ma perlomeno era ancora tutto “pulito” e non compromesso.
prendi un fazzoletto
nero che conservi in un cassetto
d- Per tornare a rivivere delle emozioni? O per che cosa?
r- Poteva/può essere un foulard nero, una foto, un volantino, una catenina, un oggetto qualsiasi; è solo un metodo di transfert per tornare a quei giorni, dove le emozioni erano forti, le scelte totali, la razionalità azzerata e soprattutto c’era tanta “giovinezza”. Una esperienza credo irrepetibile, simile al primo '68, alla RSI a San Sepolcro a Fiume, alle scelte totalizzante dei nostri patrioti Risorgimentali e quelle delle meravigliose figure del brigantaggio post-risorgimentale. Era tutto impolitico? Sì, può darsi: ma visto la schifosa e cialtronesca ambiguità e malafede della politica politicante, valgono molto di più certe scelte impolitiche un milione di volte.
cominciare tutto un giorno,
forse un giorno maledetto
frequentando certa gente
di sicuro differente
d- Ci sono ancora delle persone cosi come tu hai conosciuto in quei giorni?
r- Ci sono ci sono, qua e là, dispersi come foglie al vento, nel bosco post-moderno, anche se decisamente invecchiati da questo tempo bastardo e privo di vero “Pathos”; magari sorridono con malinconia guardando negli occhi i proprio figli. Altri sono miseramente scaduti nel politicamente corretto, riassorbiti dall’apparato, e sono stati messi a stipendio. Altri addirittura sono passati “a sinistra”, altri sono diventati professionisti, imprenditori, e pensano al business; altri continuano ad andare per mare e forse sono i più puri e non hanno mai cambiato strada. Altri come me, malati incurabili, ancora ci provano. Tra coloro che invece sono caduti e cavalcano liberi nei Campi Elisi, se non sono stati sopraffatti dal piombo sinistro dalla repressione di Stato, ci ha pensato il cancro, la depressione, gli incidenti stradali, insomma il gioco dispettoso degli Dei...
e un battesimo di rito
con il fiato stretto in gola
quando già finiva a pugni
sui portoni della scuola
d- E’ stato un momento della nostra vita che ci ha fatto crescere, che cosa ti è rimasto di quel periodo vivace di emozioni?
r- Quasi tutto, proprio perché quegli anni ci hanno fatto da padre da madre, da scuola, da amante, da amico. Si viveva in una specie di tempo “magico”, staccato dal piano terreno, immerso nella quotidianità, che plasmavamo secondo le nostre immediate pulsioni, vivevamo dentro una realtà virtuale; la bellezza di vivere una ultima speciale battaglia, assediati dal nulla che avanzava. Il paradosso che il nulla di fine anni 70 e dei primi anni 80 era molto più pieno del “nulla” che ci governa oggi, dove non c’è più alcuna specificità, identità, comunità, adesione, valori. Oggi c’è il mercato e la politica è una merce come un‘altra; può essere quotata e venduta al miglior offerente.
e inciampare in un destino
che già ti cresceva dentro da bambino
d- Un destino che ha portato a cosa?
r- Domanda cattivissima, si può giudicare il destino? Noi diventiamo ciò che siamo, esiste la legge suprema al di sopra degli Dei e dei loro capricci. Non possiamo essere nient’altro di ciò che già siamo.
…ed un ciondolo d’argento
che ti tieni intorno al collo
d- Che ciondolo portavi e che cosa rappresentava?
r- Allora portavo la Celtica, perché nel nostro immaginario rappresentava una frattura irreversibile e totalizzante, con tutto e tutti. Alla fine degli anni 80 l’avevo già tolta, perché troppo sputtanata dalle mode di stadio, dai fenomeni pre-politici, dal trend. Oggi, più maturo e riflessivo, metterei al collo un fascio littorio, originario, etrusco, che rappresenta la vera continuità con la Polis dei miei Padri, la mia Terra, il Genus Loci, la Patria, La Dea Roma, la mia Nazione, il Fascismo magico, la Sinistra Nazionale Pagana, Ghibellina, Immanentista, Creativa, Futurista, Squadrista, Irriverente, Luciferica, Ribelle. Ma alla fine non porto nulla, perché forse a me non serve più portare al collo qualcosa. O forse non me ne reputo degno.
…odio e amore per cercare
di capire una logica ideale
una logica ideale
in cui ciecamente credi…
d- Come ricordi il tuo cammino nella scelta di questo ideale?
r- Non c’è percorso che tenga quando già a due anni e mezzo e senza sovrastruttura aneli alla “Guerra” . Eh già !! mia nonna mi raccontava che non riuscivo ancora a pronunciare bene la parola “guerra” ma ne ero come “invasato”. Così come ero affascinato dalle canzoni e dai canti che celebravano gesta e battaglie. Quindi quando arrivi all’adolescenza, fai scelte totali e parteggi subito per “la nobiltà della sconfitta”, per il cattiverio, per ciò che non è conforme. Che siano tedeschi, fascisti, pellerossa, briganti, contrabbandieri, eretici, banditi, ribelli di ogni razza. Allora ciò che non era “di sinistra” era non-conforme, anche se devo dire cha la mia formazione coniuga perfettamente De Andrè e Nietzsche, Pasolini e Pound, l’Eresia come principio e come Via. E poi io non mi sono mai definito “di destra”.
e tua madre piange sola
e ti osserva dietro i vetri
perché sa che non perdona questa guerra
perché sa che non ha pace la sua terra.
d- E’ stato veramente così per te, per la tua famiglia, c’era veramente questa convinzione?
r- Non c’è stata famiglia che non temesse per la vita del proprio figlio, un figlio che magari viveva per strada, impegnato a combattere la piccola tempesta d’acciaio, una strisciante guerra civile, strisciante e sporca. Era la regola. Il fatto che i genitori di quei giorni non hanno avuto la forza per opporsi alla “giovinezza irriverente” dei propri figli, è la stessa che imperversò nelle prime stagioni risorgimentali ed insurrezionali, nella grande guerra, nell’avvento del fascismo, nella RSI. Tutti i genitori di ogni tempo, hanno perso la loro generosa battaglia di fronte alla splendida ed inutile tragicità delle scelte estreme dei loro figli.
Un partito vecchia storia,
un’eredità che scotta
d- Quale e perché?
r- Che i partiti siano una vecchia storia, lo sapevano già Lucio Sergio Catilina con la sua splendida cospirazione contro la “Concordia Hominum” ciceroniana, Giulio Cesare con la sua forzatura al Rubicone, Napoleone ed i suoi fucili spianati, Mussolini e le Sue squadre. I grandi cattivi della Storia, provengono tutti da vecchi partiti e sono saliti nell’Olimpo storico assassinando i loro vecchi partiti. Ma parliamo del MSI, questo trappolone in cui è stata ghettizzata la generazione neo-fascista presa in ostaggio “a destra” dall’alleato occupante, il nostro nemico principale. Un assalto disperato durato 50 anni al cielo “per liberare” questo vecchio strumento politico dalla Sua naturale collocazione a destra, a protezione dello status quo, voluta dalla perfetta triangolazione di De Gasperi, Togliatti e degli Ameri-cani.
nell’ambiguità di sempre
come un senso di sconfitta
e ignorare circostanze
giochi assurdi di potere
d- Che hanno portato a cosa?
r- A tutte le trame bastarde della Destra Nazionale, al congelamento e al tradimento della fase “insurrezionalista” risorgimentale, a Caporetto, al depistaggio e all’infiltrazione sistematica della Rivoluzione Fascista, al tradimento del 25 luglio e dell’8 di settembre, alla presa in ostaggio a destra del neo-fascismo per 50 anni, a fare la poltrona per la peggiore Democrazia Cristiana, all’anticomunsimo di servizio per conto dei soliti noti, a Pella e Tambroni, alle infiltrazioni del 1965 dentro la Destra radicale, alle provocazioni del ’68 alla Sapienza, alla strategia della tensione per conto della marpioni Cia nel ’69, al golpismo para-massonico da operetta, alle campagne elettorali sulla pelle dei nostri caduti, a Democrazia Nazionale, alla P2 di Gelli, Tedeschi, Caradonna, alle campagne sulla pena di morte, alla incapacità di costruire classi dirigenti degne di questo nome, al trasformismo ipocrita della post-ideologia levantina ed anti-fascista di AN e del PDL.
che ne sai di quel passato
di nostalgiche illusioni
di un confronto che da sempre
si è attuato coi bastoni
d- Illusioni reali?
r- Le bastonate sono state assolutamente reali e sono la cosa che hanno fatto meno male peraltro. Erano i progetti di revanchismo reazionario post-fascista che sono stati illusori. Siamo stati tutti giocati dentro una partita più grande, tra due variabili egualmente assassine dello stesso sistema occidentale; una reazionaria spacciata per “fascista”; l’altra progressista spacciata per “comunista”. In realtà erano anti-fascisti ed anti-comunisti che si stavano facendo la guerra ed oggi, guarda caso. banchettano allegramente alla stessa tavola. Infatti, PDL e PD sono egualmente anti-fascisti ed anti-comunisti.
e sentirsi viver dentro
a vent’anni all’occasione
per cercare di dare un senso
alla tua Rivoluzione
d- Rivoluzione che ti vive dentro in che modo veniva esternata?
r- Ognuno a vent’anni ha la propria Rivoluzione e se la vive come vuole. Altrimenti se non hai una rivoluzione in cui credere, significa che sei già vecchio e non cresci. Direi che è percorso antropologico ancora prima che politico e meta politico. Ognuno cerca di dare un senso estremo a ciò che non ” ha senso” per definizione.
poi una sera di gennaio
resta fissa nei pensieri
troppo sangue sparso
sopra i marciapiedi
e la tua “Generazione”
stagliò al vento le bandiere
d- Dopo la rabbia e lo sconforto per la tragica situazione, cosa è nato in te e in tutti i ragazzi che erano consapevoli della tragedia?
r- Acca Larenzia segna la svolta, il punto di non ritorno, la mutazione antropologica e culturale, la frattura, l’evento non sanabile, non rimarginabile, non ricomponibile. Se ne resero conto i compagni, il partito, la Polizia, lo Stato, i giornali, tutti. Si era evocato con quell’episodio qualche cosa che aveva a che fare con “il daimon” presente nei cori della tragedia greca. Nulla sarebbe stato più eguale a prima nella vita di molti. Ad Acca Larenzia nasce la Generazione '78, anche se già dal 1975-1976 il processo di mutazione, l’evocazione di esso, era in atto.
gonfiò l’aria di vendetta
senza lutto né preghiere
su quei passi da gigante
per un attimo esitare
scaricando poi la rabbia
nelle auto lungo il viale
fra le lacrime ed i vortici di fumo
d- Era l’unica soluzione possibile?
r- Per chi non campava e non avrebbe campato in futuro di politica non ve ne erano altre. Guarda è andata pure fin troppo bene, soprattutto per i vertici di partito che da quei giorni si trovarono pesantemente sotto accusa perché incapaci di difendere politicamente e militarmente i propri militanti. Non è un problema di capire se c’erano soluzioni alternative. E che Acca Larenzia è il risultato finale delle scelte e delle contraddizioni precedenti. I nodi, nel 1978 erano arrivati tutti al pettine. Dopo Acca Larenzia l’estrema sinistra va in crisi e qualcuno comincia a dubitare che lo sparare nel mucchio abbia un senso. Dalle nostre parti, si decide che la difesa armata è l’unica opzione possibile. La lotta armata “a destra” nasce come semplice atto di difesa e non di attacco e si trasforma successivamente come spontaneismo anarco-individualista. Gli unici nella critica storiografica di quegli anni, ad aver intuito perfettamente la dinamica e la natura di certe scelte, sono stati Andrea Colombo e Ugo Maria Tassinari. La lotta armata, “a destra”, nasce proprio contro la destra, sia istituzionale che radicale.
da quei giorni la promessa di
restare tutti figli di nessuno.
In che senso?
La Generazione’78 è per definizione figlia di nessuno, ha voluto esserlo per scelta, per dinamiche, per comunicazione, per look , è l’ultima generazione Fiumana.
Pochi giorni di prigione
ti rischiarano la vista
d- Qual è la prima cosa che hai pensato?
r- Generazione ’78 è un immaginario autobiografico. Io che allora avevo 16 anni e vivevo tra Viterbo e Roma; mi sono immedesimato negli eventi di quei giorni e in ciò che accadde, le centinaia di colpi di arma da fuoco sui cellulari della polizia, gli scontri estesi su tutta Roma per tre giorni, gli arresti di massa, le ragazze fermate con le borsette piene di pistole, le pistole abbandonate sotto e dietro le macchine rovesciate. A chi non è toccata, e non solo a Roma, una notte in gattabuia o chiuso a prendere schiaffi in un Commissariato di Polizia? E sì, si cresce, si cresce e come.
dimmi, come ci si sente
con un’ombra da estremista
cosa provi nelle farse
di avvocati e tribunali
d- Quando hai avuto la convinzione che tutto era farsa?
r- Beh, la farsa del dell’antifascismo processuale nasce molto prima, già l’antifascismo resistenziale ed assassino è una farsa, realizzato ed alimentato dalla complicità dei anglo-americani. Per non parlare dei processi farsa contro Ordine Nuovo ed Avanguardia Nazionale, ma anche quello contro l’Autonomia Operaia a Padova. Quel sistema era marcio dalle scarpe, dalla sua genesi, aveva generato i conflitti inter-generazionali per poi consolidarsi ed allora voleva processare i giovani che avevano partecipato alla guerra sporca e strisciante! Insomma è una parodia dell’assurdo, a metà tra commedia e tragedia. Il fatto è che lo Stato lo ha sempre saputo di essere il primo responsabile degli anni di piombo.
ed Alberto che è finito
dentro l’occhio di un mirino
la Democrazia mandante
un agente è l’assassino
e Francesco che è volato
sull’asfalto di un cortile
con le chiavi strette in mano
strano modo per morire
d- Che cosa si aspettavano Alberto e Francesco e gli altri ragazzi caduti? Si può dire che non sono caduti invano?
r- Loro? Non si aspettavano nulla. Erano attori passivi di una guerra più grande. Forse le loro famiglie avrebbero preferito vedere crescere i propri figli, ma è falso sostenere che la Generazione’78 moriva per avere una Italia amministrativamente più perfetta e pulita insomma più “di destra”. La cosa che mi urta di più, è la certezza di coloro che arbitrariamente sostengono, che Francesco ed Alberto oggi avrebbero votato per il Pdl e vengono addirittura ad onorarli nei “presente” dopo aver abiurato tutto. Praticamente arruolano anche i morti per giustificare le loro personali scelte di trasformismo ipocrita ed entrismo post-ideologico.
e braccia tese ai funerali
ed un coro contro il vento
oggi è morto un Camerata
ne rinascono altri cento
d- Ancora oggi c’è una appartenenza ad una ideologia, ma sicuramente meno radicata nel cuore come negli anni 70 e 80, perché secondo te ?
r- Beh, il clima è profondamente diverso; soprattutto il posizionamento politico e la scelta della politica non ci fa più da padre e da madre come negli anni ’70. Oggi il Dio Calcio ha preso il sopravvento su altri Dei, e la politica è come già detto, mercato, non percorso di crescita ed iniziazione antropologica. E poi chi è il nemico? Già oggi è perfino difficile individuare il nemico. E’ per questo che il nostro “nemico principale” ha vinto.
e il silenzio di un’accusa
che rimbalza su ogni muro
questa volta pagheranno te lo giuro
poi la sfida delle piazze
ed i sassi nelle mani
caroselli di sirene
echi sempre più lontani
d- E’ stato veramente un momento di rabbia incontrollata che ha portato a cosa?
r- La vedrei più come una stagione di festa crudele e tragica. Basta ascoltare la bellissima canzone, “scese radiosa la pioggia di fuoco” Ma ripeto la dimensione era quella di un tempo distaccato, dal proprio tempo. C’era una minoranza di giovani che ha vissuto la propria personale “giovinezza”, la propria iniziazione alla vita ed alla morte, utilizzando il posizionamento politico come totem.
quelle bare non ancora vendicate
le ferite quasi mai rimarginate.
d- Quanto ti è rimasto di quei giorni, a parte le ferite aperte ?
r- Le ferite non sono rimarginabili, per definizione; perché credo che non sia stata data giustizia a niente e nessuno. Ma anche questa è una regola amara della Storia fatta dai vincitori sulla pelle dei vinti. E questo vale per le vittime e anche per gli assassini e perfino per lo Stato Italiano che a Sua volta era vittima e attore soggiogato su una scacchiera ancora più ampia (basta pensare ad Argo 16 – Ustica – il delitto Moro ecc. ecc.). Potremmo dire che siamo tutti pieni di ferite non rimarginate, ma in fin dei conti, come il piercing e le cicatrici, tutto fa tendenza.
Ma poi il vento soffiò
forte ti donò quell’occasione
di combattere il Sistema
in un’altra posizione
d- E’ stata l’unica vera lotta innovativa, tu come hai iniziato a partecipare alla crescita del movimento ?
r- La risposta è piuttosto complessa, potremmo dire così: dai Campi Hobbit, al movimentismo di Terza Posizione e di Costruiamo l’azione, fino alla scelta anarco-spontaneista dei NAR (fenomeni ed esperienze diversissime tra di loro). C’è stata tuttavia un'unica occasione ed un’unica volontà di ridefinire il linguaggio, maturare una mutazione antropologica e culturale, ricercare disperatamente il cambio del posizionamento politico, riformare gli immaginari di riferimento, insomma la capacità finalmente di rompere con “la destra”: percepire finalmente “chi e che cosa era” il nemico principale. Popolo, Lotta, Movimento erano sicuramente termini di un linguaggio che si cercava di trasmettere ed imporre all’esterno, nella comunicazione.
tra la fine del Marxismo
e i riflussi del momento
costruire il movimento
tra le angosce dei quartieri
ed un popolo una lotta
chiodo fisso nei pensieri
d- Il fatto di lottare sul territorio in mezzo alla gente, per i loro bisogni come ti ha fatto crescere, e che convinzioni ti ha lasciato?
r- Ripeto, la militanza di allora era una finzione dell’immaginario mitologico, dell’iniziazione a cui partecipavamo, che resiste ed esiste nel nostro Dna di Italia e di Italiani. Da Mazzini a Mussolini alla RSI agli anni ’70. Chi meglio di Noi è riuscito a danzare intorno a questi totem ( Popolo-Lotta-Nazione)? Ciò non toglie che il bisogno di emancipazione di liberazione, di identità, di specificità soprattutto di sovranità, sia tuttora al centro dei nostri mal-destri pensieri.
e generazioni nuove
in cui tu credevi tanto
d- I giovani di oggi hanno le stesse possibilità di crescita politica?
r- Bah, io li vedo molto in carriera e falsamente posizionati sulla risoluzione delle così dette “cose concrete”. Mi viene veramente da ridere. Comunque a tutti va data una chance.
poi quel botto alla stazione
che cancella tutto quanto
d- Secondo te è stata un evento creato ad arte per poter iniziare la caccia alle streghe?
r- Assolutamente no, e un evento che lo Stato italiano si è trovato tra capo e collo. Un evento assurdo e di una tale gravità , generato da questioni di livello internazionale. Bisognava massacrare concretamente qualcuno e l’estrema destra di allora era molto, troppo vitale ed ingestibile, perfetta per depistare. D’altra parte i nostri governanti mica potevano dire che non contavano un cacchio e che l’Italia mancava di sovranità nazionale dal 1945 e che chiunque faceva sul nostro territorio il bello ed il cattivo tempo? Più semplice assicurare, una verità pre-confezionata contro i fascisti. Era la cosa più semplice.
e al segnale stabilito si dà il via alla grande caccia
i fucili che ora puntano alla faccia
le retate in grande stile dentro all’occhio del ciclone
tra le spire della “santa inquisizione”
d- E’ stato un po’ troppo enfatizzato dai media in quel periodo, per paura o perché altro?
r- Se paghi gli infami (i pentiti) per vincere una guerra, devi essere seriamente terrorizzato ed in pericolo. E lo Stato Italiano lo era, sapendo di essere il primo colpevole di quella situazione; così come terrorizzato ed impaurito era il medio cittadino borghese, che dal 1968 non campava più serenamente. Le galere erano strapiene di giovanissimi militanti politici, cosa mai successa neanche durante il regime fascista e forse neanche ai livelli della dittatura argentina e cilena. D’altra parte la DC ed il PCI non avevano altra via che la repressione, per sedare la situazione della strisciante guerra civile che anche loro avevano in qualche modo propiziato.
poi le tappe di una crisi
di una storia consumata
di chi trova la sua morte
armi in pugno nella strada
d- Parli della lotta armata?
r- Si parlo in particolare di Alessandro Alibrandi, ma potrei parlare anche di Franco Anselmi, di Ferrero e Macciò, di Giorgio Vale, insomma parlo dei “Figli di nessuno”, degli sfigati che non hanno trovato, per loro scelte estreme, alcun riconoscimento tra i così detti “Cuori Neri”. Da Giancarlo Esposti a Riccardo Minetti, da Pagliai a Elio di Scala e a tanti altri meno conosciuti della storiografia neo-fascista. Tutti questi stanno per definizione “all’inferno”, non sono morti “buoni” per la storiografia ufficiale, perché non sono stati uccisi a tradimento davanti ad una sezione da un commando rivale. Non erano buoni per le campagne elettorali di allora; non sono buoni per la storiografia dei “Cuori Neri” e del buonismo levantino di oggi. Sono tuttavia attori e vittime della stessa guerra.
di chi viene suicidato in una stanza di chi scappa
di chi chiude nei cassetti anche l’ultima speranza.
d- Un ricordo per Nanni, e una frase per chi è stato per tanti anni in esilio!
r- Il passaggio non è dedicato a Nanni ma a Giorgio Vale, suicidato opportunamente in una stanza perché doveva passare come possibile responsabile della strage di Bologna. In questo sono accumunati a Nanni dallo stesso destino e a quello di Luigi Ciavardini. Anche a Nanni cercarono di addossare la strage di Bologna e su Luigi pesa una condanna fasulla ed assurda; lo hanno colpito solo perché lui è l’alibi per l’innocenza di Francesca e Valerio.
E ti svegli una mattina sulle labbra una canzone
e l’immagine si perde sulla tua generazione
quei ragazzi un po’ ribelli un po’ guerrieri
d- Sono stati anni duri ma anche di grandi passioni dove tutti noi siamo cresciuti, cosa ti fa diventare nostalgico ripensando a questi anni?
r- Io non sono assolutamente nostalgico di quei giorni, e la canzone non ha nulla di alcunché di nostalgico. Non è scritta per qualcuno o contro qualcuno. E’ solo un collage di immagini autobiografiche, peraltro elaborate nel lontano 1983, un collage che ha cercato di indagare su ciò che è successo; un pallido tentativo per riflettere tra gli anfratti della memoria. Un bisogno che hanno in pochi. I molti cercano “opportunamente” e da subito di rimuovere tutto; si guadagna di più.
che hanno chiuso nei cassetti e
dentro ai cuori tanti fazzoletti neri.
d- Adesso c’è bisogno di ritirarli fuori!?
r- No, assolutamente no, tantomeno oggi e tantomeno, fazzoletti neri. Oggi c’è solo da “sedimentare” nella memoria, da “storicizzare” le scelte, e da capire dove si è sbagliato e per chi si è sbagliato; tuttavia c’è da dare il giusto e degno riconoscimento ai figli di nessuno. Chissà forse un giorno, ci scriverò su qualcosa.
Scritto da Stefano Pantini
fonti
foto tratte dalla rete