A causa delle unghie troppo lunghe il pugno chiuso sfoggiato in malo modo sul palco di Sanremo 2022 ha innescato un diffuso focolaio di polemiche nelle case degli italiani, Valle Caudina compresa. Le telespettatrici ed i telespettatori hanno assistito all'esibizione politicizzata di Ciao Ciao del duo ‘La Rappresentante di Lista’. Questi alcuni commenti raccolti in rete:
“Una che fa il pugno chiuso della politica di sinistra a Sanremo non la voglio vedere. Pago il canone e pubblicità politiche non ne voglio vedere”. “La politica fatela nelle piazze al fianco della gente, nelle fabbriche o dove si riuniscono i runners, non solo per certa gente”, “Comunisti radical chic ridikoli, eravate meglio negli anni 50”, “Stonati e fuori dalla natura, addio comunist*”, O ancora: “Preferisco o'ciuccio 'e fuoco di Rotondi che queste mezze cazette”, “Il pugno chiuso a Sanremo è qualcosa di vergognoso. Com’è possibile che in Italia sia ancora accettata una cosa simile?”. “Ad Atripalda o'Partito Comunista portò Pino Daniele negli anni Ottanta, a me piaceva ma io ero della democrazia cristiana e al concerto mi urlavano con il pugno chiuso, ma intervenne il servizio d'ordine e mi cacciò fuori. Maledetti bolscevichi del Kansas”.
POLEMIKE
L'area post-Comunista si è spaccata in mille pezzi, tra chi è a favore, chi è contro e chi definisce reazionari tutti coloro che preferiscono ascoltare la musica senza etichette. La sinistra musical chic attaccò senza pietà la canzone Vecchio Scarpone, cantata da Gino Latilla accompagnato dal Doppio Quintetto Vocale e da Giorgio Consolini. La composizione divenne la canzone simbolo dello sciovinismo patriottico italiano a tal punto che fu accusato dalla sinistra dell'epoca di operare una malcelata apologia malinconico-nostalgica del regime fascista.
Come ogni Sanremo, dall’Italia più progressista e filosovietica arrivarono levate di scudi contro tutto ciò che appartiene alla tradizione musicale Italiana, sempre più senza identità e con evidenti inclinazioni allo spettacolo pomposo e scontato.
RIF.COM.
«Noi che non abbiamo mai smesso di salutare così non possiamo che apprezzare», ha detto a Adnkronos Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista. La vera sinistra, ha sottolineato, «saluta a pugno chiuso, Letta no». Commentando il gesto del duo composto da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, Acerbo ha poi detto apertamente:
«Non è solo simbolo di socialismo e comunismo. È in primo luogo un saluto antifascista. Anche Nelson Mandela quando uscì dal carcere salutò col pugno chiuso il suo popolo in festa».
ANPI
L’Anpi ha però criticato la scelta del duo La Rappresentante di Lista di chiudere Ciao, ciao con il pugno chiuso lasciando a bocca aperta tutt* perché il battibekko interno potrebbe degenerare in spakkature insanabili tra i degni eredi delle Stelle Rosse Kadenti:
«Ha un significato storico-politico. Collocato in una sede come Sanremo mi sembra fuori posto», ha dichiarato il presidente emerito Carlo Smuraglia. «Poi, certo, ognuno fa come gli pare, se vogliono salutare in quel modo lì, sono liberi, non è vietato, non è un’usurpazione. Ma l’occasione mi sembra sprecata».
ARAGOZZINI
Purtroppo per certi sinistri la migliore gestione artistica di tutti i tempi del Festival della Musica Italiana resta quella del noto produttore ed esperto del settore musicale Adriano Aragozzini, personaggio scomodo per la sua fede politica e alquanto ambiguo per le tarantelle della vita privata. Quei Sanremo sanremisti non rientravano nel canone della messa cantata o dello spettacolo fine a se stesso, ma riuscivano ad unire l'Italia della musica leggera, pur sempre chiusa ad un determinato mondo artistico schierato ovunque e con chiunque, ma non a destra o affini.
PLAGIO
Il nostalgico Deani, autore della canzone "Tamburino del Reggimento" venne accusato di plagio a Sanremo entrando nella storia come il primo mariuolo di canzoni. Peggio ancora perché il suo brano era fin troppo simile ad una canzone dell’epoca fascista intitolata "Sagra di Giarabub".
È il primo caso di plagio o presunto tale registrato in quel caldo 1953 quando il Festival di Sanremo era amato e legato dai sentimenti popolari, capaci di far salire sul palco le emozioni della gente ed entrare nei cuori, nelle lacrime e nei sorrisi delle italiane e degli italiani di tutto il Mondo. Senza fare sceneggiate all'americana.
270BIS
Il vero sogno dell'Area, in ogni caso, resta la ventilata partecipazione a Sanremo di Marcello De Angelis ed i 270 bis al Festival della Musica nazionale ad inizio anni Duemila. La notizia era circolata negli ambienti della destra sociale e furono in tanti a sognare un'apparizione di un gruppo "nostro" oltre al caro Lucio Battisti, simpatizzante secondo alcune fonti. Eppure, non è detto che...se...
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