Il titolo originale Petits poèmes en prose è sovente seguito dal sottotitolo Le spleen de Paris, da quando il 7 febbraio 1864, il quotidiano francese Le Figaro, pubblica quattro racconti della raccolta intitolandoli Le spleen de Paris. Quest'ultimo, infatti, è il primo titolo scelto dal poeta, ma fu rifiutato dell'editore che riteneva più opportuno il titolo "Petits Poèmes en prose".
Tuttavia, in Italia, differenti edizioni hanno riportato talvolta la traduzione del secondo, talvolta di entrambi i titoli. I poemetti non hanno un particolare ordine, sono provocatori e sondano sentimenti, abitudini e personaggi della Parigi di quel secolo. Baudelaire ha detto del suo lavoro: "Questi sono i nuovi fiori del male, ma con più libertà, molti più dettagli, e molta più satira" ( Carlo Baudelaire, Lettera a Troubat, Parigi, 1866.).
«Bisogna sempre essere ubriachi. Tutto qui: è l'unico problema. Per non sentire l'orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi tiene a terra, dovete ubriacarvi senza tregua. Ma di che cosa? Di vino, poesia o di virtù : come vi pare.
Ma ubriacatevi. E se talvolta, sui gradini di un palazzo, sull’erba verde di un fosso, nella tetra solitudine della vostra stanza, vi risvegliate perché l’ebbrezza è diminuita o scomparsa, chiedete al vento, alle stelle, agli uccelli, all'orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è; e il vento, le onde, le stelle, gli uccelli, l'orologio, vi risponderanno:
"È ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare.» (Carlo Baudelaire, Lo Spleen di Parigi.)
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