Le logge segrete in Valle Caudina crebbero dopo lo scisma interno della Massoneria che portò alla nascita della Carboneria, la setta diffusa in ogni angolo del Regno delle Due Sicilie, entità territoriale nata dopo il discusso Congresso di Vienna sulle ceneri del Regno di Napoli.
La Carboneria passò per la prima volta dalle parole ai fatti nel 1820 a Napoli organizzando delle rivolte di carattere anti-assolutistico e liberal-costituzionale che prendevano spunto da quella effettuata a Cadice il 1º gennaio dello stesso anno: i due ufficiali Michele Morelli e Giuseppe Silvati (che avevano avuto l'adesione di generali ex murattiani, come Guglielmo Pepe) il 1º luglio marciarono da Nola e dalle cittadine vesuviane, seguiti da molti cittadini Irpini e Caudini, verso la capitale alla testa dei loro reggimenti della cavalleria.
A causa della forte protesta, il re Ferdinando I accettò per primo nella Penisola di concedere una nuova carta costituzionale e l'adozione di un parlamento. La vittoria, seppur parziale, illusoria ed apparente, causò molte speranze nel resto d'Italia e a Torino i carbonari locali, guidati da Santorre di Santa Rosa, marciarono anch'essi verso la capitale del Regno di Sardegna ed il 12 marzo 1821 ottennero la costituzione democratica da un impaurito sovrano.
Tuttavia la Santa Alleanza non tollerò tali comportamenti e a partire dal febbraio del 1821 spedirono un esercito nel sud che sconfisse gli insorti, numericamente inferiori e male equipaggiati. Anche in Piemonte il re Vittorio Emanuele I, indeciso sul da farsi, abdicò a favore del fratello Carlo Felice di Sardegna, che chiese all'Austria di intervenire militarmente:
l'8 aprile l'esercito asburgico sconfisse i rivoltosi ed i moti del 1820-1821, scatenati quasi totalmente dalla Carboneria, potevano dirsi chiusi in maniera fallimentare.
Il 13 settembre 1821 con la bolla Ecclesia a Iesu Christo di papa Pio VII la carboneria fu condannata come società segreta di tipo massonico e i suoi aderenti furono scomunicati. L'anno seguente nel Ducato di Modena e Reggio a seguito della scoperta di una congiura carbonara, fu imprigionato il sacerdote Giuseppe Andreoli, quindi condannato a morte e giustiziato per decapitazione.
Tra i principali capi della Carboneria, Morelli e Silvati furono condannati a morte; il Pepe andò in esilio mentre il Boccia venne incarcerato, come Confalonieri, Pellico e Maroncelli.
INTRODUZIONE
Dal Congresso di Vienna la politica dei governi restaurati fu apertamente reazionaria. Reazione significa il ritorno all’antico regime, all’assolutismo monarchico e al sistema dei privilegi, schiacciando ogni sentimento liberale e nazionale, e la difesa dei soprusi di una minoranza contro i diritti di tutti i cittadini.
La politica adottata dai monarchi non permetteva alcuna manifestazione di libertà. I popoli sono sudditi di sovrani investiti della suprema autorità da Dio. Le libertà di pensiero, di opinione, di stampa, di associazione e di riunione non sono permesse, perché dannose all’autorità costituita e quindi a tutta la società. Le leggi napoleoniche sono in molti Stati, abrogate e i privilegi dei nobili e del clero ripristinati.
I sovrani si attorniano di ministri retrivi, di uomini faziosi e di intelletto ristretto, incapaci di capire il nuovo corso storico. I sovrani avevano dalla loro parte molti aristocratici, la maggioranza dei funzionari pubblici, le forze di polizia e tutta la gente interessata a mantenere l’ordine costituito, "i conservatori".
L’assolutismo viene inoltre favorito dall’indifferenza delle masse, ignoranti, povere e rassegnate. Gli innovatori sono un’esigua minoranza, scrittori, studenti, avvocati, giuristi, vecchi giacobini, ma hanno sui loro avversari l’immenso vantaggio che deriva dalla cultura, dalla preparazione, dalla capacità d’iniziativa e dall’entusiastica fede in un ideale. Con il congresso di Vienna (novembre 1814 - Giugno 1815) il territorio italiano venne diviso nei seguenti Stati:
Regno Lombardo Veneto, sotto l’Imperatore d’Austria costituito dagli antichi Ducati di Milano e di Mantova e dalle province venete (Lombardia e Veneto) con Trento, l’Istria, Trieste e il litorale dalmata.
Regno di Sardegna sotto Vittorio Emanuele I di Savoia (formato dagli antichi possedimenti sabaudi ed ingrandito con il territorio della soppressa Repubblica di Genova - Savoia, Piemonte, Nizza, Liguria e Sardegna);Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla sotto Maria Luisa d’Austria;
Ducato di Modena, Reggio e Mirandola sotto Francesco IV di Ausburgo-Este cugino dell’Imperatore dell’Austria;
Granducato di Toscana, sotto Ferdinando III di Asburgo-Lorena;
Ducato di Massa e Carrara, affidato a Maria Beatrice d’Este, madre di Francesco IV, con il patto che alla sua morte, doveva essere riunito ai dominii del figlio;
Ducato di Lucca, assegnato a Maria Luigi di Borbone. Tornati i Borboni a Parma, Lucca sarebbe stata aggregata al Granducato di Toscana;
Repubblica di San Marino;
Stato Pontificio sotto il Papa Pio VII (Lazio, Marche, Umbria e parte dell’Emilia, ma con il presidio austriaco su Ferrara e Comacchio);
Regno delle Due Sicilie, sotto Ferdinando IV di Borbone (Campania, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia);
Principato di Monaco.
SOCIETÀ SEGRETE
Nel periodo della restaurazione ogni movimento politico innovatore trovava ostacoli insormontabili nelle disposizioni di legge e nelle persecuzioni della polizia. I liberali e patrioti che desideravano istituzioni civili e giuridiche più adeguate ai tempi erano perciò costretti a riunirsi di nascosto creando numerose società segrete atte a cospirare e a preparare la rivoluzione contro i sovrani. Le più importanti furono: la Carboneria, i Patrioti europei, i Filadelfi e la Massoneria.
Quest’ultima si può ritenere la madre di tutte le sette fiorite nei secoli XVIII e XIX. E’ la prima società segreta. I Massoni credono in Dio, "Grande Architetto Dell’Universo", ma negano i dogmi della Trinità e dell’Incarnazione ed avversano il cattolicesimo e il clero. Vogliono favorire il progresso, condividono le idee dell’Illuminismo ed intendono promuovere la libertà e l’uguaglianza degli uomini. Si piegano poi dinanzi al dispotismo napoleonico.
CARBONERIA
Sotto l’impero Napoleonico la Massoneria si riorganizzò e rafforzò le sue file, diventando uno strumento di governo. Caduto l’impero Napoleonico le logge si sciolsero e quelle che rimasero non ebbero più seria importanza politica. Molti affiliati, che non approvarono l’atteggiamento dei capi, si divisero dalla Massoneria e fondarono nuove sette. Esse erano diffuse soprattutto in mezzo alla classe borghese.
La società più importante che primeggiò fra le sette fu la Carboneria. Società segreta, politica, liberale e patriottica che fiorì in Italia durante il periodo della Restaurazione e fu molto attiva durante il Risorgimento.
OSCURE ORIGINI
Non è stato ancora possibile stabilire, con precisione, dove, come e quando sorgesse la Carboneria, né si potrà forse mai, visto le discrepanze delle più autorevoli fonti storiche oggi note. Il capitolo sulle società segrete di Paolo Giudici riporta che secondo lo storico Giuseppe Ricciardi le origini della Carboneria sono persino poste nel XI secolo. Lo storico scrive:
"Credesi fondatore di essa un Teobaldo, detto poi Santo, e meritevole di essere esaltato, siccome quegli che moriva da martire. Nacque in Francia Teobaldo nel 1017 nella città di Provins. Fattosi prete in Italia, si ritrasse, indi a poco, in Svezia, provincia germanica, ove dicesi nata la setta, alla quale, morto Teobaldo, non vennero meno le forze, ma invece, si accostarono uomini di ogni ceto.
Un catechismo, in forma di dialogo, fu compilato sin da quei tempi e, ad accrescere il numero dei proseliti, in un’età di profonda superstizione, ogni cosa fu involta fra le dottrine e le pratiche del Cattolicismo; ma ciò che fa la Carboneria degna di nota, anzi di somma lode, fin dai suoi principi fu questo, che ad essere accolto nel di lei seno condizione primaria ed indispensabile era una vita incontaminata.
BUONI CUGINI
I buoni cugini, come si chiamavano fin da allora i Carbonari, eran tenuti strettissimamente ad esercitare l’ospitabilità non solo verso i loro consettari, ma a pro di chiunque loro apparisse perseguitato dalla fortuna, col dargli oltre il letto il mangiare e il bere, cinque soldi ed un paio di scarpe. Ben presto le foreste della Germania, della Franca Contea, dell’Ardesia, del Giuria furono piene di Carbonari, denominati così dalla professione esercitata dal maggior numero de’ proseliti della setta, e le loro riunioni assunsero il nome di Vendite.
A costituire le quali bastavano tre buoni cugini, undici a farle perfette. Affidabili e caritativi, in tempi tutt’altro che caritativi ed affabili, i Carbonari facevansi voler bene e rispettare da tutti. E la setta durò in questi termini fino agli ultimi anni del secolo scorso, cioè allo scoppiare della rivoluzione francese.
La quale commoveva siffattamente i popoli tutti d’Europa che ogni più piccola associazione si mutava issofatto in politica: una tale trasformazione, che fu subita anche dalla Carboneria, ebbe luogo segnatamente in Italia, e in specie nel Regno di Napoli, dove alcun ramo della setta esisteva da lungo tempo, anzi forse dal tempo in cui dominò quivi la dinastia degli Svevi".
Altri scrittori affermano l’origine straniera della setta. Le testimonianze sono discordi sul luogo di nascita della Carboneria: chi la vuole francese, chi svizzera, chi magari tedesca come propaggine della Tungendbund, chi magari spagnola o polacca, chi italiana. Ma tutto porta a ritenere la nascita della Carboneria nel mezzogiorno visto la grande floridità, e il veloce propagarsi in pochi anni per tutta l’Italia.
MASSOCARBONARI
Come è noto la Carboneria sorse dal seno della Massoneria, con riti, simboli e formule pressoché uguali e c’è chi sostiene che avesse origine nei monti Abruzzesi. A questo riguardo G. Pansa scrive nella rivista "I sigilli segreti della Carboneria Abruzzese": "il seme sparso durante l’occupazione francese di Giuseppe Napoleone non fu però seme infecondo, si radicò in Abruzzo la setta della Carboneria, ritenuta generalmente una riforma del massonismo, allo scopo di educare il popolo e di distruggere l’influenza del regime borbonico, che mirò poi al riscatto nazionale ed ebbe la virtù di non cedere alle lusinghe dei napoleonidi, che ne volevano trar vantaggio, e la forza e la costanza di resistere alla violenza di Antonio Capese Minutolo, principe di Canosa (1763-1838), ministro di polizia di Ferdinando I delle Due Sicilie, che voleva annientarla".
L’organizzazione Carbonara era regolata rigidamente dall’alto, il comportamento era ispirato alle regole della massima segretezza. Gli affiliati tenevano adunanze segretissime e si servivano del vocabolario cifrato, di un gergo per non destare sospetti nella polizia:
- il CARBONE era l’azione che alimentava il fuoco della libertà;
- la BARACCA il locale dove si adunavano i Soci del Primo Grado;
- la VENDITA erano le sezioni locali composte di 20 affiliati (equivale al nome di Loggia);
- PAGANI i loro avversari;
- un SOLE un giorno;
- una LUNA un mese;
- VANTAGGI sono gli applausi;
- TRONCO un tavolino;
- ORDONI le file dei Soci (nome forse derivato da Ordini);
- LUPI i persecutori della Società;
- un PEZZO DI FORNELLO una composizione qualunque;
- CAMERA D’ONORE l’unione del secondo grado;
- MONTAGNA l’unione al terzo grado;
- SAN TEOBALDO il protettore della Società nei suoi due primi gradi;
- GRAN MAESTRO DELL’UNIVERSO è il nome che i Carbonari davano alla divinità;
- REGGENTE corrisponde al titolo di Venerabile fra i Massoni;
- PATRIARCA era il capo, o Gran Maestro, della Società;
- ASSISTENTE PRIMO e SECONDO Dignitari corrispondente ai Sorveglianti delle Logge;
- BATTUTE sono le Batterie prese dalla Massoneria;
- LIBERARE LA FORESTA DAI LUPI significava liberare l’Italia dallo straniero e il mondo dai tiranni.
Un misero mestiere del popolo come quello dei carbonari si prestava molto bene come camuffamento per i cospiratori politici, perché chi lo praticava doveva spostarsi di continuo dovunque ci fosse legname da trasformare in carbone. Inoltre si trattava di un’attività piuttosto diffusa in Italia.
Ogni iscritto doveva possedere un fucile, una baionetta, 25 cartucce e versare nella cassa sociale una lira al mese.
UTOPIA
Alla Carboneria spetta il primo posto fra tutte le società segrete degli albori del nostro riscatto nazionale perché con la sua scuola di sacrificio rinvigorì il carattere degli Italiani, tenendo desto il desiderio di libertà contro la tirannide e lo straniero, ed iniziò ad affratellare con un legame ideale gli abitanti delle varie regioni italiane, ponendo così la prima pietra della costruzione dell’unità d’Italia.
L’utopia Carbonara aveva dato l’avvio alla grande scuola democratica, portando al popolo italiano un grande esempio di avanguardia nel processo di riforma delle istituzioni; erano state gettate le basi di quel sentimento che darà la vita al Risorgimento Nazionale.
IRPINIA CARBONARA
Il Principato Ultra, che comprendeva in proporzione più liberali delle altre regioni ed aveva il nome Carbonaro di «Regione Irpina», era diviso in tre tribù:
- la Partenia, corrispondente all'Ordone centrale di Avellino;
- la Giannicola, a quello di Ariano;
- la Gracca sull'Ofanto Illuminato, a quello di S. Angelo dei Lombardi.
Non è fuor di luogo percorrere un po' tutto questo campo minato del Principato Ulteriore, per la cui esplosione non sarebbe bisognato che un filo di polvere accesa, e questo doveva essere il baldo squadrone rivoluzionario avanzantesi da Nola.
LOGGE (AV)
Le vendite ad Avellino erano La Jacopo Ortis, L'indipendenza Irpina, Gli allievi di Alcide, I Veri Martiri, I nemici della tirannia, I seguaci di Platone e Gli Indipendenti. Ad Aiello del Sabato La Forza, ad Altavilla Irpina Lo splendore del Sole ed I seguaci della Clemenza di Tito. Ad Atripalda I seguaci di Attilio Regolo, nell'Arianese Il fosco Monte rischiarato ed I veri Amici dell'Umanità. Ad Avella I seguaci di Scipione, la vendita delle più esaltate istallata da Nicola Luciano, agente del De Concilj. A Bellizzi La Fedeltà Medica e Gli Orazi, a Bonito I figli di Erennio, a Candida I Decisi sulle Sponde bianche, a Capriglia I Pitti del Partenio, a Carife L'Amore della Patria, a Cesinali I Giardinieri Irpini, a Dentecane La Famiglia di Dentecane e La Fedeltà di Bruto, a Fontanarosa I prodi Spartani, a Forino Carbonari decisi, I nemici dei Tiranni e I figli di Bruto. A Grottaminarda I veri figli del Calvario, a Lapio I famosi Luculli, a Luogosano L'avvilimento di Nembrot, a Manocalzati Gli Intrepidi, a Mirabella La Fenice risorta sulle ruine di Eclano, a Montefalcione Gli allievi di Attilio Regolo, a Monteforte I figli del Sole e I figli della Vittoria, a Montefrédane I veri amici dell’Uomo e Onore e Virtù, a Montefusco I seguaci di Temistocle, a Montella La Clemenza di Tito, a Montemiletto Il campo di Marte e La Perfetta Filantropia, a Montoro I Socratici risorti, a Banzano, frazione di Montoro, I Nemici dell'oppressione, in Piazza di Pandola, altra frazione, I figli di Giuditta, a Mugnano Gli schiavi in Libertà.
A Nusco La Prudenza e I figli della Patria, ai Picarelli I seguaci del Redentore, a Prata I rivendicatori della Patria, a Pratola Serra I figli della Madonna della Rigenerazione, a Quaglietta La Carità Fraterna, a Sant'Agata di sotto I figli della Ragione, in Sant'Angelo all'Esca Temistocle, a Sant'Angelo a Scala ed Ospedaletto I veri Carbonari, a San Mango Gli allievi degli Orazi, a San Michele I seguaci di Cassio, a Serino I leoni del Monte Terminio a Sirignano La Virtù premiata, a Solofra I Bradamanti, I difensori della Libertà e I novelli Greci. A Taurasi I seguaci di Clelia, a Torelli di Mercogliano Gli Irpini al Campo del Gaudo, a Tufo La Fermezza sul Sabato, a Vallata La Risurrezione, a Valle e Mercogliano I Carbonari costanti, a Volturara La costanza invincibile, a Zungoli I Compromessi e tante altre vendite ancora che, a Costituzione ottenuta, sfileranno a Napoli il 9 luglio 1820 in dimostrazione solenne dinanzi alla Reggia dei Borboni.
VENDITE CAUDINE
Nel 1820 in Irpinia si contavano 192 "Vendite", che da un lato professavano devozione al Gran Maestro dell'Universo, proclamatore delle più elevate e pure idealità sociali e dall'altro miravano a diffondere i principi di libertà, di eguaglianza, di odio alle tirannie: preparavano le coscienze popolari e rivoluzionarie ad un cambiamento politico.
Nella Valle Caudina le "Vendite" militanti furono quelle Il Trionfo della Costanza di Cervinara, I valorosi Irpini di Rotondi, I seguaci di Iacopo Ortis a Roccabascerana, I figli di Bruto di San Martino Valle Caudina, La Dea buona del Taburno di Bonea e le tre logge di Montesarchio, ossia la Deucalione, la Erennio e la potente San Teobaldo. La maggior parte dei personaggi impegnati nell'azione della Carboneria Caudina saranno attivi in prima linea anche nei moti del 1848 e secondo alcune ipotesi da allora sono quasi tutte sopravvissute sotto altre spoglie, ma con la stessa linea di pensiero.
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