Il caso politico napoletano non ha fatto fetecchia.
Le decine di saluti missini eseguiti dai reduci del Movimento Sociale Italiano, durante i festeggiamenti dedicati al settantacinquesimo compleanno della Fiamma Tricolore missina, hanno evidenziato il vuoto ideologico, politico e programmatico della sedicente area Sovranista in Campania. Il classico fuoco amico ha portato in auge la vera natura, prettamente elettorale, delle coalizioni partitiche di questi anni Venti, molto vicine allo stile della vecchia partitocrazia.
La Lega di Matteo Salvini, tramite un comunicato stampa al vetriolo ha attaccato la commemorazione dei post-Missini. A quattro mani, Valentino Grant, segretario regionale della Lega Salvini Premier e Severino Nappi, consigliere regionale campano dell'ex Lega Lombarda, hanno commentato in chiave antifascista le immagini della manifestazione partenopea.
Noi in copertina abbiamo coperto le facce, ma in altri siti si riconoscono chiaramente alcuni dirigenti vicini a Giorgia Meloni. Qualche candidato di Fratelli d'Italia ha anche ammesso il fattaccio criticato dall'Anpi. L'anniversario della fondazione del mitico Movimento Sociale Italiano resta, a nostro avviso, un momento comunitario interno e non "pericoloso" per l'umanità, anche se Nappi aveva lanciato ai reduci una bordata ironica, poco napulegna e più adatta all'umorismo di stampo britannico:
"A tutti quelli che ieri si sono accalcati per fare il saluto romano, ricordiamo che l’Istituto Superiore di Sanità - scrive su FB Nappi - raccomanda di mantenere almeno un metro di distanza. Ecco un’occasione davvero perduta di rispettare il distanziamento".
Nell'articolo diffuso sulla rete sociale dal consigliere emerge la superficialità dell'articolista che sbaglia addirittura la data dello storico evento. Più preciso, invece, sulle ultime vicende politiche della destra partenopea all'ombra del Vesuvio e della Meloni.
La guerra interna per strappare consensi all'interno del Centro Destra è plausibile, mentre appare abbastanza discutibile la polemichetta occhio e croce utile solo ad aiutare la digestione. La sete di voti ha già fatto danni in politica. L'ideale, pur se non condiviso, deve essere rispettato.
Interpellato da (Anti) Fanpage.it un (ex) missino si è dichiarato sorpreso per le polemiche durante le feste di fine anno, sminuendo gli attacchi piovuti dal nuovo arco costituzionale, politicamente corretto:
“Quel saluto romano non aveva un significato politico pubblico e quella non era una manifestazione pubblica. Era un incontro fra ex militanti del Movimento Sociale Italiano di Napoli, alcuni di noi non si vedevano da vent’anni. Io sono un politico e sono stato nelle istituzioni italiane. Credo nella nuova destra e negli sforzi che sta facendo Giorgia Meloni in Fratelli d’Italia. Mi fa meraviglia, francamente, questo clamore…».
C'era una volta una Lega antifascista. Anzi è tornata o forse non è mai andata via. Umberto o'Senatùr tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta si dichiarava antifa ed erede diretto dei partigiani, addirittura salutando con il pugno chiuso e la canottiera sudata ai comizi leghisti. Lo storico discorso di Monza del 1993, alle porte di Arcore, resterà negli annali per il messaggio politico chiaro e diretto:
“Mai al governo con la porcilaia fascista” dichiarava Bossi e ancora “Noi della Lega siamo la continuazione dei partigiani che hanno combattuto per la libertà: la Lega non farà mai un accordo politico con i fascisti, o come cavolo si chiamano adesso”.
La presunta svolta sovranista, con annesso cambio di bandiera a caccia di algoritmi e voti "de destra", ha portato Matteo Salvini, il delfino di Bossi, dall'attivismo veneto con i Comunisti federalisti padani alla lotta contro l'immigrazione clandestina televisiva. La squadra salviniana ha lavorato per strappare consensi agli orfani del Partito delle Libertà di Silvio Berlusconi ed era riuscita a cavalcare l'onda della protesta in maniera egregia, intercettando il sostegno di milioni di italiani, stanchi della classe politica 2.0. Anche nella nostra comunità qualcuno scelse quella strada in chiave unitaria, ma il pragmatismo politico non deve essere valutato ed etichettato con il classico senno di poi.
Da tempo a destra si aspettava il nuovo Messiah, degno erede del presidente dell'AC Milan. Invece, l'arrivo di Mr. Drake ha cambiato le carte in tavola e tutti gli equilibri sono saltati, sia in ambito nazionale, sia sul territorio campano, compresi Irpinia e Sannio.
Le parole di condanna antifa dei leghisti meridionali avrebbero strappato un sorriso e forse anche un applauso all'onorevole Umberto Bossi, che alla la festa della Lega a Pecorara, davanti a un piatto di tortellini, dichiarò candidamente che “La Lega è nata con i valori dell'antifascismo e non poteva essere altrimenti perché io vengo da una famiglia di combattenti partigiani”.
In effetti l'ideologo della Lega Lombarda era tal Gianfranco Miglio che nel 1943 si iscrisse alla neonata Democrazia Cristiana fino al 1968. Il cervello dei leghisti, è bene ricordarlo, il 27 aprile 1945, nell'immediato domani della Liberazione, fu tra i fondatori del movimento federalista diccì e antifascista “Il Cisalpino”. Miglio si ispirò alle idee di Carlo Cattaneo, sognando la fine dell'Italia e la suddivisione del territorio italiano su base cantonale, secondo il modello svizzero, con la costituzione di tre grandi macroregioni il Nord, il Centro ed il Meridione.
La Lega e Fratelli d'Italia sono spesso ai ferri corti, un po' come i piloti di formula 1 della stessa scuderia. Sgomitano, ma si devono sopportare per contratto. L'ultimo schiaffo della Meloni è abbastanza chiaro e fa fischiare le orecchie a quei sovranisti che si ritrovano in una situazione alquanto scomoda in virtù degli ultimi stravolgimenti del super-mega-governissimo con a capo gli amici dei banchieri:
Nuovo delirio del Governo: senza il Green Pass si potrà andare al supermercato, ma solo per comprare “beni primari”. Quali siano questi beni primari e quali invece siano superflui lo decide il “Governo dei migliori” insieme alla sua cricca di “esperti”. Come nell’Afghanistan dei talebani e dei mullah. È rimasto solo Fratelli d’Italia ad opporsi a questa follia?
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