San Martino Valle Caudina dal 1820 al 1860
Paolo Emilio Imbriani nacque il 31 dicembre 1808 a Napoli, e visse molto a San Martino Valle Caudina. Fu professore di Diritto naturale e Diritto delle genti, all'Università di Pisa.
Cospiratore e patriota purissimo, tenne sempre vivo il sentimento dell'unità tra la nostra gente. Dal Borbone s'ebbe sequestrati i beni, e fu mandato in esilio.
Nel 1861 fu segretario generale al Ministero della Pubblica Istruzione ed a quello d'Agricoltura e Commercio: all'Università di Napoli insegnò Filosofia del Diritto e Diritto Costituzionale. Nel 1863 entrò nel Senato. Fu letterato, umanista e poeta. Sfuggì alla morte che il Borbone gli aveva decretato, ricoverandosi sulla nave francese "Vauban". Sposò Carlotta Poerio, ed ebbe molti figli. La nobile città che gli aveva dato i natali, raccolse l'estremo respiro nel 1877, il 3 febbraio.
Matteo Renato Imbriani
Figlio del letterato Paolo Emilio, nacque a Napoli il 28 novembre 1843. Seguì il padre in esilio, ed ebbe ferrea educazione, dapprima in un collegio privato di Torino, poi in un collegio militare. Nel 1859 combatté coi Piemontesi, nel 1860 fu con Garibaldi a Castelmorrone, tra quei prodi. Nel 1866, capitano, combatté nel Trentino. Si recò in Francia, per rilevare la salma del fratello Giorgio, caduto nel 1870 a Digione, contro i Prussiani. Fu repubblicano ardente.
Nel 1871 si ritirò nel nostro paese, dove si interessò di studi militari ed Sodalizio fraterno dell'Isclero", che destò nel popolo nostro coscienza, dignità e solidarietà.
Però avversato dai borghesi, volse la mente a Napoli, dove fondò nel 1876 un'Associazione in pro dell'Italia irredenta. Morì, nella sua amatissima "Casa Giulia" il 12 settembre 1901. La nostra gente su "Casa Giulia" pose una lapide, fregiata da rame bronzeo, di quercia e d'alloro, con la magnifica nobilissima iscrizione.
Francesco Del Balzo
Patriota risorgimentale, tenne per più anni la carica di Sindaco di San Martino e di Consigliere Provinciale. Patriota sincero e leale antiborbonico nel 1848. La sua azione amministrativa è ben sintetizzata nella lapide posta in suo onore nella sala del Consiglio Comunale il 10 febbraio 1894.
"... uomo senza macchia e senza paura ribelle il XV maggio MDCCCXLVIII Terrore delle Bande Brigantesche Creatore della finanza di tutte le opere pubbliche di questo paese...". Amministratore accorto, energico e capace, fu padre di Carlo e Girolamo.
Don Giovanni Soldi
Siamo nel 1849. L’arciprete del comune di San Martino, Don Giovanni Soldi, l’otto aprile, con parole sediziose e di oltraggio al re ed al Regio governo, interrompeva il predicatore del quaresimale, mentre questi, nel giorno di Pasqua alla presenza del popolo adunato nella chiesa, pregava Dio per la benedizione sul Real Capo, e profferiva parole ancor più nefande, allorché il detto sacerdote, uscì dalla chiesa al finir del sermone.
L’arciprete Soldi le cui azioni sono avverse…all’ordine sociale… noto purtroppo pel suo liberalismo, secondo quanto è detto in una riservatissima del Giudice di Cervinara del 24 aprile 1849, all’Intendente di Principato Ultra, profferì: Basta, Basta, Finitela. Indi finita la Benedizione… il signor Soldi rimproverò il Predicatore … con le altre seguenti espressioni proferite in pubblico. Hai voluto benedire il Re e sta bene; ma che poi hai voluto benedire i suoi Ministri non sta bene; mentre questi dalle Potenze Straniere sono stati riconosciuti come tanti assassini.
Per il fatto fu consigliato all’Intendente di Principato Ultra, con riserva dal Segretario di Stato agl’Interni del 4 maggio 1849, che s’ammonisse severamente il Soldi facendogli sentire che non se ne era ordinato l’arresto… giacché egli ha sparlato dei Ministri soltanto, e non già del Re Nostro Signore. Ma se fin’allora l’autorità era stata generosa, non si riduceva per questo l’attività del liberale sacerdote: fu emesso mandato di deposito, per l’arresto, ma l’arciprete s’era già dato alla latitanza. Si credé fosse riparato in Benevento da molto tempo, di là poi si pensò si fosse rifugiato in Napoli, ove era entrato travestito da frate, secondo una lettera dell’Intendente d’Avellino al Ministro dell’Interno, del 6 giugno 1849. Ma i fatti precipitavano: la lettera dell’Intendente di Avellino del 16 giugno, al Ministero Interno, s’apprende che il sacerdote Giovanni Soldi è stato a Benevento.
Sicché il famoso arciprete…imputato di diversi reati politici era assicurato alla giustizia borbonica. Chiesta ed ottenuta la estradizione dell’arrestato, il Soldi si trovò alla dipendenza della giustizia. Il padre dell’arciprete, Pietro Soldi, supplicò, con pietosa bugia, l’escarcerazione del figlio calunniato in fatto di politica, ma la decisione della Gran Corte Criminale di Avellino non tardò a porre in libertà provvisoria il Soldi; il quale però, non domo, veniva di nuovo arrestato in Cervinara il 4 febbraio 1850, come si legge in una lettera del comando della Guardia Urbana di quel comune al Direttore Generale di Polizia di Napoli, in data 5 febbraio.
Nel marzo 1851 fu chiesta l’abilitazione dell’arciprete Soldi, e venne concessa alle condizioni seguenti: sotto vigilanza e con obbligo di vivere da onesto e fedele suddito, come in una riservata del 29 marzo 1851, dalla Polizia Generale inviata all’Intendente d’Avellino.
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