lunedì 31 gennaio 2022

RADIOCAUDIO321 - TREDICESIMA PUNTATA

 

TREDICESIMA PUNTATA

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Dott.ssa Coccia: Follia punitiva e politiche autolesioniste del Ministero della Salute | SALUTE

         Follia punitiva e politiche autolesioniste del Ministero della Salute

dott.ssa Cristina Coccia, biologa nutrizionista.

Autrice di saggi sulla demografia e la salute della popolazione italiana e di articoli divulgativi per siti web e riviste.

Le società segrete e le origini occulte del comunismo | POLITICA

La Rivoluzione Francese è stato un evento determinante per il pensiero di Carlo Marx e le origini del comunismo: Gracco Babeuf, il primo comunista rivoluzionario, ha avuto un forte ascendente su Marx, e Massimiliano Robespierre è stato il protagonista del Regno del Terrore, un regime che ha avuto una forte influenza su Babeuf e successivamente su Vladimiro Lenin.

Ma quali sono le idee che hanno spinto Robespierre a instaurare il Regno del Terrore? Quali sono le circostanze che hanno alimentato l’odio e il risentimento alla base del movimento di de-cristianizzazione della Rivoluzione Francese? E che cosa ha ispirato le rivolte rivoluzionarie che sarebbero proseguite nel diciannovesimo e nel ventesimo secolo?

Per rispondere a questi interrogativi, è necessario prendere in considerazione il contesto culturale e filosofico europeo all’epoca della Rivoluzione Francese.

RELIGIONE E POLITICA

Il comunismo ha avuto origine intorno alla metà del Settecento, un periodo di grandi cambiamenti religiosi e politici. In questo periodo, la diffusione del protestantesimo sfociava nel Primo grande risveglio e generava un diffuso malcontento all’interno della chiesa cattolica. Allo stesso modo, la Rivoluzione Americana tra il 1755 e il 1783 dimostrava come esistesse un’alternativa al dominio dei sovrani.

Il popolo giunse alla conclusione che non era obbligatorio rispettare delle gerarchie per sopravvivere, e si impegnò nella ricerca di idee alternative ai sistemi politici e religiosi allora in auge. Ma i percorsi politici europei furono ben diversi da quelli degli Stati Uniti: il nuovo sistema americano cercava di garantire la libertà personale limitando il potere del governo, permettendo alle famiglie di arricchirsi e di scegliere il proprio stile di vita in nome del libero arbitrio.

Una caricatura del 1792 di Thomas Rowlandson mette a confronto la “Libertà inglese” e la “Libertà francese” all’epoca della Rivoluzione Francese.

I sistemi europei, invece, miravano ad abolire le tradizioni: a rimpiazzare la fede personale con le religioni di Stato e a diffondere l’idea che il principio di uguaglianza potesse applicarsi tramite la redistribuzione dei beni da parte del governo; e presto ci si rese conto che tali obiettivi erano raggiungibili solo attraverso un regime totalitario che imponesse la propria volontà su quella dei singoli individui. Solo pochi anni dopo la rivoluzione russa, il 21 marzo 1925, il famoso saggista G.K. Chesterton affermava infatti: 

«I nuovi sistemi comunisti non si stanno ribellando contro una tirannia anormale, bensì contro quella che considerano una normale tirannia; la tirannia del normale». E ancora: «Non sono in rivolta contro il re: il loro nemico è il cittadino».

In The Devil’s Pleasure Palace, lo scrittore Michele Walsh ha affermato che questi problemi persistono nelle società occidentali moderne e «risiedono quasi completamente nel nostro rifiuto del mito, della leggenda e della religione, considerati ‘antiscientifici’, e nel nostro ricorso a sterili procedure per cercare di risolvere i mali del mondo».

Il comunismo non è solo un movimento politico, ma anche un’ideologia con una sua morale e un proprio senso di lealtà. A questo proposito, Walsh osservava: «Durante la Guerra Fredda, i critici occidentali vedevamo come l’Unione Sovietica e la sua dottrina marxista-leninista non assomigliassero ad altro che a una nuova religione». 

Secondo Walsh, il comunismo presentava infatti le stesse caratteristiche delle religioni tradizionali, con il suo ‘testo sacro’ nell’opera di Marx e Engels, con i suoi leader assurti a ‘profeti’ del sistema, e con una gerarchia ecclesiastica nei comitati degli uffici politici e negli apologeti comunisti occidentali.

Ma per comprendere la natura occulta e brutalmente anti-religiosa di questa nuova religione, è importante considerare il contesto ideologico dal quale è emersa.

SOCIETÀ SEGRETE

La storia dell’Illuminismo è stata offuscata dalle teorie cospirazioniste e dai racconti popolari, ma gli Illuminati sono realmente esistiti e l’influenza che hanno avuto sul comunismo moderno non può essere trascurata. Leone Trotsky, leader del Partito Comunista insieme a Vladimiro Lenin e membro del primo Politburo. Leone Trotsky, con Lenin, ha sottolineato l’importanza degli Illuminati nella sua biografia, My Life, pubblicata nel 1930:

«Nel diciottesimo secolo, la massoneria diventò l’espressione della politica militante illuminista condotta dagli Illuminati, i precursori della rivoluzione». 

Trotsky sostiene che la sinistra degli Illuminati abbia determinato la nascita della carboneria, l’insieme delle società segrete rivoluzionarie sorte in Italia. Queste società fiorirono durante le guerre napoleoniche e crebbero in parte con la diffusione delle idee socialiste.

L’Illuminismo, una delle tante filosofie occulte dell’epoca influenzate dallo gnosticismo e dall’ermetismo, si basava sull’idea che l’uomo potesse raggiungere l’illuminazione attraverso la ragione; una filosofia particolarmente concentrata sul materialismo e sulla natura umana, con netti toni antireligiosi e antigovernativi.

L’Ordine degli Illuminati, fondato in Baviera nel 1776 dal rivoluzionario e occultista Adamo Weishaupt, fu una delle istituzioni più influenti della filosofia illuminista. Questa società segreta era nota per i numerosi scritti che sostenevano l’abbattimento della religione e del governo, e per la sua battaglia ideologica con i Rosacroce, un’altra setta occulta dell’epoca.

L’ordine di Weishaupt, tuttavia, non durò a lungo. Nel 1786, l’elettore della Baviera, Carlo Theodore, bandì tutte le società segrete, oltre a sequestrare la corrispondenza e gli scritti di Weishaupt e dei suoi seguaci. In un secondo momento, fu lo stesso governo a pubblicarli per incriminare ulteriormente i gruppi di cospiratori che cercavano di rovesciare i governi europei.

Nel libro Memoirs illustrating the History of Jacobinism del 1797, Abbé Augostino Barruel, prete gesuita francese, afferma che le idee di Weishaupt sarebbero state poi adottate dai Giacobini, il gruppo a capo del Regno del Terrore durante la Rivoluzione francese di cui sia Robespierre che Babeuf erano membri.

Secondo Barruel, i giacobini, pur proclamando l’uguaglianza e la libertà di tutti gli uomini, sempre nel nome dell’uguaglianza e della libertà «hanno calpestato l’altare e il trono; hanno spinto le nazioni alla rivolta e infine hanno tentato di travolgerle con gli orrori dell’anarchia». Lo stesso Weishaupt chiese l’abolizione di ogni forma di governo, eredità, proprietà privata, spirito patriottico, famiglia e religione. Non a caso, nei suoi scritti si trovano molti degli stessi principi sostenuti da Marx.

Ordine degli Illuminati di Baviera.


Weishaupt elaborò anche la teoria delle fasi della civiltà – poi ripresa da Marx, che indicò sei fasi della società – di cui il comunismo rappresentava lo stadio finale. In seguito, i leader comunisti che si sono succeduti nella Storia, hanno sfruttato le loro utopie per giustificare la distruzione di ogni altra tradizione e dottrina. Nesta Webster, storica dell’occulto, nel libro Secret Societes and Subversive Movements del 1924, sostiene che né la Rivoluzione Francese né la Rivoluzione Bolscevica siano state semplicemente causate dalle circostanze dell’epoca o dai discorsi dei loro leader: 

«Entrambi gli eventi sono stati scatenati da una serie di fattori che, sfruttando la sofferenza e il malcontento popolare, hanno raccolto le forze per un violento attacco non solo al cristianesimo, ma a tutto l’ordine sociale e morale».

OCCULTISMO

In Francia, all’epoca della Rivoluzione Francese, avevano luogo importanti dibattiti sulla natura della religione e della politica, nell’ambito dei quali si esaminavano tutte le ideologie presenti in Europa e nel resto del mondo. Molti francesi cominciavano a mettere in discussione la chiesa, fomentati in parte dalle riprovevoli azioni da essa perpetrate soprattutto durante il periodo dell’Inquisizione, che in Spagna continuò a perseguitare gli eretici fino al 1834. 

Nei dibattiti religiosi, i francesi iniziavano ad abbandonare il cattolicesimo a favore di altre varianti del cristianesimo e anche di diverse dottrine occulte.


Le ideologie dell’epoca erano inoltre influenzate dall’ermetismo e da alcune sette dello gnosticismo

i culti gnostici spesso contemplavano alcuni dogmi del Cristianesimo e di altre religioni, ma rinnegavano l’ordine morale cristiano. I concetti principali di queste ideologie ebbero un ruolo chiave nella nascita delle filosofie morali che in seguito avrebbero animato la Rivoluzione Francese.

Alcune dottrine avevano una natura particolarmente risoluta. La setta gnostica dei cainiti, per esempio, sosteneva la necessità di insorgere contro l’ordine morale, e invitava i suoi seguaci a distruggere le opere di Dio per vivere liberamente nel peccato. Altre dottrine, invece, erano meno dirette e celavano la loro natura dietro il velo della ragione. La setta dei carpocrati, ad esempio, negava l’essenza divina di Gesù Cristo e riteneva di non dover obbedire ad alcune legge o morale, considerandole meri costrutti umani.

Giacomo Matter, autore di storia ecclesiastica del diciannovesimo secolo, ha citato i carpocrati nel suo libro Historie Critique du Gnosticisme del 1828, evidenziando il fatto che gli adepti di questa setta ripudiavano la religione e credevano che l’abbandono di ogni restrizione li rendesse uguali a Dio.

La loro fede nella natura umana, piuttosto che nelle aspirazioni morali, rispecchiava le ideologie materialistiche che sarebbero state poi adottate dal comunismo. In altre parole, la setta sosteneva l’idea che se la natura predominava su tutto, allora qualsiasi cosa scaturisse dalla natura umana era giusto e corretto, inclusi i crimini e i peccati.


ODIO VERSO DIO E ATEISMO MILITANTE

Nel discorso per il premio Templeton, conseguito nel 1983, lo scrittore e storico russo Alessandro Solzhenitsyn ha affermato che 

«all’interno del sistema filosofico di Marx e Lenin, e alla base della loro psicologia, l’odio verso Dio costituisce la forza motrice principale, più potente di tutte le loro pretese politiche ed economiche». E ancora: «L’ateismo militante non è solo un fattore incidentale o marginale per la politica comunista; non è un effetto collaterale: è il perno centrale».

Tutto questo risale alle origini dell’ideologia comunista, ovvero l’esaltazione della natura umana rispetto alle aspirazioni divine, e l’abolizione delle leggi morali. E la deificazione della natura umana è stato un elemento centrale nelle filosofie sociali e le società occulte della Rivoluzione Francese. 

La prima religione di Stato della Rivoluzione Francese, il culto della ragione, aveva infatti lo stesso fervore anti-religioso e deificava la ‘ragione’ umana, rimpiazzando il culto del divino. Nel nome di questo credo, Giacomo Hébert e i suoi seguaci attuarono il movimento di de-cristianizzazione con l’obiettivo di distruggere il cristianesimo. Una parte dell’ossessione anti-cristiana propria del culto della ragione può essere attribuita alla diffusione degli insegnamenti di Voltaire, il più influente filosofo dell’epoca.

Nelle sue lettere, Voltaire spesso si riferiva ai cristiani definendoli «i disgraziati», e altrettanto spesso esortava i lettori a «colpire i disgraziati», incitando uno dei suoi principali seguaci, Gian Battista le Rond d’Alembert, a farlo usando la tattica del «lanciare il sasso e nascondere la mano».

Francesco Maria Arouet (1694-1778), noto come Voltaire, filosofo e scrittore anti-religioso dell’Illuminismo francese.

In una lettera del 1765, Voltaire scrive: «La vittoria si sta manifestando su ogni fronte, e io posso assicurarvi che presto solo il popolino seguirà il credo dei nostri nemici, e noi condanneremo quel popolino, che sia con o contro di noi». In una lettera del 1768, il padre dell’Illuminismo scrive: «il mostro» della religione «deve morire, colpito da centinaia di mani invisibili; sì, che cada trafitto da mille pugnalate».

Giovanni Robinson, primo segretario generale della Royal Society di Edimburgo nel 1783, nel libro Proofs of a Conspiracy, pubblicato nel 1797, parla dei cospiratori della Rivoluzione Francese e analizza gli effetti di Voltaire. Robinson sostiene che il progetto di Voltaire e dei suoi seguaci era quello di «distruggere il cristianesimo e tutta la religione, e attuare un cambiamento radicale del governo». Secondo Robinson, Voltaire aveva adottato l’approccio dell’influenza ideologica, attraverso i suoi numerosi scritti «pensati per stuzzicare gli appetiti sensuali degli uomini e ingannare la loro capacità di giudizio».

Solzhenitsyn riteneva che questo concetto fosse alla radice dei mali subiti dal mondo sotto il comunismo: «I fallimenti della coscienza umana, privata della sua dimensione divina, sono stati un fattore determinante per tutti i crimini più grandi di questo secolo».

Quando, insomma, le persone perdono il senso di responsabilità morale e la ragione umana, guidata da volontà e desideri sfrenati, diventa l’unico riferimento per distinguere il bene dal male, cosa dovrebbe spingerle a scegliere il bene? 

Per Solzhenitsyn, questa era una delle maggiori colpe dell’ideologia comunista: «Quando vigono diritti illimitati, perché si dovrebbe fare lo sforzo di non commettere atti ignobili? Oppure perché astenersi dall’odio, che sia di razza, di classe o pensiero? Lo stesso odio oggi sta corrodendo molti cuori. Gli insegnanti atei del mondo occidentale stanno educando una nuova generazione di giovani in un clima di odio verso la propria società».

VIRTÙ SOCIALE

Questo spunto ideologico si rifà alla dottrina di Giangiacomo Rousseau, filosofo politico che ha avuto una grande influenza sulla Rivoluzione Francese e il Socialismo moderno. Come le sette gnostiche, Rousseau riteneva che il carattere e l’identità di un individuo si formassero dopo la nascita e sosteneva una visione sociale ‘virtuosa’, capace di avvicinare gli uomini alla loro natura più prorompente.

Una delle opere principali di Rousseau è Il contratto sociale, pubblicato nel 1762, che contiene le sue teorie su come stabilire una società politica capace di liberare gli uomini dal concetto di schiavitù attraverso la rinuncia del singolo ai propri diritti. Robespierre fu fortemente influenzato da Rousseau, sebbene la necessità di ricorrere all’uso del terrore fosse estranea al pensiero di quest’ultimo.

Un’altra celebre dottrina illuminista era il deismo, una teoria fondamentale nel Culto dell’Essere Supremo di Robespierre e una religione filosofica secondo cui l’universo sarebbe un’entità chiara e definita, che potesse essere facilmente compresa dalla natura umana. Il deismo non si spingeva così lontano come l’ateismo, e il suo sistema morale si incentrava sull’uomo piuttosto che sul divino.

Tutte queste teorie derivavano da un cambiamento del pensiero religioso, che prendeva come punto di riferimento la ragione personale rispetto alla fede tradizionale. Da questo si è originato un nuovo concetto di deificazione dell’uomo, e una tolleranza di tutti i mali che scaturiscono dagli sfrenati desideri umani.

Élia Lévi, occultista francese dell’Ottocento, ha spiegato la natura di alcune di queste sette nel suo libro Histoire de la Magie (1860). Lévi le definiva «ribelli all’ordine gerarchico» e sosteneva che, invece di aspirare alla sobrietà morale della religione tradizionale, queste sette bramavano a «passioni sensuali» e «dissolutezza» che alimentavano il loro desiderio di distruggere tutta la gerarchia sociale, compreso il sistema familiare.

Secondo Nada Webster, queste sette avevano un nucleo esoterico e uno politico, e usavano la perversione per soggiogare gli uomini a un sistema che poi agiva per «oscurare ogni principio riconosciuto di morale e religione». E gli scritti di Marx e Federico Engels confermavano questa valutazione: 

nel Manifesto Comunista, i due sostengono che il loro sistema «abolisce ogni religione e qualsiasi forma di morale».

Solzhenitsyn ha affermato che, prima della rivoluzione comunista in Russia, «la fede era la forza creatrice e unificatrice della nazione», e la cultura religiosa era la base morale della società: «Da bambino, ricordo di aver ascoltato molti anziani dare la stessa spiegazione per i terribili disastri che sono successi in Russia: “Gli uomini hanno dimenticato Dio; perciò è accaduto tutto questo”». 

E dopo oltre 50 anni di ricerche, interviste e studi sui testi di storia della rivoluzione comunista, Solzhenitsyn diceva ancora: 

«Se oggi mi venisse chiesto di indicare la causa principale della disastrosa rivoluzione che ha massacrato circa 60 milioni dei nostri connazionali, non potrei fare altro che ripetere: “Gli uomini hanno dimenticato Dio; perciò è accaduto tutto questo”».

Per dire la Vostra, contattateci all'indirizzo di posta elettronica caudiumpatrianostra@gmail.com oppure tramite Twitter @SchiaffoLo. Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore, che non corrispondono necessariamente a quelle de Lo Schiaffo 321.


Traduzione di Lorena Badile

Per saperne di più:

http://epochtimes.it/news/le-origini-del-comunismo-parte-1-di-3/

http://epochtimes.it/news/il-regno-del-terrore-e-le-origini-oscure-del-comunismo-p-2/

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Società segrete in Valle Caudina dopo il Congresso di Vienna del 1815 | PERLE

Le logge segrete in Valle Caudina crebbero dopo lo scisma interno della Massoneria che portò alla nascita della Carboneria, la setta diffusa in ogni angolo del Regno delle Due Sicilie, entità territoriale nata dopo il discusso Congresso di Vienna sulle ceneri del Regno di Napoli.

La Carboneria passò per la prima volta dalle parole ai fatti nel 1820 a Napoli organizzando delle rivolte di carattere anti-assolutistico e liberal-costituzionale che prendevano spunto da quella effettuata a Cadice il 1º gennaio dello stesso anno: i due ufficiali Michele Morelli e Giuseppe Silvati (che avevano avuto l'adesione di generali ex murattiani, come Guglielmo Pepe) il 1º luglio marciarono da Nola e dalle cittadine vesuviane, seguiti da molti cittadini Irpini e Caudini, verso la capitale alla testa dei loro reggimenti della cavalleria.

A causa della forte protesta, il re Ferdinando I accettò per primo nella Penisola di concedere una nuova carta costituzionale e l'adozione di un parlamento. La vittoria, seppur parziale, illusoria ed apparente, causò molte speranze nel resto d'Italia e a Torino i carbonari locali, guidati da Santorre di Santa Rosa, marciarono anch'essi verso la capitale del Regno di Sardegna ed il 12 marzo 1821 ottennero la costituzione democratica da un impaurito sovrano.

Tuttavia la Santa Alleanza non tollerò tali comportamenti e a partire dal febbraio del 1821 spedirono un esercito nel sud che sconfisse gli insorti, numericamente inferiori e male equipaggiati. Anche in Piemonte il re Vittorio Emanuele I, indeciso sul da farsi, abdicò a favore del fratello Carlo Felice di Sardegna, che chiese all'Austria di intervenire militarmente: 

l'8 aprile l'esercito asburgico sconfisse i rivoltosi ed i moti del 1820-1821, scatenati quasi totalmente dalla Carboneria, potevano dirsi chiusi in maniera fallimentare.

papa Pio VII 

Il 13 settembre 1821 con la bolla Ecclesia a Iesu Christo di papa Pio VII la carboneria fu condannata come società segreta di tipo massonico e i suoi aderenti furono scomunicati. L'anno seguente nel Ducato di Modena e Reggio a seguito della scoperta di una congiura carbonara, fu imprigionato il sacerdote Giuseppe Andreoli, quindi condannato a morte e giustiziato per decapitazione. 

Tra i principali capi della Carboneria, Morelli e Silvati furono condannati a morte; il Pepe andò in esilio mentre il Boccia venne incarcerato, come Confalonieri, Pellico e Maroncelli.

INTRODUZIONE

Dal Congresso di Vienna la politica dei governi restaurati fu apertamente reazionaria. Reazione significa il ritorno all’antico regime, all’assolutismo monarchico e al sistema dei privilegi, schiacciando ogni sentimento liberale e nazionale, e la difesa dei soprusi di una minoranza contro i diritti di tutti i cittadini. 

La politica adottata dai monarchi non permetteva alcuna manifestazione di libertà. I popoli sono sudditi di sovrani investiti della suprema autorità da Dio. Le libertà di pensiero, di opinione, di stampa, di associazione e di riunione non sono permesse, perché dannose all’autorità costituita e quindi a tutta la società. Le leggi napoleoniche sono in molti Stati, abrogate e i privilegi dei nobili e del clero ripristinati. 

I sovrani si attorniano di ministri retrivi, di uomini faziosi e di intelletto ristretto, incapaci di capire il nuovo corso storico. I sovrani avevano dalla loro parte molti aristocratici, la maggioranza dei funzionari pubblici, le forze di polizia e tutta la gente interessata a mantenere l’ordine costituito, "i conservatori". 

L’assolutismo viene inoltre favorito dall’indifferenza delle masse, ignoranti, povere e rassegnate. Gli innovatori sono un’esigua minoranza, scrittori, studenti, avvocati, giuristi, vecchi giacobini, ma hanno sui loro avversari l’immenso vantaggio che deriva dalla cultura, dalla preparazione, dalla capacità d’iniziativa e dall’entusiastica fede in un ideale. Con il congresso di Vienna (novembre 1814 - Giugno 1815) il territorio italiano venne diviso nei seguenti Stati:

Regno Lombardo Veneto, sotto l’Imperatore d’Austria costituito dagli antichi Ducati di Milano e di Mantova e dalle province venete (Lombardia e Veneto) con Trento, l’Istria, Trieste e il litorale dalmata.

Regno di Sardegna sotto Vittorio Emanuele I di Savoia (formato dagli antichi possedimenti sabaudi ed ingrandito con il territorio della soppressa Repubblica di Genova - Savoia, Piemonte, Nizza, Liguria e Sardegna); 

Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla sotto Maria Luisa d’Austria; 

Ducato di Modena, Reggio e Mirandola sotto Francesco IV di Ausburgo-Este cugino dell’Imperatore dell’Austria;

Granducato di Toscana, sotto Ferdinando III di Asburgo-Lorena;

Ducato di Massa e Carrara, affidato a Maria Beatrice d’Este, madre di Francesco IV, con il patto che alla sua morte, doveva essere riunito ai dominii del figlio;

Ducato di Lucca, assegnato a Maria Luigi di Borbone. Tornati i Borboni a Parma, Lucca sarebbe stata aggregata al Granducato di Toscana;

Repubblica di San Marino;

Stato Pontificio sotto il Papa Pio VII (Lazio, Marche, Umbria e parte dell’Emilia, ma con il presidio austriaco su Ferrara e Comacchio);

Regno delle Due Sicilie, sotto Ferdinando IV di Borbone (Campania, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia); 

Principato di Monaco

SOCIETÀ SEGRETE

Nel periodo della restaurazione ogni movimento politico innovatore trovava ostacoli insormontabili nelle disposizioni di legge e nelle persecuzioni della polizia. I liberali e patrioti che desideravano istituzioni civili e giuridiche più adeguate ai tempi erano perciò costretti a riunirsi di nascosto creando numerose società segrete atte a cospirare e a preparare la rivoluzione contro i sovrani. Le più importanti furono: la Carboneria, i Patrioti europei, i Filadelfi e la Massoneria. 

Quest’ultima si può ritenere la madre di tutte le sette fiorite nei secoli XVIII e XIX. E’ la prima società segreta. I Massoni credono in Dio, "Grande Architetto Dell’Universo", ma negano i dogmi della Trinità e dell’Incarnazione ed avversano il cattolicesimo e il clero. Vogliono favorire il progresso, condividono le idee dell’Illuminismo ed intendono promuovere la libertà e l’uguaglianza degli uomini. Si piegano poi dinanzi al dispotismo napoleonico

CARBONERIA

Sotto l’impero Napoleonico la Massoneria si riorganizzò e rafforzò le sue file, diventando uno strumento di governo. Caduto l’impero Napoleonico le logge si sciolsero e quelle che rimasero non ebbero più seria importanza politica. Molti affiliati, che non approvarono l’atteggiamento dei capi, si divisero dalla Massoneria e fondarono nuove sette. Esse erano diffuse soprattutto in mezzo alla classe borghese. 

La società più importante che primeggiò fra le sette fu la Carboneria. Società segreta, politica, liberale e patriottica che fiorì in Italia durante il periodo della Restaurazione e fu molto attiva durante il Risorgimento.

OSCURE ORIGINI

Non è stato ancora possibile stabilire, con precisione, dove, come e quando sorgesse la Carboneria, né si potrà forse mai, visto le discrepanze delle più autorevoli fonti storiche oggi note. Il capitolo sulle società segrete di Paolo Giudici riporta che secondo lo storico Giuseppe Ricciardi le origini della Carboneria sono persino poste nel XI secolo. Lo storico scrive: 

"Credesi fondatore di essa un Teobaldo, detto poi Santo, e meritevole di essere esaltato, siccome quegli che moriva da martire. Nacque in Francia Teobaldo nel 1017 nella città di Provins. Fattosi prete in Italia, si ritrasse, indi a poco, in Svezia, provincia germanica, ove dicesi nata la setta, alla quale, morto Teobaldo, non vennero meno le forze, ma invece, si accostarono uomini di ogni ceto. 

Un catechismo, in forma di dialogo, fu compilato sin da quei tempi e, ad accrescere il numero dei proseliti, in un’età di profonda superstizione, ogni cosa fu involta fra le dottrine e le pratiche del Cattolicismo; ma ciò che fa la Carboneria degna di nota, anzi di somma lode, fin dai suoi principi fu questo, che ad essere accolto nel di lei seno condizione primaria ed indispensabile era una vita incontaminata. 

BUONI CUGINI

I buoni cugini, come si chiamavano fin da allora i Carbonari, eran tenuti strettissimamente ad esercitare l’ospitabilità non solo verso i loro consettari, ma a pro di chiunque loro apparisse perseguitato dalla fortuna, col dargli oltre il letto il mangiare e il bere, cinque soldi ed un paio di scarpe. Ben presto le foreste della Germania, della Franca Contea, dell’Ardesia, del Giuria furono piene di Carbonari, denominati così dalla professione esercitata dal maggior numero de’ proseliti della setta, e le loro riunioni assunsero il nome di Vendite

A costituire le quali bastavano tre buoni cugini, undici a farle perfette. Affidabili e caritativi, in tempi tutt’altro che caritativi ed affabili, i Carbonari facevansi voler bene e rispettare da tutti. E la setta durò in questi termini fino agli ultimi anni del secolo scorso, cioè allo scoppiare della rivoluzione francese. 

La quale commoveva siffattamente i popoli tutti d’Europa che ogni più piccola associazione si mutava issofatto in politica: una tale trasformazione, che fu subita anche dalla Carboneria, ebbe luogo segnatamente in Italia, e in specie nel Regno di Napoli, dove alcun ramo della setta esisteva da lungo tempo, anzi forse dal tempo in cui dominò quivi la dinastia degli Svevi".

Altri scrittori affermano l’origine straniera della setta. Le testimonianze sono discordi sul luogo di nascita della Carboneria: chi la vuole francese, chi svizzera, chi magari tedesca come propaggine della Tungendbund, chi magari spagnola o polacca, chi italiana. Ma tutto porta a ritenere la nascita della Carboneria nel mezzogiorno visto la grande floridità, e il veloce propagarsi in pochi anni per tutta l’Italia. 

MASSOCARBONARI

Come è noto la Carboneria sorse dal seno della Massoneria, con riti, simboli e formule pressoché uguali e c’è chi sostiene che avesse origine nei monti Abruzzesi. A questo riguardo G. Pansa scrive nella rivista "I sigilli segreti della Carboneria Abruzzese": "il seme sparso durante l’occupazione francese di Giuseppe Napoleone non fu però seme infecondo, si radicò in Abruzzo la setta della Carboneria, ritenuta generalmente una riforma del massonismo, allo scopo di educare il popolo e di distruggere l’influenza del regime borbonico, che mirò poi al riscatto nazionale ed ebbe la virtù di non cedere alle lusinghe dei napoleonidi, che ne volevano trar vantaggio, e la forza e la costanza di resistere alla violenza di Antonio Capese Minutolo, principe di Canosa (1763-1838), ministro di polizia di Ferdinando I delle Due Sicilie, che voleva annientarla".

L’organizzazione Carbonara era regolata rigidamente dall’alto, il comportamento era ispirato alle regole della massima segretezza. Gli affiliati tenevano adunanze segretissime e si servivano del vocabolario cifrato, di un gergo per non destare sospetti nella polizia:

  • il CARBONE era l’azione che alimentava il fuoco della libertà;
  • la BARACCA il locale dove si adunavano i Soci del Primo Grado;
  • la VENDITA erano le sezioni locali composte di 20 affiliati (equivale al nome di Loggia);
  • PAGANI i loro avversari;
  • un SOLE un giorno;
  • una LUNA un mese;
  • VANTAGGI sono gli applausi;
  • TRONCO un tavolino;
  • ORDONI le file dei Soci (nome forse derivato da Ordini);
  • LUPI i persecutori della Società;
  • un PEZZO DI FORNELLO una composizione qualunque;
  • CAMERA D’ONORE l’unione del secondo grado;
  • MONTAGNA l’unione al terzo grado;
  • SAN TEOBALDO il protettore della Società nei suoi due primi gradi;
  • GRAN MAESTRO DELL’UNIVERSO è il nome che i Carbonari davano alla divinità;
  • REGGENTE corrisponde al titolo di Venerabile fra i Massoni;
  • PATRIARCA era il capo, o Gran Maestro, della Società;
  • ASSISTENTE PRIMO e SECONDO Dignitari corrispondente ai Sorveglianti delle Logge;
  • BATTUTE sono le Batterie prese dalla Massoneria;
  • LIBERARE LA FORESTA DAI LUPI significava liberare l’Italia dallo straniero e il mondo dai tiranni.

Un misero mestiere del popolo come quello dei carbonari si prestava molto bene come camuffamento per i cospiratori politici, perché chi lo praticava doveva spostarsi di continuo dovunque ci fosse legname da trasformare in carbone. Inoltre si trattava di un’attività piuttosto diffusa in Italia

Ogni iscritto doveva possedere un fucile, una baionetta, 25 cartucce e versare nella cassa sociale una lira al mese. 

UTOPIA

Alla Carboneria spetta il primo posto fra tutte le società segrete degli albori del nostro riscatto nazionale perché con la sua scuola di sacrificio rinvigorì il carattere degli Italiani, tenendo desto il desiderio di libertà contro la tirannide e lo straniero, ed iniziò ad affratellare con un legame ideale gli abitanti delle varie regioni italiane, ponendo così la prima pietra della costruzione dell’unità d’Italia

L’utopia Carbonara aveva dato l’avvio alla grande scuola democratica, portando al popolo italiano un grande esempio di avanguardia nel processo di riforma delle istituzioni; erano state gettate le basi di quel sentimento che darà la vita al Risorgimento Nazionale.

IRPINIA CARBONARA

Il Principato Ultra, che comprendeva in proporzione più liberali delle altre regioni ed aveva il nome Carbonaro di «Regione Irpina», era diviso in tre tribù: 

  1. la Partenia, corrispondente all'Ordone centrale di Avellino; 
  2. la Giannicola, a quello di Ariano; 
  3. la Gracca sull'Ofanto Illuminato, a quello di S. Angelo dei Lombardi. 
E ogni paese della Regione, ogni Comune aveva la sua vendita o le sue vendite con denominazioni che impegnavano un programma di virtù e di patriottismo. Era un'organizzazione settaria così larga e ramificata e divenuta così potente nel 1820, che da un suo generale movimento non sarebbero derivati lievi effetti. 

Non è fuor di luogo percorrere un po' tutto questo campo minato del Principato Ulteriore, per la cui esplosione non sarebbe bisognato che un filo di polvere accesa, e questo doveva essere il baldo squadrone rivoluzionario avanzantesi da Nola

LOGGE (AV)

Le vendite ad Avellino erano La Jacopo Ortis, L'indipendenza Irpina, Gli allievi di Alcide, I Veri Martiri, I nemici della tirannia, I seguaci di Platone e Gli Indipendenti. Ad Aiello del Sabato La Forza, ad Altavilla Irpina Lo splendore del Sole ed I seguaci della Clemenza di Tito. Ad Atripalda I seguaci di Attilio Regolo, nell'Arianese Il fosco Monte rischiarato ed I veri Amici dell'Umanità. Ad Avella I seguaci di Scipione, la vendita delle più esaltate istallata da Nicola Luciano, agente del De Concilj. A Bellizzi La Fedeltà Medica e Gli Orazi, a Bonito I figli di Erennio, a Candida I Decisi sulle Sponde bianche, a Capriglia I Pitti del Partenio, a Carife L'Amore della Patria, a Cesinali I Giardinieri Irpini, a Dentecane La Famiglia di Dentecane e La Fedeltà di Bruto, a Fontanarosa I prodi Spartani, a Forino Carbonari decisi, I nemici dei Tiranni e I figli di Bruto. A Grottaminarda I veri figli del Calvario, a Lapio I famosi Luculli, a Luogosano L'avvilimento di Nembrot, a Manocalzati Gli Intrepidi, a Mirabella La Fenice risorta sulle ruine di Eclano, a Montefalcione Gli allievi di Attilio Regolo, a Monteforte I figli del Sole e I figli della Vittoria, a Montefrédane I veri amici dell’Uomo e Onore e Virtù, a Montefusco I seguaci di Temistocle, a Montella La Clemenza di Tito, a Montemiletto Il campo di Marte e La Perfetta Filantropia, a Montoro I Socratici risorti, a Banzano, frazione di Montoro, I Nemici dell'oppressione, in Piazza di Pandola, altra frazione, I figli di Giuditta, a Mugnano Gli schiavi in Libertà.

Nusco La Prudenza e I figli della Patria, ai Picarelli I seguaci del Redentore, a Prata I rivendicatori della Patria, a Pratola Serra I figli della Madonna della Rigenerazione, a Quaglietta La Carità Fraterna, a Sant'Agata di sotto I figli della Ragione,  in Sant'Angelo all'Esca Temistocle, a Sant'Angelo a Scala ed Ospedaletto I veri Carbonari, a San Mango Gli allievi degli Orazi, a San Michele I seguaci di Cassio, a Serino I leoni del Monte Terminio a Sirignano La Virtù premiata, a Solofra I Bradamanti, I difensori della Libertà e I novelli Greci. A Taurasi I seguaci di Clelia, a Torelli di Mercogliano Gli Irpini al Campo del Gaudo, a Tufo La Fermezza sul Sabato, a Vallata La Risurrezione, a Valle e Mercogliano I Carbonari costanti, Volturara La costanza invincibile, a Zungoli I Compromessi e tante altre vendite ancora che, a Costituzione ottenuta, sfileranno a Napoli il 9 luglio 1820 in dimostrazione solenne dinanzi alla Reggia dei Borboni.

VENDITE CAUDINE

Nel 1820 in Irpinia si contavano 192 "Vendite", che da un lato professavano devozione al Gran Maestro dell'Universo, proclamatore delle più elevate e pure idealità sociali e dall'altro miravano a diffondere i principi di libertà, di eguaglianza, di odio alle tirannie: preparavano le coscienze popolari e rivoluzionarie ad un cambiamento politico.

Nella Valle Caudina le "Vendite" militanti furono quelle Il Trionfo della Costanza di Cervinara, I valorosi Irpini di Rotondi, I seguaci di Iacopo Ortis a Roccabascerana, I figli di Bruto di San Martino Valle Caudina, La Dea buona del Taburno di Bonea e le tre logge di Montesarchio, ossia la Deucalione, la Erennio e la potente San Teobaldo. La maggior parte dei personaggi impegnati nell'azione della Carboneria Caudina saranno attivi in prima linea anche nei moti del 1848 e secondo alcune ipotesi da allora sono quasi tutte sopravvissute sotto altre spoglie, ma con la stessa linea di pensiero. 

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domenica 30 gennaio 2022

LONDINIUM SPQR - Vox Europa (1997)

Londinium Spqr - Vox Europa

Gruppo: Londinium SPQR

Album: Fare Quadrato

Brano: Vox Europa

Anno: 1997

PROF. AURITI - La PROPRIETÀ' popolare della MONETA | ECONOMIA

La PROPRIETÀ' popolare della MONETA 
prof. Giacinto Auriti

1984 - Il Grande Fratello di Giorgio Orwell | lungometraggio completo

1984 - Il Grande Fratello

Il lungometraggio prende spunto dal romanzo 1984 - Il grande fratello, anche se l'autore Giorgio Orwell avrebbe voluto chiamarlo "L'ultimo Uomo in Europa". Un governo totalitario gestisce le vite dei cittadini nella correzione della storia, attraverso il Grande Fratello, l’occhio che tutto vede, controlla le menti ed elimina i potenziali rivoltosi e rivoluzionari. Si ha una realtà troppo inquietante perché identifica ed estremizza alcuni aspetti del potere che possono essere ritrovati nella dittatura, ma anche nella nostra democrazia, come ad esempio la relazione tra potere e strumenti di comunicazione, oppure potere e politica.

Questa è bella, vince CIRIACO MATTARELLA! | POLITICA


Ciriaco De Mita festeggiava a Nusco mentre Sergio Mattarella, uno dei suoi «figliocci politici», veniva eletto per la seconda volta presidente della Repubblica. L’ex faro della Democrazia Cristiana negli anni Ottanta creò il Sergio politico, impegnato nell'arduo compito di ripulire a Palermo la balena bianca siciliana dagli uomini di Ciancimino. Probabilmente c'è la cabina di regia Irpina dietro al doppio successo di Mattarella.


Sergio Mattarella, palermitano, con un fratello barbaramente ucciso dalla Mafia, ha un grande legame profondo con la politica Irpina. Basti pensare che tra i tanti incarichi è stato ministro Per i rapporti con il Parlamento nel 1988 con l’ex presidente del Consiglio Ciriaco De Mita con il quale ha avuto sempre un’amicizia di ferro. 


De Mita nel Transatlantico della Camera ha dichiarato l’altro giorno all’agenzia il Velino: “Mattarella è una persona perbene”
Una vita da democristiano la sua. Un uomo diccì vecchio stampo di cui è stato dirigente, un temporeggiatore moralista, che non alza i toni e media fino al logoramento. In rete spopola infatti un altro commento del vecchio lupo di Nusco per indicare la sua pacatezza: “In confronto a lui, Arnaldo Forlani era un movimentista”. 

Lo stesso De Mita gli diede l’incarico di occuparsi del partito in Sicilia appoggiando la candidatura di Leoluca Orlando a sindaco di Palermo. 


Il capolavoro politico di Ciriaco De Mita fu sperimentato sulla pelle di Francesco Cossiga, il picconatore. L'infallibile metodo De Mita portò al Quirinale il 24 giugno 1985 Ciccio Cossiga, eletto direttamente al primo scrutinio con ben 752 schede a favore su 977, percentuale del 76% e molto superiore alla barriera dei due terzi richiesti per i primi quattro turni. 

Un esempio di strategia meticolosa e sapiente, tanto da meritarsi un capitolo di rilievo nella tormentata storia delle votazioni per il Quirinale.


Resta incisa la battuta di Francesco Cossiga, capace di mettere alla prova il capo politico Dc per le abitudini mattiniere dell'ex ministro di Nusco

"Ho saputo di essere il candidato democristiano al Quirinale due giorni prima della seduta congiunta" racconta lo stesso Cossiga  poche settimane dopo il voto. 
"Mi ha telefonato De Mita, chiedendomi di incontrarsi. Gli ho detto che sarei andato da lui la mattina successiva alle sette e mezzo. De Mita mi ha risposto: 'Per quesda volda, dada l’occasione eccezionale, va buono, ma non succeda mai più che du mi dia appundamendo a quesde ore".

Insomma, un brevetto che ha fatto scuola nella letteratura parlamentare. «Usai soltanto il metodo della condivisione delle scelte», dice l'ultranovantenne, entusiasta per la conferma del suo figlioccio scudocrociato, alias Sergio Mattarella: «Io ci penso. Eravamo e siamo amici, è il garante della Costituzione e sarebbe la soluzione migliore. Però in politica le operazioni di qualità diventano possibili quando c’è un fondamento comune», sottolinea De Mita che chiude con una massima che ha contribuito a questa vittoria, l'ennesimo capolavoro politico di Ciriaco:

«Mattarè, un consiglio? Non accettare, non rifiutare».

Bentornato, Presidente Ciriaco Mattarella!

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