La Valle Caudina Medievale era cinta da un buon numero di Castelli, fondamentali per la difesa dell'intera area. Oggi in molti angoli della Nuova Caudium sono ancora visibili i ruderi di un passato affascinante e misterioso. In effetti l'unico vero Castello che ha conservato la struttura intatta ed abitabile resta il Castello dei Pignatelli a San Martino Valle Caudina, mentre gli altri edifici fortificati versano in condizioni disastrose. Le vecchie fortezze di Monteoliveto ad Airola, di Cervinara, di Arpaia, di Roccabascerana, di Paolisi o di Montesarchio, chi più e chi meno, non hanno un indotto turistico, culturale, sportivo e di studio. Qualche lampo nel buio c'è, ma non "illumina" con costanza il territorio.
Lo Schiaffo 321 sta "lavorando" ad uno speciale diviso in capitoli dedicato, esclusivamente, alla storia della Valle Caudina Medievale, con la collaborazione di Gianni Mauriello, escursionista Caudino ed esperto della zona. Nel frattempo abbiamo scoperto un misterioso Castello Caudino, eretto ad Arcevia in provincia di Ancona nelle Marche. Caudino è anche il nome del borgo e del monte dove venne costruita la massiccia postazione.
Sì, abbiamo scoperto un Catrum Caudini tra le nove fortezze di origine medievale che spiccano in quelle splendide zone appenniniche, fatte di piccoli borghi tre-quattrocenteschi, con le casette circondate e protette da possenti mura fortificate.
Potrete ammirare l’anello dei nove Castelli di Arcevia, esattamente Rocca Contrada, esempio reale di come un suggestivo itinerario tra i colli marchigiani, a pochi chilometri da Senigallia, possa catapultare i turisti in un viaggio nel tempo, destinazione Medioevo. Grazie alla cura, all'attenzione e alla difesa del territorio, le amministrazioni comunali ed i cittadini hanno messo a punto le emozioni del passato tra fortezze medioevali, muraglie in pietra, torrioni e ponti. Tutti i Castelli sono fantastici e da visitare.
Lo Schiaffo 321, però, tra i Castrum di Avacelli, Castiglione, Montale, Piticchio, Loretello, Nidastore, San Pietro in Musio o Palazzo, invita le lettrici ed i lettori a visitare quello dal nome familiare per i Caudini: Caudino.
Il castello Caudino è il più recente dei nove castelli. Si arriva al suo cuore da una curvilinea strada immersa nel bosco. Dell’antica struttura rimane la porta d’ingresso in pietra ad arco a tutto sesto e la torre campanaria affiancata alla chiesa di Santo Stefano. La chiesa, ristrutturata nel ‘700, contiene l’affresco cinquecentesco della “Madonna di Loreto”.
Castello di origine medioevale posto ai confini del territorio arceviese verso Pergola, dipendente dalla diocesi di Nocera Umbra. Caudino fu edificato come Palazzo nella seconda metà del XIV secolo, inglobando le ville circostanti, a seguito della riorganizzazione insediativa, ma anche di controllo, avviata in quel periodo da Rocca Contrada sul proprio territorio. In vari documenti antichi viene ricordato come Colgodino e Casadino.
Il Caudino controllava il transito verso Pergola ed il ducato di Urbino. Fu fortificato ed elevato al rango di castello agli inizi del 1400 e come tale è menzionato nel libro del camerlengo arceviese del 1407.
Nel 1411 fu occupato dalle milizie malatestiane e controllato dai soldati di Fano. Nel 1412 questo presidio fu rafforzato da 350 fanti comandati da Guido di Ridolfo con buon numero di guastatori, muratori, falegnami ed altri artefici e 50 paia di buoi, per partecipare all’assedio di Rocca Contrada del 1413. Il castello fu recuperato da Braccio da Montone nella seconda metà del 1416.
Nel gennaio 1434 Rocca Contrada e tutti i suoi castelli vennero sottomessi da Francesco Sforza. Nel febbraio 1445 in occasione della distribuzione nei castelli di cavalli e soldati sforzeschi per il riposo invernale, a Caudino ne vennero assegnati rispettivamente 7 e 10, avendo in quel tempo 14 fuochi, circa 70 abitanti.
Con l’unità d’Italia, perse le prerogative di comune appodiato venne riconfermato ad Arcevia. Dal censimento del dicembre 1861 risulta che a Caudino centro vivevano 14 famiglie con 37 abitanti, nei suoi dintorni invece gli abitanti erano 148. Caudino conserva ancora l’assetto urbanistico quattrocentesco, con ampi tratti di mura bastionati ed una porta di accesso adattata alle nuove esigenze della viabilità.
A circa un miglio dal castello sopra il monte S. Biagio esisteva anticamente un piccolo monastero con annessa chiesa abbaziale intitolata al santo vescovo e martire. Nel 1760 il card. Antonelli abate commendatario acconsentì, concorrendo alle spese, alla richiesta di costruire la nuova chiesa di S. Biagio e la parrocchiale di S. Simone, che era posta più in basso e documentata dal 1376, rispettivamente vicino e dentro il castello. Le due vecchie chiese dovevano essere distrutte ed i materiali di risulta utilizzati per le nuove.
Al centro del paese la parrocchiale con il nuovo titolo di S. Stefano martire fu edificata nel 1766, con sacrestia ed abitazione per il parroco, e fu consacrata dal vescovo di Nocera nel 1824, come ricorda una lapide nella chiesa. Ad unica navata, conserva sull’altare a destra entrando, proveniente molto probabilmente dall’antica parrocchiale di S. Simone, un interessante affresco di buona mano, rappresentante la Madonna di Loreto e Santi, degli inizi del XVII sec. attribuibile a G. G. Pandolfi da Pesaro. Da osservare ancora l’altare scolpito in legno di produzione locale ed in sacrestia un S. Stefano ad olio su tela di A. Lombardi (1898).
Il santuario dedicato a S. Biagio, designato patrono di Caudino da Benedetto XIII con breve dell’11 maggio 1728, fu costruito fuori dell’abitato nel 1763 e restaurato nel 1885 come ricorda una lapide nella chiesa. Al santo sono attribuite guarigioni miracolose. Nell’altare maggiore un quadro con S. Biagio in atto di guarire dal mal di gola una giovinetta morente tra le braccia della madre, di autore ignoto del XIX sec. Nel 1886 furono rifatti il pavimento e la facciata con nuova porta e l’interno abbellito di ornati e stucchi. Fu collocata anche la tela di S. Simone quale memoria dell’antico titolo parrocchiale.
Agli inizi dell’Ottocento sull’altare della chiesa era collocato il quadro di Gaspare Ottaviani con Madonna e Bambino ed i SS. Biagio e Simone, fatto dipingere da Giovanni Salvioni, attualmente disperso. Nei pressi del ponte di Caudino esiste una chiesolina di proprietà privata, ricostruita verso la fine del XIX sec. per iniziativa dei Biaschelli di questo castello, intitolata alla Madonna dei Portenti. Don Luigi Biaschelli, superiore generale dei Missionari del Preziosissimo Sangue, fece dipingere in quegli anni a Roma da un buon artista il quadro che rappresenta la Madonna e Santi.
IL PIANO DI MONTE CAUDINO
Il turismo si sviluppa grazie allo sviluppo di politiche all'avanguardia nella riscoperta delle Tradizioni. L'itinerario naturalistico e storico in quelle zone funziona. Riportiamo un tipico programma di escursione sul piano di Monte Caudino:
Si inizia l’escursione percorrendo strade interpoderali e sentieri fino ad arrivare all’altopiano del Monte Caudino-Monte Lucano da dove si può vedere un panorama a 360° dalla catena del Monte Catria (Monte Acuto-Monte Catria) allo Strega, al Monte S. Angelo ed alla pianura alluvionale del Fiume Cesano. Si incontrano cavalli al pascolo e le case rurali in pietra ben restaurate della Tenuta S. Settimio. Nel primo pomeriggio si arriverà a PALAZZO di Arcevia, uno dei castelli di Arcevia noto per la sua particolarità di edificazione che lo fa assomigliare a “un diamante incastonato tra le verdi montagne”.
Sarà prevista una sosta scambiando due chiacchiere e un buon bicchiere di vino con uno degli ultimi minatori che vive a Palazzo ed ogni giorno si recava alle miniere di zolfo di Cabernardi. Si prosegue il pomeriggio visitando il piccolo paese di Montefortino e l’affascinante e misterioso sito archeologico dei Celti. Finita l’intensa giornata si propone un meritato riposo e una gustosa serata presso un Ristorantino Tipico di Arcevia dove si potranno gustare piatti tipici ed antiche ricette a base di prodotti ed erbe di stagione.
Tutte le Caudine ed i Caudini, che si troveranno nelle vesti di turisti da quelle parti, potranno sognare ad occhi aperti un futuro simile per le nostre zone, ricco di storia e amore per le radici medievali della Nuova Caudium.
Qual è il collegamento tra il misterioso Castello, il Monte Caudino e la Valle Caudina? Qualcuno potrebbe azzardare un' ipotesi alquanto sbalorditiva: il popolo Caudino discende dal centro Italia.
Possiamo tuttavia ritenere, specialmente alla luce delle scoperte e degli studi più recenti, che in un’area compresa tra le Marche, gli Abruzzi e la provincia di Rieti si sia venuta configurando, almeno a partire dagli inizi dell’età del ferro, una unità etnica alla quale si può attribuire il nome generale di Sabini o, nella loro propria fonologia, Safini.
Al nucleo originario si ricollegano, con una differenziazione verosimilmente più tardiva, diversi popoli dell’area abruzzese (Vestini, Marsi, Peligni, Marrucini, ecc.); mentre più a sud appartengono alla stessa stirpe i Sanniti del Molise (Pentri e Frentani di Larino) e della Campania (Irpini e Caudini), dalla cui diaspora gemmeranno in piena età storica i Campani, i Lucani, i Bruzi. Pertanto, erano discendenti dei Safini/Sabini/Sabelli/Sanniti: i Piceni, i Vestini, gli Aequi, i Marsi, i Peligni, i Marrucini, i Frentani, i Carecini, i Pentri, gli Irpini, i Caudini ed i Lucani.
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