Secondo la Bibbia, Enoch era il settimo patriarca del periodo precedente al Diluvio e discendeva dalla linea di Adamo e Seth (distinta da quella maledetta di Adamo e Caino). Era il bisnonno di Noè, l'eroe del Diluvio. Il quinto capitolo del Libro della Genesi elenca le genealogie dei patriarchi, l'età che avevano quando generarono i loro eredi legittimi e l'età in cui morirono.
Enoch, però, era un'eccezione: della sua morte non vi era cenno. Precisando che «egli aveva camminato con il Signore», il Libro della Genesi afferma che alla effettiva o simbolica età di 365 anni (il numero che corrisponde ai giorni di un anno solare) Enoch «se ne andò» dalla Terra, «perché il Signore lo aveva preso».
Cercando di spiegare la criptica affermazione biblica, i commentatori ebraici citavano spesso fonti più antiche che sembravano parlare di un'effettiva ascesa di Enoch ai cieli, dove, secondo alcune versioni, egli sarebbe stato assimilato al Metatron, l'angelo che stava dietro il trono del Signore.
Secondo tali leggende, quando Enoch fu chiamato alla dimora di Dio, un cavallo di fuoco fu mandato a lui dal Cielo. Quando il popolo vide il cavallo scendere dal Cielo, ne chiese conto a Enoch, e questi rispose: «Sapete, è giunto il tempo di lasciarvi e salire al cielo». Ma quando montò a cavallo, la gente non volle lasciarlo partire, e per una settimana intera lo seguì.
«Il settimo giorno, un carro di fuoco trainato da cavalli fiammeggianti e angeli scese e portò Enoch verso il Cielo.» Mentre egli si alzava in volo, gli angeli del Cielo domandarono al Signore:
«Come può un uomo nato da una donna ascendere al Cielo?».
Il Signore, allora, illustrò loro la devozione e le doti di Enoch e gli aprì le Porte della Vita e della Sapienza, adornandolo con una magnifica veste e una luminosa corona. Come in altri casi, i riferimenti alquanto criptici delle Scritture sembrano indicare che l'antico compilatore era certo che i lettori conoscessero altri scritti più dettagliati sull'argomento in questione.
Esistono infatti precise citazioni di queste opere - II Libro della Rettitudine, per esempio, o II Libro delle Guerre di Yahweh - che tuttavia sono andate interamente perdute. Nel caso di Enoch, il Nuovo Testamento, oltre ad affermare cripticamente che Enoch fu "trasportato" dal Signore affinché non conoscesse la morte, cita una Testimonianza di Enoch, scritta o dettata da lui stesso prima di assurgere tra gli immortali. Si è scoperto che fin dal secondo millennio a.C. circolavano parecchie versioni del Libro di Enoch.
Quando, nel XIX secolo, vennero studiati i manoscritti, gli studiosi si accorsero che vi erano fondamentalmente due fonti. La prima, identificata con la sigla Enoch I e chiamata il Libro Etiope di Enoch, è una traduzione etiope di una precedente traduzione greca di un'opera originale in ebraico (o aramaico). L'altra, identificata con Enoch II, era una traduzione in lingua slava di un originale scritto in greco il cui titolo completo era II libro dei segreti di Enoch.
Gli studiosi non escludono la possibilità che sia Enoch I sia Enoch II derivino da un unico originale molto più antico, e che davvero sia esistito nell'antichità un Libro di Enoch. Scritto in prima persona, II libro dei segreti di Enoch comincia con una precisa connotazione spazio-temporale:
II primo giorno del primo mese del 365° anno ero solo nella mia casa e, disteso sul letto, dormivo. Ed ecco, mi apparvero due uomini, molto alti, come non ne avevo mai visti sulla Terra; i loro volti risplendevano come il sole; dagli occhi emettevano lampi di luce, e fiamme dalle labbra. Erano coperti come da piume, e i piedi erano color porpora. Avevano ali più splendenti dell'oro e mani più bianche della neve. Stavano davanti al mio letto e mi chiamavano per nome.
Subito dopo Enoch tiene a precisare che, se stava dormendo quando questi stranieri erano arrivati, si era poi rapidamente riscosso ed era dunque ben sveglio quando «vidi chiaramente questi uomini davanti a me». Fece loro un inchino a mo' di saluto, sopraffatto com'era dalla paura, ma i due lo rassicurarono:
Sta' tranquillo, Enoch, non aver paura; il Dio sempiterno ci ha mandato a te, ed ecco, oggi salirai con noi al Cielo. Poi essi dissero a Enoch di svegliare i suoi famigliari e i servitori, ordinando loro di non cercarlo «finché il Signore ti riporterà da loro». Così fece Enoch, cogliendo l'occasione per istruire ancora una volta i suoi figli all'onestà e alla rettitudine. Arrivò infine il momento di partire:
E avvenne che, dopo che ebbi parlato ai miei figli, quegli uomini mi chiamarono e mi presero sulle loro ali e mi portarono sulle nuvole; ed ecco, le nuvole si mossero. ... Mentre salivo vedevo l'aria e [salendo ancora] più in alto vidi l'etere; ed essi mi posero nel Primo Cielo, e mi mostrarono un mare molto grande, più grande del mare terreno.
Salendo dunque verso i cieli sopra «nuvole in movimento», Enoch fu trasportato dal Primo Cielo - dove «duecento angeli muovono le stelle» - al tenebroso Secondo Cielo, e poi al Terzo. Qui si aprì davanti ai suoi occhi un giardino dall'aspetto meraviglioso, pieno di alberi e frutti odorosi. Nel mezzo vi era un Albero della Vita - nel punto in cui Dio riposa quando viene in Paradiso.
Enoch è sbalordito dalla magnificenza dell'Albero della Vita:
«È bello più di qualunque altra cosa creata; su entrambi i lati non si vede che oro e cremisi, lucente come fuoco». Dalle sue radici si dipartono quattro correnti che riversano miele, latte, olio e vino e scendono dal Paradiso celeste al Paradiso dell'Eden, girando attorno alla Terra. A guardia di questo Terzo Cielo e del suo Albero della Vita vi sono 300 angeli «di immensa gloria» [gli Igigi]. È proprio qui, in questo Terzo Cielo, che si trovano il Luogo dei Giusti e il Luogo Terribile dove i malvagi vengono torturati.
Ancora più in alto, Enoch trovò il Quarto Cielo, dove vide i corpi celesti, varie creature meravigliose e la Schiera del Signore. Nel Quinto Cielo vide una «gran folla»; nel Sesto, «schiere di angeli che studiano la rivoluzione delle stelle». Arrivò infine al Settimo Cielo, dove, in mezzo agli angeli maggiori che corrono avanti e indietro, vide finalmente il Signore - «da lontano» - assiso sul suo trono. I due uomini alati lasciarono Enoch sulla soglia del Settimo Cielo e se ne andarono; il Signore, allora, mandò l'arcangelo Gabriele a prendere Enoch per portarlo al Suo cospetto.
Per 33 giorni Enoch venne istruito in tutti i campi della scienza e della sapienza, ed ebbe modo di conoscere tutti gli eventi del passato e del futuro; quindi fu ricondotto sulla Terra da un angelo spaventoso che aveva «un aspetto molto freddo».
In totale, era rimasto assente dalla Terra per 60 giorni, ma vi era tornato solo per insegnare ai suoi figli le leggi e i comandamenti; 30 giorni dopo fu di nuovo riportato in cielo - questa volta, per sempre.
Scritto da Z. Sitchin
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