domenica 14 novembre 2021

René Guénon L'ESOTERISMO DI DANTE - I cicli cosmici (1925) | cap.8 2/3

VIII -  I cicli cosmici

Si può dunque scegliere l’origine in modo da porsi idealmente a metà di tale periodo; si hanno così due durate uguali, l’una anteriore e l’altra posteriore, nell’insieme delle quali si compie veramente tutta la rivoluzione dei cieli, poiché tutte le cose si ritrovano alla fine in una posizione non identica (pretenderlo significherebbe cadere nell’errore dell’«eterno ritorno» di Nietzsche), ma corrispondente per analogia a quella che esse avevano all’inizio. 

Lo si può rappresentare geometricamente in questo modo: 

se il ciclo in questione è il semi-periodo della precessione degli equinozi, e se si raffigura il periodo intero con una circonferenza, basterà tracciare un diametro orizzontale per dividere la circonferenza in due metà, ciascuna delle quali rappresenterà un mezzo periodo, il cui principio e la cui fine corrispondono alle due estremità del diametro; se si considera soltanto la mezza circonferenza superiore e se si traccia il raggio verticale, questo giungerà al punto mediano, che corrisponde al «centro dei tempi». 

Croce del Sud

La figura così ottenuta è il segno O, ossia il simbolo alchimistico del regno minerale;[5] sormontata da una croce, è il «globo del mondo», geroglifico della Terra ed emblema del potere imperiale.[6] Quest’ultimo uso del simbolo in discussione autorizza a pensare che esso doveva avere per Dante un valore particolare; e l’aggiunta della croce è giustificata dal fatto che il punto centrale in cui egli si situava corrispondeva geograficamente a Gerusalemme, la quale rappresentava per lui quello che possiamo chiamare «polo spirituale».[7] D’altro canto, agli antipodi di Gerusalemme, ossia all’altro polo, sorge il monte del Purgatorio, al di sopra del quale brillano le quattro stelle che formano la costellazione della «Croce del Sud»;[8] là è l’entrata dei Cieli, come sotto Gerusalemme si trova l’entrata degli Inferi; e in questa contrapposizione vediamo raffigurata l’antitesi del «Cristo doloroso» e del «Cristo glorioso».

A tutta prima si troverà forse sorprendente questa nostra equiparazione di un simbolismo cronologico e di un simbolismo geografico; eppure, proprio a questo volevamo arrivare per dare all’osservazione che precede il suo vero significato, giacché la stessa successione temporale, in tutto ciò, non che un modo di espressione simbolico. Un ciclo qualsiasi può essere diviso in due fasi, che sono cronologicamente le sue due metà successive, ed è sotto questa forma che le abbiamo subito considerate; ma in realtà queste due fasi rappresentano rispettivamente l’azione di due tendenze contrarie e tuttavia complementari; e tale azione può evidentemente essere sia simultanea che successiva. 

Situarsi nel centro del ciclo vuol dunque dire situarsi nel punto dove queste due tendenze si equilibrano: come dicono gli iniziati musulmani, è «il luogo divino in cui si conciliano i contrasti e le antinomie»; è il centro della «ruota delle cose», secondo l’espressione indù, o l’«invariabile centro» della tradizione estremo-orientale, il punto fisso intorno al quale si compie la rotazione delle sfere, la mutazione perpetua del mondo manifestato. 

Il viaggio di Dante si compie secondo l’«asse spirituale» del mondo; soltanto di là, in effetti, si possono vedere tutte le cose in modo permanente – in quanto siamo anche noi sottratti al cambiamento ‑ e averne di conseguenza una visione sintetica e totale.

Dal punto di vista propriamente iniziatico, quello che abbiamo detto risponde ancora a una verità profonda; l’essere deve prima di tutto identificare il centro della propria individualità (rappresentato dal cuore nel simbolismo tradizionale) con il centro cosmico dello stato di esistenza al quale appartiene questa individualità, prendendolo come base per elevarsi agli stati. superiori. In questo centro risiede l’equilibrio perfetto, immagine dell’immutabilità principiale nel mondo manifestato; in esso si proietta l’asse che collega fra loro tutti gli stati, il «raggio divino» che, nel suo senso ascendente, conduce direttamente a quegli stati superiori che occorre raggiungere. 

Ogni punto possiede virtualmente quelle possibilità ed è, se così si può dire, il centro in potenza; ma lo deve diventare effettivamente, con una identificazione reale, per rendere davvero possibile lo sviluppo totale dell’essere. Ecco perché Dante, per potersi elevare ai Cieli, doveva innanzitutto situarsi in un punto che fosse veramente il centro del mondo terrestre; e quel punto lo è secondo il tempo e secondo lo spazio, ossia in rapporto alle due condizioni essenziali che caratterizzano l’esistenza in questo mondo.

Se adesso riprendiamo la rappresentazione geometrica di cui ci siamo serviti in precedenza, vediamo che il raggio verticale, che va dalla superficie della terra al suo centro, corrisponde alla prima parte del viaggio di Dante, cioè alla traversata degli Inferi

Il centro della terra è il punto più basso, poiché è verso quel punto che tendono da ogni parte le forze della gravità; non appena viene superato, comincia la risalita, che si compie nella direzione opposta, per arrivare agli antipodi del punto di partenza. 

Per rappresentare questa seconda fase bisogna dunque prolungare il raggio al di là del centro, in modo da completare il diametro verticale; si ha allora la figura del cerchio diviso da una croce, ossia il segno O, che è il simbolo ermetico del regno vegetale. 

Ora, se si osserva con uno sguardo d’insieme la natura degli elementi simbolici che hanno un ruolo preponderante nelle prime due parti del poema, si può in effetti constatare che essi si riferiscono rispettivamente ai due regni minerale e vegetale; non insisteremo sulla relazione evidente che unisce il primo alle regioni interiori della terra, e ricorderemo soltanto gli «alberi mistici» dei Purgatorio e del Paradiso terrestre. Ci si aspetterebbe che la corrispondenza proseguisse tra la terza parte e il regno animale,[9] ma in verità ciò non avviene, perché i limiti del mondo terreno sono qui superati, sicché non è più possibile continuare ad applicare il medesimo simbolismo. 

È alla fine della seconda parte, ossia ancora nel Paradiso terrestre, che troviamo la maggior quantità di simboli animali; è necessario aver percorso i tre regni, che rappresentano le diverse modalità dell’esistenza nel nostro mondo, prima di poter passare ad altri stati, le cui condizioni sono del tutto diverse.[10]

Scritto da René Guénon

L'esoterismo di Dante

Note

[5] Questo è uno dei simboli che si riferiscono alla divisione quaternaria del cerchio, le cui applicazioni analogiche sono quasi innumerevoli.

[6] Si veda O. Wirth, Le Symbolisme hermétique dans ses rapports avec l’Alchimie et la Franc-Maçonnerie, Paris, 1910, pp. 10 e 70-71.

[7] Il simbolismo del polo ha un ruolo considerevole in tutte le dottrine tradizionali; ma, per darne la spiegazione completa, sarebbe necessario dedicargli uno studio speciale.

[8] Purgatorio, I, 22-27.

[9] Il simbolo ermetico del regno animale è il segno O, che comporta il diametro verticale per intero e solo la metà del diametro orizzontale; questo simbolo è in certo modo contrario a quello del regno minerale, poiché quanto era orizzontale nell’uno diventa verticale nell’altro e viceversa; e il simbolo del regno vegetale, in cui vi è una sorta di simmetria o di equivalenza tra le due direzioni orizzontale e verticale, ben rappresenta uno stadio intermedio fra gli altri due.

[10] Faremo osservare che i tre gradi della Massoneria simbolica hanno, in certi riti, parole d’ordine che rappresentano rispettivamente i tre regni minerale, vegetale e animale; inoltre, il primo di questi tre termini viene a volte interpretato in un senso che è in stretto rapporto con il simbolismo del «globo del mondo».

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