IL MURO DELLA VALLE CAUDINA
La genesi della divisione con Avellino e Benevento
La Valle Caudina è spaccata da un muro invisibile che divide a metà un territorio omogeneo. La divisione in due province appare, quantomeno, assurda in base alla reale composizione del complesso urbano. Un'operazione amministrativa che risale all'Unità d'Italia o all'occupazione del Regno delle Due Sicilie come sostengono gli attivisti filoborbonici.
Tutto ebbe inizio dopo il decreto numero 163 del 25 ottobre 1860 emanato dal prodittatore Giorgio Trivulzio Pallavicino, che proclamava la Delegazione di Benevento nuova provincia del Regno d'Italia. Fino ad allora in "Campania" c'erano quattro provincie, ossia il Principato Ultra, l'odierna Irpinia, la Terra di Lavoro, Principato Citra, rispettivamente Caserta e Salerno ed il circondario vesuviano di Napoli.
L'antico Ducato di Benevento venne affidato da Liborio Romano, titolare del Dicastero dell'Interno, a Carlo Torre. Quest'ultimo aveva il mandato di elaborare un progetto, che dichiarasse quali delle limitrofe province dovessero mettersi a contribuzione, perché si creasse la nuova provincia di Benevento.
"La Capitale - dichiarava Torre, primo cittadino di Airola - della nuova provincia è Benevento, città storica, città di antiche memorie, di generosi fatti, di patite sventure. Per capoluoghi di distretto sono si destinati Cerreto e S. Bartolomeo in Galdo, i soli comuni che dopo Benevento meritano il nome di città. Le Province che contribuiscono sono Principato Ultra, Terra di Lavoro, Capitanata e Molise.
Benevento era la San Marino del Regno di Napoli, un'enclave dello Stato Pontificio, totalmente autonoma e collegata politicamente con la Città Eterna. Il Congresso di Vienna del 1815 stabilì che l'antica Maleventum fosse restituita alla Santa Sede. In questo periodo il castello e la città furono presidiati dalle truppe austriache dal 23 maggio al 18 giugno 1815. Successivamente la città fu governata da Carlo Ungaro, duca di Monteiasi e intendente di Avellino.
Raffaele Caporuscio ha estrapolato questo passaggio da "Il Collegio elettorale uninominale di Airola e i suoi deputati al Parlamento nazionale VII e XIV legislatura 1861-1882":
Da Napoli il 17 febbraio 1861 Eugenio, principe di Savoja-Carignano, - si legge su Brigantaggio.net - luogo tenente generale del re nelle Province Napoletane, sulla proposizione del Consigliere di Luogotenenza incaricato del Dicastero dell'Interno, Liborio Romano, visto il decreto 25 ottobre 1860, decretava con l'articolo 1 il distacco dalla Provincia di Principato Ultra per aggregarsi alla novella Provincia di Benevento dei circondari di Vitulano, Montesarchio, San Giorgio la Montagna, Paduli, Pescolamazza e San Giorgio la Molara, dei comuni di Arpaise e Ceppaloni del circondano di Altavilla;
il distacco dalla Provincia di Molise dei circondari di Pontelandolfo, Morcone, Santa Croce di Morcone, Colle, Baselice; il distacco dalla Provincia di Terra di Lavoro dei circondari di Cerreto, Cusano, Guardia San Framondi, Solopaca, Airola, S. Agata de' Goti;
il distacco dalla Provincia di Capitanata dei circondari di S. Bartolomeo in Galdo e Castelfranco. Con l'articolo 2 decretava che Benevento, provincia di prima classe, fosse divisa in tre distretti:
- Benevento con i circondari di Vitulano, Montesarchio, Airola, S. Giorgio la Montagna, Pescolamazza, Paduli, i comuni di Arpaise e Ceppaloni;
- Cerreto con i circondari di Cusano, Guardia, Pontelandolfo, Morcone, Solopaca, S. Agata de' Goti;
- S. Bartolomeo con i circondari di Santa Croce di Morcone, San Giorgio la Molara, Baselice, Colle, Castelfranco.
POLEMICHE
Il dominio papale finì ufficialmente il 3 settembre 1860, ancora prima che Garibaldi giungesse a Napoli. Da questa singolare "rivoluzione ghandiana", che non incontrò alcuna resistenza pontificia, nasce indirettamente la frettolosa e forzata divisione della Valle Caudina. Il beneventano Salvatore Rampone, in camicia rossa da colonnello dei garibaldini, ordinò ad Edoardo Agnelli di lasciare la città, entro tre ore. Così l'ultimo delegato apostolico lasciò la cittadina sannita. Successivamente in cambio dell'incorporazione nel Regno Sabaudo, proprio Salvatore Rampone ottenne la creazione di una Provincia ad hoc. Vennero annessi a Benevento, tra mille polemiche, alcuni territori di altre province del Regno delle Due Sicilie.
OPPOSIZIONE
La nuova entità, sorta in base ad accordi politici del momento, non convinse alcuni deputati delle aree saccheggiate e delle terre divise in maniera ridicola come la nostra Valle Caudina. I più agguerriti furono i casertani della Terra di Lavoro, autentici voltagabbana dell'epoca.
Prima si dichiararono entusiasti e poco dopo altamente ostili.
Infatti, il 15 maggio 1861 alla Camera di Torino iniziò l'animata discussione di un progetto di legge dei deputati Caso, Cardente, Tari, Pallotta, Leopardi, Amicarelli, Moffa, per la sospensione del decreto luogotenenziale 17.
Il Ministro degli Interni, l'onorevole Marco Minghetti, chiuse al volo le polemiche con il celebre richiamo ai deputati ribelli:
«Il compito del Parlamento è quello di deliberare, non di sospendere».
In quella calda seduta parlamentare fu decisivo l'intervento proto-populista dell'onorevole Federico Torre. Il politico beneventano, guarda caso, fu deputato per ben sei legislature sempre e solo nel collegio di Benevento, fino ad essere nominato nel 1884 senatore del Regno d'Italia. Torre cacciò la sorpresa dal cilindro, proprio quando la proposta stava per essere accantonata.
Una cinquantina di comuni misero per iscritto il desiderio di far parte del Nuovo Ducato, la provincia di Benevento.
Riportiamo per le lettrici ed i lettori de Lo Schiaffo 321 l'elenco dei primi sindaci del Circondario di Benevento, invitando a porre l'attenzione sui Comuni Caudini inseriti in un contesto geopolitico non coerente con le vere esigenze della popolazione indigena, ridotta a mero serbatoio elettorale.
SINDACI
Giuseppe Verli, Airola; Vincenzo Capone, Arpaise; Francesco Falcesti, Apice; Saverio Vetrone, Apollosa; Michele Porcelli, Buonalbergo; Giuseppe Parenti, Ceppaloni; Pellegrino Caporosso, Campoli; Pietro Moio, Castelpoto; Giovanni Izzo, Cautano; Federico Perrillo, Fragneto l'Abate; Bartolomeo Pellegrino, Fragneto Monforte; Giovanni Caporosso, Foglianise; Giovanni Carlo Inglese, Paolisi; Vincenzo Bianco, Paupisi; Nicola Polvere, Pago; Raffaele Lepore, Pannarano; Bonifacio Nisco, S. Giorgio la Montagna; Giuseppe Mellusi, Torrecuso; Gaetano Campana, Tocco; Giovanni Iudango, Vitulano; Giuseppe Tucci, Arpaia; Lelio Ricci, Bonea; Michele de Blasio, Bucciano; Michele Stroffolino, Forchia; Sebastiano Del Giudice, Luzzano; Michele Frattasi, Montesarchio; Giovanni Battista Buonanno, Moiano.
VALLE DIVISA
Le polemiche non si placarono affatto ed esplosero con nuovo vigore nella prima seduta del Consiglio Provinciale appena insediato. Il Vicepresidente Pietro Montella ed il Consigliere Caudino Giuseppe Verli attaccarono, per la prima volta, il nuovo ordinamento in un freddo dicembre del lontano 1861. La coppia Montella-Verli chiese, senza peli sulla lingua, il ritorno immediato di Airola nella provincia di Terra di Lavoro. In cambio Benevento avrebbe assorbito, addirittura, il mandamento di Cervinara, quelli di Altavilla e di Montefusco. La ferrea opposizione del Professor Onofrio Parente di Ceppaloni fermò l'assurdo scambio.
«Benevento - disse il prof. Parente - come regione centrale del Sannio, detto Sannio Caudino, ha i suoi diritti su Airola dai tempi antichissimi.
Discussione chiusa. L'esito della votazione fu altrettanto chiara, perché su 23 votanti furono addirittura 20 quelli contrari alla mozione di Montella e Verli.
RIFLESSIONI
In effetti su tante cose siamo fermi alle scelte fatte nel 1861. Il Popolo Caudino si è fatto strappare in due l'amata Valle. Quel muro eretto nell'Ottocento è ancora in piedi. Sarebbe il caso di ridiscutere in toto il decreto del Neo Ducato di Benevento, senza cadere nelle sabbie mobili delle opzioni amministrative, vedi le inutili tarantelle legate del cambio di provincia.
Bisogna rafforzare l'identità comunitaria e canalizzarla tutta verso la nascita di una Nuova Caudium, autonoma, libera e slegata dai vincoli extraterritoriali, capaci in passato di imporre una velenosa discarica, per poi lasciarla lì, incustodita e abbandonata. L'unica cosa che va avanti, ad oggi, è lo sversamento di nauseabondo percolato nella mitica Terra di Caudio.
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