CERVINARA NEL 1753
“Molti in Italia o in Europa”, scriveva il Cavaliere Gaetano Clemente, “hanno la convinzione che l’America è la terra dell’oro; è la terra dove si inciampa contro la ricchezza e che per divenire ricco basta semplicemente volerlo-sogni chimerici!”.
Chissà quanti cervinaresi, intrapresa una carriera e gettatisi negli affari, fecero marcia indietro, “ritirandosi scoraggiati dopo averci rimesso del tempo prezioso per lanciare la loro impresa e soprattutto dopo avere assorbito fino all’ultimo soldo che avevano messo da parte a furia di stenti e privazioni”.
Il Cavaliere Clemente scrisse che i suoi primi affari furono di una meschinità unica. Lui non pensava classicamente “Quello che non guadagno finanziariamente adesso lo guadagno in cognizioni che domani mi daranno quello che rimetto oggi”.
Che tradotto in dollaroni, pardon, in soldoni, significa che o guadagni da subito o cambi mestiere. Nato a Cervinara nel 1865, si può dire che Gaetano Clemente, alla stregua dei fratelli Palermo, fu il cervinarese più fortunato d’America. Emigrato nel 1902, dopo aver sperimentato le proprie capacità con i primi lavori stradali in Valle Caudina, cercò subito qualcosa da fare a più ampio respiro, fino a farsi un nome nell’ambiente edilizio e arrivando a fondare la Clemente Contracting Company del Bronx, una ditta che, prima di espandersi, si occupava appena di escavazioni e di costruzioni, realizzando tunnels e fondamenta sull’isola di Manhattan.
Fra le opere più importanti ricordiamo gli edifici che formarono il più grande Medical Center del mondo a Washington Height dove sventolò alto il tricolore, oltre alcune strade newyorkesi alle quali furono dati i nomi dei due illustri connazionali Casanova e Barretto.
Il Cavaliere impiegava solo mano d’opera italiana. Un uomo che si fece da sé: un vero ed autentico “self-made man”.
Altre opere del suo ingegno furono il Polyclinic Hospital, alcuni edifici della Fordham University ed altri edifici importanti, contribuendo anche all’erezione e al mantenimento della Casa Italiana di Cultura presso la Columbia University, elargendo inoltre somme per ospedali e chiese.
Ed a lui si deve anche l’erezione del monumento ai 100 caduti della Grande Guerra, per esclusiva contribuzione dei cervinaresi d’America, ricevendo medaglia d’Oro alla esposizione e Fiera Campionaria di Tripoli, sotto l’alto patronato di Benito Mussolini.
Egli si recherà a Cervinara per inaugurare personalmente il monumento ai caduti eroici, opera di grande valore ideata e scolpita da un mago dell’arte, anch’egli cervinarese, popolarissimo all’epoca, Onofrio Ruotolo. Clemente, insomma si circondò sempre di cervinaresi, come nel caso di Carmine Clemente, presidente della Clemente Brothers, e Antonio Mercaldi, che raccolse i fondi per il monumento nel banchetto del giugno 1927, nella Lotteria, nel Concerto e Ballo del 1928, alla festa di San Clemente, nella pubblicazione di un “souvenir”. Il monumento che ancora vediamo nella piazza di Cervinara fu inaugurato il 17 agosto 1930, con un solo pensiero “clementiano” rivolto agli orfani:
“Vivere pericolosamente – abbiate fede in quello che fate ed il successo sarà vostro”.
Una Loggia di tutto rispetto con il venerabile Vincenzo Baldini, l’assistente Silvio Rosati, l’ex venerabile Pellegrino Moscatiello, l’oratore Luigi Moscatiello, i segretari Andrea Bello e Otello Rapini, i curatori Michele Battuello, Raffaele e Daniele Ricci, Francesco Formato e Antonio Fogliani, i cerimonieri Luigi Battuello e Florio Stumpo, la sentinella Felice Cataldo e il medico sociale Salvatore Brevetti.
Chiudiamo questa parentesi ricordando che lo stemma del Comune di Cervinara è costituito da un cervo su tre cime ed una stella cometa all’interno di una cornice di papiro, con sottostanti rametti di alloro e di quercia legati da un nastro con sopra una corona costituita da cinque torri unite.
Il gonfalone del Comune è di colore blu e reca al centro lo stemma ed in alto la scritta “Comune di Cervinara”, completandosi con un nastro tricolore annodato al di sotto del puntale. Il Comune ha beni demaniali e beni patrimoniali come da apposito inventario, regolando gli usi civici da apposite leggi speciali.
Il Comune fonda la propria azione sui principi di libertà, di uguaglianza, di solidarietà e di giustizia e concorre a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ne limitano la realizzazione.
Negli ultimi due articoli dell’atto municipale è detto che Cervinara “concorre a promuovere e conseguire il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione politica, economica, sociale, e culturale del paese all’organizzazione politica, economica, sociale e culturale” e che inoltre il comune “garantisce la partecipazione delle formazioni sociali nelle quali si realizza la personalità umana, sostiene il libero svolgimento della vita sociale dei gruppi, delle istituzioni della comunità locale e favorisce lo sviluppo delle associazioni democratiche”.
In una descrizione dell’anno 1532 già si leggeva che
“la Terra di Cervinara si trova situata a lato del monte Pizzone”, che ha piena giurisdizione su tutti i Casali, che sono undici, disposti a mo’ di triangolo. Si tratta, come abbiamo visto, dei Casali di Pirozza, Curielli, Scalamoni, Ferrari, Joffredo e Castello a monte; Salamoni, San Marciano, Trìscine, Pantanari e Valle, verso la pianura.
Ma è tempo di lasciarvi solo a nomi, cognomi, età, degli abitanti del 1700, dei mestieri, delle strade e delle chiese, tratte direttamente dai dati ufficiali e quindi senza manipolazioni di alcuni.
Questa è verità storica, non le chiacchiere da bar.
Buona lettura.
(...continua nella quinta ed ultima parte)
Autore: Arturo Bascetta
Editore: ABE Edizioni Napoli
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