sabato 22 maggio 2021

René Guénon - AUTORITÀ SPIRITUALE E POTERE TEMPORALE (1929) | cap. IX

LA LEGGE IMMUTABILE _9

Come si è visto, gli insegnamenti di tutte le dottrine tradizionali sono unanimi nell’affermare la supremazia dello spirituale nei confronti del temporale, e nel considerare normale e legittima soltanto l’organizzazione sociale in cui tale supremazia sia riconosciuta e si rifletta nei rapporti dei due poteri corrispondenti a questi due ambiti. D’altra parte, la storia mostra chiaramente come il mancato riconoscimento di quest’ordine gerarchico porti con sé, sempre e ovunque, le medesime conseguenze: 
 
squilibrio sociale, confusione delle funzioni, egemonia di elementi via via inferiori, insieme a declino intellettuale, oblio dei princìpi trascendenti dapprima, per arrivare poi, discendendo la china, fino alla negazione di ogni vera conoscenza. (p.130)

Se tale verità fosse riconosciuta anche soltanto da un ristretto numero di individui, sarebbe un risultato di notevole importanza, perché soltanto così può cominciare un cambio di orientamento che conduca alla restaurazione dell’ordine normale; tale restaurazione, quali ne siano i mezzi e le modalità, prima o poi avrà necessariamente luogo; è su quest’ultimo punto che occorre dare ancora qualche spiegazione.

Il potere temporale, dicevamo, riguarda il mondo dell’azione e del cambiamento; ora, il cambiamento, non avendo in sé la propria ragione sufficiente, deve ricevere da un principio superiore la sua legge, in virtù della quale soltanto si integra nell’ordine universale; quando invece si proclama indipendente da ogni principio superiore, non ne deriva che disordine puro e semplice.

[…]per questa ragione la rivoluzione che abbatte la regalità è allo stesso tempo la conseguenza logica e il castigo, cioè la compensazione, della precedente rivolta della regalità contro l’autorità spirituale. La legge è negata nel momento stesso in cui è negato il principio dal quale emana; ma i suoi negatori non hanno potuto sopprimerla veramente, ed essa si ritorce contro di loro; 

così il disordine deve alla fine rientrare nell’ordine, al quale nulla può opporsi se non in apparenza e in modo affatto illusorio. 

Certo, si obietterà che la rivoluzione, sostituendo il potere delle caste inferiori a quello degli Kshatriya, non è che l’aggravarsi del disordine, e ciò è senz’altro vero se si considerano soltanto i risultati immediati; ma è questo stesso aggravarsi a impedire che il disordine si perpetui indefinitamente. 

Ogni volta che il disordine aumenta, il movimento subisce un’accelerazione, giacché viene fatto un passo avanti nel senso del cambiamento puro e dell’«istantaneità»; è per questo che, come dicevamo prima, quanto più gli elementi sociali sono di qualità inferiore, tanto meno dura la loro egemonia. Come tutto quello che ha un’esistenza solo negativa, il disordine distrugge se stesso.

Prima dicevamo che mai come oggi l’umanità è stata tanto lontana dal «Paradiso terrestre»; ma non bisogna dimenticare che la fine di un ciclo coincide con l’inizio di un altro ciclo[…].

L’identità dei caratteri dell’epoca moderna con quelli che le dottrine tradizionali attribuiscono alla fase finale del Kali-Yuga fa pensare, senza troppa inverosimiglianza, che una tale eventualità potrebbe anche non essere molto lontana; e certo si tratterebbe, dopo l’oscuramento presente, del trionfo completo dello spirituale. (p. 134)

Se simili previsioni sembrano troppo azzardate, e tali in effetti potrebbero apparire a chi non abbia dati tradizionali sufficienti per fondarle, si possono almeno ricordare gli esempi del passato, i quali mostrano chiaramente come tutto ciò che si regge soltanto sul contingente e sul transitorio sia fatalmente destinato a scomparire, come sempre il disordine svanisca, e alla fine si ristabilisca l’ordine, sicché, se anche il disordine sembra talvolta trionfare, tale trionfo non potrà essere che passeggero, e tanto più effimero quanto più il disordine sarà stato grande. 

Senza dubbio la stessa cosa accadrà, prima o poi, e forse prima di quanto si sarebbe tentati di supporre, nel mondo occidentale, dove il disordine si è spinto, in tutti gli ambiti, più lontano di quanto non sia mai accaduto da nessun’altra parte; 

anche qui è opportuno aspettare la fine; e anche se il disordine dovesse estendersi per un certo tempo a tutta la terra, come si ha qualche motivo di temere, ciò non modificherebbe le nostre conclusioni, giacché si tratterebbe solo della conferma delle previsioni a cui accennavamo poco fa circa la fine di un ciclo storico, e la restaurazione dell’ordine in questo caso dovrebbe solo verificarsi su una scala molto più vasta che in tutti gli esempi noti, ma sarebbe anche incomparabilmente più profonda e integrale, poiché rappresenterebbe il ritorno a quello «stato primordiale» di cui parlano tutte le tradizioni. (pp. 134-135)



Tuttavia, finché sopravvivrà un’autorità spirituale regolarmente costituita, foss’anche misconosciuta da quasi tutti, compresi i suoi stessi rappresentanti, foss’anche ridotta all’ombra di se stessa, tale autorità avrà sempre la parte migliore, né questa potrà mai esserle tolta, poiché vi è in essa qualcosa di più elevato delle possibilità meramente umane: per quanto indebolita o assopita, essa incarna ancora «la sola cosa necessaria», l’unica che non sia transeunte.(pp.137-138-139)

[…]nella sua vera essenza, l’autorità spirituale partecipa dell’eternità e dell’immutabilità dei princìpi; è per questo che, in tutti i conflitti che mettono il potere temporale alle prese con l’autorità spirituale, si può essere certi che, nonostante le apparenze, sarà sempre la seconda ad avere l’ultima parola.

Scritto da René Guénon

Stralci tratti da ADELPHI – Collana PICCOLA BIBLIOTECA ADELPHI n. 661 – 2014

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