PRIMA DEL MEDIOEVO: LA VALLE CAUDINA TRA SANNITI E ROMANI
Trattare la storia della Valle Caudina in età antica significa occuparsi della città di Caudium, “capitale” dei Sanniti Caudini che sorgeva nel territorio dell’attuale comune di Montesarchio (BN). Ciò non significa, però, che il resto della valle fosse disabitato: al contrario, era occupato da piccoli villaggi sparsi, separati da zone dedicate all’agricoltura e alla pastorizia, cioè le principali attività economiche del tempo.
La fama di Caudium è dovuta, principalmente, alla “battaglia” delle Forche Caudine (321 a.C.). A mio parere, quando si parla di questo episodio le virgolette sono d’obbligo, in quanto, più che di una battaglia vera e propria, si tratta di un’imboscata ben congegnata. Sfruttando la propria conoscenza del territorio e la scarsa mobilità dell’esercito romano i Sanniti, guidati da Gavio Ponzio, riescono a bloccare le armate nemiche tra due strettoie, appositamente ostruite con massi e alberi. Dopo qualche tempo, i consoli, sapendo di non avere via di fuga, trattano la resa con Ponzio:
questa viene ricordata come la Pace di Caudium, e stando a Livio viene stipulata in via ufficiosa, cioè senza un regolare trattato.
Tale episodio è sicuramente molto sentito a livello locale; ma, a ben vedere, più che una “gloria caudina” rappresenta la fine di ogni velleità politica del territorio. Suonano “profetiche”, a tale proposito, le parole fatte pronunciare da Tito Livio a due personaggi: Erennio Ponzio e Aulo Calavio.
Il primo, padre del condottiero Gavio Ponzio, è fortemente critico verso l’umiliazione delle armate romane, definendola una soluzione che non porta amici e non libera dai nemici.
Il secondo, invece, afferma che il ricordo della pace di Caudio sarebbe stato molto più triste per i Sanniti che per i Romani.
Negli anni a venire i Caudini, insieme alle altre tribù sannite (Pentri, Irpini, Carricini), vengono sconfitti e sottomessi da Roma. Dopo la terza guerra sannitica, conclusasi nel 290 a.C., i Caudini non perdono occasione per ribellarsi al dominatore. Si schierano prima con Pirro e poi con Annibale, condividendo la cattiva sorte degli alleati. Stando al Salmon, al termine della guerra di Pirro
«lo stato tribale dei Caudini subì una completa disintegrazione»:
le varie città vengono divise e legate a Roma da singoli trattati. In seguito all’alleanza con Annibale l’agro caudino viene gravemente devastato da Fabio Massimo.
Dopo la sconfitta di Annibale, Caudium diviene a tutti gli effetti una città romana. Stando al Salmon i Caudini non prendono parte alla guerra sociale, ma partecipano alla guerra civile, sollevandosi contro contro Silla. È probabilmente caudino, nel senso ampio del termine, anche Caio Ponzio Telesino, il condottiero che guida i Sanniti nella battaglia di Porta Collina (82 a.C.).
Le fonti romane tornano a parlare di Caudium negli ultimi anni della Repubblica. Il celebre poeta Orazio fa riferimento alla cittadina in una sua Satira – la quinta del primo libro. Qui, nei versi 50 e 51, leggiamo
«hinc nos Coccei recipit plenissima villa, qua super est Caudi cauponas»,
che possiamo tradurre come: «qui ci accoglie la ricchissima villa di Cocceio, la quale si trova sopra le osterie di Caudium». I resti di tale villa sono stati individuati dagli archeologi nel comune di Bonea, che confina con Montesarchio. Da queste poche parole possiamo trarre alcune informazioni importanti.
La prima è che a Caudium sono presenti delle «cauponas», cioè delle osterie, che lasciano intendere il passaggio di un buon numero di persone – e quindi di merci – lungo la via Appia, strada romana che va a potenziare la dimensione commerciale presente già dall’ottavo secolo a.C.
La seconda è che il territorio risulta abitato anche da membri ricchi e influenti della società romana, per giunta non originari del luogo, né di altre zone del Sannio antico. Nel caso specifico, sappiamo che Cocceio appartiene a una gens originaria dell’Umbria. A riprova della sua influenza possiamo evidenziare sia il ruolo svolto nelle trattative tra Ottaviano e Antonio, sia l’importante discendenza: un suo bisnipote, Marco Cocceio Nerva, fu imperatore dal 96 al 98 d.C.
Al tempo dell’imperatore Augusto i Caudini vengono iscritti alla tribù Falerna e assegnati alla Regio I – cioè la prima delle 11 regioni in cui viene suddivisa l’Italia – che comprende il Latium e la Campania. La vicina Benevento, invece, appartiene a un’altra regione, la II, Apulia et Calabria. In questi anni la città di Caudium è cinta da mura. Le terre circostanti, già attribuite a Beneventum da Augusto, vengono suddivise per essere assegnate a dei veterani, forse appartenenti alla XXX legione.
La scelta di favorire Beneventum rispetto a Caudium può avere diverse spiegazioni. Per prima cosa, bisogna considerare l’aspetto pratico: se Caudium è attraversata dall’importante via Appia, Benevento costituisce un punto di passaggio praticamente obbligato per raggiungere l’Apulia, e più in generale la costa adriatica.
Lungo questo percorso, la Valle Caudina rappresenta una tappa preferenziale, ma non obbligatoria: infatti, si può scegliere di percorrere la Valle Telesina, la quale è situata a nord del Taburno-Camposauro. Tale territorio, sicuramente meno agevole in epoca antica a causa delle numerose acque presenti, permette ugualmente di raggiungere Beneventum.
C’è poi da dire che tra Caudium e l’antica Capua (attuale Santa Maria Capua Vetere) vi è una distanza pari a 21 miglia romane. Dato che Capua è una grande città e un importante punto di riferimento per Roma, appare ragionevole la concentrazione dei poteri in città ben distanziate tra loro, quali sono Beneventum e Capua, lontane 32 miglia romane. Inoltre bisogna considerare che Beneventum diviene una colonia latina nel 268, poco dopo la sconfitta di Pirro. Di certo Roma considera ben più affidabili i suoi coloni che non i Sanniti di Caudium, fin troppo inclini alla ribellione.
Infine può aver giocato un ruolo anche l’aspetto simbolico: i Romani, infatti, pur essendo notevolmente pragmatici non sono privi di superstizioni. Caudium è la città delle Forche Caudine, Beneventum il simbolo della vittoria su Pirro – trionfo che le guadagna un nome ritenuto più felice di Maleventum, adattamento latino di Maloenton.
Sta di fatto che il dominio di Benevento sulla Valle Caudina resta in piedi dall’età di Augusto (27 a.C.-14 d.C.) fino alla seconda metà dell’undicesimo secolo, quando il capoluogo sannita diviene un’enclave pontificia, venendo separato dal resto del Meridione.
Per quanto riguarda il Tardo Impero, abbiamo notizie su Caudium da diversi itineraria, cioè dei testi, o delle mappe, pensati per fornire indicazioni stradali ai viaggiatori romani.
Nella Tabula Peutingeriana la città viene segnalata come una delle mansiones, cioè stazioni di sosta, presenti lungo il tragitto che unisce Capua a Beneventum. A 6 miglia da Capua abbiamo Calatie, dopo altre 6 Ad Novas, a distanza di ulteriori 9 Caudium (per un totale di 21) e infine Beneventum a 11 miglia da Caudium.
Anche l’Antonini Itinerarium conferma tale distanza. Purtroppo, essendo un semplice elenco di luoghi, non può fornirci ulteriori notizie sulla Caudium del terzo/quarto secolo d.C., qui menzionata con il nome di Caudis. Stesso limite si riscontra con l’Itinerarium Burdigalense (anche detto Hyerosolimitanum). Qui abbiamo un riferimento alla «civitas et mansio Claudiis» situata tra la civitas Benevento e la mutatio Novas. Che la forma Claudiis sia semplicemente un errore viene precisato anche in fondo al volume, dove si specifica che tale città coincide con la già citata Caudis.
L’Itinerarium Burdigalense, però, risulta particolarmente interessante per un altro motivo: ad oggi, è il più antico racconto di un pellegrinaggio cristiano. Scritto tra il 333 e il 334 d.C., riporta il percorso dell’autore da Burdigala, cioè Bordeaux, città situata nel sud-ovest dell’attuale Francia, fino a Gerusalemme. Caudium – il cui nome è ormai mutato in Caudis – risulta tra le città attraversate al ritorno. Abbiamo semplici accenni alla città anche nella Cosmografia dell’Anonimo Ravennate e nella Geographica di Guido da Pisa. Purtroppo, in entrambi i casi, gli autori si limitano a citare questo centro abitato, senza fornire ulteriori informazioni.
Scritto da Aniello Troiano
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