Le canzoni della RSI
Il 1977 è un anno davvero da ricordare. A giugno Campo Hobbit 1 sanciva la nascita di nuove strategie comunicative della “giovane destra” italiana: la musica alternativa, le radio libere, le fanzine. Come sempre in questi casi, i vertici del partito (il Movimento Sociale Italiano) e anche quelli delle sue organizzazioni giovanili (Fronte della Gioventù e FUAN) rimanevano sordi al cambiamento e passivi di fronte alle nuove straordinarie possibilità che l’evoluzione della comunicazione poteva offrire. Una delle rare eccezioni in questo panorama era Giorgio Pisanò.
Limpida figura di ex combattente: a 18 anni volontario della RSI, giovanissimo ufficiale della X MAS assegnato ai servizi speciali, arrestato dai partigiani il 28 aprile 1945 in Valtellina e scarcerato poi solo nel novembre del 1946. Grandissimo giornalista: inizia le sue clamorose inchieste sulla guerra civile collaborando con il Meridiano d’Italia; approda quindi all’Oggi nel 1954 e segue Edilio Rusconi a Gente nel 1960; infine si mette in proprio fondando il Secolo XX, nel 1963 e rilevando il Candido di Giovanni Guareschi nel 1968. Fondamentale la sua opera di storico: le grandi raccolte della Storia della Guerra Civile Italiana e della Storia delle Forze Armate della RSI, rimangono ancora oggi le più importanti e complete documentazioni di quel periodo, cui si affiancano i libri, venduti in centinaia di migliaia di copie: Sangue chiama sangue, La generazione che non si è arresa, Gli ultimi 5 secondi di Mussolini, Io fascista.
Giorgiò Pisanò, in quel 1977, era anche Senatore della Repubblica, oltre che direttore del Candido e, come detto, era uno dei pochissimi a intuire le potenzialità delle radio libere e della produzione di musicassette. All’inizio dell’anno aveva già messo in vendita, attraverso le pagine del suo settimanale, due cassette dei Canti della II Guerra Mondiale da lui commentati. Sarà sempre Pisanò a incoraggiare la nascita della musica alternativa, pubblicizzando la prima musicassetta degli Amici del Vento (Trama nera) pubblicata anch’essa nell’autunno del 1977.
In questo contesto di grande fermento creativo nasce la produzione delle Canzoni della Repubblica Sociale Italiana. La considerazione di fondo che spinge Pisanò all’impresa è che, per la maggior parte di quelle canzoni, non esisteva alcuna documentazione sonora; era dunque un patrimonio storico, oltre che musicale, destinato a scomparire. Le canzoni erano sulla bocca di tutti i reduci, concludevano i raduni o le cene comunitarie, ma non ci si poteva affidare solo alla tradizione orale.
Così, fu proprio dopo una cena e una bella cantata a casa di Umberto Scaroni, sul Lago di Garda, presente anche il bergamasco Mirko Tremaglia, che Pisanò decise di incidere quegli inni su musicassetta. Ovviamente, però, bisognava ricostruirli dal punto di vista musicale, farli eseguire e cantarli in coro, visto che si trattava di canzoni di guerra. Tutti problemi non facili da risolvere.
Ecco, quindi, la vera storia della “Orchestra e Coro del Candido”.
Il primo passo fu l’aver trovato una piccola casa di produzioni musicali milanesi, diretta dal maestro Madonini (la stessa dove saranno poi incise la seconda musicassetta degli Amici del Vento e la prima del gruppo veronese degli ZPM). Qui Pisanò si reca la sera e, con la sua profonda voce baritonale, intona gli inni della sua giovinezza di fronte al maestro che, al pianoforte, ne ricava gli spartiti. Finita l’opera di “trasmissione orale” inizia il lavoro dei discografici che realizzano tutta la base musicale utilizzando esclusivamente il sintetizzatore.
L’orchestra del Candido è, dunque, uno strumento elettronico, attraverso il quale Pisanò interviene per modificare qualche ritmo, per aggiungere o togliere trombe e tamburi.
Poche settimane e le basi musicali sono pronte. È l’ora di incidere le voci: bisogna quindi trovare i cantanti. Vengono così “mobilitate” le voci degli Amici del Vento, Carlo e Marco Venturino, cui si affiancano due militanti del tempo, Tabone e Torelli e un giovane factotum di Candido (di cui purtroppo non ricordo il nome). Naturalmente c’è Pisanò e c’ero anch’io, allora vice-direttore del Candido, ma fui messo subito a tacere dopo le prime clamorose stonature. Un po’ poco, si dirà, per un “coro”.
In effetti il trucco c’è. Le sei voci vennero prima registrate e, poi, sovrapposte quattro volte…
Un po’ come se, a cantare, fossero state 24 persone, con qualche piccolo “difetto”, però, che l’orecchio più attento coglierà. Se – per esempio – l’entusiasta Pisanò andava un po’ “sopra le righe” questa piccola stecca risultava poi moltiplicata per quattro e, quindi, assai più evidente. Altro problema fu il fatto che le basi musicali erano state registrate così come le aveva cantate Pisanò e risultarono tutte realizzate su una tonalità molto “bassa”, difficile da intonare per gli altri.
L’esempio più lampante, che richiese diverse ripetizioni, è O bella Dalmazia. Infine, c’era anche il coro femminile visto che Pisanò aveva inserito La risposta delle donne tra le 26 canzoni da riprodurre. In questo caso si fece ricorso all’aiuto familiare: oltre a Cristina Constantinescu (voce femminile degli Amici del Vento) furono infatti chiamate la mamma dei fratelli Venturino e quella di Gigi Tabone, oltre all’allora fidanzata di Torelli. Anche qui la tecnologia moltiplicò il risultato.
Questa dunque la cronaca di quell’ottobre 1977, che diventa un frammento di storia nel momento in cui cogliamo il senso profondo e il valore documentale di quanto viene oggi ripubblicato. Essi sono racchiusi e sintetizzati in una semplice, quanto curiosa, analogia temporale:
Giorgio Pisanò riportò in vita le canzoni della Repubblica Sociale Italiana 34 anni dopo l’inizio della Guerra civile, nel timore che andassero dimenticate. Noi le riproponiamo oggi, 34 anni dopo la loro prima pubblicazione, nella certezza che non lo saranno mai più.
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