lunedì 31 maggio 2021

LA GENESI - Battaglia delle Forche Caudine 321 a.C. | CAUDIUM


la genesi - Battaglia delle Forche Caudine 321 a.C

Nel corso dell'anno successivo ci fu la pace di Caudio, rimasta celebre per la disfatta subita dai Romani, durante il consolato di Tito Veturio Calvino e Spurio Postumio. Quell'anno il comandante in capo dei Sabini era Gaio Ponzio figlio di Erennio, figlio di un padre che eccelleva in saggezza, e lui stesso guerriero e stratega di prim'ordine. 

Quando gli ambasciatori inviati a chiedere soddisfazione rientrarono senza aver concluso la pace, Gaio Ponzio disse: 

"Non crediate che questa ambasceria non abbia avuto esito alcuno, perché con essa abbiamo espiato l'ira degli dei sorta nei nostri confronti per aver violato i patti. 

Qualunque sia stato il dio che ha voluto farci sottostare all'obbligo di restituire ciò che ci era stato richiesto in base alle clausole del trattato, sono sicuro che questo stesso dio non ha gradito che i Romani abbiano respinto con tanta arroganza la nostra riparazione per l'avvenuta rottura dei patti. 

Ma che cos'altro si sarebbe potuto fare per placare gli dei e rabbonire gli uomini, più di quello che già' abbiamo fatto? Quel che è stato tolto ai nemici come bottino, e che secondo le leggi di guerra avrebbe già potuto dirsi a buon diritto nostro, l'abbiamo restituito. 

I responsabili della guerra li abbiamo riconsegnati morti, visto che non ci è stato possibile consegnarli vivi. Le loro cose, per evitare che ci rimanesse addosso qualcosa che potesse far ricadere la colpa su di noi, le abbiamo portate a Roma. Cos'altro devo a voi, o Romani, cosa ai trattati, e agli dei testimoni dei trattati? Chi vi devo proporre a giudice della vostra rabbia e della nostra pena? 

Non voglio sottrarmi al giudizio di nessuna popolazione e di nessun privato cittadino. Se infatti il più forte non concede al più debole alcun diritto umano, allora mi rivolgerò agli dei che si vendicano degli eccessi di superbia, e li implorerò di rivolgere le loro ire contro quanti non hanno ritenuto sufficiente la restituzione delle proprie cose né l'aggiunta delle altrui, contro quanti la cui ferocia non è stata saziata dalla morte dei colpevoli, né dalla consegna dei cadaveri né dai beni che accompagnavano la resa dei loro legittimi proprietari, contro quanti non potranno mai essere placati se noi non offriremo loro il nostro sangue da succhiare e le nostre membra da sbranare. 

La guerra, o Sanniti, è giusta per coloro ai quali risulta necessaria, e il ricorso alle armi è sacrosanto per quelli cui non restano altre speranze se non nelle armi. 

Di conseguenza, se nelle imprese degli uomini e' una cosa di assoluta importanza avere gli dei dalla propria parte piuttosto che contro, state pur certi che le guerre del passato le abbiamo condotte piu' contro gli dei che contro gli uomini, mentre questa che e' ormai alle porte la condurremo agli ordini degli dei in persona".

Bibliografia (ArsBellica.it):

"Ab Urbe Condita", Tito Livio, Libro IX

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