Dopo la vibrante apertura di Teodoro Buontempo, Jean Marie Le Pen presenta la Destra Francese, vincente ed in crescita. Chiude il Segretario del Movimento Sociale Italiano, Gianfranco Fini, che attacca l'avellinese Ciriaco De Mita e affronta la questione morale pre-Tangentopoli. Non solo. Lo Schiaffo del delfino di Giorgio Almirante ad Indro Montanelli, etichettato come qualunquista nel giudizio ostile a tutti i partiti.
L'MSI era fiero e pulito all'epoca. Attaccava la Partitocrazia e conquistava consensi. Qualche anno dopo, paradossalmente, la Partitocrazia della Seconda Repubblica assorbì tutto quel mondo differente, smembrandone la base per poi addomesticarla.
LE PEN E FINI
I Sovranisti in Europa, verso la fine degli anni Ottanta, erano in fermento e cavalcavano il malcontento popolare di tutto il Vecchio Continente. Una Piazza come quella dell'MSI, del FUAN e del Fronte della Gioventù veniva invidiata dall'intero mondo politico dell'Arco Costituzionale. Gelosi di quello spirito ardito della base militante, della dedizione dei simpatizzanti e della rabbia canalizzata in milioni di voti per la Fiamma Tricolore.
I Cuori Neri, forti di un'unità ostentata verso l'esterno, erano in realtà un'area complessa e divisa. Le correnti e le fazioni, spesso ragionavano a seggiolate. Acerrime antagoniste intestine e ideologicamente in antitesi, ma compatte verso l'esterno. Netta anche la crepa tra gioventù e doppi petti, ma il ricambio generazionale dei Missini era una missione.
Qualche anno dopo Le Pen ricordò Fini, senza peli sulla lingua:
«Ho orrore dei traditori. Pensare che gli salvai la vita, quando nell'87 andai al congresso di Sorrento per sostenerlo contro Rauti. Ora finge di non conoscermi».
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