martedì 20 aprile 2021

FASCISTS’ CRIMINAL CAMP | Racconto di Roberto Mieville (1947) - STORIALTERNATIVA Capitolo1

FASCISTS’ CRIMINAL CAMP

CAPITOLO 1

Con il calare della sera i francesi, avendo esaurito il loro fiorito repertorio d'insulti e forse un po' stanchi per la giornata spesa sulle soglie delle loro case, osservavano indifferenti l'autocolonna di prigionieri di guerra che continuava a passare. Delle navi da guerra avevano gettato da poco l'ancora al porto militare a Marsha-el-Kebìr e in cielo passavano rapide le sciabolate dei riflettori. I francesi erano stanchi di fischiare e d'insultare e, tenevano fra le mani il giornale che li aveva invitati sulle strade per il passaggio “dei primi 30.000 prigionieri di guerra italiani catturati in Sicilia senza sparare un colpo di fucile”.

Il giornale era “Stars and Stripes” e per 2000 franchi algerini anche un prigioniero era riuscito ad averlo. Quel prigioniero seppe così con certezza che quel giorno era il 15 luglio del 1943, e imparò che quel continuare a passare su e giù per le vie di Orano faceva parte evidentemente del giro propagandistico organizzato dal Comando Militare Alleato del Mediterraneo

E rise anche quel prigioniero, perché né, lui né gli altri si erano arresi in Sicilia, ma erano stati catturati con le armi in pugno in Tunisia, due mesi prima.

Nella notte. li avevano svegliati e caricati sui camion li avevano portati da Chanchy, per “imbarcarli” aveva detto la sentinella Joe. E per tutto il giorno in su e in giù per Orano fra gli insulti e i lazzi dei francesi. Ora quel prigioniero aveva stracciato il numero di “Stars and Stripes” e come gli altri, stanco, aveva chiuso gli occhi. Calava la sera e l'aria era divenuta fresca. 

La sentinella Joe, nel buio, disse:

-.Ora vi riportiamo dentro.

- Dove? chiese un prigioniero.

- Dove? Ripeté la sentinella Joe. Dove non lo so.

Dopo un poco la sentinella Joe ruppe il silenzio.

Disse: - Poco lontano. Vi portiamo poco lontano.

L'autocolonna usci dalla città a velocità pazzesca e dopo non molto prese per una pista polverosa diretta al Sud. Le sentinelle e anche Joe avevano bevuto. Bevuto abbondantemente durante tutto il giorno. Cominciarono a sparare delle raffiche in aria gridando: Uuugh!, come i loro antenati. Ma i prigionieri erano stanchi e continuarono a dormire.

- Valmy! gridò la sentinella Joe a un certo punto, sparando un colpo di pistola contro un cartello indicatore. La pista divenne più cattiva e polverosa e le macchine rallentarono notevolmente la loro andatura. Ancora la sentinella Joe sparò un colpo di pistola e gridò:

 - A Saint Barbe du Tlelat! Vi portiamo là, maledetti italiani!

Al campo di Saint Barbe du Tlelat l'autocolonna si fermò e i prigionieri, fatti scendere, avviati di corsa ai compounds. Al compound 9 gli ufficiali. Era buio completo e i recinti esterni non erano affatto illuminati come non erano illuminati i reticolati divisori dell'intercapedine interna. Nel buio, grande confusione per la ricerca di un posto per dormire: nessuna tenda e nessuna coperta. I più si distesero a terra stretti stretti gli uni agli altri. Molti continuarono a passeggiare in su e in giù per il campo in, attesa dell'alba. Vi fu silenzio per qualche tempo. 

Poi una raffica nutrita di mitragliatore, seguita da un grido angoscioso e strozzato: Dio Mamma! fece scattate tutti in piedi. Un'altra raffica e un ultimo rantolo. Era stato assassinato il tenente Giardina. E l'assassino era stato una sentinella. Forse la sentinella Joe. Subito i particolari vennero sussurrati e arrivarono anche ai gruppi più lontani. Il tenente Giardina era in piedi nei pressi dell'intercapedine di divisione con un campo vicino. Forse guardando le stelle pensava ai suoi venti anni, alla casa, alla mamma, al tutto della vita. Dall'altro lato del reticolato la sentinella Joe, camminava in su e in giù lentamente. Anche la sentinella pensava, ma non alla casa, alle praterie sterminate, non alla ragazza. Improvvisamente si ferma e imbraccia il Thompson e grida:

-Porco italiano!

Il tenente Giardina non capiva l'inglese e non rispose. E la sentinella, Joe o Willy che fosse, sparò la prima raffica che colpì l'ufficiale italiano al ventre. Altri ufficiali si lanciarono per soccorrere caduto, ma la sentinella Joe sparò un'altra raffica sull'ufficiale caduto e disse:

- Non avvicinatevi o sparo!

Il tenente Giardina mori così senza che nessuno avesse potuto avvicinarsi. Poi venne l'autoambulanza americana e portò via il corpo del tenente assassinato. Anche la sentinella Joe al termine del. suo turno so ne andò. Ma la notte era ancora profonda e non c'era luna e il campo era tenuto completamente al buio. E nel buio le sentinelle Joe, Jack e Willy azionarono la mitragliatrice pesante di una torretta dirigendo il fuoco sul campo. Altre urla. Altri rantoli.

Dei feriti, è passato molto tempo da allora, ci si ricorda solo del nome del capitano Gamba; ma furono molti. Il giorno dopo un alto ufficiale tedesco, c'erano anche degli ufficiali tedeschi in quel campo, e un ufficiale italiano, il tenente colonnello Devoto, si recarono al Comando del campo per protestare contro l'assassinio della notte precedente.

- Noi abbiamo vinto,

disse il Comandante del campo. Poi offrì un liquore ai due ufficiali che declinarono il piacere. Il tenente Giardina fu sepolto in un luogo perduto nei pressi del lago di Saint Barbe du Tlelat. La sentinella Joe fu decorata con la Distinguised Service Medal, e ora è a San Diego di California con la sua ragazza.

Scritto da Roberto Mieville 

Roma, 1947

Le immagini sono opere di Gambetti Dino, litografo, xilografo, pittore e ceramista.

1946 c. - Ai P.O.W. del Campo di Hereford, Edizioni d’Arte Goffi - Genova (cartella) LITOGRAFIE

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