HISTORIA MAGISTRA VITAE
Lo studio della storia italiana è fondamentale per la crescita culturale ed il dialogo costruttivo tocca il massimo livello quando l'analisi reciproca porta ad attente osservazioni sociopolitiche. In questo caso portiamo all'attenzione delle lettrici e dei lettori de Lo Schiaffo 321 un articolo apparso su Gerarchia il 25 febbraio 1922. Novantanove anni fa. Sottolineiamo la differenza sostanziale tra Storia e storiografia. In questo speciale preferiamo darvi in pasto culturale le parole scritte dall'autore e non le considerazioni sulle stesse. La definizione dell'Enciclopedia Italiana di Giovanni Gentile, stampata dalla Treccani, è a dir poco esemplare:
Storia e Storiografia
Interpretare il passato e conservarne il ricordo. Quando si usa il termine storia si fa riferimento sia a quanto è accaduto nel passato sia alle ricostruzioni che ne fanno gli storici: quegli studiosi, cioè, che per professione si dedicano a raccogliere documenti sulle trascorse vicende di un personaggio, di un popolo, di una nazione, di uno Stato, di una civiltà, o delle varie correnti culturali, per darne una narrazione e una spiegazione. L’insieme delle varie esposizioni contenute nelle opere di coloro che ‘scrivono di storia’ costituisce ciò che viene chiamata storiografia, disciplina volta a conservare il ricordo del passato e a trasmetterlo da una generazione all’altra.
La storia ci spiega chi siamo e da dove veniamo.
Buona lettura.
Da che parte va il mondo?
Tre anni sono passati dal giorno in cui gli eserciti deposero le armi: tre anni turbinosi di vicende come tre secoli tanto che la grande guerra appare — a coloro che l'hanno fatta più che agli altri — straordinariamente lontana nello spazio e nel tempo. Talvolta ci si domanda se noi siamo realmente i contemporanei della Marna o di Vittorio Veneto: abbiamo tanto vissuto la somma degli avvenimenti è così grande che il passato ci schiaccia quasi a renderci i posteri della nostra contemporaneità.
Quando or sono tre anni decine e decine di milioni di uomini lasciarono le trincee dove avevano appreso giorno per giorno la ferrea e sacra disciplina della Morte e si rovesciarono più o meno caoticamente nell'interno delle Nazioni gli studiosi dei fenomeni sociali e coloro che formavano la minoranza politica dei governi si domandarono che cosa sarebbe avvenuto quali direzioni avrebbe preso questo enorme fiume di umanità invecchiata e tormentata che aveva abbandonato i fragili e angusti alvei di mille trincee.
A destra o a sinistra? Prima di rispondere a questa domanda bisogna precisare il senso di queste parole. Che cos'era nel linguaggio corrente la destra? Che cos'era la sinistra?
Procediamo per esemplificazioni. Nel campo politico destra era ad esempio la monarchia; sinistra era la costituente o la repubblica; nel campo dell'economia destra era il capitalismo, sinistra era il socialismo; nel campo dello spirito la destra era rappresentata dal tradizionalismo religioso artistico filosofico e la sinistra da tutti gli avanguardismi che nel cattolicesimo si chiamarono democrazia cristiana (Loisy Murri); nella filosofia bergsonismo nell'arte futurismo. Destra significava stasi conservazione reazione aristocrazia; sinistra dinamismo rivoluzione democrazia e soprattutto progresso.
L'elemento massimo di selezione era rappresentato dal socialismo: coloro che ne accettavano le dottrine erano naturalmente a sinistra; coloro che le respingevano a destra.
La terminologia di destra o di sinistra aveva un valore nel campo politico-sociale soprattutto in confronto e in riferimento al socialismo.
Andare a sinistra significava andare verso un'epoca storica che avrebbe consacrato il trionfo del socialismo; andare a destra significava o fermarsi nell'attuale periodo storico o andare verso forme di civiltà lontane dal tipo vagheggiato dalle dottrine socialiste. Il mondo e per meglio intenderci le società di stirpe bianca diffuse in Europa e in America — gli altri tre continenti sono esclusi dalla nostra indagine — va verso sinistra cioè verso un tipo di civiltà socialista o verso destra cioè verso un periodo di civiltà non socialista?
Insomma: si va o non si va verso la «rivoluzione sociale» verso la realizzazione concreta delle ideologie socialiste dall'abolizione della proprietà privata alla creazione dell'internazionale verso l'avvento del proletariato quale classe dirigente le collettività nazionali? Si va verso la pace duratura o è necessario convincerci che si tratta di un'utopia?
Articolo pubblicato sulla rivista Gerarchia il 25 febbraio 1922
foto goliardiche tratte dalla rete
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