Questo è un Paese che non sarà una grande potenza politica, che non sarà una grande potenza militare, forse questa è una benedizione di Dio, ma che è un Paese di grande cultura, di grande storia, è un Paese di immense energie morali, civili, religiose e materiali. Si tratta di saperle mettere assieme e si tratta di fondare delle istituzioni che facciano sì che lo sforzo di ognuno vada a vantaggio di tutti. Che Dio protegga l’Italia, viva l’Italia, viva la Repubblica".
L'ultima Picconata dell'ultimo Presidente della Prima Repubblica. Francesco Cossiga abbandona la carica, polemicamente, poco prima della fine del proprio mandato. Anticipò di un soffio l'uragano abilmente pilotato dall'alto, conosciuto come Tangentopoli, capace di spazzare via solo una parte della classe politica italiana. Una potatura di rami secchi da dare in pasto alle masse inermi. Una guerra tra poteri transnazionali, nascosti dietro le firme dell'Armistizio di Cassibile.
In realtà Mani Pulite venne architettata ad arte per colpire una frangia sacrificale del sistema, lasciando impuniti tanti altri mascalzoni ed il sistema (marcio) stesso.
Quel 25 aprile vide Napoli Capitale dell'Italia onesta, che però non cantava Oo-ne-stà-Oo-ne-stà oppure Bell* ciao nelle piazze. No, care lettrici e cari lettori. Era il Boia Chi Molla l'eco che rimbombava tra i vicoli ed i quartieri di una metropoli stanca, simbolo del Sud dimenticato, ma pronto a sorridere. La base militante delle Federazioni campane era presente e compatta, soprattutto in quella data dai mille significati. Il Movimento Sociale Italiano era l'unica colonna nazionalpopolare in un frangente politico difficile, ma cavalcato con stile dalla Fiamma Tricolore del dopo Almirante. L'MSI era visto come unica opposizione alla Partitocrazia, l'ultimo grido di giustizia Nazionale, premiato con percentuali elettorali importanti.
CHI SI RICORDA DEL 25 APRILE?
La Repubblica, giornale nato il 14 gennaio 1976, come progetto politico e non come semplice organo di informazione, fu la voce, insieme a L'Espresso, RaiTre, Cuore, Samarcanda e ai Chiambretti vari, della sinistra post-comunista, a lutto per l'incredibile crollo dell'Urss nei primissimi anni Novanta. Il quotidiano di Eugenio Scalfari vedeva rinascere e divampare un'incontenibile rabbia missina dopo lo spappolamento, parziale, della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano, senza dimenticare il resto del Pentapartito, ossia Partito Repubblicano Italiano, Partito Social Democratico e Partito Liberale, quest'ultimo defilatosi dall'alleanza partitica, famosa per la stabile instabilità dei tanti, troppi politicanti di mestiere, spesso lustrascarpe del padrone di turno, italiota, straniero o mezzo e mezzo che sia.
Ha ancora un senso la festa della Liberazione? Fino a qualche anno fa questa sarebbe sembrata una domanda provocatoria. Oggi l' Italia nata dalla Resistenza deve fare i conti con il tentativo ripetuto di annullare il significato storico e politico di quella lotta - frignava La Repubblica il 26.04.92.
«Da destra si traccia un insidioso parallelo tra antifascismo e comunismo: caduto quest'ultimo - è il ragionamento - non avrebbe più senso neppure il primo. E' davvero questo il sentire comune della nazione, è davvero ridotta a una serie di rituali la festa fondamentale della Repubblica italiana? Questo è quello che si tenta di sostenere da destra».
LA CONTROFESTA
Lo Schiaffo 321 ha recuperato la registrazione audio su Radio Radicale di quel famoso comizio, il primo passo emblematico di una nuova stagione politica. "MSI: comizio in occasione dell'Anniversario del 25 Aprile", venne registrato a Napoli sabato 25 aprile 1992 ed è riportato di seguito diviso in due parti. All'evento, organizzato dal Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale, parteciparono anche i Caudini dal Cuore Nero appoggiati dagli irriducibili amanti del Bibigass Tricolore.
Sono intervenuti i Camerati:
Massimo Abbatangelo (MSI), La Russa (MSI), Antonio Parlato (MSI), Francesco Servello (MSI), Alfredo Pazzaglia (MSI), Francesco Pontone (MSI), Giuseppe Tatarella (MSI), Amedeo La Boccetta (MSI), Cesco Baghini (MSI) e Gianfranco Fini (MSI).
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