UNA LETTERA DELL’AMBASCIATORE INGLESE
Pochi giorni dopo la presentazione delle ultime interrogazioni, il 31 maggio di quel 1994, l’ambasciatore di Sua Maestà Britannica, Patrick Fairweather, prendeva carta e penna e indirizzava una lunga missiva al senatore Valentino Martelli. Attenzione: Valentino e non Claudio, il noto cardiochirurgo e non il “piumino di cipria” della prima Repubblica. Martelli era stato eletto nelle liste di Alleanza Nazionale – secondo quanto si sussurrava nei corridoi di Palazzo Madama – “in quota Cossiga”; anzi – secondo le medesime voci – era “l’uomo di Cossiga in AN”. È possibile, quindi, che i suoi ottimi rapporti con l’ambasciatore Fairweather avessero una matrice cossighiana; ma è anche possibile che fossero dovuti al fatto che lo stesso Martelli avesse a lungo soggiornato ed operato a Londra. Sia come sia, questo era il testo della lettera dell’ambasciatore:
«Caro Senatore Martelli,
fin dal nostro interessante colloquio del mese scorso, mi sono reso conto che all’interno di Alleanza Nazionale continuano le preoccupazioni circa un seminario sulle privatizzazioni che si è svolto nel giugno 1992 a bordo dello Yacht Reale “Britannia”.
Sono consapevole che due interrogazioni parlamentari presentate da due suoi colleghi di partito alla Camera, Landolfi e Rallo, richiedono un chiarimento da parte mia. La partecipazione a questo seminario sulle privatizzazioni era intesa (…) come un’occasione per banchieri ed altri esperti inglesi di spiegare le diverse tecniche che potrebbero essere usate quando e se fosse stata presa la decisione di privatizzare l’industria pubblica italiana.
Il seminario era stato organizzato dai “British Invisibles” (Invisibili Inglesi), un’associazione di banchieri e specialisti finanziari londinesi, e dal personale di questa Ambasciata. (…) Hanno partecipato circa novanta fra dirigenti e manager dell’industria italiana, principalmente, ma non esclusivamente dall’area delle partecipazioni statali.
Il seminario è stato presentato dal professor Mario Draghi, Direttore Generale del Tesoro, che tenne a precisare che a quella data nessuna decisione era stata presa sulla concessione di contratti di consulenza a soggetti inglesi o ad altre banche o istituti finanziari. A far tempo da quella data, alcune ma non tutte le banche i cui rappresentanti parteciparono a quel seminario, hanno avuto qui dei contratti di consulenza o di altro tipo di valutazione.
Continua l’intenso interesse italiano per l’esperienza britannica in questo settore, ed io e il mio personale facciamo del nostro meglio per soddisfarlo. Ma il suggerire che la partecipazione ad un seminario su un tema d’attualità in una prestigiosa locazione possa aver avuto un motivo più sinistro che il desiderio di promuovere – del tutto legittimamente – la competenza britannica in questo settore, è completamente infondato. Naturalmente, sarò lieto per qualunque azione Lei possa fare per evitare che queste storie sensazionali e senza basi sul seminario del Britannia possano guadagnare credito fra i Suoi colleghi. Spero che, a tal fine, vorrà far circolare copie di questa lettera.»
Fin qui la lettera, che chiaramente mirava a minimizzare quanto avvenuto. Peraltro, era certamente inconsueto che alcune interrogazioni parlamentari – evidentemente “scomode” al punto da non ricevere le dovute risposte del Governo – avessero invece un riscontro da parte dell’ambasciatore di uno Stato straniero.
Scritto da Michele Rallo
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