NATURA RISPETTIVA DEI BRAHMANI E DEGLI KSHATRIYA_4
Saggezza e forza, questi sono gli attributi rispettivi dei Brahmani e degli Kshatriya, o, se si preferisce, dell’autorità spirituale e del potere temporale; ed è interessante notare che presso gli antichi Egizi il simbolo della Sfinge, in uno dei suoi significati, riuniva precisamente i due attributi i visti secondo i loro rapporti normali.
Si può infatti considerare la testa umana come raffigurazione della saggezza, e il corpo di leone raffigurazione della forza; la testa è l’autorità spirituale che dirige, il corpo è il potere temporale f che agisce. È da sottolineare peraltro che la Sfinge è raffigurata sempre a riposo, giacché il potère temporale è inteso qui allo stato «non agente» nel suo principio spirituale, in cui è contenuto « eminentemente », quindi soltanto come possibilità d’azione, o, ancora meglio, nel principio divino che unifica spirituale e temporale poiché è al di là della loro distinzione e costituisce la fonte comune dalla quale procedono entrambi, il primo però direttamente, il secondo indirettamente e per il tramite del primo. Altrove troviamo un simbolo verbale che, per la sua costituzione geroglifica, è un esatto equivalente del precedente: è il nome dei Druidi, che si legge dru-vid[…] (p.59)
In altri termini, dal momento che di solito il sacerdozio non comporta l’esercizio effettivo della regalità, occorre che i rappresentanti rispettivi del sacerdozio e della regalità traggano il loro potere da una fonte comune, che è «al di là delle caste»; la differenza gerarchica che esiste tra essi consiste nel fatto che il sacerdozio riceve il potere direttamente | da questa fonte, con la quale è in contatto immediato per sua stessa natura, mentre la regalità, in virtù del carattere più esteriore e propriamente terrestre della sua funzione, non può ricevere il proprio se non per tramite del sacerdozio. (p.61)
Perciò, se si vuole risalire all’origine prima dei due poteri sacerdotale e regale, bisogna cercarla nel «mondo celeste »[…]. (p. 62)
Tornando al punto di partenza della nostra digressione, è evidente che gli attributi di saggezza e di forza si riferiscono rispettivamente alla conoscenza e all’azione; d’altra parte, in India si dice anche, in connessione con lo stesso punto di vista, che il Brahmano è il prototipo degli esseri stabili, e lo Kshatriya il prototipo degli esseri mutevoli;
in altri termini, nell’ordine sociale, che del resto è in perfetta corrispondenza con l’ordine cosmico, il primo rappresenta l’elemento immutabile, il secondo l’elemento mobile. Anche qui, l’immutabilità è quella della conoscenza, che è raffigurata in modo sensibile dalla postura immobile dell’uomo in meditazione; la mobilità, dal canto suo, è quella inerente all’azione, a motivo del suo carattere transitorio e momentaneo.(p. 63)
Nella natura del Brahmano predomina sattwa, che lo orienta verso gli stati sovraumani; in quello dello Kshatriya predomina rajas, che; tende alla realizzazione delle possibilità comprese nello stato umano.1 Alla predominanza di sattwa corrisponde quella dell’intellettualità; alla predominanza di rajas quella di ciò che, in mancanza di un termine migliore, possiamo f chiamare la sentimentalità[…]. (p.64)
Quest’ultima osservazione permette di comprendere la vera ragion d’essere delle forme religiose: esse sono particolarmente adatte alle razze il cui comportamento è in generale rivolto soprattutto all’azione, cioè alle razze che, considerate collettivamente, hanno in sé una preponderanza dell’elemento «rajasico» che caratterizza la natura degli Kshatriya.
Tale è il caso del mondo occidentale, ed è per questo che, come abbiamo già segnalato altrove, in India si dice che se l’Occidente tornasse a uno stato normale e nuovamente in possesso di un’organizzazione sociale regolare, vi si troverebbero molti Kshatriya, ma pochi Brahmani; questo è anche il motivo per cui la religione, intesa in senso stretto, è cosa propriamente occidentale. E ancora questo che spiega come in Occidente sembri non esistere un’autorità spirituale pura, o per lo meno non ve n’è una che si affermi esteriormente come tale, con i caratteri che abbiamo descritto in precedenza. (pp. 65-66)
[…]un’autorità che sia soltanto religiosa continua tuttavia a essere, nel caso più sfavorevole, un’autorità spirituale relativa; vogliamo dire che, pur non essendo un’autorità spirituale pienamente effettiva, ne possiede la virtualità che le deriva dalla sua origine, e perciò è sempre in grado di esercitarne le funzioni all’esterno[…]. (p.69)
Scritto da René Guénon
Stralci tratti da ADELPHI – Collana PICCOLA BIBLIOTECA ADELPHI n. 661 – 2014
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