Tra i Miti e i Popoli del Mediterraneo antico spicca l'Antica Caudium grazie al prezioso lavoro del Gruppo Archeologico Salernitano nato per la tutela e la valorizzazione del Patrimonio Culturale. Il Gas, interno ai Gruppi Archeologici d'Italia, è aderente al Forum Europeo delle Associazioni Archeologiche. L'articolo che riportiamo è l'introduzione al testo, dedicato alle straordinarie ricerche dell'esperta Gabriella d'Henry.
Buona lettura
CAUDIUM - MITI E POPOLI DEL MEDITERRANEO ANTICO
Premessa
La ricerca archeologica a Montesarchio è strettamente legata al nome di Gabriella d'Henry che nel 1964, in qualità di funzionario archeologo della Soprintendenza, ha avviato l'esplorazione della ricca necropoli di Caudium.
A partire da allora, di pari passo con l'espansione edilizia che ha interessato il centro abitato e, progressivamente, la zona periferica nord-occidentale di contrada Tesa Varoni, è stata attivata un'intensa politica di tutela che ha previsto l'apposizione del vincolo archeologico su ampi settori del territorio comunale e, al tempo stesso, l'esecuzione di scavi preliminari alla costruzione di nuovi fabbricati (fig. 1)
I risultati delle indagini, condotte per circa un venticinquennio insieme a Carlo Franciosi, altro protagonista delle intense ricerche di quel periodo, sono confluiti nei frequenti resoconti pubblicati negli Atti dei Convegni di Taranto, nonché in studi di approfondimento sulle ceramiche figurate di produzione attica ed italiota restituite in gran numero dalla necropoli, che ben esemplificano la ricchezza delle scoperte che si sono susseguite incessantemente in quegli anni.
Ad oggi le sepolture portate alla luce a Montesarchio sono più di tremila (3.000), distribuite lungo un arco cronologico compreso tra la prima Età del Ferro e la fine del IV - inizi del III secolo a.C.
Esse restituiscono l'immagine di un centro strutturato, caratterizzato da una complessa articolazione sociale almeno a partire dall'Orientalizzante Antico. Posta alle falde del monte Taburno, Montesarchio controlla la Valle Caudina, naturale asse di collegamento tra la pianura campana del Sannio interno e tra i versanti tirrenico e adriatico della penisola, attraversata in età repubblicana dalla Via Appia.
Il comprensorio è segnato a Sud dal massiccio del Partenio, a Nord-Ovest dalla Valle del Volturno e ad Est dalla conca beneventana. Oltre alla centralità della posizione geografica, elementi che hanno favorito il precoce sviluppo di insediamenti stabili in quest'area sono da individuare nella molteplicità di sorgenti e corsi d'acqua e nella fertilità del suolo, garantita dall'accumulo di depositi vulcanici frutto delle eruzioni che raggiunsero la Valle Caudina in età preistorica e protostorica.
Il sito rientra nella Cultura delle Tombe a Fossa della Campania settentrionale, caratterizzata, com'è noto, dal rituale funerario dell'inumazione supina in fossa terragna. Le tombe di Caudium sono costituite da grandi fosse, in genere poco profonde, delimitate talvolta da ciottoli. In alcuni casi il ritrovamento di pietre al disopra della deposizione lascia ipotizzare la presenza di segnacoli funerari.
Particolarmente significative appaiono le affinità di Caudium con siti quali Calatia, Abella, Nola, Suessula sia per la tipologia delle ceramiche d'impasto sia per il rituale funerario, che mostra nel corso del VII secolo a.C. l'uso di deporre nelle tombe ricchi corredi vascolari, con forme legate al consumo di cibi e bevande reiterate in più esemplari e con uno o più contenitori, solitamente deposti ai piedi dell'inumato, destinati alla conservazione delle derrate.
Le distinzioni di genere sono legate per lo più alla connotazione guerriera degli uomini, con punte di lancia e di giavellotto deposte ai lati dell'inumato, e alla presenza di oggetti d'ornamento e fuseruole e rocchetti d'impasto nelle tombe femminili. Nelle sepolture delle donne di rango compaiono ricche parures costituite da collane in ambra, armille, anelli e bracciali in bronzo che, insieme a pendenti ed elementi decorativi della veste di varia foggia, restituiscono l'immagine di un esuberante abbigliamento funerario
Fino a qualche anno fa le attestazioni più antiche della necropoli di Caudium erano rappresentate da sepolture databili all'ultimo quarto dell'VIII secolo a.C. caratterizzate in alcuni casi dalla presenza di ceramiche greche d'importazione.
Tra il 2004 e il 2006 Maria Fariello, a seguito di scavi clandestini, ha effettuato alcuni interventi d'emergenza nel settore nord-occidentale della necropoli, situato tra il torrente Tesa e Via Fizzo (fig. 2). Qui, oltre a sepolture a fossa terragna databili al VII e al VI secolo a.C., sono state portate in luce due tombe a circolo, tipologia sepolcrale fino ad allora mai documentata a Montesarchio.
La necessità di intervenire nuovamente nella zona a causa del perdurare degli scavi clandestini ha fatto sì che tra il 2010 e il 2011 venissero rinvenute altre due tombe della stessa tipologia, su cui si ritiene opportuno soffermare l'attenzione per le novità poste in merito alla frequentazione più antica della necropoli caudina. L'analisi delle due nuove sepolture a circolo sarà integrata con l'esame delle altre evidenze databili alla prima Età del Ferro proveniente dalla stessa campagna di scavo e con i dati delle tombe coeve rinvenute nelle indagini del 2004-2006, messi liberalmente a disposizione da Maria Fariello, cui va un ringraziamento particolare.
A cura di Chiara Lambert e Felice Pastore
Miti e Popoli del Mediterraneo Antico
Scritti in onore di Gabriella D'Henry
Complimenti
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